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Il percorso francese verso una politica per la non autosufficienza: specificità, natura del processo e soggetti coinvolti
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Il personale sanitario: un esercizio di ricognizione comparato
L’analisi comparata degli occupati nel settore della sanità non è un esercizio scontato, pur importante, data la difficoltà di rilevare informazioni comparabili sul personale sanitario e il diverso significato che i dati possono assumere in sistemi sanitari e regolativi diversi. Il contributo propone un esercizio di comparazione basato sui dati della European Labour Survey che mostra la diversa rilevanza del settore socio-sanitario nei paesi europei, la diversa struttura dell’occupazione socio-sanitaria per livelli di qualificazione e la diversa diffusione del lavoro temporaneo, del part time e del part time involontario quali indicatori delle condizioni di impiego e di qualità dell’occupazione nel settore. I risultati mostrano come, tra i paesi europei, vi siano differenze significative sempre legate al disegno istituzionale dei sistemi sanitari e alle più generali caratteristiche di funzionamento dei mercati del lavoro e che riguardano non solo l’importanza del settore ma anche la struttura dell’occupazione per livelli di qualificazione e alcuni aspetti della sua deregolazione.
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Il Piano del Lavoro (1949-1950) e l’Italia della Ricostruzione
14.00
€
Il Piano del lavoro che Giuseppe Di Vittorio presenta ufficialmente nell’autunno 1949 affonda le sue radici negli anni contraddittori del secondo dopoguerra, all’interno di un paese che a fatica si trascina fuori dalle macerie materiali e morali prodotte dalla dittatura fascista e dal conflitto mondiale. La sua breve vicenda si attiva e si conclude in un importante momento di transizione della neonata Repubblica, sia sul versante delle dinamiche economiche sia sul versante di quelle politiche, nel pieno di uno scontro ideologico che per molto tempo condizionerà la storia politica nazionale e la storia del movimento sindacale. Muovendo dalla ricostruzione puntuale di questi aspetti, il volume passa ad affrontare l’effettiva declinazione che il Piano ha assunto su scala locale, fermando l’attenzione sul caso del Piano provinciale di Pesaro e Urbino che rappresenta un esempio paradigmatico di popolarizzazione del medesimo. In esso si colgono innovazioni, aspirazioni e limiti dell’organizzazione sindacale e delle forze politiche di sinistra, i cui rapporti, come in ambito nazionale, non furono privi di divergenze, nonché lo sforzo di aprirsi ad ampi settori della società testimoniato anche dal ruolo interpretato dagli esperti coinvolti nella preparazione del Piano. Infine si scorgono i tentativi di perseguirne, in una congiuntura politica sfavorevole, almeno alcuni obiettivi di fondo a livello locale da parte di amministratori e dirigenti politici delle forze socialcomuniste allora egemoni.
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Il Piano del Lavoro del 1949
20.00
€
Questo numero degli Annali della Fondazione Giuseppe Di Vittorio affronta il problema storico del Piano del Lavoro, formulato dalla CGIL tra il 1949 e il 1950 e basato su un programma di corposi investimenti pubblici da parte dello Stato in campo agricolo, edilizio ed energetico per combattere la piaga strutturale della disoccupazione; un piano da realizzare con la costituzione di appositi enti di indirizzo e gestione, e da finanziare attraverso politiche monetarie e misure fiscali. Il libro analizza alcuni precedenti storici, attraverso una serie di saggi che ripercorrono i momenti più rilevanti delle tendenze «planiste» degli anni Trenta e Quaranta, con l’obiettivo di fornire nuove indagini sulla dimensione internazionale nella quale il Piano del Lavoro venne a situarsi e sulle «influenze culturali» che in parte ispirarono, in parte condizionarono la formulazione del Piano. Inoltre, esso propone nuovi studi sulla sua elaborazione e sulle modalità con le quali fu proposto, discusso, accolto, e segnala nuovi strumenti di ricerca e fondi archivistici. Il volume assume una rilevanza particolare proprio oggi che il tema si arricchisce di un’ulteriore tappa, con la proposta di un nuovo Piano del Lavoro, presentato dalla CGIL nel 2013 e finalizzato all’uscita dalla crisi più devastante conosciuta dal capitalismo dopo quella del 1929. Il collegamento tra i Piani del 1949 e del 2013, nonostante l’ampio arco di tempo che li separa, è giustificato dal fatto che entrambi individuano nella centralità del lavoro la via maestra per l’uscita dalla crisi, attraverso l’abbattimento della disoccupazione.
