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La natura del processo di integrazione monetaria e i destini dello stato sociale europeo
Il saggio analizza la (perdurante) crisi dell’Eurozona (Ez) mettendo in luce le connessioni tra la crisi stessa e le istituzioni che regolano il funzionamento dell’area. Vengono identificati gli elementi che, sin dalle origini, hanno reso l’Ez incline alla generazione di divergenza, instabilità e crisi. Inoltre, viene proposta un’interpretazione delle politiche di austerità introdotte dopo la crisi del 2008 quale emanazione diretta del costrutto istituzionale sul quale poggia l’Ez. A differenza di quanto asserito in Ferrera (2016), viene identificata un’inconciliabilità tra la struttura dell’Ez e la volontà di preservare dimensioni e qualità dello stato sociale europeo. Infine, vengono delineati quattro punti di frattura che sono posti all’origine dell’attuale processo di disgregazione: conflitto capitalelavoro, conflitto centro-periferia, conflitto tra sovranità nazionale e gestione sovranazionale del potere e crisi egemonica.
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La necessità di una rappresentanza collettiva dei lavoratori nell’ordinamento giuridico comunitario
Il saggio si propone di illustrare come sia necessario, accanto a uno studio delle regole che caratterizzano la contrattazione collettiva a livello comunitario, un approfondimento sui soggetti che stipulano i contratti collettivi a livello europeo. Partendo da una breve disamina delle norme che a livello comunitario si occupano di diritti e rappresentanza sindacale, il saggio illustra la necessità di superare la nota tendenza del diritto comunitario di astensione dal legiferare in materia di relazioni sindacali e di predisporre una legislazione di implementazione e di sostegno al diritto fondamentale, di cui all’art. 28 della Carta dei diritti fondamentale dell’Unione Europea relativo al diritto di negoziare e di concludere contratti collettivi, ai livelli appropriati, e di ricorrere, in caso di conflitti di interessi, ad azioni collettive per la difesa dei propri interessi, compreso lo sciopero.
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La neve nera di Oslo
10.00
€
Un Di Ruscio scatenato, furibondamente vitale, comico e caustico allo stesso tempo, irriverente al massimo, torna nelle pagine di questo libro con una lingua graffiante ed eversiva che, come scrisse Italo Calvino: «Ricorda Céline, per la volontà di scaricare nel flusso delle parole una cupa aggressività». Attuale e potente come pochi per la forte capacità di testimonianza, oltre che per l’indiscusso valore stilistico, La neve nera di Oslo cresce lungo una narrazione fluviale in prima persona, e in presa diretta, che lo scrittore fa avanzare tra bizzarre considerazioni politiche e filosofiche, intrecciate al vivere sociale e quotidiano, alle aspirazioni e ai sogni di un emigrato italiano. Argomenti della narrazione so no la privata quotidianità, l’odissea della vita di fabbrica e l’orgoglio di far parte di una classe operaia che va oltre l’ap partenenza diventando condizione uma na universale. Intorno il ma linconico ed esistenzialissimo pae saggio lunare di Oslo, che il nostro attraversa in bicicletta o a piedi, una metropoli tra i ghiacci che sentirà per sempre straniera. Ottantenne, molto amato da Franco Fortini, Paolo Volponi, Salvatore Quasimodo – che lo definì «uomo d’avanguardia nel senso positivo, cioè della fede nell’attualità e per la violenza del discorso» –con questo nuovo libro,forse tra i suoi il più bello e lirico, Luigi Di Ruscio sembra chiudere un’esperienza letteraria durata oltre mezzo secolo dove vita e scrittura s’incontrano per diventare una cosa sola, mostrandoci qui cosa significa per uno scrittore emigrare in Scandinavia e vivere in un isolamento linguistico e sociale che è da sempre quello di tutti i migranti.
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La non autosufficienza in un paese che invecchia
La progressiva e rapida crescita della popolazione over 65, in Italia come in Europa, impone la riconsiderazione delle politiche e dei servizi dedicati espressamente a questa fascia di citta-dini/e. La non autosufficienza si pone al margine estremo di una condizione di difficoltà di movimento o di ridotta autonomia che riguarda comunque una parte consistente degli an-ziani. Il contributo evidenzia come le misure attualmente previste dal nostro sistema di wel-fare, in gran parte sostegni monetari, faccia sì che molti dei fabbisogni assistenziali siano coperti dalle famiglie. Un modello di welfare familiare e privato che, sebbene si sia dimostrato efficace, ancorché sostenuto prevalentemente dalle donne, oggi mostra limiti evidenti. Negli anni si sono susseguiti e sviluppati numerosi interventi, l’Italia si è dotata di un Fondo per la non autosufficienza, ma la complessità della governance del sistema e le differenze territoriali sono rimaste una costante del nostro paese. Con il Pnrr e dopo una lunga battaglia delle organizzazioni sindacali, in particolare di quelle dei pensionati, si è raggiunto un obiettivo importante con la legge 33 del 2023 «Deleghe al Governo in ma-teria di politiche in favore delle persone anziane», un disegno di legge che contiene criteri e princìpi che devono essere seguiti per configurare il futuro assetto dell’assistenza sociale sanitaria e socio-sanitaria per le persone non autosufficienti in tutta Italia. I limiti, so-prattutto riferiti alla mancanza di risorse, del primo decreto attuativo della delega, l’as-senza di una riflessione e valorizzazione del lavoro di cura che rimane poco valorizzato socialmente ed economicamente, la crescita dei bisogni devono costituire per il sindacato un grande terreno di azione politica, vertenziale e negoziale, nella consapevolezza che dal miglioramento delle risposte per le persone non autosufficienti passa la qualità della vita delle intere comunità.
