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La lunga marcia delle 150 ore
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La macchina delle disuguaglianze
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La maternità in Italia: un ostacolo per il lavoro femminile
La maternità rappresenta un ostacolo significativo alla partecipazione femminile nel mercato del lavoro in Italia, dove il tasso di occupazione delle donne (63,8%) è tra i più bassi in Europa. Il calo delle nascite, scese sotto le 400.000 unità nel 2023, riflette la difficoltà di conciliare lavoro e famiglia, acuita da una carenza strutturale di servizi e politiche di sostegno. Le disuguaglianze emergono anche nell’occupazione: il 69% delle donne senza figli è attivo, contro il 58% delle madri, spesso relegate a part-time involontario (31,3%) o costrette a dimissioni per l’assenza di supporti adeguati. Il lavoro di cura non retribuito, pilastro trascurato delle società moderne, impegna le donne il doppio rispetto agli uomini e rappresenta un valore economico rilevante (12% del Pil in Italia). Questo scenario è alimentato da un sistema patriarcale e capitalista che perpetua disparità di genere, relegando le donne al ruolo di caregiver. Interventi strutturali, come il potenziamento dei servizi per l’infanzia e una riforma del congedo di paternità, uniti a un cambiamento culturale, sono cruciali per promuovere un sistema più equo e un mercato del lavoro che valorizzi pienamente le competenze acquisite dalle donne italiane e non solo.
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La mediazione civica
9.30
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La nozione di mediazione civica è proposta dall’autore come ipotesi interpretativa per comprendere più correttamente alcuni aspetti delle moderne strutture democratiche e del sindacato. La competenza insita nella mediazione civica, in una realtà caratterizzata profondamente dalla frammentazione sociale, permette, alle organizzazioni e ai cittadini, di affrontare i problemi attraverso un processo di riconoscimento reciproco, nel quale si realizza una condivisione dei ruoli dell’ascoltare e del parlare. Attraverso quello che Rappl chiama l’agire dialogale si prefigura una più facile comprensione e risoluzione di situazioni problematiche. Tale approccio permette sia di comprendere meglio alcune delle modalità messe in atto dalle Camere del lavoro (la cui storia viene ricordata nel saggio), promosse dal sindacato, sia di fornire spunti di riflessione per scegliere con maggiore cognizione le strategie comunicative in sede di conflitto. La mediazione civica e la ricerca di nuove modalità di relazioni personali e istituzionali, le varie dimensioni mediali dell’agire dialogale, le relazioni mediate dal dialogo sono gli argomenti presi in esame nel saggio. Contributi di: Paolo Nerozzi, Nicoletta Rocchi, Bruno Roscano, Italo Stellon.
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La mediazione civile e commerciale
12.00
€
L’istituto giuridico relativo alla «mediazione finalizzata alla conciliazione delle controversie civili e commerciali» – introdotto nel nostro ordinamento dal d.lgs. 4 marzo 2010 n. 28 – risponde a precise prescrizioni formali. Chiama, nel contempo, in causa saperi diversi: si svolge tra persone, su problemi di volta in volta diversi, in vari contesti, in un tempo determinato. Il conflitto da cui il procedimento di mediazione trae origine attiva meccanismi individuali e relazionali che caratterizzano, condizionandolo, l’intero procedimento. Le competenze professionali del mediatore sono per questo legate a capacità con cui è assolto un compito che dipende dalla disciplina, dalle forme con cui è possibile operare, dal carattere mutevole dei soggetti e degli oggetti del contendere. Il presente studio propone una disamina dei diversi aspetti della mediazione, evidenzia il carattere multidisciplinare di tale attività, analizza tratti specifici di una professione, quella del mediatore, della quale sono definiti, nella legge, compiti e responsabilità.
