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Il saggio illustra alcuni aspetti dell'esperienza dell'autore come negoziatore nell'ambito delle relazioni industriali del settore pubblico. In particolare, esamina i rapporti tra il negoziatore e gli imprenditori, i collaboratori e i sindacalisti. Inoltre illustra alcuni aspetti del processo negoziale e le procedure formali e informali della contrattazione collettiva in Italia. Nella prima parte del saggio si esaminano le caratteristiche dei datori di lavoro e i loro rapporti con i negoziatori, non sempre caratterizzato dalla collaborazione. Successivamente si analizzano le caratteristiche dei rappresentati sindacali, le loro strategie, la composizione delle delegazioni al tavolo delle trattative. L’autore sottolinea la necessità che il leader della delegazione conosca bene tutti gli aspetti del negoziato, sia leale e pretenda dagli interlocutori un comportamento leale.
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Il monitoraggio e l’analisi dell’evoluzione delle fonti dell’Unione europea in materia sociale rappresentano due aspetti a partire dal quale si è sviluppato e implementato l’Osservatorio trentino sui diritti sociali del lavoro. Il portale è uno strumento di mo- nitoraggio, elaborazione e divulgazione della ricerca sul tema dell’evoluzione delle fonti dell’Unione Europea in materia sociale e le ricadute giuridico-istituzionali a livello nazionale e provinciale, con particolare riferimento al contesto trentino. All’interno del portale viene monitorata e analizzata anche la contrattazione collettiva decentrata e le intese concertative sottoscritte a livello territoriale.
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I contributi che presentiamo sono il frutto di un lavoro preparatorio finalizzato alla realizzazione di una relazione presentata dalla Fondazione in occasione della Conferenza internazionale «Workers’ Participation at Plant Level. An International Comparison» (Bochum, 21-23 agosto 2013). Nei saggi vengono approfondite la storia della partecipazione in Italia ed alcune esperienze significative; il dibattito interno alle organizzazioni di rappresentanza sul tema e le attuali proposte; i cambiamenti indotti nella partecipazione a partire dall’applicazione dei nuovi modelli organizzativi nella fabbrica post-fordista; infine, i principali elementi di discussione, da un punto di vista giuridico, a livello comunitario sul tema della partecipazione.
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I saggi qui raccolti sono contributi di ricercatori delle diverse istituzioni di ricerca che hanno lavorato nell’ambito del progetto Prin Nuovi soggetti del lavoro e forme della rappresentanza. Si tratta di due tematiche strettamente intrecciate che, tuttavia, spesso vengono affrontate in maniera autonoma anche in filoni di ricerca molti approfonditi. La prima concerne il mercato del lavoro e la struttura occupazionale, la seconda rientra nel campo delle relazioni sindacali.
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Lo scopo di questo paper è analizzare i recenti cambiamenti nelle forme di rappresentanza di lavoratori e cittadini in una prospettiva storica e comparativa. Il tema dell’esclusione dalla rappresentanza è stato a lungo dibattuto tra gli scienziati sociali sia in riferimento ai diritti dei cittadini sia rispetto alla copertura sindacale insiders-outsiders. La questione è divenuta più importante negli anni recenti di crisi economica. Nel corso del tempo, in particolare dalla fine del XX secolo, le forme di rappresentanza dei lavoratori sono andate mutando e l’intreccio tra di esse è diventato più complesso. È emersa dunque una varietà di forme di rappresentanza che ricorda quelle che hanno avuto luogo nel XIX secolo, piuttosto che quelle istituzionalizzatesi nel XX. Se ciò è vero, può essere utile «guardare indietro per vedere (meglio) avanti». Questo articolo aspira a contribuire alla creazione di un nuovo filone di studi, che può essere battezzato «varieties of representation», con un riferimento esplicito alla nota letteratura sulle «varieties of capitalism»
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Il testo propone una tipologia delle strategie di rappresentanza dei lavoratori non standard. Per fare ciò si sofferma su cosa vada inteso per rappresentanza e lavoro non standard. Nella tipologia vengono infine collocati i risultati di un’indagine nazionale sul tema.
