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L’incerta scommessa del lavoro cognitivo
L’obiettivo di questo contributo è discutere i presupposti teorici e alcuni fra i risultati empirici di una ricerca condotta dagli Ires di Emilia-Romagna, Toscana e Veneto, sui lavoratori cosiddetti cognitivi. La ricerca indaga le condizioni di lavoro dei lavoratori della conoscenza in alcuni contesti regionali italiani, sulla base dell’ipotesi del capitalismo cognitivo, secondo la quale (a) il segno distintivo dei processi di accumulazione contemporanei sarebbe il passaggio da una valorizzazione centrata sui processi di produzione a una valorizzazione centrata sui processi di ideazione; (b) il lavoro cognitivo promuoverebbe la soggettività dei lavoratori in una situazione di crescente autonomia degli esecutori; (c) questo presunto guadagno di autonomia preluderebbe a una consapevole fuoriuscita dai rapporti di produzione capitalistici. Nella prima parte di questo contributo (parr. 1 e 2) si illustrano sinteticamente l’origine intellettuale e gli assunti basilari della teoria del capitalismo cognitivo, mettendone in luce, da un lato, l’ispirazione politica e, dall’altro, i limiti analitici. Nella seconda parte (par. 3) si illustrano le principali evidenze empiriche che emergono dalla ricerca degli Ires. Più che confermare l’ipotesi del capitalismo cognitivo, esse sembrano descrivere una condizione occupazionale strutturalmente precaria, con margini di autonomia decisamente ridotti.
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L’informazione contro il fascismo
8.00
€
Esaminando le diverse fasi del suo svolgimento, appare evidente come la storia ultracentenaria dei tipografi sia sempre stata parte importante della storia della libertà e della democrazia del nostro paese. Ciò è dovuto alla consapevolezza di questi lavoratori che solo nella libertà possano crescere e svilupparsi il proprio lavoro, la propria dignità e la propria funzione sociale. Ed è per questo che negli anni drammatici dal 1940 al 1945 i tipografi si rendono protagonisti di un crescente movimento di opposizione e di lotta al fascismo impegnandosi, insieme a molti giornalisti, nella stampa clandestina di decine di giornali e di migliaia di manifesti e volantini. È un movimento che conoscerà momenti clamorosi, come gli scioperi del 1944 al Messaggero di Roma e al Corriere della sera di Milano, o come le mobilitazioni dei lavoratori del Poligrafico dello Stato all’indomani del 25 luglio del 1943, ma che si diramerà anche come potente fiume carsico in tantissime piccole tipografie d’ogni parte d’Italia con la stampa di una grande mole di pubblicazioni e di materiali antifascisti. Tutto ciò è illustrato e documentato da questo volume, in cui viene raccolto l’approfondimento che, nel quadro di un programma di iniziative volto a riconsiderare il contributo del mondo del lavoro alla Resistenza e alla Liberazione nazionale, la Fondazione Giuseppe Di Vittorio e il Sindacato dei lavoratori della comunicazione della Cgil hanno realizzato per il settore dell’informazione. Contributi e testimonianze di: Bruno Di Cola, Luisa Donzelli, Guglielmo Epifani, Paolo Gambescia, Carlo Ghezzi, Renato Naccarelli, Massimo Rendina, Franco Siddi, Giuseppe Sircana, Tonino Tost o, Walter Veltroni.
