RPS N. 1/2023
Gennaio-Aprile 2023
ISBN: 9788823024861
Descrizione
Gli immigrati in Italia: tessere di una realtà in cambiamento
  • L’evoluzione delle politiche immigratorie
  • Pensioni: superare i «miti» previdenziali e allargare la riflessione
  • I paradossi del mercato del lavoro italiano
  • Autonomia differenziata. Rischi e conseguenze di una riforma
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TEMA: Gli immigrati in Italia: tessere di una realtà in cambiamento
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Gli immigrati in Italia: una realtà sempre più radicata, articolata e in trasformazione. Una nota introduttiva
Ivana Fellini, Salvatore Strozza, Armando Vittoria

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L’evoluzione delle politiche immigratorie in Italia
The evolution of immigration policies in Italy
Giuseppe Sciortino, Armando Vittoria

Nell’ultimo trentennio le politiche migratorie hanno goduto in Italia di una visibilità pub-blica e di un’attenzione retorica via via crescenti, cui ha però corrisposto, in misura spesso inversamente proporzionale, un’attenzione disordinata e priva di visione programmatoria alle reali esigenze di governo sociale e dei diritti da parte dei differenti decisori, se non limitatamente ad alcuni aspetti – dalle sanatorie di regolarizzazione alla gestione dei flussi – o momenti, in particolare quelli elettorali. E tuttavia, il consolidarsi di un approccio di policy restrittivo, in prevalenza concentrato sulla gestione dei flussi, sembra lasciare ulte-riormente scoperta l’area delle politiche di integrazione degli immigrati e dei loro figli. Il contributo propone un profilo evolutivo dell’interazione tra dinamiche migratorie e poli-tiche di controllo e integrazione nel caso italiano, mostrando come questo si avvicini, più di quanto generalmente considerato, all’esperienza di altre democrazie continentali, sebbene con un più marcato ritardo nell’agenda delle politiche per gli immigrati.

ENGLISH - During last thirty years, migration policies in Italy reached an increasing visibility as well as rhetorical attention into the public sphere. Other-wise, and often inversely, both representative system and policy makers expressed a lack of planning vision to govern immigrants’ social needs and rights, especially after 2008’s economic crisis. Although progressing and evolving, the Italian governmental model over immigration has been increasingly featured by the consolidation of a restrictive policy approach, mainly focused on the management of flows, so quite ignoring that large area of public intervention involving the integration policies. The contribution proposes an evolutionary profile of the interaction between migratory dynamics and control and integration policies in the Italian case, showing how this is closer, more than generally considered, to the experience of other continental democracies, although with a more marked delay in the agenda of policies for immigrants.

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Italiani e popolazioni con background migratorio: caratteristiche demografiche e differenze nei livelli di istruzione
Italians and populations with a migration background: demographic characteristics and differences in educational levels and paths
Flavio Biasciucci, Corrado Bonifazi, Gerardo Gallo, Evelina Paluzzi, Salvatore Strozza

L’immigrazione straniera in Italia, iniziata almeno cinquant’anni fa, ha dato origine a una sedimentazione delle presenze che ha reso la popolazione di origine straniera sempre più complessa, composta da una pluralità di profili demografici e sociali la cui individua-zione necessita di criteri e strumenti informativi mirati. Con i dati del Censimento perma-nente del 2020 sono state analizzate le caratteristiche demografiche e le differenze in ter-mini di istruzione di sei specifici gruppi di popolazione, con o senza background migrato-rio. Si è cercato di comprendere in che misura essere stranieri, nuovi italiani o italiani da sempre, nati in Italia o all’estero, comporta delle differenze nei livelli di istruzione degli adulti e nei percorsi formativi dei giovani. Il divario con gli autoctoni si presenta molto ampio per gli stranieri immigrati ma anche per le seconde generazioni e abbastanza rile-vante pure per i nuovi italiani, a conferma che l’origine straniera influisce sulla buona riuscita del percorso formativo. Situazione che pone la necessità di superare nella raccolta dei dati, nell’analisi delle informazioni statistiche e nelle conseguenti scelte politiche ap-procci e letture inadeguati a descrivere e affrontare la complessità della realtà attuale.

