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L’Ucraina, le spese militari e la corsa al riarmo
Questo contributo approfondisce prevalentemente gli effetti della guerra in Ucraina sulla spesa militare e sulla corsa al riarmo. Questa dinamica viene analizzata insieme all’evo-luzione delle relazioni internazionali e in particolare del ruolo della Nato. Se le conse-guenze dirette della guerra nell’immediato sono rappresentate dalla crescita del bilancio della difesa, nel medio periodo l’aumento delle spese militari si connette con il possibile cambiamento delle relazioni internazionali verso una cornice segnata dalla contrapposi-zione o dalla tensione tra i paesi e le alleanze (Nato e Russia, Cina, India) che potrebbe sfociare in clima di rinnovata «guerra fredda». A questa cornice di contrapposizione e di tensione non sarebbe indifferente l’effetto della guerra sulle relazioni, gli scambi commerciali, il sistema finanziario e l’approvvigionamento delle materie prime. L’impatto non è solo sull’Europa, ma su tutte le aree geografiche con il rischio di guerre commerciali e di una rinazionalizzazione delle politiche economiche.
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Un mondo in crisi di identità
Il contributo evidenzia come al centro del conflitto ci sia oggi una questione identitaria e non più ideologica. Ciò implica che se in passato le ideologie potevano fungere da collante e tenere insieme popoli e nazioni molto diversi, fondare tutto sull’identità significa frammentare culturalmente, e poi geopoliticamente, lo spazio mondiale. Proprio le tre maggiori potenze – Stati Uniti, Cina e Russia – sono attraversate da profonde crisi interne che ne mettono in questione l’identità, le strutture e il senso di sé. Per quanto riguarda l’Italia, che con la guerra assume un ruolo strategicamente più rilevante in quanto centrali nel Mediterraneo, ha dinnanzi due priorità: dal punto di vista geopolitico, la sicurezza alle frontiere orientale e meridionale; dal punto di vista socio-economico e finanziario, la battaglia sul patto di stabilità, che sarà decisiva.
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Distruzione creativa e macerie
La riflessione sviluppata nel contributo si concentra sulle macerie ideali e ideologiche che porta con sé la guerra per cercare di individuare quale sia stata la parte politica che ha capitalizzato dalla guerra in Ucraina; per chi questa guerra è stata una «distruzione creativa» e per chi, invece, è stata solo macerie.
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Guerra e transizione energetica: la posta in gioco geopolitica per l’Europa
La guerra di Putin contro l’Ucraina ha radicalmente modificato il quadro geostrategico nel quale l’Europa sarà chiamata a muoversi nei prossimi anni. L’obiettivo di un pas-saggio massiccio alle energie rinnovabili, dettato prima della guerra da esigenze legate alla decarbonizzazione, riveste ora un significato politico ancora più marcato, giacché in gioco è l’autonomia energetica dell’Europa. La risposta fornita con il piano REPowerEU va indubbiamente nella giusta direzione per quanto riguarda gli obiettivi che esso pone, ma rischia di sottostimare gravemente i vincoli tecnologici e finanziari con cui il piano deve invece fare i conti. Il presente contributo offre un’analisi del piano REPowerEU dal punto di vista dei vincoli che l’Europa deve imparare ad affrontare, senza imboccare scorciatoie puramente ideologiche.
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La guerra ideologica di Putin. Contro l’Occidente, guardando all’Asia
Il contributo evidenzia come l’aggressione russa all’Ucraina sia da leggere come parte di una strategia più ampia, e che per comprendere questa guerra va compresa la radice dot-trinale della politica estera della Russia post-sovietica. La nuova contrapposizione oggi non si gioca più tra comunismo e liberal-democrazie come nel corso della Guerra Fredda, ma tra democrazia liberale e democrazie illiberali e autoritarie. Quest’ultimo modello, largamente maggioritario nel mondo contemporaneo, trova ampio consenso politico anche facendo leva sulla palese difficoltà delle democrazie occidentali a dare risposte adeguate alle diseguaglianze derivanti dalle recenti crisi economiche. Si sottolinea infine come gli anni a venire rischino di essere caratterizzati da forte instabilità sul piano internazionale e da una profonda crisi della democrazia.
