• Il decennio alle nostre spalle ha riproposto domande laceranti sul destino del lavoro. Sulla sua capacità, innanzitutto, di mantenere le antiche promesse di sicurezza, di cittadinanza, di reddito. Complice la crisi del vecchio compromesso fordista tra sicurezza e subordinazione del lavoro, che ha scompaginato sistemi di impresa, di relazioni industriali, di welfare. Complici, inoltre, storiche fragilità del capitalismo domestico e la miopia delle sue classi dirigenti. Non potendo più svalutare la moneta, si è scelto di svalutare il lavoro, rendendolo più precario. Contribuendo per questa via ad aggravare il declino competitivo del paese. Un'offensiva conservatrice che ha spiazzato il campo riformista, il quale è rimasto sulla difensiva. Per le numerose ragioni esaminate da Michele Magno - dirigente della Cgil prima e ora dei Democratici di Sinistra - tra cui ne spicca una: il rapporto non risolto tra lavoro e sviluppo, tra innovazione e giustizia sociale, nelle diverse culture politiche del riformismo italiano. In questo senso, come sottolinea Alfredo Reichlin nella prefazione, con il libro di Magno il problema del lavoro torna a interrogare la sinistra e il sindacato sui loro fondamenti sociali come sui loro valori e sulle loro prospettive strategiche.
  • Il saggio esamina la parabola della Federazione unitaria Cgil-Cisl-Uil, dalla costituzione nel 1972 alla rottura del 1984; tale vicenda storica è collocata all’interno della cornice economica globale, caratterizzata dalla crisi del capitalismo fordista, e all’interno del quadro politico italiano, segnato dalla debolezza delle diverse formule di governo (centro-sinistra, solidarietà nazionale, pentapartito). I principali avvenimenti che si susseguono – dagli accordi generali del 1975 alla linea dell’Eur del 1978, dalla vertenza alla Fiat del 1980 allo scontro sulla scala mobile nel 1984 – mostrano i meriti e i limiti di un progetto sindacale e politico che non ha rappresentato una mera parentesi nella storia nazionale ma un’esperienza significativa, piena di insegnamenti anche per il presente e per il futuro.
  • I contributi che presentiamo sono il frutto di un lavoro preparatorio finalizzato alla realizzazione di una relazione presentata dalla Fondazione in occasione della Conferenza internazionale «Workers’ Participation at Plant Level. An International Comparison» (Bochum, 21-23 agosto 2013). Nei saggi vengono approfondite la storia della partecipazione in Italia ed alcune esperienze significative; il dibattito interno alle organizzazioni di rappresentanza sul tema e le attuali proposte; i cambiamenti indotti nella partecipazione a partire dall’applicazione dei nuovi modelli organizzativi nella fabbrica post-fordista; infine, i principali elementi di discussione, da un punto di vista giuridico, a livello comunitario sul tema della partecipazione.
  • Il 7 febbraio 2007 il Parlamento italiano ha dato attuazione alla direttiva 2002/14/CE in materia di diritti di informazione e consultazione dei lavoratori nelle imprese con più di 50 dipendenti, che stabilisce regole chiare ed uniformi per il sistema di relazioni industriali. Nel volume si effettua una dettagliata disamina giuridica della nuova disciplina, contestualizzandola nell’articolato sistema partecipativo elaborato dal diritto sociale comunitario. Un’occasione per ripensare il tema della democrazia industriale, da sempre al centro delle analisi e delle rivendicazioni del movimento sindacale. Ma in che misura il diritto della UE offre oggi una strumentazione adeguata per far fronte alle nuove sfide imposte dalla competizione globale? E in Italia abbiamo recepito adeguatamente le nuove opportunità disposte dal legislatore europeo o siamo in presenza di un’altra occasione mancata di sviluppare un sistema forte di relazioni industriali, incentrate sul valore e sulla prassi della democrazia industriale? È di questo che trattano i contributi contenuti nel volume, curati da giuristi del lavoro e delle relazioni industriali. Un libro utile per studiosi di queste materie e per quanti – nel loro lavoro di rappresentanza e negoziazione – sperimentano la valenza dei diritti di informazione e consultazione dei lavoratori nell’impresa. Il volume è completato dalle normative comunitarie e da una rassegna della giurisprudenza europea in materia.
  • Il saggio illustra lo stato di salute della partecipazione dei soci e dei lavoratori in alcune a- ziende cooperative. La crisi economica della prima metà di questo decennio ha colpito pe- santemente le imprese cooperative, causando rilevanti danni alla loro capacità competitiva. La crisi ha pesato anche sulla partecipazione: in molti casi, amministratori e management hanno creduto di poter affrontare le difficoltà riducendo gli spazi della partecipazione, e in qualche caso perfino nascondendo la gravità delle situazioni critiche. Le procedure parteci- pative sono state formalmente rispettate, ma è stata sottovalutata la risorsa che la partecipa- zione può rappresentare proprio nei momenti difficili per imprese che hanno la partecipa- zione nel loro dna fondativo. Il saggio si conclude con alcune osservazioni e proposte sulle modalità per rivitalizzare la partecipazione dei soci e dei lavoratori, e alcune osservazioni sul ruolo giocato dai sindacati.
