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La politica pensionistica fra dimensione europea e prospettive nazionali
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La politica scolastica del ministro Gelmini (2009-2010)
20.00
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Il riordino del ciclo secondario realizzato dal ministro Gelmini: una lettura critica di una svolta "epocale", in grado di realizzare - fra l'altro - il più imponente taglio di risorse, umane e finanziarie, che la scuola pubblica abbia mai conosciuto.
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La popolocrazia e l’ossimoro di un populismo di sinistra
Il concetto di populismo è ambiguo e polisemico e abbraccia fenomeni molto eterogenei. In una definizione minima, la categoria di populismo rinvia a un atteggiamento e a una pratica ostile alla mediazione politica e alle istituzioni della rappresentanza. Il fondamento ideologico del populismo come strategia di conquista e conservazione del potere è la volontà di andare oltre la distinzione tra destra e sinistra, e oltre il conflitto tra capitale e lavoro. La formula di un populismo di sinistra appare per questo come contraddittoria negli assunti teorici e subalterna sotto il profilo della cultura politica.
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La povertà come concetto duttile e come informatore delle politiche
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La povertà lavorativa
Il contributo si concentra sulla povertà salariale o povertà lavorativa ponendo in evidenza la necessità di interventi di natura multidimensionale per contrastarla. La stessa azione delle organizzazioni sindacali, della Cgil, deve potersi muovere su diverse direttrici nella dimensione contrattuale, sia quella collettiva nazionale che quella aziendale e territoriale.
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La povertà nel diritto del lavoro: reddito di inclusione e di cittadinanza tra Costituzione e vincoli europei
Il contributo affronta il tema del contrasto alla povertà nella prospettiva del diritto del lavoro. Il principio lavoristico che permea la Costituzione osta, di principio, all’erogazione di un reddito a carico della fiscalità generale in assenza di una controprestazione di lavoro. Né tale assunto, ad oggi, è scalfito dalle disposizioni del diritto dell’Unione europea. L’attuale disciplina del cosiddetto reddito di inclusione, peraltro, non appare idonea a favorire l’inclusione sociale, anche per l’ineffettività degli strumenti di condizionalità. Non sembrano poi sufficientemente valorizzati, nella lotta alla povertà, il ruolo conferito dalla stessa Costituzione alla famiglia e agli enti della società civile.
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La povertà non è una colpa
L’articolo, partendo dalla lettura del Rapporto Caritas Oltre l’ostacolo, Rapporto 2021 su povertà ed esclusione sociale in Italia, sviluppa un ragionamento sulla situazione della povertà nel nostro paese e su quanto abbia inciso la pandemia, attraverso un’analisi dei dati disponibili e dei principali interventi adottati, sia strutturali (in particolare il reddito di cittadinanza) sia una tantum. Sulla base dell’analisi proposta, sono delineati alcuni provvedimenti che il legislatore dovrebbe adottare per rafforzare la misura di contrasto alla povertà e la rete di servizi pubblici territoriali necessari a prevenire e contrastare le disuguaglianze.
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La povertà tra i giovani europei. Fattori di rischio, persistenza, correttivi
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La povertà tra i minori
L’articolo ha due obiettivi principali. Il primo consiste nel descrivere la dinamica dell’incidenza della povertà tra i minori in Italia per classe di età negli ultimi due decenni, il secondo è valutare, con strumenti di microsimulazione, l’impatto dei trasferimenti monetari del sistema di welfare italiano sull’incidenza della povertà tra i minori, concentrandosi in particolare sugli effetti dei due schemi recentemente introdotti e destinati alle famiglie a basso reddito. Nel confronto internazionale, l’Italia è uno dei paesi europei in cui è più alta la quota di minori in povertà, ma negli ultimi anni sono emersi alcuni significativi miglioramenti nell’insieme degli strumenti politici disponibili contro la povertà. Il risultato è che oggi, rispetto a due decenni fa, l’efficacia del sistema fiscale e previdenziale italiano nel contrastare la povertà infantile è sicuramente migliorata.
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La precarizzazione del lavoro e gli effetti del Jobs Act
La legge 183/2014, il Jobs Act, ha determinato un profondo cambiamento nelle relazioni industriali italiane. Nel contributo, il Jobs Act viene inquadrato all’interno di un ventennale processo di riforma del mercato del lavoro che ha avuto inizio a metà degli anni novanta. Da una preliminare valutazione dei dati di fonte amministrativa e campionaria, relativi al periodo successivo all’implementazione del Jobs Act, emergono i seguenti risultati: l’atteso incremento occupazionale è stato esiguo, piuttosto si è verificato un aumento della quota di contratti a tempo determinato rispetto a quelli a tempo indeterminato e fra questi ultimi aumentano i contratti a tempo ridotto (part-time).
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La prestazione di lavoro e le sue vicende modificative
8.00
€
Nel volume vengono analizzati gli elementi fondamentali del rapporto di lavoro: le categorie, qualifiche e mansioni del lavoratore; il luogo della prestazione; il potere direttivo, di vigilanza e di controllo del datore di lavoro; l’obbligo di diligenza, obbedienza e fedeltà del lavoratore. Particolare attenzione è stata posta all’esercizio dello ius variandi da parte dell’imprenditore, soffermandosi sulle modificazioni del rapporto di lavoro che possono far sorgere il diritto del lavoratore all’inquadramento superiore o, in caso di demansionamento, il diritto a svolgere mansioni consone al proprio livello di appartenenza con la conseguente possibilità per il dipendente di richiedere il risarcimento dei danni per violazione dell’articolo 2103 del codice civile. Sono esposte inoltre tutte le ipotesi, previste sia dall’ordinamento giuridico sia dai contratti collettivi, di sospensione del rapporto di lavoro (malattia, infortunio, congedi, permessi, aspettative ecc.), approfondendo particolarmente il tema dei congedi parentali alla luce della normativa recentemente introdotta con il d.lgs. 26 marzo 2001, n. 151 (Testo unico delle disposizioni legislative in materia di tutela e sostegno della maternità e paternità). Sempre in tema di novità legislative viene esaminata la normativa che tutela i diritti dei lavoratori in caso di trasferimento di azienda, evidenziando la diversa nozione di azienda introdotta dal d.lgs. 2 febbraio 2001, n. 18, e sottolineando gli aspetti lesivi dei diritti dei lavoratori presenti nelle norme oggetto della recente delega al Governo.
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