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Pandemia, guerra, disuguaglianze: la crisi di un modello di sviluppo
Guerra e speculazione sui prezzi delle fonti energetiche non rinnovabili rischiano di avere un pesantissimo impatto sulle condizioni economiche, sociali, produttive dei diversi paesi europei. Insieme a un aumento delle tensioni sui mercati dell’energia e delle materie prime il conflitto in corso sta portando infatti a una drastica contrazione della crescita. Nel contributo si rimarca come ciò imponga di ripensare i criteri e i parametri dello sviluppo. D’altra parte, l’iniziativa per costruire la pace e per affermare un diverso modello di sviluppo fondato sulla cooperazione tra i popoli, sulla centralità del lavoro e sulla qualità delle produzioni vanno di pari passo. E da questo punto di vista il sindacato europeo è chiamato a svolgere con determinazione un grande compito.
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Salute e sicurezza sul lavoro: un quadro di genere durante la pandemia
Nonostante il progressivo miglioramento del tasso di occupazione femminile registrato negli ultimi anni, il mercato del lavoro italiano è a tutt’oggi caratterizzato da profondi squilibri di genere. La differente struttura dell’occupazione maschile e femminile, con la forte segregazione orizzontale e verticale delle donne, ha effetti sulle condizioni di salute e sicurezza sul lavoro. Uomini e donne hanno differenti probabilità di infortunarsi, di sviluppare problemi di salute lavoro-correlati e di essere esposti a fattori di rischio per la salute sia fisica sia psicologica. L’analisi dei dati del modulo ad hoc «Salute e sicurezza sul lavoro» della Rilevazione sulle Forze di lavoro del 2020, secondo una lettura di genere, consente di mettere in luce i contesti lavorativi e i tipi di professioni più esposti, soprattutto quelli particolarmente colpiti nell’anno della pandemia, primo fra tutti quelli della sanità.
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Porre sicurezza e qualità del lavoro al centro della competitività del sistema
Il contributo offre alcuni spunti di riflessione e azione in tema di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. Ci si sofferma sulle riforme necessarie per rendere il lavoro più sicuro sottolineando come occorra anzitutto affrontare la frammentazione dei diritti e delle condizioni, superando la logica della precarietà e del massimo ribasso, tenendo sotto controllo la catena degli appalti e dei subappalti nel pubblico ma anche nel privato. Ma occorre anche restituire ai soggetti pubblici la funzione di prevenzione, di sostegno alle azioni e di controllo che i tagli di questi ultimi decenni hanno sottratto.
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Oltre la pandemia. Stato, mercato e società civile di fronte alle sfide della sostenibilità sociale
La pandemia si è abbattuta su economie nazionali già indebolite dalle crisi precedenti e attraversate da profonde disuguaglianze. Lo shock pandemico ha determinato tuttavia anche uno scatto in avanti delle istituzioni senza precedenti. Per la prima volta dopo anni di tagli e attacchi ideologici alla sfera pubblica, è tornata al centro del discorso politico l’importanza dello stato sociale, della sanità pubblica e degli interventi redistributivi in favore delle fasce più colpite dalla recessione. Per il sistema di welfare italiano il Pnrr rappresenta un’occasione di modernizzazione in linea con i principali obiettivi posti alla base dell’Agenda sociale europea, sintetizzati nell’approccio dell’Investimento sociale. Vi sono tuttavia delle criticità da considerare che riguardano, da un lato, la sua esportabilità in contesti territoriali condizionati da una bassa e stagnante domanda di lavoro, dall’altro le spaccature sempre più evidenti che, anche nei contesti nazionali più avanzati, tendono a contrapporre le fasce più qualificate del mercato del lavoro e quelle più deboli, spesso in-trappolate in lavori precari a bassi salari, come fatto strutturale. In questo articolo vengono analizzati i principali cambiamenti delle politiche di welfare in considerazione della neces-sità di assicurare un intervento più forte dello Stato non solo nella promozione del lavoro a più alte qualificazioni, ma anche nella creazione diretta di nuova occupazione, laddove beneficiari di sussidi e categorie deboli rischiano di rimanere intrappolati o nel lavoro povero o nei circuiti dell’assistenza workfarista.