ENGLISH - Foreign immigration to Italy, which began at least fifty years ago, has given rise to a sedimentation of presences which has made the popula-tion of foreign origin increasingly complex, made up of a plurality of demographic and social profiles whose identification requires criteria and targeted information tools. With data from the 2020 Permanent Census, the demographic characteristics and differences in terms of e-ducation of six specific population groups, with or without a migration background, were analyzed. An attempt was made to understand to what extent being foreign, new Italian or native Italian, born in Italy or abroad, involves differences in the levels of education of adults and in the training paths of young people. The gap with the natives is very wide for foreign immigrants but also for the second generation and quite significant for new Italians as well, confirming that foreign origin affects the success of the educational path. As a consequence, within the collection of data, the analysis of statistical information and the re-sulting political choices, the need arises to overcome approaches and readings that are inadequate to describe and face the complexity of the current reality.

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La transizione scuola-università degli alunni di origine straniera: un primo approccio esplorativo
The transition of students with a migratory background from high school to University: a preliminary descriptive approach to a changing phenomenon
Alessio Buonomo, Cinzia Conti, Giuseppe Gabrielli, Fabio Massimo Rottino

Con la crescita delle seconde generazioni di immigrati, sta diventando sempre più impor-tante monitorare la transizione all’istruzione terziaria dei minori di origine straniera, anche in base alle aspirazioni di ciascuno. Utilizzando le informazioni provenienti dall’in-dagine campionaria Istat sull’Integrazione delle seconde generazioni del 2015, il presente contributo analizza le aspirazioni degli studenti delle scuole superiori. Successivamente, effettuando il linkage con i dati amministrativi del Miur sugli studenti universitari, è stato possibile valutare quanti degli studenti intervistati durante la scuola superiore si siano effettivamente iscritti all’università. L’integrazione dell’informazione sui cittadini italiani per acquisizione ha consentito di considerare tra la popolazione con background migratorio anche quella componente naturalizzata. I risultati evidenziano come gli stu-denti con background migratorio frequentino l’istruzione terziaria in misura minore rispetto ai coetanei autoctoni. Tale gap è presente anche tra coloro che hanno aspirazioni di alta formazione durante la scuola secondaria, con conseguenti ripercussioni negative sull’equità sociale e sulle pari opportunità.

ENGLISH - The growth of the second generation in Italy makes it important to focus on the educational aspirations of young people with a migratory background and to monitor their chances of transition to tertiary edu-cation. In order to analyze the high school students’ educational aspi-rations this contribution exploits the information collected by the sur-vey on Integration of Second Generation carried out by Istat (2015). The information integrated with the administrative data of the Miur on university students make it possible also to evaluate the percentage of transition to tertiary education, by using record linkage techniques. The article focuses also on the naturalized component among the students with a migratory background. The results show that students with a migratory background attend tertiary education to a lesser extent than their native peers. This gap persists also among high-school students who have high education aspirations, with negative consequences on social equity and on equal opportunities.

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Integrazione e occupazione degli immigrati: alcune evidenze empiriche
Immigrant integration and employment: some empirical evidences
Alessio Buonomo, Stefania Capecchi, Francesca Di Iorio, Salvatore Strozza

L’inserimento nel mercato del lavoro degli immigrati è stato studiato con grande interesse nelle scienze economiche e sociali degli ultimi decenni. Lo scopo del presente contributo è valutare, attraverso l’utilizzo di un modello di tipo Probit, l’associazione tra l’essere o meno occupato e il livello di integrazione misurato con approccio multidimensionale distin-guendo tra gli ambiti culturale, sociale e politico. A tale scopo si fa ricorso ai dati dell’in-dagine campionaria su «Condizione e integrazione sociale dei cittadini stranieri», condotta dall’Istat nel 2011-2012. I risultati indicano che integrazione culturale e sociale sono fortemente associate alla probabilità di occupazione degli immigrati, mentre la dimensione dell’integrazione politica non pare svolgere un ruolo di rilievo. Tali evidenze sottolineano il ruolo centrale giocato dall’integrazione nell’inserimento lavorativo, sebbene con impor-tanti differenze in base a età e genere.