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L’informazione prima dell’informazione
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L’informazione sociale come processo di enforcement delle politiche di programmazione
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L’insurrezione legale
18.00
€
In occasione del cinquantesimo anniversario degli avvenimenti del giugno-luglio 1960, quando il Governo Tambroni, retto dai voti decisivi del MSI, fu costretto alle dimissioni da imponenti manifestazioni di piazza, il volume rilegge la successione di quegli eventi e ne esamina le ragioni. Si trattò di una svolta drammatica nella storia repubblicana, segnata dal sangue di dieci cittadini innocenti. La ricostruzione degli eventi è affidata ad un ampio saggio storico di Fabrizio Loreto, che analizza la crisi politica e istituzionale del 1960 ed esamina il ruolo dei diversi attori politici e sociali in campo, offrendo un’originale interpretazione anche sulla base delle acquisizioni storiografiche più recenti e di un ricco patrimonio documentario. Il volume raccoglie inoltre relazioni e contributi dei convegni realizzati nel 2010 dalla Fondazione Giuseppe Di Vittorio a Genova, Roma, Catania, Palermo e Reggio Emilia, cioè nelle città dove più alta si levò allora la protesta popolare in difesa della democrazia e della Repubblica. Fra i contributi, molti sono quelli di protagonisti diretti di quella stagione, di intellettuali e di studiosi come Pietro Ingrao, Guido Bodrato, Armando Cossutta, Alfredo Reichlin, Aldo Tortorella, Fulvio Cerofolini, Guglielmo Epifani, Marco Revelli, Adolfo Pepe, Curzio Maltese, Moni Ovadia, Fernanda Contri.
Con un saggio di Fabrizio Loreto
Nel volume è anche contenuto in omaggio un Dvd del film documentario di Mimmo Calopresti «1960 I Ribelli».
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L’Intelligenza artificiale, il lavoro e le istituzioni economiche
Le conseguenze dell'Intelligenza artificiale sul lavoro e più in generale sul funzionamento dei sistemi economici e della stessa democrazia dipendono in modo cruciale dalle istituzioni e dalle regole economiche, nonché dalle specifiche politiche adottate. È questa la tesi sostenuta nell'articolo che mostra anche i pericoli che sorgono dalla combinazione dell'Intelligenza artificiale con le attuali istituzioni e, in particolare, con l'attuale sistema dei diritti di proprietà. La possibilità che l'Intelligenza artificiale contribuisca in modo decisivo all'ampliamento del benessere di un gran numero di lavoratori e di individui dipende dalla capacità di realizzare modifiche anche radicali, di cui l'articolo fornisce qualche esempio.
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L’Italia cooperativa
25.00
€
Le imprese cooperative rappresentano oggi circa il 7% del PIL, contano 12 milioni di soci, oltre un milione e centomila occupati, e vantano posizioni di eccellenza in molti settori dell’economia nazionale. F. Fabbri ne ripropone le vicende attraverso i 150 anni della storia d’Italia. Vengono ricostruite le tappe che condussero alla fondazione (1886) della
Federazione delle società cooperative
(poi
Lega
), e quindi al pieno riconoscimento sociale e legislativo durante l’età giolittiana. Nel primo dopoguerra, al momento del massimo sviluppo, la Lega fu attaccata dallo squadrismo fascista e, il 14 novembre 1925, fu sciolta dal prefetto di Milano che avviò l’inarrestabile «fascistizzazione» del movimento. La Lega delle Cooperative fu ricostituita nel 1945. Si affermò allora la
leadership
del Partito Comunista, anche se, fin dal 1962, fu avviato quel lento processo che l’avrebbe trasformata in un organismo autonomo dai partiti. A metà degli anni Settanta, anche al di fuori delle «isole rosse», la «terza via» dell’economia si proponeva già in alternativa a quella privata come a quella pubblica. Dagli anni Ottanta, il «sistema» delle cooperative e dei loro Consorzi, con l’esecuzione di rilevanti opere pubbliche, si affermava ormai nella sfera nazionale ed internazionale. Dopo la crisi dei primi anni Novanta, superato il meccanismo della «cooperazione di partito», fu avviata quella definitiva trasformazione della struttura organizzativa, produttiva e finanziaria che, nell’arco di un ventennio, ha reso
Legacoop
uno dei protagonisti indiscussi nel campo della più avanzata e diffusa imprenditorialità, pur nel rispetto dei principi fondanti della partecipazione economica e del controllo democratico dei soci. Non a caso, nella seconda parte del volume, dedicata alla
Memoria
, l’A. collega idealmente presente e passato attraverso la storia di province e personaggi rappresentativi: N. Baldini, G. Massarenti, C. Prampolini, G. Miglioli, per non parlare delle tante cooperatrici, protagoniste meno note ma altrettanto importanti. Rilevante fu dunque la presenza del movimento cooperativo nel corso di oltre 150 anni, come documenta la specifica e ricca guida bibliografica su
La storiografia
dall’Unità ad oggi, con cui si conclude il volume.
