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La costruzione sociale della precarietà. Il caso del lavoro autonomo individuale in Italia
L’articolo sostiene che per comprendere la precarietà del lavoro occorre contestualizzare i cambiamenti strutturali nelle condizioni soggettive e, viceversa, situare la dimensione soggettiva nelle trasformazioni strutturali del lavoro. Al centro dell’analisi è il lavoro autonomo individuale, un caso interessante per indagare come la precarietà sia socialmente costruita, dal momento che sfida la dicotomia che contrappone, da un punto di vista contrattuale, il lavoro autonomo e il lavoro dipendente. L’obiettivo principale è comprendere in qual modo i lavoratori autonomi individuali esperiscano la precarietà «nel lavoro» e come questa si articoli all’interno dei processi di precarizzazione e auto-imprenditorialità.
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La creazione di una nuova Confederazione sindacale internazionale
Il primo novembre 2006 si è tenuto a Vienna il congresso di fondazione della Confederazione sindacale internazionale (Csi), nuova organizzazione che raggruppa i componenti di due confederazioni internazionali ora disciolte, la Confederazione internazionale dei sindacati liberi (Cisl) e la Confederazione mondiale del lavoro (Cmt), oltre a una decina di organizzazioni in precedenza non affiliate, tra le quali figura la Cgt francese. La nascita della Csi pone termine a un secolo di divisione del movimento sindacale tra due famiglie ideologicamente opposte: quella socialista-laica,...
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La crescente diversificazione delle carriere e dei percorsi professionali
Tema di questo articolo è l’impatto che le ristrutturazioni esercitano su occupazioni, carriere, traiettorie lavorative e mercati del lavoro. Ne emerge un quadro di forte diversificazione, con una crescente incertezza rispetto alle prospettive che si dischiudono per la forza lavoro.
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La crisi cancella la «piena e buona occupazione»? Il Piano del Lavoro della Cgil per un New Deal europeo
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La crisi come fattore di riassetto del welfare locale: il caso delle Marche
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La crisi da Covid-19 e l’industria italiana
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La crisi dei corpi intermedi
L’inesorabile incedere dell’economia globale e l’esplosione di veri drammi sociali come quello greco, ci costringono a riconsiderare il nostro progetto di Unione nonché il suo processo di integrazione e le sue modalità. Posto che l’Europa non può che essere dei popoli, viene da sé quanto il mondo intermedio abbia un compito imprescindibile davanti a sé: i corpi intermedi sono infatti attori fondamentali nel rapporto-processo che va dalla persona alle istituzioni. In una società duramente e strutturalmente colpita dal problema occupazionale, il sindacato è chiaramente un interlocutore privilegiato: il lavoro è, infatti, quella necessaria «cerniera» che tiene insieme società civile e istituzioni, senza la quale la democrazia fatica a mantenere stabilità. L’ondata di populismo e di anti-politica che, in Italia come in Europa, da qualche anno domina la scena, è un fatto significativo che rappresenta un’avvisaglia da non sottovalutare e che, nelle sue espressioni più estreme, delegittima anche il sindacato. Certo, il sindacato presenta colpevolmente dei ritardi che oggi vanno superati; la politica ha assunto un atteggiamento nuovo nei confronti del sindacato e ne ha messo a nudo i problemi. Il suo rigenerarsi, nonché il suo riproporsi, paiono oggi necessità fondamentali per la tenuta del sistema. A questo punto le possibilità sono due: o il sindacato si riposiziona in modo deciso e in grado di interloquire nel merito con la politica, o questa avrà praterie davanti a sé e farà quello che vuole. È questo il rischio della deriva statalista del nuovo corso politico.
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La crisi del capitalismo: solo un fallimento del mercato o anche fallimento dello Stato?