ENGLISH - The labour market integration of immigrants has been studied with great interest in the economic and social sciences in recent decades. The aim of this paper is to evaluate, through the use of a Probit model, the association between being or not employed and the level of inte-gration measured through a multidimensional approach distinguishing between the cultural, social, and political aspects. The source of data is the sample survey on «Condition and Social Integration of Foreign Na-tionals», conducted by Istat in 2011-2012. The results indicate that cul-tural and social integration are strongly associated with immigrants’ probability of employment, while the dimension of political integration does not appear to play a significant role. These evidences highlight the central role played by integration in employment, although with im-portant differences by age and gender.

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Madri immigrate in Italia, tra lavoro e cura dei figli: l’arte di arrangiarsi
The art of getting by: how migrant mothers balance work and childcare
Elisa Barbiano di Belgiojoso, Stefania Rimoldi , Eleonora Trappolini, Laura Terzera

La cura dei figli è un tema cruciale per le implicazioni con il sistema di welfare, la partecipa-zione femminile al mercato del lavoro e la fecondità. Il tema assume particolare rilievo per le madri immigrate in Italia che vivono la rarefazione dei loro legami familiari, causata dalla migrazione e dalla regolamentazione sui ricongiungimenti, in un contesto di arrivo fortemente familistico. Ricorrendo all’Indagine «Condizione e integrazione sociale dei cittadini stranieri» (Istat, 2011-2012), l’articolo analizza le strategie di cura informale per conciliare lavoro e famiglia delle lavoratrici immigrate. I risultati mostrano come le madri occupate, rispetto a quelle non occupate, abbiano maggior bisogno di delegare la cura dei figli, indipendentemente dal tipo di contratto di lavoro. La presenza all’interno della famiglia di persone che possono occuparsi dei figli aumenta il ricorso alla cura informale. Circa il tipo di cura informale, emergono scelte diverse per paese di origine: rispetto alle romene, le albanesi e le madri prove-nienti da altri paesi dell’Asia sono più propense a ricorrere alla cura familiare, mentre le madri provenienti dall’Africa subsahariana sono le meno propense.

ENGLISH - Childcare is a crucial issue because of its implications for the welfare system, women’s participation in the labour market and fertility. The issue is particularly relevant for immigrant mothers living in Italy who experience the rarefaction of their family ties, caused by migration and reunification regulations, in a strongly familistic arrival context. Using the «Condition and social integration of foreign citizens» survey (Istat, 2011-2012), the article analyses the informal care strategies for recon-ciling work and family of female immigrant workers. The results show that, compared to non-employed mothers, employed mothers have a greater need to delegate childcare, regardless of the type of employment contract. The presence within the family of people who can take care of the children increases the use of informal care. As regards the type of informal care, different choices emerge by country of origin: com-pared to Romanians, Albanians and mothers from Asian countries are more inclined to resort to family care, while mothers from Sub-Saharan Africa are the least inclined.

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La violenza di genere in Italia, tra popolazione femminile generale e immigrata. Una prima valutazione del Reddito di libertà
The growth of domestic violence against women during the pandemic. Assessing the Italian Freedom Income (RdL) as a policy response
Rosa Gatti, Daniela Perna, Armando Vittoria

