• Pubblichiamo lo scambio di riflessioni tra Adolfo Pepe e Iginio Ariemma sui Diari e sugli spunti in essi contenuti, non solo sul pensiero di Trentin, ma anche sulle importanti chiavi di lettura che, da questo suo sofferto testo, aprono un inedito e interessante squarcio su quel passaggio storico decisivo che si snoda a cavallo dei primi anni Novanta. Con questa occasione intendiamo rendere omaggio all’appassionato e criticamente ineccepibile lavoro che Iginio Ariemma ha dedicato alla figura e agli scritti di Bruno Trentin. Come è possibile leggere da questo scambio, che è tra le ultime occasioni di una lunga e comune riflessione sulla storia e sull’attualità del mondo del lavoro e della sinistra politica in Italia, emerge la lucidità del pensiero di Ariemma, un uomo e un dirigente politico che ha saputo mantenere viva l’attenzione per il movimento sindacale e per i problemi collegati alle trasformazioni del lavoro. Ed è da questa sintonia che è nata una comunanza di studio e di riflessione, animate dalla Fondazione Giuseppe Di Vittorio, tra Iginio Ariemma, Adolfo Pepe, Carlo Ghezzi e in generale i giovani studiosi che hanno avuto la possibilità di arricchire il loro percorso intellettuale e di ricerca.
  • Il pubblico impiego rappresenta una caso di studio particolarmente interessante perché è uno dei pochi settori in cui i sindacati mantengono una forte membership e sono in grado di contrastare le politiche di riforma del settore. In questo lavoro, dopo un inquadramento teorico e qualche cenno ai tentativi di riforma del governo Renzi, si presentano una serie di evidenze empiriche sulle trasformazioni socio-demografiche del pubblico impiego negli anni duemila, sulla sindacalizzazione, sul consenso elettorale nelle elezioni dei delegati sindacali, nonostante l’adozione di strategie contrattuali di tipo moderato. Nella parte conclusiva si descrive lo specifico modello di offerta sindacale dell’Italia, osservando che l’assetto confederale, pluralistico e multitasking di Cgil, Cisl e Uil costituiscono i fattori principali che ne spiegano il (relativo) successo.
  • A partire da un’analisi dei concetti di fondo e delle dinamiche socio-economiche ad essi collegati, questo lavoro prova a comprendere quali possano essere i nuovi strumenti che i sindacati dovrebbero mettere in campo per affrontare la sfida dei processi di ristrutturazione collegati alla cosiddetta rottura digitale (digital disruption). La rottura digitale è quel processo, indotto dall’innovazione digitale, di erosione di confini e approcci che in precedenza servivano da base per organizzare la produzione e l’acquisizione di valore (Karimi, Walter 2015; Weill, Rauch et al. 2016). La ristrutturazione continua indotta da tale impatto colpisce in modo sempre maggiore il settore dei servizi, a prescindere dal posizionamento all’interno della catena di valore globale di una determinata attività economica. Il lavoro si basa su oltre 50 interviste a dirigenti sindacali europei selezionati per la loro esperienza di ristrutturazioni digitali nel settore dei servizi. Sulla base di queste interviste abbiamo successivamente enucleato i fabbisogni formativi dei sindacalisti e le indicazioni di nuovi modelli di contrattazione sindacale sia nazionali che europei. Dalle interviste emerge infatti la necessità di aggiornare metodi e competenze per consentire ai rappresentanti dei diritti dei lavoratori di affrontare il carattere continuo della ristrutturazione digitale in una fase in cui, oltre alle tendenze di lungo periodo, occorrerà confrontarsi anche con l’accelerazione imposta ai processi di digitalizzazione dalle nuove modalità di approccio al lavoro che si stanno imponendo a seguito della pandemia di Sars-Cov-2.
  • In questo lavoro sono analizzate le modalità di reclutamento e formazione dei dipendenti adottate all’interno delle piccole e medie imprese italiane. È evidenziato come tali attività siano realizzate seguendo un approccio soprattutto di tipo informale, contrariamente a quanto avviene nelle grandi imprese nelle quali il Management delle Risorse Umane si bassa su processi formali e sistematici.
  • L’articolo presenta i principali risultati di una ricerca sulla contrattazione di secondo livello realizzata a Bologna nel triennio della ripresa economica, tra il 2015 e il 2017. Lo studio si basa sull’analisi di 150 contratti di natura acquisitiva e di alcune variabili economiche tratte dai bilanci aziendali delle imprese firmatarie. L’obiettivo della ricerca è stato quello di individuare possibili relazioni della contrattazione non solo con aspetti strutturali delle imprese firmatarie ma anche con variabili di performance economiche. Dalla ricerca emerge come il modello «classico» di contratto integrativo aziendale, mono o più spesso pluri-tematico, rinnovato ogni tre anni è stato progressivamente affiancato da un nuovo stile negoziale caratterizzato dalla presenza di un contratto «madre» da cui discendono una serie di accordi più piccoli, di natura gestionale, che disciplinano argomenti specifici. In seconda battuta, la ricerca evidenzia che la capacità dei contratti di includere più materie non si estende in modo lineare, ovvero con l’aggiunta di una materia alla volta, ma si caratterizza per «salti di qualità» contrattuale dove le materie più rare ed avanzate si presentano più frequentemente insieme e vengono gestite sinergicamente. Infine, struttura e performance aziendale sono correlate a caratteristiche contrattuali differenti: nelle imprese di maggiori dimensioni è più probabile trovare contratti più ricchi dal punto di vista delle materie e con tetti massimi del premio più elevati mentre affinché il premio di risultato esista assume maggiore importanza aver registrato buone performance economiche sul lungo periodo.