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La non-riforma del mercato del lavoro italiano
L’articolo evidenzia e si sofferma su alcuni elementi di debolezza della riforma della legislazione sul lavoro proposta dal governo Monti, che si propone molteplici e ambizioni obiettivi su lavoro e occupazione. E in particolare si concentra sulle criticità riguardanti: la riduzione dell’abuso di rapporti di lavoro flessibili e incentivazione del rapporto subordinato; la revisione degli ammortizzatori sociali; la riduzione dei costi di licenziamento individuale
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La normativa italiana sulla tutela individuale: il ruolo dei patronati come strumento di tutela e promozione dei diritti
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La nuova Confederazione sindacale delle Americhe
Alla fine dell’aprile 2008 a Città del Panama, la Orit (Organizzazione regionale interamericana del lavoro) e la Clat (Centrale latino-americana dei lavoratori), le due più grandi organizzazioni regionali di lavoratori delle Americhe, con più di cinquanta anni di storia alle spalle, si sono sciolte per fondare la Confederazione sindacale dei lavoratori e delle lavoratrici delle Americhe (Csa). ...
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La nuova configurazione sociale dell’Italia secondo Luca Ricolfi
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La nuova emigrazione italiana
L’articolo riflette intorno al nesso tra crisi – sociale, economica, politica – e fenomeno populista. Le diverse dimensioni dell’insicurezza, connesse alle diverse facce della crisi, convergono nel configurare una «grande crisi» che rende il cittadino, a sua volta, sempre più «critico» nell’approccio alla politica democratica. Questa dinamica favorisce il richiamo di un discorso populista che, da un lato, fa leva sulla difficile capacità di «risposta» dei governi e dei partiti e, dall’altro, stimola e sfrutta l’insofferenza crescente verso le istituzioni e gli attori della democrazia rappresentativa. La ricostruzione fornita, attraverso il ricorso a dati demoscopici e alla letteratura sul tema, suggerisce che la crisi finanziaria ed economica globale si configura come una variabile interveniente, più che la causa, che ha accelerato, fino a esasperarlo, un processo di più lungo periodo di indebolimento del rapporto tra società e politica rappresentativa.
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La nuova emigrazione italiana. Nota introduttiva
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La nuova Europa
9.00
€
L’allargamento dell’Unione europea è alle porte. A partire dal 2004 altri dieci Paesi verranno ad aggiungersi ai quindici che già oggi la costituiscono. È stato detto che si tratta di un evento di portata storica, se non addirittura epocale. Cosa cambierà in seguito a questo evento nei Paesi della nuova Europa, e in particolare in Italia, nei prossimi anni e già nell’immediato futuro? Come peserà questo impatto sugli assetti economici e sociali complessivi dell’Europa e di ciascuno dei suoi Stati? Il libro si pone questi interrogativi e attraverso testimoni autorevoli, italiani e stranieri, avanza risposte con l’occhio rivolto non agli addetti ai lavori, ma al pubblico vasto dei cittadini. Il cuore della riflessione che si dipana lungo le pagine del volume riguarda le prospettive del lavoro e il modo in cui la sua organizzazione di rappresentanza, cioè il sindacato, si prepara ad affrontare le nuove condizioni determinate dall’allargamento negli assetti istituzionali e in quelli economici, sociali e del mercato del lavoro. Tira le fila delle diverse questioni aperte, scavandone specificità e connessioni, Walter Cerfeda, responsabile del segretariato europeo della Cgil, mentre sono dei protagonisti privilegiati della scena politica e sociale europea ad approfondirne i diversi spaccati. Così, fra gli altri, si segnalano gli interventi di Will Hutton e Jean-Paul Fitoussi per gli aspetti economici del cambiamento; quelli di Bruno Trentin e Giorgio Napolitano, invece, per le problematiche istituzionali e sociali; ed infine quelli di John Monks, di Michael Sommer e di Guglielmo Epifani per la rappresentanza sindacale. Completano il volume un breve glossario delle parole dell’Europa ed una storia sintetica dell’allargamento.
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La nuova fase della crisi: il debito pubblico e il ritorno del neoliberismo
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