Il ciclo pandemico ha aggravato le diseguaglianze e le emergenze politico-sociali esistenti, non ultime quelle fondate sul genere. In risposta all’acutizzarsi del fenomeno della violenza domestica, nel dicembre del 2020 il governo italiano ha approvato una nuova misura, denominata Reddito di libertà (Rdl), che destina alle donne vittime di violenza un contri-buto di 400 euro mensili diretto a sostenerne quell’autonomia economica e abitativa con-siderata essenziale per sottrarsi al contesto di violenza. Gli obiettivi della misura sono solo contenitivi, o sono piuttosto diretti a far emergere il fenomeno nelle sue dimensioni effettive: una policy sentinella? Il disegno della policy pre-senta la stessa efficacia di copertura e la stessa capacità di intercettare la domanda di accesso alla prestazione tra donne italiane e straniere residenti? L’articolo intende rispon-dere a queste domande. Partendo dalla letteratura su immigrazione e violenza di genere, e usando un frame di analisi delle politiche sociali, la ricerca prova ad avanzare un modello di stima delle potenziali eleggibili alla misura (target) e a misurare l’efficacia del Rdl per incrocio della domanda sociale (take-up). L’obiettivo è quello di verificare due ipotesi: che si tratti di una policy sentinella, e che la misura funzioni, per come è disegnata, in modo insoddisfacente rispetto alla domanda proveniente dalle donne immigrate vittime di vio-lenza.

ENGLISH - During the pandemic, most of the socio-political inequalities exploded inside public sphere, not least the gender based ones. As a response to the emergency of women’s exposure to harassments and domestic vio-lence, in December 2020 the Italian government approved the Free-dom Income (Reddito di Libertà or RdL). The new policy provides a 400 euros contribution for women victims of violence, basically to support their economic and housing autonomy. Does the policy target simply aim to immediately support the victims, or has it been designed to highlight the actual dimensions of domestic violence as a social phenomenon? How does the policy design its out-comes between native and foreign-born victims? The article tries to address these questions by analyzing the impact of the RdL during its first period of application.

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Il lavoro autonomo degli immigrati tra processi di sostituzione e di mobilità sociale
Immigrant self-employed between employment replacement and social mobility Ivana Fellini
Ivana Fellini

Da oltre quindici anni l’occupazione di artigiani e commercianti, la forma di lavoro indipen-dente tradizionale più diffusa in Italia, è in netta riduzione. Il declino interessa però solo i lavoratori nativi poiché il lavoro autonomo degli immigrati è notevolmente aumentato. Ma non si tratta dell’affermazione di economie etniche e di enclave poiché gli immigrati rilevano spesso attività autonome, poco qualificate e poco redditizie, che i nativi abbandonano, non di rado per la difficoltà della successione generazionale. Utilizzando i microdati della Rileva-zione sulle forze di lavoro dell’Istat e il modulo ad hoc sulle condizioni del lavoro indipendente del 2017, l’articolo analizza il lavoro autonomo degli immigrati evidenziando come la sua espansione sia concomitante al declino del lavoro autonomo e imprenditoriale dei nativi e come, tra le caratteristiche individuali, l’area di origine e l’anzianità migratoria sono quelle che esercitano la maggiore influenza. Utilizzando la rara informazione sulle motivazioni addotte per svolgere un’occupazione indipendente, l’analisi mostra che la quota di immigrati per cui la scelta è forzata è minoritaria, pur non trascurabile. Tuttavia le differenze per area di origine e per titolo di studio suggeriscono di non generalizzare l’ipotesi della prevalenza dei fattori di attrazione del lavoro in proprio, ma di considerare che il lavoro indipendente possa avere un diverso ruolo nei diversi gruppi di origine.

ENGLISH - In the last fifteen years, self-employment has been declining in Italy, especially its most traditional forms. The trend only involves the native workers since the number of immigrant self-employed is increasing. It is not only the phenomenon of ethnic economies and enclaves, how-ever, as immigrants often take on the low-skilled and poorer activities that the natives abandon due to the difficult generational turnover. Using the yearly Istat Labour Force Survey and the 2017 Labour Force Survey ad hoc module microdata on self-employment, the article detects a declining trend among the natives and a relevant growth among im-migrants. The analysis shows that, among individual characteristics, the area of origin and years since migration have the major influence in immigrants’ propensity to self-employment. Using the rare information on the self-reported reason for being self-employed, the analysis also shows that self-employment is a forced option for a minority, although not negligible. However, differences by area of origin and education suggest that it would be better not to generalise the idea of immigrants’ self-employment as driven by pull factors rather it would be important to consider the possible different roles that self-employment has for different groups of origin.