  • Che ne è, oggi, dell’articolo 3 della Costituzione nel suo secondo comma? I cittadini, e i lavoratori in particolare, riescono a partecipare effettivamente all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese? Questo è stato il punto di partenza della ricerca La partecipazione politica e sociale tra crisi e innovazione. Il caso della Toscana, condotta dal Dipartimento di diritto pubblico e dall’IRES Toscana, grazie al sostegno dello SPI-CGIL e della Regione Toscana. La ricerca, sebbene focalizzata sulla Toscana, Regione che ha sperimentato possibili risposte innovative – sia quelle introdotte dalla l.r. 69/2007, sia quelle avviate con altre esperienze autonome di vario tipo –, trascende la dimensione locale e mira a comprendere le trasformazioni in atto, le tendenze dei processi politici e sociali sia a livello nazionale che sovranazionale. L’indagine si è concentrata prevalentemente sulle espressioni partecipative relative all’esercizio delle forme più classiche della democrazia rappresentativa, su alcune manifestazioni dell’autonomia di base e sulle pratiche di «democrazia partecipativa». L’intento è stato quello di focalizzarsi sulle modalità più generali di partecipazione politica e sociale, su quelle che coinvolgono tutti i cittadini.
  • Dopo il tramonto della Guerra fredda, il panorama internazionale è rapidamente mutato. Nell’ultimo ventennio disgregazioni statali, globalizzazione, guerre asimmetriche, sicurezza energetica, potenze militari ed economiche emergenti hanno dato vita ad uno scenario nuovo e in continua evoluzione, prevalentemente nel continente eurasiatico. La posizione di Europa e Stati Uniti appare oggi meno solida che in passato. I problemi di forte dipendenza energetica e la rinascita politico-economica di Mosca sono tra le principali cause di questa nuova precarietà: la Russia riscopre la sua identità eurasiatica e cerca di acquisire potere e influenza sia in Europa, dove controlla i rifornimenti energetici ed esercita forti influenze economiche e politiche soprattutto ad Est, sia in Asia, dove, insieme ad altre potenze nucleari come Cina, India e Pakistan, tenta di contrastare il ruolo internazionale della Nato e degli Stati Uniti. Il libro ricostruisce e descrive il mutamento degli equilibri internazionali, lo spostamento del baricentro geopolitico da Occidente a Oriente, dimostrato anche dai tentativi di allargamento del G8, e le forti resistenze al processo in atto, che coinvolge più continenti in un gioco complesso e articolato i cui esiti sono ancora tutti da definire.
  • «…Tutto può, e anzi deve, essere rimesso in discussione, ma con la convinzione che teoria e azione sono le due facce dello stesso processo, che la politica dunque è l’infinito movimento di congiunzione di questi due lati…» Il libro ripercorre la storia politica dell’ultimo trentennio, dal compromesso storico a oggi, con uno sguardo molto critico su come la sinistra ha saputo leggerne i diversi passaggi, lungo una traiettoria di progressiva rinuncia ad una propria autonoma interpretazione della realtà. Si tratta ora di ricostruire un’identità, un ancoraggio sociale, una capacità di rappresentanza, senza che sia più possibile avere una meta prestabilita, perché tutto è mutato e si può procedere solo per tentativi, lavorando sulle contraddizioni e sui conflitti di un mondo globalizzato ma non pacificato. La pazienza e l’ironia sono le virtù necessarie per intraprendere questo cammino.
  • La guida «La pensione degli operai agricoli», promossa dall’Inca Cgil, vuole essere uno strumento di studio e di consultazione per i professionisti del settore, gli operatori dei patronati e per tutti coloro che desiderano approfondire la complicata normativa che disciplina la previdenza dei lavoratori agricoli. La guida contiene anche, seppur in modo sintetico, le norme che regolamentano la prosecuzione volontaria, l’integrazione della contribuzione volontaria, l’accreditamento tra le varie forme assicurative gestite dall’Inps. Considerata la difficoltà degli argomenti trattati, la guida fornisce molte esemplificazioni di casi concreti, che agevolano il lettore nell’apprendimento di concetti e criteri, che diversamente potrebbero risultare di difficile comprensione. Allegato al volume, un CD rom che contiene il testo della guida, il glossario, un’appendice legislativa e normativa, una ricca sezione di materiale formativo e numerosi schemi di calcolo.
  • Quando si rivolge a famiglie composte solo da persone con almeno 67 anni, il Reddito di cittadinanza prende il nome di Pensione di cittadinanza. La nuova misura rivolta agli anziani si distingue dal Reddito di cittadinanza non solo per il nome ma anche per una diversa struttura del trasferimento monetario. L’entrata in vigore di questo sussidio fornisce l’occasione per fare il punto sul complesso insieme di interventi che nel sistema assistenziale italiano sono dedicati a fronteggiare il rischio di povertà degli anziani. La prima parte del lavoro fornisce una panoramica di questi schemi, mentre la seconda parte è dedicata alla Pensione di cittadinanza. Ci chiediamo in particolare quale possa essere il ruolo di questo nuovo trasferimento nel contesto più generale del contrasto della povertà degli anziani. Consideriamo in particolare due aspetti: la diffusione territoriale fin qui osservata della Pensione di cittadinanza e gli effetti delle sue regole di selezione dei beneficiari.