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La Medicina di emergenza-urgenza tra tensione alla specificità e competenze agite. Una esplorazione etnografica in due Pronto soccorsi
Il presente studio esplora la crisi della Medicina di emergenza-urgenza (Meu) attraverso un’indagine etnografica condotta in due Pronto soccorsi italiani. La ricerca muove dalla necessità di considerare, oltre alle cause strutturali del fenomeno (es. burnout, conciliazione vita-lavoro, esposizione alla violenza), il ruolo delle pratiche professionali e della cultura organizzativa. Muovendo da un approccio basato sull’analisi delle pratiche lavorative, il lavoro evidenzia come la Meu si trovi in una posizione ambigua all’interno della gerarchia delle specialità mediche, dovendo gestire non solo emergenze reali, ma anche pazienti con bisogni sociali e sanitari non urgenti. Tale collocazione, se per un verso richiede agli operatori di erogare prestazioni che dovrebbero costituire oggetto della pratica professionale di pronto soccorso, per un altro verso lascia agli attori margini di libertà d’azione per interpretare il proprio ruolo professionale, piuttosto che subirne gli aspetti prescrittivi. Questo si manifesta in modo marcato nel caso di quella che qui si identifica come «emergenza dilatata», in alcuni casi medici e infermieri scelgono di attivare le risorse a cui hanno accesso forzando la definizione di «urgenza» e adottandone una estensiva. Il contributo invita a riflettere su come le pratiche lavorative oscillino tra la tutela della giurisdizione di specialità e un agire orientato al migliore interesse del paziente.
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La memoria della lotta
12.00
€
Con questo volume, attraverso la sistemazione, la raccolta e l'utilizzo delle differenti fonti a disposizione, ci si è proposti di ricostruire e documentare la storia delle leghe contadine dei Castelli Romani e la memoria di chi le diresse, evidenziandone il ruolo svolto nelle lotte per la terra all’indomani del secondo conflitto mondiale e fino alla conclusione degli anni cinquanta. Il libro connette la ricostruzione e l’analisi locale con i tratti propri della contestuale vicenda nazionale sia sul piano politico e sindacale, sia rispetto grande alla trasformazione del mondo contadino e bracciantile che sotto la spinta di un radicale processo di modernizzazione industriale i Castelli Romani, il Lazio, Roma e l'Italia tutta si stavano avviando a conoscere. Trasformazione che in quegli anni vede il ribaltamento definitivo dell’asse rappresentato dal mondo dell’agricoltura e dei contadini a favore del comparto industriale e che conseguentemente, nello stesso settore agricolo, influenza una inevitabile progressiva trasformazione delle lotte, dei loro metodi e dei loro contenuti. La conclusione del grande ciclo delle battaglie per la terra e delle occupazioni avviene infatti con l’apertura di nuovi scenari e l’ingresso di nuovi protagonisti: l’avvio delle lotte volte alla conquista dei diritti sociali e di un quadro contrattuale stabile e definito, il protagonismo delle donne nel lungo percorso verso la parità salariale, la centralità dell’azione sindacale e politica messa in campo dai piccoli contadini produttori figli della legislazione di riforma varata a cavallo tra gli anni quaranta e cinquanta.
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La memoria della politica
18.00
€
Il revival delle memorie conosce oggi una straordinaria stagione editoriale. Diari, testimonianze, autobiografie degli scampati al gulag, delle vedove dei massacri nazifascisti, dei superstiti della guerra totale, sono diventati libri da leggere. E i dirigenti dei grandi partiti di massa risorti nell’immediato dopoguerra o i semplici militanti di base nel partito e nel sindacato raccontano la loro esperienza. La loro "memoria della politica". Sono storie che ci parlano di un passato in cui la militanza politica riempiva spesso tutta la vita, sino al sacrificio di sé, o in cui la storia faceva irruzione nel quotidiano con tutta la violenza e la devastazione che la guerra porta con sé. Ma ci parlano anche di grandi ideali, del difficile intreccio fra pubblico e privato, della politica come emancipazione. Il rapporto fra queste memorie e la società di oggi è un filo molto sottile, ma straordinariamente forte. Riannoda un "passato che non passa" al mondo globale. Il bisogno di senso alla smemorata e superficiale società mediatica. Nel volume, curato e introdotto da Lucia Motti e Fiamma Lussana, i saggi (contributi di riflessione e ricerche storiche), vedono alcuni fra i maggiori studiosi italiani alternarsi a giovani ricercatori e ricercatrici impegnati sul difficile crinale del rapporto tra memoria e storia, in un poco frequentato intreccio tra fonti tradizionali e fonti soggettive: Ersilia Alessandrone, Sandro Bellassai, Mauro Boarelli, Gabriella Bonacchi, Graziella Bonansea, Anna Bravo, Antonio Canovi, Giovanni Contini, Giovanni De Luna, Costantino Di Sante, Emma Fattorini, Dianella Gagliani, Sara Galli, Linda Giuva, Vito Antonio Leuzzi, Simona Lunadei, Fiamma Lussana, Leonardo Paggi, Alessandro Portelli, Vanessa Roghi, Albertina Vittoria, Marina Zancan, Paola Zappaterra.