ATTUALITÀ Pensioni: un disorganico processo di riforma
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Pensioni, che fare? Superare i «miti» previdenziali per affrontare il «trilemma dell’adeguatezza»
What is to be done on pensions? Move beyond «myths» to address the «pension adequacy trilemma»
Matteo Jessoula

Vent’anni di riforme prevalentemente sottrattive di ispirazione neoliberista (1992-2011) hanno ripristinato la sostenibilità economico-finanziaria del sistema pensionistico italiano, lasciando però criticità, sia nel breve che nel medio-lungo periodo, sul versante della soste-nibilità sociale e della connessa tenuta politica del sistema. Nel quadro delle compatibilità economiche-finanziarie, la sfida è dunque come ri-disegnare un modello pensionistico in grado di risolvere il «trilemma dell’adeguatezza»: l’efficiente, efficace ed equa combinazione tra 1) prevenzione della povertà e 2) mantenimento di un livello adeguato di reddito per i lavoratori pensionati, 3) ad età pensionabili ritenute con-grue e sostenibili. Elaborate entro la rigida cornice del metodo contributivo, gran parte delle proposte di riforma circolanti nel dibattito pubblico non sembrano però in grado di disattivare i trade-off che si generano tra le diverse dimensioni del «trilemma». Pare dunque necessario, a tre decenni dalle «grandi riforme» degli anni novanta e in un contesto strutturale comple-tamente trasformato, avviare una riflessione di più ampio respiro, che consenta di superare i cinque «miti» che costringono il dibattito pubblico sulle pensioni italiane, riducendo di fatto le alternative di riforma disponibili. Oltre i «miti previdenziali», in un paese che non può permettersi incrementi di generosità generalizzati e di espandere sensibilmente la spesa per pensioni, il principio a cui ancorare il disegno delle nuove regole dovrebbe essere l’«equità sostanziale» sia rispetto alle condizioni di accesso al pensionamento che nel calcolo delle prestazioni e nelle modalità di finanziamento.

ENGLISH - Twenty years of neoliberal retrenchment reforms (1992-2011) have re-stored pension economic and financial sustainability, letting weak-nesses – both in the short and the medium-long term – on the side of social, and related political, sustainability though. While considering economic and fiscal constraints, the challenge is therefore to re-design a pension system able to solve the «adequacy tri-lemma»: that is the efficient, effective and equitable combination of i) poverty prevention in old age, ii) adequate income maintenance for re-tired workers, at iii) acceptable and sustainable pensionable ages. However, most reform proposals currently circulating in the public de-bate are framed within the rigid NDC (Notional Defined Contribution) framework, which does not seem effective in de-activating the trade-offs generated between the three dimensions of the trilemma. Three decades after the «major reforms» of the 1990s and in a structural con-text which has been completely transformed, it thus seems necessary to move beyond the «5 myths» which have long constrained the public debate on pensions in Italy, de facto reducing the menu of available reform alternatives. Beyond «myths», in a country that cannot afford generalized increases in pension expenditure, the key pension parameters – i.e. eligibility con-ditions, benefit formulas, financing methods – should actually be re-designed in accordance with the principle of equity, or social justice.