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La Medicina di emergenza-urgenza tra tensione alla specificità e competenze agite. Una esplorazione etnografica in due Pronto soccorsi
Il presente studio esplora la crisi della Medicina di emergenza-urgenza (Meu) attraverso un’indagine etnografica condotta in due Pronto soccorsi italiani. La ricerca muove dalla necessità di considerare, oltre alle cause strutturali del fenomeno (es. burnout, conciliazione vita-lavoro, esposizione alla violenza), il ruolo delle pratiche professionali e della cultura organizzativa. Muovendo da un approccio basato sull’analisi delle pratiche lavorative, il lavoro evidenzia come la Meu si trovi in una posizione ambigua all’interno della gerarchia delle specialità mediche, dovendo gestire non solo emergenze reali, ma anche pazienti con bisogni sociali e sanitari non urgenti. Tale collocazione, se per un verso richiede agli operatori di erogare prestazioni che dovrebbero costituire oggetto della pratica professionale di pronto soccorso, per un altro verso lascia agli attori margini di libertà d’azione per interpretare il proprio ruolo professionale, piuttosto che subirne gli aspetti prescrittivi. Questo si manifesta in modo marcato nel caso di quella che qui si identifica come «emergenza dilatata», in alcuni casi medici e infermieri scelgono di attivare le risorse a cui hanno accesso forzando la definizione di «urgenza» e adottandone una estensiva. Il contributo invita a riflettere su come le pratiche lavorative oscillino tra la tutela della giurisdizione di specialità e un agire orientato al migliore interesse del paziente.
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La memoria della lotta
12.00
€
Con questo volume, attraverso la sistemazione, la raccolta e l'utilizzo delle differenti fonti a disposizione, ci si è proposti di ricostruire e documentare la storia delle leghe contadine dei Castelli Romani e la memoria di chi le diresse, evidenziandone il ruolo svolto nelle lotte per la terra all’indomani del secondo conflitto mondiale e fino alla conclusione degli anni cinquanta. Il libro connette la ricostruzione e l’analisi locale con i tratti propri della contestuale vicenda nazionale sia sul piano politico e sindacale, sia rispetto grande alla trasformazione del mondo contadino e bracciantile che sotto la spinta di un radicale processo di modernizzazione industriale i Castelli Romani, il Lazio, Roma e l'Italia tutta si stavano avviando a conoscere. Trasformazione che in quegli anni vede il ribaltamento definitivo dell’asse rappresentato dal mondo dell’agricoltura e dei contadini a favore del comparto industriale e che conseguentemente, nello stesso settore agricolo, influenza una inevitabile progressiva trasformazione delle lotte, dei loro metodi e dei loro contenuti. La conclusione del grande ciclo delle battaglie per la terra e delle occupazioni avviene infatti con l’apertura di nuovi scenari e l’ingresso di nuovi protagonisti: l’avvio delle lotte volte alla conquista dei diritti sociali e di un quadro contrattuale stabile e definito, il protagonismo delle donne nel lungo percorso verso la parità salariale, la centralità dell’azione sindacale e politica messa in campo dai piccoli contadini produttori figli della legislazione di riforma varata a cavallo tra gli anni quaranta e cinquanta.
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La memoria della politica
18.00
€
Il revival delle memorie conosce oggi una straordinaria stagione editoriale. Diari, testimonianze, autobiografie degli scampati al gulag, delle vedove dei massacri nazifascisti, dei superstiti della guerra totale, sono diventati libri da leggere. E i dirigenti dei grandi partiti di massa risorti nell’immediato dopoguerra o i semplici militanti di base nel partito e nel sindacato raccontano la loro esperienza. La loro "memoria della politica". Sono storie che ci parlano di un passato in cui la militanza politica riempiva spesso tutta la vita, sino al sacrificio di sé, o in cui la storia faceva irruzione nel quotidiano con tutta la violenza e la devastazione che la guerra porta con sé. Ma ci parlano anche di grandi ideali, del difficile intreccio fra pubblico e privato, della politica come emancipazione. Il rapporto fra queste memorie e la società di oggi è un filo molto sottile, ma straordinariamente forte. Riannoda un "passato che non passa" al mondo globale. Il bisogno di senso alla smemorata e superficiale società mediatica. Nel volume, curato e introdotto da Lucia Motti e Fiamma Lussana, i saggi (contributi di riflessione e ricerche storiche), vedono alcuni fra i maggiori studiosi italiani alternarsi a giovani ricercatori e ricercatrici impegnati sul difficile crinale del rapporto tra memoria e storia, in un poco frequentato intreccio tra fonti tradizionali e fonti soggettive: Ersilia Alessandrone, Sandro Bellassai, Mauro Boarelli, Gabriella Bonacchi, Graziella Bonansea, Anna Bravo, Antonio Canovi, Giovanni Contini, Giovanni De Luna, Costantino Di Sante, Emma Fattorini, Dianella Gagliani, Sara Galli, Linda Giuva, Vito Antonio Leuzzi, Simona Lunadei, Fiamma Lussana, Leonardo Paggi, Alessandro Portelli, Vanessa Roghi, Albertina Vittoria, Marina Zancan, Paola Zappaterra.