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Il ruolo della cooperazione nel ripensare il welfare
Il libro Welfare: attualità e prospettive restituisce in modo completo e competente un quadro sull’attuale stato del nostro sistema di protezione sociale e sanitaria e allo stesso tempo porta il lettore a condividere la necessità che oggi occorra avviare una sua profonda riforma per renderlo più adeguato alle necessità dell’oggi, non solo come ambito di tutela e promozione dei diritti delle persone più fragili o in difficoltà, ma come presupposto stesso per lo sviluppo giusto del paese. In questa chiave l’articolo nella prima parte rafforza tale impostazione, anche mettendo in evidenza alcune direzioni di fondo su cui provare a declinare il percorso di rilancio e di riforma del sistema di welfare, mentre nella seconda parte, anche a partire dall’esperienza dell’autore, approfondisce il ruolo che la cooperazione sociale può giocare per partecipare in modo attivo e positivo a tale processo, rimarcando le sue capacità e per alcuni versi il suo essere indispensabile oggi nella garanzia delle pari opportunità di accesso ai servizi per tutte le persone. Ma, allo stesso tempo, esprimendo anche una severa autocritica alle derive che in questi anni hanno depotenziato e a volte svilito il ruolo stesso delle cooperative.
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Ripresa e resilienza in una società senescente: il Pnrr e la prospettiva europea dell’invecchiamento attivo
L’Italia, come ben noto, è un paese ad elevato tasso di invecchiamento demografico che crescerà ancora nei prossimi decenni. Ciò nonostante, nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) (Next generation Eu) non sono presenti obiettivi specifici di invecchia-mento attivo. L’articolo, pertanto, si propone di analizzare la coerenza strategica tra il Pnrr italiano e la più generale politica europea per l’invecchiamento attivo. L’interpreta-zione del testo del Pnrr, in particolare, è stata realizzata attraverso l’analisi del discorso, impiegando uno schema analitico derivato dall’impostazione teorico-concettuale dell’Ue Active ageing index (Aai). I risultati di questa analisi, in conclusione, sono discussi in relazione alle possibili implicazioni per la pianificazione attuativa del Pnrr.
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Tra autonomia differenziata e presidenzialismo
13.00
€
Questa pubblicazione raccoglie i preziosi contributi che i diversi relatori hanno portato alla giornata di discussione promossa dalla CGIL il 20 gennaio 2023, dal titolo
Tra autonomia differenziata e presidenzialismo, per un’altra idea di Repubblica fondata sul lavoro e la coesione sociale
. Un titolo che fa sintesi dei tre pilastri, profondamente connessi tra loro, su cui si è voluta focalizzare la discussione: l’attuazione dell’art. 116, terzo comma della Costituzione – meglio nota come autonomia differenziata –, le ipotesi di presidenzialismo, semi-presidenzialismo o premierato – su cui la ministra per le Riforme istituzionali ha avviato confronti con tutte le forze politiche –, e la coesione sociale che verrebbe minata dall’attuazione di entrambe le proposte con il ridisegno di una Repubblica ben lontana da quella democratica fondata sul lavoro e garante dei diritti sociali fondamentali, nata con la Costituzione del 1948, che la CGIL intende difendere.
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Europa digitale
7.50
€
La pubblicazione dal titolo:
Europa digitale. La sfida di un continente
, nasce da una collaborazione tra l’Area delle politiche europee ed internazionali e l’Ufficio Progetto Lavoro 4.0, per realizzare un testo di raccolta dell’estesa normazione sul digitale da parte dell’Unione europea. Gli articoli, redatti da vari autori, spiegano brevemente e commentano i contenuti delle norme che negli ultimi anni hanno regolato la trasformazione digitale.
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2030 – I dieci anni che hanno cambiato il mondo
15.00
€
Come saremo nel 2030? La risposta a questa domanda dipenderà anche da come avremo esercitato il nostro ruolo in questi dieci anni, dal coraggio, dalla determinazione e dallo sforzo di immaginazione che avremo messo in campo. La sfida è economica, sociale e democratica e chiama in causa il ruolo del sindacato e della contrattazione. Bisogna mettere in discussione un modello di sviluppo basato sullo sfruttamento, sia dell’uomo che dell’ambiente. Se il mondo si trasforma, il sindacato si confronta con il mondo e propone modelli sociali ed economici imperniati sulla giustizia, basati sui diritti del lavoro e sui diritti universali della persona, con un ruolo centrale degli investimenti e della governance pubblica. I dieci anni delle transizioni, ecologica e digitale, potrebbero cambiare il mondo e necessitano di conoscenza, programmazione e audacia: su questo si misurano, in uno sforzo corale, esperti, docenti, categorie e confederazione.