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Previdenza: tra propaganda e realtà. Cronaca di una riforma annunciata e già tradita
Social security between propaganda and reality. Chronicle of an announced and already betrayed reform
Christian Ferrari

Da sempre il tema delle pensioni è al centro del dibattito pubblico, in particolare negli ultimi anni, dopo l’approvazione, nel dicembre del 2011, della Legge Monti-Fornero. La discussione sulla riforma del sistema previdenziale, però, si è di fatto consumata lungo un crinale tutto propagandistico, trascurando il nuovo contesto sociale, economico e demografico che si è andato configurando nel nostro paese. Questo ha comportato il rincorrersi di inter-venti dettati dall’emergenza, non in grado di ripensare il modello nel suo complesso e di dare finalmente certezze alle lavoratrici e ai lavoratori. Non tutte le modifiche introdotte fin qui vanno messe sullo stesso piano. Il tratto comune è stato il tentativo di inserire, ex post, elementi di flessibilità in un sistema estremamente rigido. In alcuni casi si è almeno andati nella direzione giusta: come i provvedimenti che hanno introdotto l’Ape sociale, i «precoci» e il cumulo contributivo. Altri invece sono risultati parziali, temporanei e poco efficaci come «Quota 100», «Quota 102» e «Quota 103». Il Governo Meloni, che si era presentato al paese con la promessa di superare la Legge Monti-Fornero, ha deciso, nei fatti, di procedere in senso esattamente contrario.

ENGLISH - The issue of pension has always been at the centre of public debate, particularly in recent years, following the approval of the Monti-For-nero law in December 2011. The discussion on the social security re-form, however, has developed as «propaganda», neglecting the new social, economic and demographic context that has taken shape in our country. This has resulted in a series of interventions suggested by the emergency, unable either to rethink the model as a whole or to finally provide certainty for workers. Not all the changes introduced so far should be put on an equal footing. The common features has been the attempt to insert, ex post, elements of flexibility into an extremely rigid system. In some cases, there has been at least a move in the right direc-tion: such as the measures that introduced the «Ape sociale», the «ear-lies», and the so-called «cumulo contributivo». Other results were par-tial, temporary and ineffective, such as «Quota 100», «Quota 102», and «Quota 103». The Meloni government, which had presented itself to the country with the promise of going beyond the Monti-Fornero law, has in fact decided to proceed exactly in the opposite direction.

DIBATTITO I paradossi del mercato del lavoro italiano
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Precarietà e bassi salari in un contesto di piena occupazione e di squilibri territoriali
Precariousness and low wages in a context of full employment and territorial imbalances
Bruno Anastasia

Il mercato del lavoro italiano presenta aspetti paradossali, adatti a sostenere narrazioni diversificate: da un lato la forte incidenza della precarietà e del lavoro povero, dall’altro il massimo storico del tasso di occupazione, le «grandi dimissioni» e le difficoltà nel reperire la manodopera. Nel saggio si presentano analisi volte a problematizzare questi temi, interrogandosi in particolare sul significato e sui limiti degli indicatori sul livello di occupazione, sulle motivazioni della precarietà e sulle chance delle ricette per ridurla, sull’articolazione delle dinamiche salariali in funzione della diversa intensità di lavoro (per orario giornaliero o per continuità nel tempo) e sul possibile impatto del salario minimo.

ENGLISH - The Italian labour market presents paradoxical aspects, suitable for sup-porting a diversified story-telling: on the one hand, the high incidence of precariousness and poor work, on the other hand, the historical maxi-mum of the employment rate, the «great resignations» and the difficul-ties in finding labour. The essay presents analyses investigating these issues and questions in particular the meaning and limits of employment level indicators, the reasons for precariousness and policies to reduces it, wage dynamics as a function of different work intensity (by daily hours or continuity over time) and the possible impact of the minimum wage.

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Le proposte della Cgil in tema di lavoro
The Cgil’s labour proposals
Tania Scacchetti

Il contributo si sofferma sulle proposte che in questi ultimi anni la Cgil ha avanzato in tema di lavoro. A tal fine si presentano alcune valutazioni di scenario e di contesto, alla luce dello stato del mercato del lavoro nel nostro paese e anche della considerazione sociale, del valore che ad esso viene attribuito, oltre che delle tendenze in atto.