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Il Piano del Lavoro e il Mezzogiorno
9.00
€
«I lavoratori di fronte ad una azione diretta a promuovere la rinascita economica e civile dell’Italia, e pur trovandosi nelle condizioni che sappiamo, pur essendo essi i più sacrificati della società, sono giunti oggi nel nostro Paese ad un grado di maturità tale, ad un grado di sensibilità così elevata verso gli interessi generali della società nazionale, che questi lavoratori, pur soffrendo, sono disposti ad accollarsi un sacrificio supplementare per portare un proprio contributo al successo del Piano lanciato dalla Cgil... esso richiede uno sforzo da parte di tutti i cittadini proporzionale alle loro possibilità e quindi uno sforzo più elevato da coloro che hanno accumulato maggiori ricchezze... uno sforzo che deve portare l’Italia ad un nuovo risorgimento economico ha bisogno dell’entusiasmo e della volontà attiva delle masse popolari, ha bisogno di un governo che sappia mobilitare questo entusiasmo creatore delle masse popolari... In queste condizioni cosa diverrebbe il nostro Piano? Esso diverrebbe oltre che la leva principale per la rinascita economica dell’Italia anche la base per una vasta unione, e non solo per una distensione, effettiva e profonda di tutti i rapporti sociali, sindacali e politici, la base per un nuovo potenziamento nazionale che sarebbe nell’interesse di tutti gli italiani, nell’interesse generale del popolo... Vorrei dire alle classi dirigenti: Signori, liberatevi dalle vostre assurde prevenzioni, tanto queste prevenzioni non possono fermare il corso della storia. Apprezzate questa offerta che vi fanno i lavoratori, offerta morale, materiale, sociale e politica...». (Giuseppe Di Vittorio, 1950)
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Il Piano del Lavoro ieri e oggi
La riflessione di Guglielmo Epifani sul Nuovo Piano del Lavoro della Cgil, segno concreto di come si possa e si debba cambiare, senza attendere che l’inerzia dei processi determini il nostro futuro, senza rassegnarsi e considerare i giovani d’oggi la generazione perduta di questo inizio millennio
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Il Piano Dgb: potenziali e limiti di un’idea per battere la crisi
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Il Piano Marshall e la ricostruzione dell’Europa: appunti per una ricerca
Il saggio ha un doppio livello di analisi. Il primo è focalizzato sulla recente crisi dell’Europa, sia economica sia politica, e sulla proposta della Dgb di un «Nuovo Piano Marshall » per un’effettiva ricostruzione dell’Europa. Il secondo è di carattere storico ed è legato alla ricostruzione del Piano Marshall, a partire dal ruolo rivestito sul piano economico, politico e culturale nella ricostruzione delle economie europee occidentali nel secondo dopoguerra, oltre che sulle relazioni transatlantiche.
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Il Piano Solare Meditteraneo: motivazioni, stato attuale e prospettive
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Il pilastro del diritto del lavoro
In realtà, probabilmente, quanto è accaduto in Spagna negli ultimi anni è l’esempio più chiaro dell’asimmetria che esiste tra politica economica e politica occupazionale: i risultati positivi della Spagna negli ultimi anni sono infatti legati agli indicatori generali di politica economica, ma questo, come vedremo, si è tradotto in un tipo di impiego che non è quello che auspichiamo. La Spagna si può indicare come un esempio, di fatto negli ultimi tempi viene presentata come tale perché mantiene una crescita economica elevata e sostenuta. ...
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Il pipistrello di La Fontaine
13.00
€
Se il 1989 sembrava aver segnato la sconfitta storica non solo del socialismo sovietico ma anche di qualsiasi versione delle idee socialiste, l’esplosione della grande crisi riapre il discorso capitalismo/socialismo, entrambi peraltro figli della cultura dell’Occidente. La crisi che si è prodotta rappresenta uno spartiacque culturale e politico: è quindi a partire da essa, dall’analisi delle sue evoluzioni e implicazioni economiche, sociali, geografiche, che va ripensata la missione della sinistra, cioè la sua identità e la sua organizzazione. La sinistra italiana, pur con una ricchissima storia politica alle spalle, presa e attardata nel suo duello ventennale con il fenomeno Berlusconi, non ha colto nell’esplosione della crisi l’occasione e la necessità di una sua generale ridefinizione e riorganizzazione, ripensandosi come forza socialista all’altezza del tempo in grado sia di aprire un dialogo fecondo con le forze di contestazione innescate dalla crisi sia di reinnestare una dialettica conflittuale con le forze – i cosiddetti animals spirits, il cosiddetto Mercato – che stanno alla base dell’attuale congiuntura. Così, nel pieno della più grande crisi del capitalismo, in Italia si assiste al paradosso che non esiste una forza politica di massa che si richiami esplicitamente alle culture e alle analisi socialiste dei processi. Le riflessioni che vengono proposte in questo volume vogliono essere un contributo alla ricostruzione di una strategia e di una forza neosocialista. Di una forma-partito che, come il mitico pipistrello di La Fontaine, sappia essere, di volta in volta, roditore e uccello, sia cioè capace di aderire a tutte le pieghe della condizione sociale e di produrre, innervandovi la sua presenza, il massimo di socialità collettiva.
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Il Pnrr e il Mezzogiorno: 80 miliardi, un totale in cerca di addendi
Scopo del lavoro è analizzare la composizione del pacchetto di interventi destinati al Mezzogiorno nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Secondo il Governo tale pacchetto ammonta a 80 miliardi. Tuttavia una attenta analisi del testo consente di verificare che solo 35 miliardi sono certamente allocati, così che l’impatto del Piano sul Mezzogiorno è soggetto a notevole incertezza.
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