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La memoria e il futuro
30.00
€
Dal 1944 al 1962 la provincia di Ragusa vide il sorgere e poi il consolidarsi di una forte Cgil. Lo sviluppo delle campagne e delle industrie, il miglioramento delle condizioni di vita dei lavoratori, delle lavoratrici e dei pensionati furono al centro delle lotte organizzate dai gruppi dirigenti provinciali e dalle Camere del lavoro dei dodici Comuni della provincia negli anni difficili e ricchi di passione dell’immediato dopoguerra e fino agli inizi del boom economico. Sulla base di materiali in grandissima parte inediti tratti dall’Archivio di Stato di Ragusa, l’autore ricostruisce quasi giorno per giorno gli eventi di un ventennio ricco di avanzate, di sviluppo, ma anche di errori e passi indietro, tracciando il quadro degli scioperi e delle manifestazioni che portarono la Cgil a diventare una grande realtà in tutto il territorio della provincia. Si salvano così dall’oblio non solo fatti che contribuirono al profondo cambiamento economico e sociale della realtà ragusana, ma anche i nomi di decine e decine di dirigenti e militanti che con passione e dedizione contribuirono alla costruzione del sindacato, subendone a volte le dure conseguenze negli anni.
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La memoria storica del movimento sindacale nell’Aquilano 1944-1970
15.00
€
La memoria storica del sindacato intesa come patrimonio documentale disponibile nelle sue varie forme: da quella scritta a quella orale, dai documenti archivistici alle fonti giornalistiche, dagli archivi pubblici a quelli privati. È questo il fulcro del presente volume, che vuol essere un contributo di riflessione a più voci sulla tematica delle fonti per l’identità storica del movimento sindacale e popolare in Abruzzo. Questa tematica, in particolare riguardo agli archivi sindacali, era molto viva a livello nazionale quando dieci anni fa si scelse di dedicarvi un convegno di studi nella ricorrenza del novantesimo della fondazione della Camera del Lavoro dell’Aquila, di cui questo volume raccoglie gli atti. I contributi presenti, pur se è passato del tempo, non sembrano tuttavia aver perso d’attualità, stante anche la fervida stagione di studi storici nella ricorrenza centenaria della fondazione della CGIL e delle varie strutture collegate. Ma, al di là del momento, si intende offrire uno strumento di lavoro valido per trasmettere alle future generazioni di sindacalisti e di studiosi la conoscenza di un patrimonio documentale frutto della concreta azione sindacale per la dignità del lavoro e lo sviluppo della società abruzzese e italiana.
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La meritocrazia
15.00
€
Il volume ricostruisce la storia del concetto di meritocrazia dal momento in cui fu coniata la parola (la seconda metà de gli anni cinquanta del Novecento) ai giorni nostri, guardando sia alle elaborazioni teoriche della filosofia e del pensiero sociale (da Young a Della Volpe, Hayek, Arendt, Rawls, Bell, Bourdieu, Walzer, Sen, Lasch, Sennet, Giddens) sia al linguaggio politico (da Martelli a Blair e Renzi) e al senso comune diffuso. Il percorso proposto mostra come il termine nasca con un significato negativo, a identificare una prefigurazione distopica, che continuerà a caratterizzare il suo utilizzo nel vecchio continente per alcuni decenni; e come negli Stati Uniti il lemma assuma invece da subito un significato anche positivo, all’interno di un’ideologia tecnocratica proiettata nella nuova civiltà postindustriale. È solo all’inizio del nuovo millennio che con la Terza Via l’ideologia meritocratica diventa parte dei valori della cultura politica progressista europea, sempre più sussunta dalla governance postfordista. La meritocrazia diventa perciò una parola-chiave del neoliberalismo, giustificando le crescenti diseguaglianze dovute ai processi di finanziarizzazione, delocalizzazione e privatizzazione. Anche dopo la crisi del 2008, la meritocrazia resta uno snodo fondamentale della narrazione neopopulista, a documentare il profondo legame fra quest’ultima e il neoliberalismo.