ENGLISH - The article dwells on the proposals that Cgil has put forward on the labour’s issue in recent years. To this end, some scenario and context assessments are presented, based on the labour market in our country and also on the social consideration, the value attributed to it, as well as current trends.

APPROFONDIMENTO
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Top leader europei e potere della comunicazione
Top European leaders and communication power
Rossella Di Federico

L’articolo indaga le caratteristiche socio-demografiche, educative e, soprattutto, professio-nali dell’élite di potere europea di fama mondiale (top leader) appartenente al campo della comunicazione. A tal fine è stata condotta una ricerca quantitativa basata sull’analisi di 9.000 profili di personalità con notorietà internazionale. È fornita un’analisi descrittiva che evidenzia che i top leader della comunicazione sono principalmente uomini in età avan-zata. Si osserva una sorta di longue durée di dominio maschile e gerontocrazia a causa dei quali, per i componenti dell’élite europea, il sistematico ricambio generazionale e di genere sembra essere molto difficile da raggiungere. Infine, i risultati della ricerca eviden-ziano che, nel Vecchio continente, le top élite della comunicazione svolgono professioni che rimandano principalmente ai modi del comunicare tipici del Novecento piuttosto che del Nuovo millennio, sempre più orientato al mondo dei social media e del digitale.

ENGLISH - This article investigates the socio-demographic, educational and pro-fessional features of globally known European power elite members (top leaders) in communication field. For this purpose, quantitative research was carried out examining the profiles of 9.000 European personalities. Findings of a descriptive analysis of European elite members are pro-vided. The study highlights European top leaders, in the communication field, are mainly male and quite old. In this regard, a sort of ‘longue durée’ of male dominance and gerontocracy can be observed, which suggests that for European elite members systematic generational and gender turnover seems to be very difficult. Research findings underline that in the Old Continent, the Europe’s top leaders of communication carry out professions mostly refer to the typical ways of communicating of the twentieth century rather than of the new millennium, increasingly orien-ted to social media and digital world.

RUBRICA Autonomia differenziata. Rischi e conseguenze di una riforma
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In difesa della Costituzione e della democrazia. Una battaglia contro l’autonomia differenziata
In defence of the Constitution and democracy. A battle against differentiated autonomy
Rosy Bindi

La riflessione proposta si concentra sulle ragioni alla base della necessità di un rinnovato impegno in difesa della Costituzione. Il tema delle riforme costituzionali è complesso e può risultare estraneo e lontano dai problemi concreti dei cittadini. Diviene quindi necessario far comprendere come toccando l’architettura istituzionale della Repubblica si mettano a rischio i diritti fondamentali delle persone e la qualità della democrazia. In tema di autonomia differenziata il progetto del governo, attribuendo alle Regioni che ne faranno richiesta funzioni come istruzione, lavoro, salute, energia, beni culturali, infrastrutture, stravolge il principio costituzionale di autonomia cooperativa e solidaristica e prefigura un regionalismo competitivo e corporativo. Inoltre formalizza di fatto che le differenze tra Nord e Sud del paese non saranno più affrontate.

ENGLISH - This reflection focuses on the reasons behind the need for a renewed engagement to defend the Constitution. The subject of constitutional reform is complex and can be exogenous and distant from the concrete problems of citizens. It is therefore necessary to explain how funda-mental rights and the quality of democracy is at risk if attacking the institutional architecture of the Republic. On the subject of differentiated autonomy, the government’s project, which attributes functions such as education, labour, health, energy, cultural heritage, and infrastructure to the requesting Regions, distorts the constitutional principle of cooperative and solidaristic autonomy. Moreover, the project prefigures a competitive and corporative regio-nalism. Finally, it formalizes, de facto, that the differences between the north and south of the country will no longer be addressed.

