• Tra crisi economica e cambiamento climatico vi sono relazioni evidenti: l’influenza positiva della riduzione dell’attività economica sulle emissioni inquinanti e la presenza, nei pacchetti anti-crisi adottate da diversi governi, di misure a favor dell’economia verde. L’articolo esamina questi aspetti e si sofferma sulle relazioni che riguardano l’inadeguatezza delle istituzioni del capitalismo contemporaneo. Centralità della tempestiva valutazione del rischio e soluzione dei problemi distributivi
  • La sinistra è in declino, tramortita e smarrita. Comprendere le ragioni della sua sconfitta è un compito arduo. Delineare un nuovo orizzonte che la rilanci come forza di governo dell’attuale passaggio d’epoca sembra una missione impossibile. Una via si può trovare se si parte da un’attenta analisi della grande recessione del 2008/2009, che sancisce la fine del ciclo neoliberista affermatosi a partire dagli anni ’70 proprio grazie alla sconfitta del movimento operaio. L’autore propone perciò una riflessione sul rapporto tra crisi economica, crisi ecologica, bolla finanziaria, crescita delle disuguaglianze e decadenza dello Stato. Ne emerge il limite di una sinistra che ha pagato la mancanza di una strategia di trasformazione dello Stato che consentisse al compromesso keynesiano di tenere il passo dell’inevitabile processo di globalizzazione. L’inadeguatezza degli Stati nazione e del vecchio ordine internazionale ha prodotto il dominio della grande finanza e delle multinazionali. Le conseguenze si sono rivelate devastanti. Il prezzo pagato in termini di sofferenze, di precarietà, di impoverimento di grandi masse, di guasti all’ambiente, di perdita di speranza e di futuro, è enorme. Il mondo pare condannato ad una stagnazione secolare: una crescita debole e fragile, che non produce piena occupazione, permanentemente esposta a rischi rilevanti. La sinistra può rialzarsi se si propone come la forza che vuole ricongiungere politica e potere attraverso la costruzione di uno Stato di dimensioni europee, passaggio decisivo per un nuovo ordine internazionale, e una nuova politica della Moneta, al servizio non solo del sistema finanziario e del mercato, ma anche di un intervento pubblico orientato ad una ristrutturazione ecologica dell’economia e alla lotta alle disuguaglianze.
  • Capitalismo e democrazia rappresentano istanze intrinsecamente inconciliabili, rispetto alle quali la trentannale stagione postbellica del capitalismo democratico, col suo modello di welfare, è stata un'eccezione storica. La funzione del debito pubblico negli anni '80 per garantire la pace sociale quando la via dell'inflazione e quella della tassazione non erano più perseguibili. La crisi del debito, le politiche di austerità, la sospensione della democrazia, il conflitto sociale, nell'affresco di uno dei maggiori studiosi contemporanei di economia e società
  • L’assistenza informale è la spina dorsale dei sistemi di long-term care (Ltc), ma raramente viene posta al centro delle politiche di questo settore. L’articolo propone un modello per la sistematizzazione e l’analisi delle raccomandazioni internazionali in materia di cura informale fornite dalle principali istituzioni che si occupano di politiche di assistenza agli anziani a livello europeo. La tassonomia delle raccomandazioni in ambito di informal care qui presentata ne consente la riproducibilità per fini scientifici e, allo stesso tempo, ne facilita l’adozione da parte dei policy maker per meglio indirizzare le politiche e gli interventi a supporto dei caregiver informali.
  • Il fine ultimo della decisione di bilancio, in una società complessa, è quello di comporre interessi diversi e fisiologicamente confliggenti. Un processo quindi eminentemente politico, in cui azioni redistributive e scelte allocative trovano un punto di equilibrio e di sintesi. È evidente, a questo fine, il ruolo cruciale e ineliminabile delle Assemblee rappresentative, come sanciscono tutte le Costituzioni democratiche. Il sistema maggioritario, la riforma del titolo V della Costituzione e l’adesione al Patto di Stabilità e crescita nel corso degli anni novanta hanno inciso profondamente sul processo decisionale di bilancio, modificando ruolo e peso di Governo e Parlamento e favorendo l’emersione di nuovi soggetti, in particolare le Regioni. Queste modificazioni, di carattere costituzionale, sono messe a fuoco nella prima parte del volume al fine di riscoprire pienamente il bilancio come «luogo» irriducibile della democrazia rappresentativa. Nella seconda parte è effettuata la ricognizione degli strumenti della decisione di bilancio, di cui si analizza evoluzione storica, struttura normativa e contributo al risanamento della finanza pubblica negli anni novanta. Infine, la terza parte del volume è dedicata all’analisi delle manovre di bilancio sviluppate nella XIV legislatura, prima esperienza compiuta di un sistema maggioritario.
  • Pietro Scoppola è scomparso due anni fa, il 25 ottobre 2007. È stato uno dei grandi storici del nostro tempo, studioso fra i maggiori della storia italiana e in particolare del rapporto tra mondo cattolico e democrazia. Ma Scoppola è stato anche un autorevole protagonista del cattolicesimo democratico. «Un cattolico a modo suo», come lo definì Paolo VI, con una grande passione per la politica, non però in quanto tale, ma «come disegno per il futuro… come aspirazione a una uguaglianza irrealizzabile che tuttavia è il tormento della storia umana». Dal 2002 Scoppola è stato presidente della rete «I cittadini per l’Ulivo», con l’obiettivo di costruire il partito dell’Ulivo attraverso un’ampia partecipazione dei cittadini e l’aggregazione delle forze progressiste del mondo cattolico, del movimento dei lavoratori e dell’ambientalismo, di cui auspicava la collaborazione non soltanto progettuale, ma in nome di un valore umano poco usuale in politica: «l’amicizia». In questo volume vengono pubblicati tutti gli interventi di Scoppola dal 2002 alla sua scomparsa che riguardano l’Ulivo e il costituendo Partito Democratico. Fino all’ultima intervista – a pochi giorni dalla morte – molto amara, sulla transizione italiana che non ha mai fine, a causa della «povertà di grandi disegni, di cultura, di veri leader».