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RGL N. 1/2023
45.00
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CM N. 1/2-2023
12.00
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Editoriale
Aldo Tortorella
, Un antifascismo popolare e sociale
Osservatorio
Fare sindacato oggi. La Cgil dopo il congresso
Landini: cambiamo il sindacato per ridare dignità al lavoro e più libertà alla vita di tutti, intervista di Aldo Tortorella.
Claudio Treves,
Per una politica del lavoro all’altezza dei tempi
Il patto tra Cgil e associazioni per un nuovo modello sociale
, a cura di Mattia Gambilonghi.
In Italia e nel mondo
Vincenzo Vita,
La notte della Repubblica non impedisce di sognare
Raffaele K. Salinari,
Le Ong e la difesa dei diritti umani
Massimo Cavallini,
Usa “2024”
Massimo Modonesi,
Dietro la superficie. Uno sguardo critico sui progressismi latinoamericani
Paolo Cacciari,
La visione di Greta
Alberto Leiss,
La causa vera della guerra? Lo scontro tra i capitalismi
Discussione: il valore del sapere
Roberto Finelli,
Manifesto utopico. Per una scuola-università del conoscere/riconoscere
Alberto Baccini,
L’università italiana dopo un quindicennio di riforme
Laboratorio
culturale
Gramsci, il fascismo, la «rivoluzione passiva»
L’impegno di Paolo Ciofi
Claudio Natoli,
Massimo Aloisi nell’antifascismo e nella Resistenza romana
Alfonso Pascale,
Il lascito politico e culturale di Rocco Scotellaro
Mihaela Ciobanu,
Comunisti italiani e romeni: due «vie nazionali» fra convergenze e irriducibili differenze (1956-1984)
Stefano Petrucciani,
Marx alla prova del presente
Lorenzo Cognetti,
La sfida dell’unità: il popolo come soggetto politico
Schede critiche
Alexander Höbel,
Gramsci, il Congresso di Livorno e la nascita del Pcd’I
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Dottrina
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Giurisprudenza
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RGL N. 1/2023 – Osservatori
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Così lontani, così vicini
3,600.00
€
Il volume focalizza l’attenzione sul rapporto intercorso tra la crisi pandemica Covid-19 – iniziata nel marzo 2020 e ancora sotto osservazione delle autorità sanitarie nazionali e mondiali, sebbene con caratteristiche molto differenti rispetto al biennio precedente – e l’impatto differenziato che essa ha determinato nelle comunità italiane all’estero. Tale correlazione è stata affrontata coinvolgendo studiosi, sindacalisti e operatori sociali di nazionalità italiana che vivono e lavorano in altri Paesi europei e nelle Americhe. Le loro argomentazioni offrono uno spaccato significativo che permette di comprendere quali sono stati i punti di forza e di debolezza degli interventi di ricovero socio-sanitario messi in campo dalle istituzioni dei Paesi esteri di residenza abituale, ed anche quelli delle istituzioni italiane. Queste ultime – come il Consiglio Generale degli Italiani all’Estero impegnati, l’Unità di crisi della Farnesina, ai Com.It.Es., le Associazioni italiane e i Patronati – hanno instancabilmente, anche in regime di volontariato, operato per assicurare sostegni di diversa natura a centinaia di migliaia di cittadini italiani distribuiti nei cinque diversi continenti.
