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La disuguaglianza: fatti e interpretazioni
Le disuguaglianze di reddito sono aumentate in tutti i paesi avanzati e sono un problema centrale del capitalismo di oggi. Nonostante i molti studi apparsi finora, manca ancora una spiegazione convincente delle cause di questo fenomeno. L’articolo riassume i fatti essenziali sull’evoluzione della disuguaglianza, a partire dalla distribuzione del reddito tra salari e profitti, e offre una spiegazione che mette al centro quattro «motori della disuguaglianza»: il potere del capitale sul lavoro, l’ascesa di un «capitalismo oligarchico», l’individualizzazione delle condizioni economiche, l’arretramento della politica. Questi processi stanno cambiando i modi di funzionamento non soltanto del sistema economico ma anche di quello politico: l’economia diventa meno dinamica, la società più ingiusta, la politica meno democratica.
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Il declino dell’economia italiana: cambiamento strutturale o transizione ciclica?
L’Italia attraversa ormai da quasi tre decenni una crisi strutturale della crescita economica. Le riforme del mercato del lavoro, la moderazione salariale, le politiche di «austerità espansiva» e la deregolamentazione dei mercati reali e finanziari non sembrano aver contribuito a invertire la rotta declinante tracciata dal sistema produttivo italiano quanto piuttosto ad aggravare un quadro già deficitario di produttività, investimenti e tecnologia. Nell’articolo utilizziamo la cosiddetta «contabilità della crescita» per isolare i fattori che sono alla base di questa deriva. Il quadro macroeconomico che ne emerge mostra che il deterioramento della crescita, maggiormente accentuato dal 2008 in poi, ha carattere strutturale e coinvolge sia i settori produttivi tradizionali che quelli tecnologicamente avanzati.
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Le implicazioni del Jobs Act sul mercato e i rapporti di lavoro
Dopo aver ripercorso sinteticamente la struttura, i contenuti e gli obiettivi della riforma del mercato del lavoro denominata «Jobs Act», l’articolo si sofferma sulle implicazioni che la stessa determinerà su mercato e rapporti di lavoro. A riguardo, se, da un lato, può essere posto in dubbio il raggiungimento dell’annunciato obiettivo di aumentare l’occupazione attraverso la ricetta della flessibilità (in entrata, in uscita e funzionale), dall'altro, certamente non vi sono dubbi che la novella riporti il diritto del lavoro italiano indietro nel tempo, depotenziando proprio quelle norme dello Statuto dei lavoratori poste a presidio della libertà e della dignità dei lavoratori.
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La precarizzazione del lavoro e gli effetti del Jobs Act
La legge 183/2014, il Jobs Act, ha determinato un profondo cambiamento nelle relazioni industriali italiane. Nel contributo, il Jobs Act viene inquadrato all’interno di un ventennale processo di riforma del mercato del lavoro che ha avuto inizio a metà degli anni novanta. Da una preliminare valutazione dei dati di fonte amministrativa e campionaria, relativi al periodo successivo all’implementazione del Jobs Act, emergono i seguenti risultati: l’atteso incremento occupazionale è stato esiguo, piuttosto si è verificato un aumento della quota di contratti a tempo determinato rispetto a quelli a tempo indeterminato e fra questi ultimi aumentano i contratti a tempo ridotto (part-time).
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Nuova crisi e vecchi problemi. Effetti collaterali sul lavoro delle donne
Il saggio guarda agli effetti della crisi sulla partecipazione delle donne nel mercato del lavoro italiano, nelle politiche e nei numeri. A fronte della diffusa convinzione che la crisi abbia colpito prevalentemente la componente maschile, le analisi mostrano gli effetti corrosivi della già debole presenza femminile, la cui recente crescita di offerta è sintomo di un grave affanno più che di una spinta virtuosa. Ciò risulta evidente dagli indicatori del mercato del lavoro, dalla frammentarietà e incoerenza degli interventi attuati da cui non emerge una tensione verso la partecipazione paritaria tra i sessi, come pure dal prefigurarsi di nuovi rischi quali l’accorciamento del percorso di studi delle giovani nella fascia universitaria, che rinunciando così al principale fattore di promozione e protezione, le espone a rischio di esclusione.