Da uno dei più influenti studiosi nel campo della political economy, che nel corso della sua carriera ha fornito analisi sofisticate del ruolo delle istituzioni nel differente funzionamento delle economie avanzate, viene ora il tentativo più importante e sistematico di spiegare la crisi economica recente come il prodotto degli elementi costitutivi di un’economia capitalistica e delle sue contraddizioni interne. Nel libro Tempo guadagnato Streeck riscopre l’importanza delle analisi longitudinali del capitalismo, cioè dell’enfasi sulle tendenze storiche comuni a tutte le economie avanzate, piuttosto che sulle «varietà» dei loro attuali assetti istituzionali. La sua analisi è convincente quando discute i diversi stadi attraverso cui la crisi si è manifestata: l’inflazione degli anni settanta, il debito pubblico degli anni ottanta, infine l’esplosione dell’indebitamento privato negli anni duemila. Lo è di meno quando interpreta questi sviluppi come l’esito di una strategia consapevole dei capitalisti, o dei governi che li sostengono, di «guadagnare tempo», rinviando gli effetti della crisi. Nel porre l’accento esclusivamente sulle conseguenze deleterie della vittoria dell’ideologia neo-liberista del libero mercato, Streeck sottovaluta fortemente la legittimazione che a questa ideologia e al predominio delle sue ricette è venuta dagli effetti perversi prodotti a sua volta dal welfare state keynesiano, che aveva dominato nel periodo precedente.
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La crisi del sistema delle relazioni internazionali dentro i paradigmi della guerra fredda
Lo scenario internazionale nel quale collocare gli avvenimenti in Ungheria del 1956 è dominato da una prima, breve ma intensa fase di distensione della guerra fredda. Due importanti episodi del 1953 contribuiscono a ridisegnare il quadro diplomatico e forniscono le linee guida della politica estera delle grandi potenze: la morte di Josef Stalin e le nuove scelte strategiche del gruppo dirigente sovietico; l’elezione alla presidenza degli Stati Uniti d’America del generale Eisenhower, accompagnata dalla nomina di John Foster Dulles alla carica di segretario di Stato. ...
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La crisi del Ssn richiede un cambiamento nelle scelte di politica sanitaria: il caso del rapporto tra ospedale e territorio
Il Servizio sanitario nazionale italiano sta vivendo una profonda crisi causata in primo luogo da fenomeni quantitativi, legati soprattutto alla carenza di finanziamento e ai tetti di spesa per il personale imposti alle Regioni. Il presente articolo affronta invece il problema dell’incidenza sulla crisi delle scelte programmatorie e organizzative. In particolare, viene condotta un’analisi di dettaglio dell’eccesso di offerta di ospedali in Italia, causa di inefficienze nell’utilizzo delle risorse con conseguente ridotta capacità operativa, aumento delle liste di attesa e fuga dei professionisti nel privato. Un possibile rimedio sta nel creare una nuova cultura sia tra i politici, che tra gli operatori e i cittadini che privilegi i servizi territoriali come principale strumento di contrasto alle malattie croniche, il fenomeno oggi epidemiologicamente più rilevante.
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La crisi del welfare locale nella città di Roma: criticità strutturali e tentativi di resilienza e innovazione dal basso
L’articolo analizza l’evoluzione del sistema di welfare e dei rapporti tra pubblico e privato sociale nella città di Roma, dall’approvazione della legge 328/00 e l’avvio della prima programmazione zonale fino alla crisi, ancora in corso, che ha avuto uno dei suoi momenti più critici a seguito dell’inchiesta giudiziaria culminata negli arresti del dicembre 2014. Da laboratorio di innovazione nei primi anni duemila al sostanziale blocco degli anni più recenti, l’articolo mette in luce le fragilità di un sistema di welfare frammentato e insufficiente, in cui i rapporti con il terzo settore – stampella indispensabile e promiscua all’amministrazione fino all’irrompere delle inchieste – vengono improvvisamente irrigiditi, generando una frattura che peggiora la situazione già precaria dei servizi di welfare. All’interno di un quadro di sostanziale inadeguatezza pubblica, emergono tuttavia nella città esperienze auto-organizzate dal basso, che – tramite la reciprocità ma anche meccanismi di mercato – tentano di fornire risposte sul fronte di vecchi e nuovi bisogni, per mezzo di processi collettivi di ricostruzione sociale.
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La crisi della rappresentanza e il dispositivo di esclusione
L’argomento del testo è la contraddizione tra la superproduzione, in Europa, di norme giuridiche, penali e amministrative in materia di immigrazione, e la crisi senza precedenti delle istituzioni e delle funzioni rappresentative. Questa contraddizione, di cui si descrivono schematicamente le ragioni, da un lato rappresenta uno dei grandi limiti della democrazia contemporanea, dall’altro sottende straordinarie potenzialità di trasformazione politica e culturale.
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