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La previdenza complementare
12.00
€
La sempre maggiore diffusione di fondi pensione aziendali o professionali nei paesi dell’Unione Europea pone inevitabili interrogativi sul ruolo della previdenza complementare, che, oltre a costituire una fonte di risorse finanziarie indispensabili nel momento attuale di crisi dei sistemi previdenziali, rappresenta un diverso modello di solidarietà rispetto ai regimi previdenziali obbligatori. In questa prospettiva appare particolarmente utile l’analisi comparata della disciplina della previdenza complementare in alcuni Stati dell’Unione Europea, con l’obiettivo di individuare i tratti comuni e le criticità dei diversi sistemi. In questo volume, attraverso i contributi di esperti nazionali, si descrivono le principali caratteristiche di diversi regimi di previdenza complementare e dei loro rapporti con i regimi obbligatori. Oltre alla prospettiva comparata si è ritenuto indispensabile analizzare la dimensione comunitaria della previdenza complementare, specie in seguito all’emanazione della direttiva relativa alle attività e alla supervisione degli enti pensionistici aziendali o professionali. L’intervento del legislatore comunitario in un’area tradizionalmente riservata alla competenza degli Stati membri è infatti un segnale importante della rilevanza del tema delle pensioni complementari, non solo all’interno dell’agenda sociale ma anche all’interno dell’agenda economica e finanziaria dell’Unione Europea.
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La previdenza complementare in Italia. Un quadro di sintesi del sistema e le tendenze in atto
L’articolo presenta un quadro aggiornato del sistema di previdenza complementare in Italia con riguardo alle principali dimensioni del settore (adesioni, contributi, costi, investimenti). Ci si sofferma in particolare sui comportamenti degli iscritti rispetto ai fattori che determinano l’entità della prestazione a scadenza, valorizzando il ruolo che i diversi attori del sistema (fondi pensione, parti sociali, soggetti incaricati della raccolta, oltre all’Autorità di vigilanza) possono svolgere per favorire l’adozione di scelte di partecipazione adeguate. La parte finale è dedicata all’attuazione della Direttiva 2016/2341, cd. «Iorp II», volta a irrobustire la struttura di governo dei fondi pensione e a innalzare il livello dell’informativa agli iscritti, evidenziando in particolare il contributo che questa può dare al rafforzamento dei processi di investimento.
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La previdenza complementare negoziale a vent’anni dalla sua nascita tra difesa dei principi fondanti e bisogni di innovazione
Il sistema di previdenza complementare nei suoi principi fondanti (libertà e volontarietà di adesione, nesso di relazione con la previdenza pubblica, ecc.), nel ruolo della contrattazione collettiva (costituzione della forma di natura negoziale, regolamentazione e promozione delle adesioni, ecc.), così come il sostegno fiscale nella fase di accumulo e nell’accesso alla prestazione previdenziale a vent’anni dalla nascita, merita una riflessione sulla validità dell’attuale normativa al fine di meglio rafforzare questo strumento in relazione alle future prestazioni previdenziali. Dopo aver tracciato un quadro dell’offerta di previdenza complementare, delle innovazioni legislative e dell’evoluzione della gestione finanziaria, l’articolo si concentra su come promuovere le adesioni, vero punto critico del sistema dei fondi pensione negoziali, e rafforzare la previdenza complementare.
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La previdenza complementare: limiti e sfide in una prospettiva sistemica e comparata
L’articolo si concentra sullo stato di realizzazione dell’architettura pensionistica a più pilastri in Italia, disegnata ormai oltre un quarto di secolo fa con le riforme Amato (1992-1993) e Dini (1995), e perseguita da governi di diverso colore attraverso una serie di interventi incrementali. Aggiornando i dati statistici al 2019, e specialmente confrontando il modello multi-pilastro «all’italiana» con quello di altri paesi che presentano differenti forme di articolazione previdenziale su più pilastri, si mettono in evidenza i rischi, rispetto all’adeguatezza delle prestazioni e all’equità complessiva del sistema, che derivano da un cattivo «incastro» tra previdenza pubblica e integrativa in Italia.