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I tagli di spesa pubblica in alcune Regioni come il Lazio, dove negli anni più elevati sono stati i disavanzi accumulati nella sanità, si traducono in effetti relativamente più rilevanti sulla tenuta delle opportunità occupazionali che, in particolare nelle strutture sanitarie private, stanno comportando la diminuzione degli organici e la gestione di lavoratori in esubero. L’articolo, partendo da un’indagine di campo condotta nel 2012 con riferimento al Lazio, analizza gli effetti sulla tutela lavorativa degli operatori sanitari (medici, infermieri e personale ausiliario) delle politiche di contenimento dei costi, e se e come questi cambiamenti di status occupazionale stiano incidendo sulle forme di rappresentanza dei lavoratori di questo settore. In base all’analisi condotta sembrerebbe emergere per tutte e tre le categorie professionali coinvolte (ovvero medici, infermieri e ausiliari) una condizione diffusa di sfiducia nella capacità delle organizzazioni sindacali tradizionali di farsi carico dei loro bisogni occupazionali, preferendo affidarsi a modelli diversi che vanno a forme di autotutela individuale (soprattutto i medici), di rappresentanza collettiva di base (gli ausiliari) o di categoria professionale (gli infermieri)
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Il paper analizza alcune delle strategie di mobilitazione sociale e politica implementate dai disoccupati e dai lavoratori non standard di Napoli. Il movimento di protesta più importante, unico in Italia nel suo genere, sorto per opera di gruppi di soggetti appartenenti alle classi subalterne del napoletano, è il «movimento dei disoccupati organizzati», un’organizzazione di base fondata a metà degli anni settanta nel centro storico di Napoli, caratterizzato da un’accentuata dinamica della sua composizione sociale. I protagonisti di questo movimento sono prevalentemente lavoratori precari e donne impiegate in forme di lavoro non qualificato e non protetto. Le considerazioni proposte si basano in larga misura su incontri e interviste con gli attori locali coinvolti. Si cerca di spiegare per quale motivo, a Napoli, a eccezione del movimento dei disoccupati organizzati, non si siano verificate proteste sociali radicali. L’analisi si propone di evidenziare se e come la necessità di rappresentanza propria di questa tipologia di lavoratori sia soddisfatta, e quali relazioni abbiano con attori sindacali, politici e istituzionali. Il movimento esprime una lotta per il riconoscimento (Honneth, 1992) e può essere considerato un concreto esempio della «capacità di aspirare» (Appadurai, 2004).
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L’occupazione nella pubblica amministrazione è stata per decenni considerata paradigma del lavoro stabile e garantito, oltre che altamente sindacalizzato. Con le politi-che di contenimento della spesa pubblica e l’affermarsi di nuovi modelli organizzativi anche in questo settore si sono diffuse le nuove forme di occupazione non standard e il ricorso alle esternalizzazioni. L’articolo riferisce i risultati di una ricerca su quest’a-rea, con riferimento agli enti locali di Napoli. In essa si illustrano i principali caratteri e il significato dell’occupazione collegata alla pubblica amministrazione napoletana e il ruolo della diffusione del lavoro non standard nel contesto più generale di un «mercato del lavoro atipico». Sono stati poi analizzati approcci e strategie di azione tanto dei principali attori sindacali locali quanto dei lavoratori sul tema dell’organizzazione, della rappresentanza e della mobilitazione dei lavoratori non standard nella pubblica amministrazione e nelle attività esternalizzate. In conclusione, sono proposte alcune osservazioni sui risultati dell’indagine di campo e sulle implicazioni che ne derivano per il rapporto tra lavoro precario, pubblica amministrazione e rappresentanza sindacale.