• Gli autori sostengono che almeno nel caso italiano, dopo un periodo nel quale aveva prevalso la disintermediazione, le grandi organizzazioni di rappresentanza stanno recuperando un maggiore protagonismo. Questo fenomeno è legato al fatto che esse di-spongono di una forza sociale e organizzativa che ha mostrato un alto grado di resilienza. Inoltre la pandemia da Covid ha favorito una opportunità che ha spinto tali organizzazioni a rafforzare il collegamento materiale con tutti rivoli delle domande e degli interessi colpiti. In questo modo ne è uscito confermato il loro importante e non facilmente sostituibile ruolo di collante sociale.
  • Il contributo presenta un’analisi dell’attuale situazione italiana che concerne il pluralismo contrattuale collettivo, proponendo una serie di riflessioni su come, a legislazione invariata, il Cnel possa esercitare il potere di selezionare Ccnl per fini di certezza pubblica. Il che determinerebbe una razionalizzazione del sistema di relazioni industriali che è prodromica a qualsiasi altra misura, anche riferita all’introduzione eventuale del salario minimo legale.
  • Il libro Welfare: attualità e prospettive restituisce in modo completo e competente un quadro sull’attuale stato del nostro sistema di protezione sociale e sanitaria e allo stesso tempo porta il lettore a condividere la necessità che oggi occorra avviare una sua profonda riforma per renderlo più adeguato alle necessità dell’oggi, non solo come ambito di tutela e promozione dei diritti delle persone più fragili o in difficoltà, ma come presupposto stesso per lo sviluppo giusto del paese. In questa chiave l’articolo nella prima parte rafforza tale impostazione, anche mettendo in evidenza alcune direzioni di fondo su cui provare a declinare il percorso di rilancio e di riforma del sistema di welfare, mentre nella seconda parte, anche a partire dall’esperienza dell’autore, approfondisce il ruolo che la cooperazione sociale può giocare per partecipare in modo attivo e positivo a tale processo, rimarcando le sue capacità e per alcuni versi il suo essere indispensabile oggi nella garanzia delle pari opportunità di accesso ai servizi per tutte le persone. Ma, allo stesso tempo, esprimendo anche una severa autocritica alle derive che in questi anni hanno depotenziato e a volte svilito il ruolo stesso delle cooperative.
  • Il saggio analizza il progetto di legge italiano sul salario minimo legale. Innanzitutto l’autore affronta il problema della garanzia di un salario minimo per tutti i contratti di lavoro, sia subordinati sia autonomi. In secondo luogo, il saggio esamina il rapporto fra salario minimo legale e i requisiti del salario previsti nell’art. 36 della Costituzione italiana. La tesi esposta è che il salario minimo legale è sicuramente funzionale a una politica di inclusione sociale e di tutela delle forme di sfruttamento del lavoro; nondimeno, il salario minimo legale è coerente con la tendenza a spostare il livello principale di contrattazione collettiva da quello nazionale di categoria a quello aziendale. In questo senso, il salario minimo legale ha una precisa funzione economica coerente con le misure di austerità imposte agli Stati membri dell’Unione Europea.
  • Le pagine di questo libro e del cd rom allegato ripercorrono i capitoli essenziali della storia sociale del vecchio continente. Senza edulcorare la portata inedita delle sfide lanciate oggi al modello sociale europeo. Ma anche senza acritiche concessioni alle facili, quanto imprevidenti e interessate, previsioni sul ‘tramonto’ del welfare state. Il lavoro, i diritti dei lavoratori, i diritti sociali non hanno da parlare solo del loro nobile e glorioso passato. Hanno ancora molto da dire sul presente e sul futuro della società europea. E, in tal modo, anche sul senso e sulla forma che prenderanno nei prossimi decenni i processi di globalizzazione e, nel vecchio continente, il processo di costituzionalizzazione dell’Unione. L’idea del secolo ‘breve’, che tanto successo ha avuto negli anni scorsi, evoca la convinzione di un’epoca del lavoro e della cittadinanza sociale quale fugace ed effimera ‘parentesi’ tra l’eroica fase della prima modernità (borghese e liberale) e l’attuale fase postmoderna (iperindividualistica e iperutilitaristica). Non è così. Il secolo ha avuto inizio ben prima degli anni dieci del Novecento ed è tutt’altro che chiuso.