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La previdenza in regime internazionale
15.00
€
Questa Guida affronta il vasto e ancora poco esplorato mondo della previdenza in regime internazionale, analizzando la condizione giuridica dei lavoratori migranti che si trovano ad essere soggetti, nel corso della loro vita, ad una pluralità di ordinamenti nazionali e sovranazionali, molto complessi e spesso difficili da conoscere ed interpretare. Il nostro lavoro si articola in una prima parte dedicata alle Convenzioni Bilaterali stipulate dall’Italia con altri Paesi, in una seconda parte relativa ai Regolamenti comunitari di sicurezza sociale nella loro più recente redazione, e in una terza parte che tratta la misura delle prestazioni pensionistiche, intese sia come calcolo sia come benefici ad esse correlati. La Guida non si limita ad esaminare le varie Convenzioni Bilaterali singolarmente prese, ma si è preferito evidenziare rispetto ad alcuni istituti – quali ad esempio il campo di applicazione, la totalizzazione dei periodi assicurativi, le prestazioni pensionistiche – le caratteristiche simili e le differenze sostanziali che devono essere conosciute per poter garantire un’effettiva tutela dei diritti.
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La prigione degli stranieri
14.00
€
Il libro è risultato tra i finalisti del Premio Nazionale di Divulgazione Scientifica 2014
Il libro affronta un aspetto poco indagato del fenomeno migratorio: la gestione e il funzionamento, in Italia e in Europa, dei Centri di detenzione amministrativa per migranti irregolari in attesa di espulsione. Vengono presentate le motivazioni originarie dell’istituzione dei Centri di trattenimento per stranieri come strumento di contrasto all’immigrazione irregolare, facendo riferimento alle politiche migratorie europee, nonché al dibattito creatosi intorno agli accordi di Schengen e al rapporto tra libertà e sicurezza nella costruzione dell’Unione Europea. Le ragioni della creazione dei Centri e il loro scopo sono sostanzialmente comuni ai diversi Stati europei, ma le modalità di realizzazione e di organizzazione sono specifiche di ogni contesto nazionale. L’analisi si concentra poi sul caso italiano per cogliere le caratteristiche strutturali del complesso dei CIE, soffermandosi sulle modalità del loro funzionamento, sulle condizioni di vivibilità interne, sulle principali criticità del fenomeno e sull’efficacia dello strumento di detenzione amministrativa a fini espulsivi. Su questi aspetti si procede ad una comparazione con alcuni paesi europei, in particolare la Francia e la Gran Bretagna. Il libro si chiude affrontando la questione dell’utilità dei Centri nel rendere effettiva la politica che ha portato alla loro istituzione. Ci si chiede cioè se servano davvero a disincentivare gli stranieri irregolari dal permanere sul territorio nazionale, se, in termini di costi economici e umani, convengano allo Stato e se esistano alternative al loro utilizzo.
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La prigione delle donne
15.00
€
Il libro prende spunto da un progetto di ricerca azione (Women in Transition - WIT) nelle sezioni femminili di due carceri della Toscana. Si è scelto di dare voce alle donne detenute, lavorando sui vissuti sì da ricostruire il filo dell’identità dentro/fuori del carcere. Sono stati individuati i meccanismi di inutile «sofferenza aggiuntiva» della quotidianità del carcere che più colpiscono le donne, oltre il dettato istituzionale della pena come sola privazione della libertà: cercando di scoprire le strategie per contrastarli, attraverso un confronto che ha coinvolto anche le operatrici e gli operatori. Da questa esplorazione della soggettività femminile hanno preso avvio i «laboratori» di self empowerment, mirati a valorizzare gli elementi di «forza» che le donne possono trovare in sé per fronteggiare lo scacco della detenzione; e chiamando il contesto sociale a «fare la sua parte» e mettere in campo risorse per poter guardare oltre il carcere. Il progetto WIT ha suggerito piste di approfondimento che il libro raccoglie: la questione della sessualità e dell’affettività dentro le mura, dall'ottica della differenza femminile; la riformabilità o meno del carcere, vista dal «paradosso» delle pratiche di empowerment in una istituzione totale. Per arrivare al quesito ultimo:quale carcere e quale pena per le donne?