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Autonomia differenziata e tutela della salute, tra improvvisazioni e omissioni pericolose
Differentiated autonomy and health protection, between improvisations and dangerous omissions
Nerina Dirindin

Il governo italiano sta procedendo a dare attuazione all’autonomia regionale differenziata. Consiste nell’attribuzione alle Regioni a statuto ordinario che ne fanno richiesta di mag-giori forme di autonomia in ambiti originariamente disciplinati in modo uniforme dallo Stato. Dopo anni di gravi difficoltà economiche e sociali, che hanno allontanato l’Italia dal resto dell’Europa e ampliato gli squilibri territoriali, l’autonomia differenziata rischia di aggravare la situazione del paese e indebolire il sistema di welfare. L’autonomia diffe-renziata mira, infatti, a dare maggiori competenze a chi può correre più velocemente, la-sciando inalterata – nella migliore delle ipotesi - la condizione di chi è rimasto indietro. A problemi comuni a tutte le regioni è invece necessario dare risposte a livello nazionale, a beneficio di tutti, rafforzando il welfare ed evitando soluzioni singole che aumenterebbero i costi di decisione e creerebbero disuguaglianze. Prima di procedere a qualunque ulteriore attribuzione di competenze alle Regioni è comunque indispensabile rafforzare il livello centrale, nella qualità e nella quantità delle competenze disponibili, affinché siano ben definiti i Livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali e affinché sia possibile il loro rispetto da parte di ogni regione.

ENGLISH - The Italian government is in the process of implementing differentia-ted regional autonomy. It consists of granting to requesting ordinary statute Regions forms of autonomy in areas originally uniformly regu-lated by the State. After years of serious economic and social difficul-ties, which have distanced Italy from the rest of Europe and widened territorial imbalances, differentiated autonomy risks aggravating the country’s situation and weakening the welfare system. Differentiated autonomy aims, in fact, to give more competences to those who can run faster, while leaving behind – at best – the condition of those who are left behind. On the contrary, it is necessary to provide answers at national level, to problems common to all Regions, for the benefit of all, strengthening welfare and avoiding single solutions that would in-crease decision costs and create inequalities. Before proceeding to any further attribution of competences to the Regions, it is in any case es-sential to strengthen the central level, in the quality and quantity of the competences available, so that the essential levels of services concer-ning civil and social rights are well defined, being possible for each Region to comply with them.

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La sfida delle autonomie
The challenge of autonomy
Francesco Sinopoli

Contro le ipotesi e i progetti di autonomia differenziata, che dividono il paese accelerando la secessione dei ricchi, è in atto da tempo una forte reazione dei sindacati dell’istruzione, mediante ogni forma di mobilitazione. Forte inoltre è stata la partecipazione alla raccolta di firme per il disegno di legge popolare per la revisione degli articoli 116 e 117 della Costituzione, nel quale si esclude ogni forma di autonomia differenziata per istruzione, sanità e welfare universale. L’autonomia differenziata, così come prevista dall’articola-zione del progetto Calderoli, va considerata un pericoloso sovvertimento dall’alto di ogni forma di uguaglianza e parità di accesso alla formazione e alla conoscenza determinati dall’articolo 3 della Costituzione. Inoltre, occorre riconsiderare la storia delle autonomie scolastiche, universitarie e accademiche degli ultimi trent’anni, e verificarne tenuta, limiti e possibilità, per evitare che gli errori del passato possano ancora pesare sulle decisioni del presente e del futuro.

ENGLISH - The proposal of differentiated autonomy divide the country by acce-lerating the «secession» of rich people: against these projects a strong reaction of the Education trade unions has been organized through all forms of mobilization. The collection of signatures for the popular bill to revise Articles 116 and 117 of the Constitution, which excludes any form of differentiated autonomy for education, health and universal welfare, has been very successful. As provided by the articulation of the «Calderoli draft», differentiated autonomy must be considered a dan-gerous top-down subversion of all forms of equality and fair access to education and knowledge, in coherence with Article 3 of the Constitu-tion. Moreover, it is necessary to reconsider the history of school, uni-versity, and academic autonomies over the last thirty years, and to verify their development, limits and chances, to prevent the mistakes of the past still orienting the decisions of the present and the future.

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