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Così lontani, così vicini [EBOOK]
14.99
€
Il volume focalizza l’attenzione sul rapporto intercorso tra la crisi pandemica Covid-19 – iniziata nel marzo 2020 e ancora sotto osservazione delle autorità sanitarie nazionali e mondiali, sebbene con caratteristiche molto differenti rispetto al biennio precedente – e l’impatto differenziato che essa ha determinato nelle comunità italiane all’estero. Tale correlazione è stata affrontata coinvolgendo studiosi, sindacalisti e operatori sociali di nazionalità italiana che vivono e lavorano in altri Paesi europei e nelle Americhe. Le loro argomentazioni offrono uno spaccato significativo che permette di comprendere quali sono stati i punti di forza e di debolezza degli interventi di ricovero socio-sanitario messi in campo dalle istituzioni dei Paesi esteri di residenza abituale, ed anche quelli delle istituzioni italiane. Queste ultime – come il Consiglio Generale degli Italiani all’Estero impegnati, l’Unità di crisi della Farnesina, ai Com.It.Es., le Associazioni italiane e i Patronati – hanno instancabilmente, anche in regime di volontariato, operato per assicurare sostegni di diversa natura a centinaia di migliaia di cittadini italiani distribuiti nei cinque diversi continenti.
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Guida ai servizi dei Patronati italiani all’estero
28.00
€
Questa Guida vuole essere un agile strumento di orientamento informativo per le generazioni di nuova e più recente emigrazione nel loro percorso di insediamento e di integrazione lavorativa nei Paesi di arrivo e contribuire a connettere questi giovani con la vasta rete di presenze organizzate all’estero che sono cresciute nel corso di molti decenni di impegno associativo e di servizio; tra queste le centinaia di strutture di Patronato diffuse in tutti i principali Paesi meta di flussi emigratori dall’Italia.
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Guida ai servizi dei Patronati italiani all’estero [EBOOK]
11.99
€
Questa Guida vuole essere un agile strumento di orientamento informativo per le generazioni di nuova e più recente emigrazione nel loro percorso di insediamento e di integrazione lavorativa nei Paesi di arrivo e contribuire a connettere questi giovani con la vasta rete di presenze organizzate all’estero che sono cresciute nel corso di molti decenni di impegno associativo e di servizio; tra queste le centinaia di strutture di Patronato diffuse in tutti i principali Paesi meta di flussi emigratori dall’Italia.
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QRS N. 3/2022
22.00
€
Numero speciale La Cgil mi ha dato le ragioni più profonde e grandi di vita e di lotta 1921-2021 CENTENARIO DELLA NASCITA DI LUCIANO LAMA
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RPS N. 1/2023
22.00
€
Gli immigrati in Italia: tessere di una realtà in cambiamento
L’evoluzione delle politiche immigratorie
Pensioni: superare i «miti» previdenziali e allargare la riflessione
I paradossi del mercato del lavoro italiano
Autonomia differenziata. Rischi e conseguenze di una riforma
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Gli immigrati in Italia: una realtà sempre più radicata, articolata e in trasformazione. Una nota introduttiva
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L’evoluzione delle politiche immigratorie in Italia
Nell’ultimo trentennio le politiche migratorie hanno goduto in Italia di una visibilità pub-blica e di un’attenzione retorica via via crescenti, cui ha però corrisposto, in misura spesso inversamente proporzionale, un’attenzione disordinata e priva di visione programmatoria alle reali esigenze di governo sociale e dei diritti da parte dei differenti decisori, se non limitatamente ad alcuni aspetti – dalle sanatorie di regolarizzazione alla gestione dei flussi – o momenti, in particolare quelli elettorali. E tuttavia, il consolidarsi di un approccio di policy restrittivo, in prevalenza concentrato sulla gestione dei flussi, sembra lasciare ulte-riormente scoperta l’area delle politiche di integrazione degli immigrati e dei loro figli. Il contributo propone un profilo evolutivo dell’interazione tra dinamiche migratorie e poli-tiche di controllo e integrazione nel caso italiano, mostrando come questo si avvicini, più di quanto generalmente considerato, all’esperienza di altre democrazie continentali, sebbene con un più marcato ritardo nell’agenda delle politiche per gli immigrati.