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L’Italia dei giovani al lavoro
8.00
€
Il volume illustra la prima indagine Ires rivolta ai giovani al lavoro. Una ricerca voluta dalla Segreteria della Cgil per rimettere al centro la questione giovanile intesa come sicurezza e prospettiva per il futuro, come riconoscimento del valore dell’istruzione e come avvio di un processo di rinnovamento generazionale dello stesso sindacato. Un guardarsi allo specchio per assumere con decisione i problemi, le ansie, le insicurezze, ma anche le tante aspettative di quel mondo di giovani che fa parte del popolo dei «1.000 Euro» disponibile a un lavoro flessibile ma non precario e che cerca, giustamente, nel lavoro stabile e meglio retribuito la prospettiva per il futuro.
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L’itinerario di Bruno Trentin
13.00
€
Il libro racconta la vicenda intellettuale, politica e umana di Bruno Trentin attraverso la documentazione cartacea e multimediale a lui relativa e la bibliografia dei suoi scritti sulle principali testate della sinistra. Un racconto composto di documenti e di immagini che di fatto narrano il Novecento italiano: la Francia dell’esilio, Padova città universitaria in cui attivare la Resistenza, Milano partigiana, Mirafiori dominata dalla Fiat e poi bloccata dagli scioperi. Le carte documentano l’impegno e il carisma di Trentin nei ruoli di segretario della Fiom, di segretario generale della Cgil e di parlamentare europeo per il Pds nella legislatura 1999-2004. Dall’infanzia e l’adolescenza in terra di Francia alle lotte operaie dell’Autunno caldo fino allo scontro col governo Amato nel 1992 sull’abolizione della scala mobile, si dipana il racconto di sessant’anni di vita italiana passata tra le fabbriche e le scrivanie. Contiene: La persona umana, le trasformazioni del lavoro e le contraddizioni del precariato, l’ultimo intervento di Bruno Trentin (Fermo, 25 maggio 2006). Viene pubblicato, per la prima volta, l’inventario delle carte (appunti e altri materiali) giacenti nella casa di Bruno Trentin alla sua morte.
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L’occasione sprecata: il Pnrr e i mali dell’Italia
In "Pnrr. la grande abbuffata" Boeri e Perotti forniscono una diagnosi spietata degli errori che hanno caratterizzato la concezione e i primi passi del Pnrr italiano: la fretta, la scelta di far ricorso alla totalità delle risorse, l’incapacità di incastonare il Pnrr in un progetto di più lungo periodo sulla trasformazione della società italiana. Questo articolo ripercorre gli argomenti degli autori, in larga parte condivisibili, ed evidenzia alcune assenze nella loro analisi, in particolare riguardo alla coesione territoriale e alle politiche per il Mezzogiorno.
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L’officina delle idee
12.00
€
Di quella iniziativa resta originale il metodo, perché la Consulta giuridica nacque ed operò sul rovesciamento della prospettiva tradizionale del rapporto tra politica e cultura. Non fu, cioè, la politica ad utilizzare su commissione le competenze nella direzione di scopi e tesi politiche già predefinite, ma quelle competenze furono invitate a discutere liberamente e ad immaginare soluzioni avanzate per i temi che venivano proposti. dalla prefazione di Susanna Camusso
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L’onda lunga della soggettivazione: una sfida per il welfare pubblico
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