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La primavera della ragione e l’estate interiore
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La primavera della ragione e l’estate interiore
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La privatizzazione della conoscenza e i beni pubblici
Il contributo esprime la posizione del sindacato e nello specifico della Cgil sulle questioni relative alla privatizzazione della conoscenza e più in generale del restringimento del peri-metro pubblico. A fronte è di un complessivo impoverimento del paese e di un approfondimento delle dise-guaglianze, occorre un’azione politica in difesa dei beni pubblici, dei beni collettivi, a partire dalle infrastrutture della conoscenza. Perché oggi, sia che si parli di transizione verde o di transizione digitale, si tratta di aspetti centrali per poter affrontare una trasformazione del lavoro e della società in maniera trasversale.
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La professionalità docente
12.00
€
Sono anni che il movimento sindacale contrasta i provvedimenti volti a destrutturare l’impianto della scuola pubblica emerso con la sperimentazione e la legislazione degli anni Settanta e Ottanta; più consistente è invece la fatica di tradurre l’elaborazione critica e analitica in una progettualità declinabile sul terreno della materia contrattuale. La legge 107/2015, intercettando un bisogno di cambiamento nella valorizzazione professionale, ha fornito però una risposta irricevibile che riproponeva, in modo piuttosto confuso e con diversi anni di ritardo, i fondamenti culturali della svolta di matrice neoliberista. Concetti distinti come impegno, merito, professionalità sono stati mescolati al fine di rappresentare nell’immaginario collettivo una risposta al bisogno di riconoscimento professionale che costituisce uno dei punti più delicati del lavoro educativo, approdando inesorabilmente ad una logica di tipo aziendalistico. È in questa cornice che matura la proposta di un convegno sulla professionalità docente, promosso dalla FLC CGIL Piemonte e i cui risultati sono raccolti in questo volume, per rispondere all’esigenza di entrare in un terreno difficile da sempre per il movimento sindacale, ma necessario per definire una strategia complessiva in grado di tenere insieme la sensibilità pedagogica con il profilo identitario del lavoro e con il controllo sull’organizzazione del lavoro. I contributi che seguono la relazione introduttiva si sviluppano su percorsi articolati: dalla riflessione in materia di professionalità nella cornice ministeriale all’elaborazione sui contenuti professionali della docenza professionale, per concludere con la lettura sociologica delle relazioni sindacali nel comparto scuola.
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La professionalizzazione atipica della consulenza di management: il ruolo delle associazioni e delle organizzazioni
Lo studio del processo di professionalizzazione è uno dei temi portanti della sociologia del lavoro, il celebre contributo di Wilensky nel 1964 ha segnato lo sviluppo del dibattitto sull’evoluzione dei gruppi professionali. Tuttavia, la crescita dei cosiddetti knowledge worker che non si riconoscono nel percorso tipico delle professioni regolamentate, ha messo in crisi la capacità euristica del modello proposto da Wilensky, proprio perché il ruolo una volta svolto dalle associazioni professionali è sempre più giocato dal mercato e dalle organizzazioni. Il presente contributo vuole discutere queste problematiche, affrontandole dal punto di vista di una professione emergente come la consulenza di management. Alla luce dei recenti cambiamenti introdotti nella regolazione pubblica delle professioni non regolamentate (legge n. 4/2013), si discuterà il ruolo delle associazioni professionali in un processo di professionalizzazione atipico, che passa prevalentemente per il successo di mercato e la definizione di strategie di branding più che attraverso la partecipazione collettiva a organismi formati da pari.
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