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La metamorfosi del lavoro nella società della conoscenza
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La metodologia dei centri antiviolenza e delle case rifugio femministe come «politica sociale di genere»
L’articolo esplora gli effetti del processo di regolamentazione in atto sulle pratiche di Centri antiviolenza (Cav) e case rifugio (Cr), in particolare di quelli gestiti dall’associazionismo femminile e femminista, inquadrandolo all’interno del dibattito teorico sul «riconoscimento». A partire dalle narrazioni di operatrici antiviolenza sulle rappresentazioni e le pratiche adottate nei loro interventi, analizziamo 1) la specificità della metodologia di accoglienza dei Cav basata sulla co-costruzione dei percorsi di fuoriuscita dalla violenza con le donne accolte, 2) il tema dei finanziamenti e 3) il ruolo delle operatrici. Si intende così approfondire come le pratiche di Cav e Cr si integrino nel sistema istituzionale antiviolenza in Italia, configurandosi come politica sociale di genere. L’analisi conferma come le politiche antiviolenza rappresentino un unicum all’interno del sistema delle politiche pubbliche nel loro complesso, specificatamente caratterizzate da un approccio di genere, intersezionale e multidimensionale. Infine, l’articolo mette in luce come il dibattito che attraversa il percorso di regolamentazione riveli sia i vincoli, sia, talvolta, alcuni spazi di opportunità per interpretare le esigenze di Cav e Cr e delle donne.
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La mia vita tra le lotte dei lavoratori
10.00
€
Durante gli anni difficili della sua giovinezza, in un entroterra siciliano devastato e depresso, l’autrice, donna del popolo lavoratore, affida alla carta avvenimenti, emozioni e riflessioni: la guerra, l’amore, l’impegno sociale e politico, le prime rivendicazioni femminili. Presto responsabile di diverse associazioni di donne comuniste e di sinistra, è compagna di un dirigente politico e sindacale, Luigi Infuso, con cui condivide la passione e la tenacia di un’esistenza di lotte. I diari, più volte ripresi e rimaneggiati, sono stati ora definitivamente ordinati per non disperdere un importante patrimonio fatto di vita vissuta, di battaglie, conquiste sociali e testimonianze minute, che si snodano dal secondo dopoguerra fino agli anni sessanta, nella provincia di Caltanissetta. Ed è grazie all’intreccio costante della dimensione personale con quella storico-politica, andando anche oltre il mondo comunista nisseno, che il testo di Enrichetta Angela Casanova Infuso allarga il fuoco, facendosi autobiografia e storia insieme.
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La minaccia nucleare
9.00
€
L’Iran, con la sua politica nucleare e con le minacciose parole del suo presidente Ahmadinejad, è ora divenuto un problema mondiale. Improvvisamente la comunità internazionale, i governi, i massmedia e l’opinione pubblica si sono accorti di doversi confrontare con le velleità nucleari del potente stato persiano. L’agile approfondimento curato da Maurizio Simoncelli - esperto di Geopolitica dei conflitti -, guardando oltre la cortina mediatica, vuole trovare le ragioni profonde dello scontro e fornire alcuni strumenti di lettura della questione nucleare e dell’attuale politica iraniana, riconducibile agli interessi e agli equilibri geopolitici dell’area che da anni guidano lo scenario del riarmo internazionale. Inoltre, ripercorrendo l’itinerario storico della proliferazione nucleare, si delinea l’evoluzione politica dei Paesi ufficialmente in possesso dell’arma atomica (Usa, Francia, Gran Bretagna, Cina, Russia) e di quelli successivamente aggregatisi al club del nucleare (Israele, India, Pakistan e Corea del Nord); nonché le possibilità per un’azione mediatrice dell’Unione europea su un tema sempre più scottante.
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La misurazione della job satisfaction nelle indagini. Una relazione analitica comparativa
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La mobilità degli studenti Erasmus tra identità europea e nuova emigrazione
A trent’anni dal varo del programma europeo Erasmus, il contributo si concentra sulle dinamiche e le destinazioni degli studenti che vi hanno partecipato. L’articolo parte dall’analisi della mobilità studentesca legata allo schema europeo, mettendo in luce come questo sia divenuto da un lato parte strutturale della formazione terziaria di migliaia di studenti europei e dall’altro una delle componenti significative della mobilità intraeuropea della popolazione dell’Unione. Non vi è dubbio che questo programma abbia rappresentato, e continui a farlo nella sua rinnovata veste Erasmus+, un modello di promozione dell’identità europea e di acquisizione di competenze linguistiche, sociali e culturali dei paesi ospitanti. Allo stesso tempo, in particolare per gli studenti dei paesi dell’area mediterranea, lo schema ha finito per rappresentare anche un trampolino per l’emigrazione verso mercati in grado di assorbire la loro offerta di lavoro. Le reti di relazioni e le competenze acquisite nel soggiorno di studio si sono rivelate, come documentato in molti studi e indagini recenti, un bagaglio indispensabile e abilitante l’emigrazione successiva alla fine degli studi.
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