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La rappresentanza sindacale ha bisogno più che mai di una ricerca permanente sulle trasformazioni economico-sociali, selezionando con le chiavi della propria autonomia di interpretazione la mole enorme di studi e dati di cui oggi si dispone, assumendo come metodo di lavoro la soggettività e l'esperienza dei propri rappresentati.
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Ricerca, formazione, comunicazione, condensano il "capitale immateriale" del sindacato, decisivo per la sua vitalità e per la sua reputazione, perchè permette a una organizzazione socio-politica di essere riflessiva, di pensarsi in azione, di progettare il proprio cambiamento.
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Affinità, differenze e influenze reciproche fra la ricerca sindacale e quella accademica. L'agire per trasformare e l'agire per conoscere nell'esperienza diretta e nell'analisi di una delle maggiori studiose italiane ed europee di relazioni industriali. I temi dell'etica del ricercatore, dell'autonomia e del metodo scientifico e la loro utilità anche per il sindacato e la politica.
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L'organizzazione sindacale appare oggi, diversamente che in passato, meno attenta alla necessità di stabilire un rapporto non episodico con la ricerca sociale. Essa non sembra disporre di strumenti propri per produrre una forma di pensiero originale, investita dalla pluralità di stimoli raccolti dall'enorme mole di altre fonti disponibili. Una diagnosi e qualche proposta sul difficile rapporto fra il sindacato e la ricerca sociale.
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Il testo è il resoconto di un’esperienza di collaborazione tra Cgil Veneto e Università Ca’ Foscari Venezia, che ha portato: all’attivazione di due insegnamenti di Storia del lavoro e Storia del lavoro e del movimento operaio, fruiti da funzionari e delegati sindacali, oltre che dagli studenti universitari; all’apertura di nuove ricerche sulla storia del lavoro e del sindacato, che coinvolgono diversi soggetti anche esterni all’università (reti sindacali, istituti per la storia delle Resistenza, rivista “Venetica”); alla nascita di un seminario annuale nazionale dal titolo “Ascoltare il lavoro
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La parabola discendente della ricerca sindacale verso il Mezzogiorno, dalle grandi speranze dell'industrializzazione alla sola leva della spesa sociale assistenzialistica. Una ricostruzione storico-politica del rapporto fra sindacato e questione meridionale, nel secondo dopoguerra, e del ruolo che in esso ha giocato la ricerca sociale e quella sindacale in particolare. Il Mezzogiorno, conclude l'A., è la frontiera per qualsiasi sindacato che abbia intenzione di contribuire allo sviluppo economico e sociale italiano. Il banco di prova per misurarsi con le disuguaglianze che affliggono il paese
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La necessità di tornare a indagare il lavoro sia dal punto di vista empirico sia dal punto di vista teorico, in rapporto ai mutamenti del lavoro e delle problematiche legate alla sua organizzazione. Il valore dell'inchiesta per il lavoro del sindacato, nella testimonianza del Segretario di una Camera del lavoro.
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La testimonianza e le analisi di uno dei padri della sociologia delle relazioni industriali in Italia. L'impegno di un intellettuale che, nelle fila della Cisl, di cui è stato formatore, studioso e consulente politico di prima grandezza (Centro studi di Firenze, Cesos), ha contribuito all'eleaborazione strategica del sindacalismo italiano. Un raffonto fra gli approcci alla ricerca da parte della Cisl e quelli della Cgil. Le difficoltà odierne del sindacato a "fare cultura", perchè ciò implica fare previsioni e oggi ciò e quasi impossibile. Una proposta infine Rinunciare alla metà dei distacchi
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Genesi, natura e funzioni del più importante istituto sindacale di ricerca francese: l'IRES. Nato nel 1981 con l'arrivo della sinistra al potere, l'IRES ha la peculiarità di rappresentare tutte le maggiori organizzazioni sindacali del paese, insieme a personalità accademiche e rappresentanti dello Stato, che assicurano il buon uso dei fondi pubblici. Nè intellettuali organici, nè meri strumenti organizzativi, i ricercatori dell'IRES realizzano le ricerche in indipendenza, cooperando coi sindacati sui loro esiti. Distinzione di ruoli, oltre l'approccio accademico, procedura duale di valutazione
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Nella società postfordista il lavoro è diventato liquido: il lavoratore che simboleggia la fase storica che stiamo vivendo non è più l’operaio metalmeccanico, bensì il precario. Questa condizione inedita del lavoro non può più essere rappresentata, da parte dell’organizzazione, con gli attrezzi del Novecento: auspicabile è un percorso di riflessività sul fare e sul sapere sindacale. La formazione sindacale viene investita in primis di questo compito, aprendosi a metodologie formative non ancora esplorate, affinché essa diventi formazione permanente generativa di autoapprendimento.chi
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