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La memoria e il futuro
30.00
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Dal 1944 al 1962 la provincia di Ragusa vide il sorgere e poi il consolidarsi di una forte Cgil. Lo sviluppo delle campagne e delle industrie, il miglioramento delle condizioni di vita dei lavoratori, delle lavoratrici e dei pensionati furono al centro delle lotte organizzate dai gruppi dirigenti provinciali e dalle Camere del lavoro dei dodici Comuni della provincia negli anni difficili e ricchi di passione dell’immediato dopoguerra e fino agli inizi del boom economico. Sulla base di materiali in grandissima parte inediti tratti dall’Archivio di Stato di Ragusa, l’autore ricostruisce quasi giorno per giorno gli eventi di un ventennio ricco di avanzate, di sviluppo, ma anche di errori e passi indietro, tracciando il quadro degli scioperi e delle manifestazioni che portarono la Cgil a diventare una grande realtà in tutto il territorio della provincia. Si salvano così dall’oblio non solo fatti che contribuirono al profondo cambiamento economico e sociale della realtà ragusana, ma anche i nomi di decine e decine di dirigenti e militanti che con passione e dedizione contribuirono alla costruzione del sindacato, subendone a volte le dure conseguenze negli anni.
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La memoria storica del movimento sindacale nell’Aquilano 1944-1970
15.00
€
La memoria storica del sindacato intesa come patrimonio documentale disponibile nelle sue varie forme: da quella scritta a quella orale, dai documenti archivistici alle fonti giornalistiche, dagli archivi pubblici a quelli privati. È questo il fulcro del presente volume, che vuol essere un contributo di riflessione a più voci sulla tematica delle fonti per l’identità storica del movimento sindacale e popolare in Abruzzo. Questa tematica, in particolare riguardo agli archivi sindacali, era molto viva a livello nazionale quando dieci anni fa si scelse di dedicarvi un convegno di studi nella ricorrenza del novantesimo della fondazione della Camera del Lavoro dell’Aquila, di cui questo volume raccoglie gli atti. I contributi presenti, pur se è passato del tempo, non sembrano tuttavia aver perso d’attualità, stante anche la fervida stagione di studi storici nella ricorrenza centenaria della fondazione della CGIL e delle varie strutture collegate. Ma, al di là del momento, si intende offrire uno strumento di lavoro valido per trasmettere alle future generazioni di sindacalisti e di studiosi la conoscenza di un patrimonio documentale frutto della concreta azione sindacale per la dignità del lavoro e lo sviluppo della società abruzzese e italiana.
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La meritocrazia
15.00
€
Il volume ricostruisce la storia del concetto di meritocrazia dal momento in cui fu coniata la parola (la seconda metà de gli anni cinquanta del Novecento) ai giorni nostri, guardando sia alle elaborazioni teoriche della filosofia e del pensiero sociale (da Young a Della Volpe, Hayek, Arendt, Rawls, Bell, Bourdieu, Walzer, Sen, Lasch, Sennet, Giddens) sia al linguaggio politico (da Martelli a Blair e Renzi) e al senso comune diffuso. Il percorso proposto mostra come il termine nasca con un significato negativo, a identificare una prefigurazione distopica, che continuerà a caratterizzare il suo utilizzo nel vecchio continente per alcuni decenni; e come negli Stati Uniti il lemma assuma invece da subito un significato anche positivo, all’interno di un’ideologia tecnocratica proiettata nella nuova civiltà postindustriale. È solo all’inizio del nuovo millennio che con la Terza Via l’ideologia meritocratica diventa parte dei valori della cultura politica progressista europea, sempre più sussunta dalla governance postfordista. La meritocrazia diventa perciò una parola-chiave del neoliberalismo, giustificando le crescenti diseguaglianze dovute ai processi di finanziarizzazione, delocalizzazione e privatizzazione. Anche dopo la crisi del 2008, la meritocrazia resta uno snodo fondamentale della narrazione neopopulista, a documentare il profondo legame fra quest’ultima e il neoliberalismo.
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La metamorfosi del lavoro nella società della conoscenza
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