• A trent’anni dal varo del programma europeo Erasmus, il contributo si concentra sulle dinamiche e le destinazioni degli studenti che vi hanno partecipato. L’articolo parte dall’analisi della mobilità studentesca legata allo schema europeo, mettendo in luce come questo sia divenuto da un lato parte strutturale della formazione terziaria di migliaia di studenti europei e dall’altro una delle componenti significative della mobilità intraeuropea della popolazione dell’Unione. Non vi è dubbio che questo programma abbia rappresentato, e continui a farlo nella sua rinnovata veste Erasmus+, un modello di promozione dell’identità europea e di acquisizione di competenze linguistiche, sociali e culturali dei paesi ospitanti. Allo stesso tempo, in particolare per gli studenti dei paesi dell’area mediterranea, lo schema ha finito per rappresentare anche un trampolino per l’emigrazione verso mercati in grado di assorbire la loro offerta di lavoro. Le reti di relazioni e le competenze acquisite nel soggiorno di studio si sono rivelate, come documentato in molti studi e indagini recenti, un bagaglio indispensabile e abilitante l’emigrazione successiva alla fine degli studi.
  • Una delle conseguenze della crisi del 2008-2015 è la crescita esponenziale dell’emigrazione dei giovani italiani a più elevato livello di istruzione. L’articolo analizza questo fenomeno sotto il profilo sia della sua dimensione quantitativa, sia della stima dei costi economici per la società italiana nel suo complesso attribuibili all’emigrazione dei giovani laureati. Poiché questa situazione rischia di produrre conseguenze permanenti sulla società e sull’economia italiana, riducendo la base apicale del capitale umano del paese, questo contributo si spinge anche sul terreno di possibili policies di rientro.