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Italiani e popolazioni con background migratorio: caratteristiche demografiche e differenze nei livelli di istruzione
L’immigrazione straniera in Italia, iniziata almeno cinquant’anni fa, ha dato origine a una sedimentazione delle presenze che ha reso la popolazione di origine straniera sempre più complessa, composta da una pluralità di profili demografici e sociali la cui individua-zione necessita di criteri e strumenti informativi mirati. Con i dati del Censimento perma-nente del 2020 sono state analizzate le caratteristiche demografiche e le differenze in ter-mini di istruzione di sei specifici gruppi di popolazione, con o senza background migrato-rio. Si è cercato di comprendere in che misura essere stranieri, nuovi italiani o italiani da sempre, nati in Italia o all’estero, comporta delle differenze nei livelli di istruzione degli adulti e nei percorsi formativi dei giovani. Il divario con gli autoctoni si presenta molto ampio per gli stranieri immigrati ma anche per le seconde generazioni e abbastanza rile-vante pure per i nuovi italiani, a conferma che l’origine straniera influisce sulla buona riuscita del percorso formativo. Situazione che pone la necessità di superare nella raccolta dei dati, nell’analisi delle informazioni statistiche e nelle conseguenti scelte politiche ap-procci e letture inadeguati a descrivere e affrontare la complessità della realtà attuale.
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La transizione scuola-università degli alunni di origine straniera: un primo approccio esplorativo
Con la crescita delle seconde generazioni di immigrati, sta diventando sempre più impor-tante monitorare la transizione all’istruzione terziaria dei minori di origine straniera, anche in base alle aspirazioni di ciascuno. Utilizzando le informazioni provenienti dall’in-dagine campionaria Istat sull’Integrazione delle seconde generazioni del 2015, il presente contributo analizza le aspirazioni degli studenti delle scuole superiori. Successivamente, effettuando il linkage con i dati amministrativi del Miur sugli studenti universitari, è stato possibile valutare quanti degli studenti intervistati durante la scuola superiore si siano effettivamente iscritti all’università. L’integrazione dell’informazione sui cittadini italiani per acquisizione ha consentito di considerare tra la popolazione con background migratorio anche quella componente naturalizzata. I risultati evidenziano come gli stu-denti con background migratorio frequentino l’istruzione terziaria in misura minore rispetto ai coetanei autoctoni. Tale gap è presente anche tra coloro che hanno aspirazioni di alta formazione durante la scuola secondaria, con conseguenti ripercussioni negative sull’equità sociale e sulle pari opportunità.
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Integrazione e occupazione degli immigrati: alcune evidenze empiriche
L’inserimento nel mercato del lavoro degli immigrati è stato studiato con grande interesse nelle scienze economiche e sociali degli ultimi decenni. Lo scopo del presente contributo è valutare, attraverso l’utilizzo di un modello di tipo Probit, l’associazione tra l’essere o meno occupato e il livello di integrazione misurato con approccio multidimensionale distin-guendo tra gli ambiti culturale, sociale e politico. A tale scopo si fa ricorso ai dati dell’in-dagine campionaria su «Condizione e integrazione sociale dei cittadini stranieri», condotta dall’Istat nel 2011-2012. I risultati indicano che integrazione culturale e sociale sono fortemente associate alla probabilità di occupazione degli immigrati, mentre la dimensione dell’integrazione politica non pare svolgere un ruolo di rilievo. Tali evidenze sottolineano il ruolo centrale giocato dall’integrazione nell’inserimento lavorativo, sebbene con impor-tanti differenze in base a età e genere.
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Madri immigrate in Italia, tra lavoro e cura dei figli: l’arte di arrangiarsi
La cura dei figli è un tema cruciale per le implicazioni con il sistema di welfare, la partecipa-zione femminile al mercato del lavoro e la fecondità. Il tema assume particolare rilievo per le madri immigrate in Italia che vivono la rarefazione dei loro legami familiari, causata dalla migrazione e dalla regolamentazione sui ricongiungimenti, in un contesto di arrivo fortemente familistico. Ricorrendo all’Indagine «Condizione e integrazione sociale dei cittadini stranieri» (Istat, 2011-2012), l’articolo analizza le strategie di cura informale per conciliare lavoro e famiglia delle lavoratrici immigrate. I risultati mostrano come le madri occupate, rispetto a quelle non occupate, abbiano maggior bisogno di delegare la cura dei figli, indipendentemente dal tipo di contratto di lavoro. La presenza all’interno della famiglia di persone che possono occuparsi dei figli aumenta il ricorso alla cura informale. Circa il tipo di cura informale, emergono scelte diverse per paese di origine: rispetto alle romene, le albanesi e le madri prove-nienti da altri paesi dell’Asia sono più propense a ricorrere alla cura familiare, mentre le madri provenienti dall’Africa subsahariana sono le meno propense.