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Obiettivi concreti e poco spazio per i sogni: i giovani in Italia
La forte crescita della disoccupazione e dell’emigrazione giovanili, la questione dei diritti e del welfare sono alcuni dei temi al centro della questione giovanile, che, negli ultimi anni, ha (finalmente) attirato l’attenzione degli studiosi e (in qualche misura) della politica. Tuttavia, ancora non si è sviluppato un vero e proprio dibattito su come la difficile situazione dei giovani – e in particolare il cambiamento delle prospettive riguardo al futuro, che diventano sempre più cupe – ne stia condizionando la costruzione della personalità. Eppure, i giovani, visti attraverso le loro priorità e i loro obiettivi, appaiono protagonisti di un significativo cambiamento generazionale, gravido di implicazioni e conseguenze su più fronti, dalle scelte educative e professionali al rapporto con la sfera politica.
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Nuovi bisogni di assistenza familiare: le attività di cura dei migranti in Italia
L’articolo assume come focus di analisi le attività di cura prestate ad anziani e disabili in Italia da lavoratori e lavoratrici migranti, considerato elemento centrale del nuovo welfare state. Esso parte dall’analisi dell’indagine Oil (2012) e delle soluzioni normative elaborate in favore dei lavoratori e delle lavoratrici migranti impegnati nelle varie attività di cura familiare. Si approfondiscono anche gli elementi sostanziali dell’assistenza sociale migrante in Italia, individuandone gli elementi di forza e di debolezza, insieme alle modifiche sociali sostanziali del relativo modello familiare.
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L’Europa sospesa tra il rifiuto e l’accoglienza
Il tema della insostenibilità delle migrazioni è tornato al centro del dibattito pubblico in relazione al consistente aumento dei flussi di persone che nel 2014, e ancor più nel 2015, hanno cercato rifugio in Europa. L’analisi della spesa pubblica sostenuta dal nostro paese in questo ambito non giustifica però i toni allarmistici che ricorrono nel discorso pubblico, istituzionale e mediatico. Il tema che l’Italia e l’Europa dovrebbero affrontare oggi non è quello della scelta tra le politiche del rifiuto e quelle dell’accoglienza e dell’inclusione, ma semmai quello della qualità di queste ultime. Sarà questa a determinare l’esito positivo o negativo del progetto migratorio delle migliaia di donne, uomini e bambini, che riusciranno a giungere sani e salvi nel continente europeo e, quindi, anche il «peso» minore o maggiore che la loro presenza comporterà sulla finanza pubblica. È dunque lungimirante una politica europea volta da un lato a garantire la «regolarità» del soggiorno dei cittadini stranieri e, dall’altro, ad allargare il perimetro della cittadinanza sociale, in modo da limitare lo sviluppo dei processi di auto ed etero-ghettizzazione della popolazione straniera.
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Centri di accoglienza: varietà tipologica e dibattito collegato
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L’abuso e il maltrattamento sui minori: una sfida al sistema del welfare
Il fenomeno del maltrattamento sui minori va inquadrato in una prospettiva multidisciplinare. Vi sono evidenze cliniche e di ricerca che mostrano, fra l’altro, come esso aumenti il rischio di esiti disadattivi anche in età adulta. L’impatto del maltrattamento sui minori sulla spesa pubblica è invece tema ancora poco indagato, in quanto raramente viene considerata la gamma complessiva di interventi di protezione del minore, che impegnano strutture e ambiti disciplinari diversi. I poli specialistici del privato sociale per il contrasto al maltrattamento sui minori, come il Centro provinciale Giorgio Fregosi - Spazio sicuro di Roma, costituiscono osservatori privilegiati sul fenomeno. La sfida alle politiche sociali è valorizzare l’investimento per prevenire/ contrastare la vittimizzazione infantile. Nell’articolo vengono esposti i principali elementi della letteratura scientifica sull’impatto negativo del maltrattamento all’infanzia e i costi associati e vengono presentati alcuni dati sull’attività del Centro Fregosi rilevanti in tal senso.
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Le logiche sistemiche. Una variabile cruciale, da maneggiare con cautela
L’articolo si concentra sulle logiche sistemiche del capitalismo contemporaneo messe in luce da Saskia Sassen nel suo ultimo libro Expulsions: Brutality and Complexity in the Global Economy (2014; trad. it. 2015), sottolineando il doppio contributo, metodologico e di contenuto, offerto dall’autrice. La tesi è che le logiche sistemiche debbano tornare al cuore dell’attenzione politica. Il riconoscimento del loro ruolo non deve, tuttavia, andare a discapito di quello dell’agency, della possibilità del cambiamento.
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