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La violenza di genere in Italia, tra popolazione femminile generale e immigrata. Una prima valutazione del Reddito di libertà
Il ciclo pandemico ha aggravato le diseguaglianze e le emergenze politico-sociali esistenti, non ultime quelle fondate sul genere. In risposta all’acutizzarsi del fenomeno della violenza domestica, nel dicembre del 2020 il governo italiano ha approvato una nuova misura, denominata Reddito di libertà (Rdl), che destina alle donne vittime di violenza un contri-buto di 400 euro mensili diretto a sostenerne quell’autonomia economica e abitativa con-siderata essenziale per sottrarsi al contesto di violenza. Gli obiettivi della misura sono solo contenitivi, o sono piuttosto diretti a far emergere il fenomeno nelle sue dimensioni effettive: una policy sentinella? Il disegno della policy pre-senta la stessa efficacia di copertura e la stessa capacità di intercettare la domanda di accesso alla prestazione tra donne italiane e straniere residenti? L’articolo intende rispon-dere a queste domande. Partendo dalla letteratura su immigrazione e violenza di genere, e usando un frame di analisi delle politiche sociali, la ricerca prova ad avanzare un modello di stima delle potenziali eleggibili alla misura (target) e a misurare l’efficacia del Rdl per incrocio della domanda sociale (take-up). L’obiettivo è quello di verificare due ipotesi: che si tratti di una policy sentinella, e che la misura funzioni, per come è disegnata, in modo insoddisfacente rispetto alla domanda proveniente dalle donne immigrate vittime di vio-lenza.
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Il lavoro autonomo degli immigrati tra processi di sostituzione e di mobilità sociale
Da oltre quindici anni l’occupazione di artigiani e commercianti, la forma di lavoro indipen-dente tradizionale più diffusa in Italia, è in netta riduzione. Il declino interessa però solo i lavoratori nativi poiché il lavoro autonomo degli immigrati è notevolmente aumentato. Ma non si tratta dell’affermazione di economie etniche e di enclave poiché gli immigrati rilevano spesso attività autonome, poco qualificate e poco redditizie, che i nativi abbandonano, non di rado per la difficoltà della successione generazionale. Utilizzando i microdati della Rileva-zione sulle forze di lavoro dell’Istat e il modulo ad hoc sulle condizioni del lavoro indipendente del 2017, l’articolo analizza il lavoro autonomo degli immigrati evidenziando come la sua espansione sia concomitante al declino del lavoro autonomo e imprenditoriale dei nativi e come, tra le caratteristiche individuali, l’area di origine e l’anzianità migratoria sono quelle che esercitano la maggiore influenza. Utilizzando la rara informazione sulle motivazioni addotte per svolgere un’occupazione indipendente, l’analisi mostra che la quota di immigrati per cui la scelta è forzata è minoritaria, pur non trascurabile. Tuttavia le differenze per area di origine e per titolo di studio suggeriscono di non generalizzare l’ipotesi della prevalenza dei fattori di attrazione del lavoro in proprio, ma di considerare che il lavoro indipendente possa avere un diverso ruolo nei diversi gruppi di origine.
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QRS N. 1/2023
22.00
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Salari e inflazione
Il lavoro a Milano e Torino
Gli orientamenti politici e culturali dei lavoratori
Un nuovo scambio politico?
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L’associazionismo dell’emigrazione italiana in transizione
Un’indagine sulle associazioni italiane nel mondo, tra le generazioni di migranti del dopoguerra e i flussi di nuova emigrazione degli ultimi 20 anni, che hanno portato all'estero oltre un milione di giovani italiani.
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L’associazionismo dell’emigrazione italiana in transizione [EBOOK]
19.99
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Un’indagine sulle associazioni italiane nel mondo, tra le generazioni di migranti del dopoguerra e i flussi di nuova emigrazione degli ultimi 20 anni, che hanno portato all'estero oltre un milione di giovani italiani.
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