• Attraverso il mondo contadino e i suoi modelli di organizzazione sindacale si individuano persistenze di lungo periodo che si ritrovano negli anni della modernizzazione. Continuità che ( attraverso le migrazioni interne ) si intrecciano con il superamento del radicalismo e del localismo conflittuale, caratteristico di quel mondo, e con l'affermarsi di nuove forme di lotta in quello industriale, rafforzando il valore storico del sindacalismo confederale, ma anche fondendo insieme partecipazione, valori e forza nella costruzione e nel sostegno della democrazia.
  • Il volume ricostruisce la storia ed il processo di sindacalizzazione che ha coinvolto il settore del pubblico impiego dagli inizi del Novecento ad oggi. Con l’apporto di studiosi appartenenti anche a discipline diverse e con il sistematico utilizzo delle differenti fonti a disposizione, si è giunti a collegare questa storia con le modificazioni che si sono succedute sul piano economico, politico e sociale nell’Italia del ventesimo secolo, ponendo in luce il legame che si è progressivamente costituito fra il comparto dell’impiego pubblico (nelle sue molteplici articolazioni) e la vicenda istituzionale italiana. Elemento centrale dell’impostazione, che rappresenta sotto molti aspetti la conclusione di un lungo percorso, è la cornice sindacale della Funzione pubblica Cgil; cornice non svincolabile - culturalmente e storicamente - dalle origini del processo di formazione delle strutture di rappresentanza sindacale nel pubblico impiego, che affondano le loro radici sia nel periodo repubblicano, sia nei decenni precedenti, arrivando a collegarsi con le differenti vicende dell’Italia di inizio Novecento. In questo senso il volume ha indagato la complessa articolazione e incidenza della storia sindacale del pubblico impiego nella vicenda istituzionale, nonché il Il volume ricostruisce la storia ed il processo di sindacalizzazione che ha coinvolto il settore del pubblico impiego dagli inizi del Novecento ad oggi. Con l’apporto di studiosi appartenenti anche a discipline diverse e con il sistematico utilizzo delle differenti fonti a disposizione, si è giunti a collegare questa storia con le modificazioni che si sono succedute sul piano economico, politico e sociale nell’Italia del ventesimo secolo, ponendo in luce il legame che si è progressivamente costituito fra il comparto dell’impiego pubblico (nelle sue molteplici articolazioni) e la vicenda istituzionale italiana. Elemento centrale dell’impostazione, che rappresenta sotto molti aspetti la conclusione di un lungo percorso, è la cornice sindacale della Funzione pubblica Cgil; cornice non svincolabile - culturalmente e storicamente - dalle origini del processo di formazione delle strutture di rappresentanza sindacale nel pubblico impiego, che affondano le loro radici sia nel periodo repubblicano, sia nei decenni precedenti, arrivando a collegarsi con le differenti vicende dell’Italia di inizio Novecento. In questo senso il volume ha indagato la complessa articolazione e incidenza della storia sindacale del pubblico impiego nella vicenda istituzionale, nonché il ruolo svolto, specie negli ultimi decenni, dalla rappresentanza sindacale nel fungere da stimolo e da soggetto proponente delle riforme nella pubblica amministrazione. Tali elementi permettono di cogliere la particolare e assolutamente unica vicenda sindacale del pubblico impiego, facendo emergere una ricchezza di posizioni, avvenimenti, definizioni, lotte, vittorie e sconfitte che collocano significativamente questa vicenda all’interno del quadro storico dell’Italia del Novecento e della sua storia politica dal secondo dopoguerra in avanti. Saggi di: Adolfo Braga, Mimmo Carrieri, Anna Maria Cicolani, Alessio Gagliardi, Maria Chiara Giorgi, Maria Paola Del Rossi, Fabrizio Loreto, Guido Salvatore Melis, Edmondo Montali.
  • La vita di Bruno Trentin, dalla nascita in Francia dove la sua famiglia era in esilio a causa della dittatura fascista, alla guerra partigiana nelle file di «Giustizia e Libertà» (il partigiano Leone), alla CGIL e all’iscrizione al PCI provenendo dal Partito d’Azione, attraversa larga parte del Novecento. Segretario della FIOM e della FLM e principale protagonista dei Consigli di fabbrica durante l’autunno caldo, segretario generale della CGIL nei primi anni Novanta, ha lasciato un segno profondo nella cultura sindacale e politica. Ariemma mette in luce il carattere originale e innovativo del suo pensiero: la sua ricerca permanente non dogmatica e non ideologica della realtà, a partire dal capitalismo e dal fordismo; la sua visione eretica della democrazia e del socialismo, non statale e critico verso il modello sovietico fin dal 1956, una democrazia e un socialismo come processo, come rivoluzione dal basso, a partire dai luoghi produttivi. La politica per Trentin deve avere al centro il lavoro e il lavoro deve avere al centro la libertà e l’autorealizzazione della persona umana. Non esita a definire il suo messaggio utopia, un’utopia però non massimalista, ma concreta, sperimentale, tesa alla trasformazione della vita quotidiana a partire da chi il lavoro non ce l’ha o è precario, e quindi non è libero, oppure ha un lavoro alienante, opprimente, reificato. Nell’ultimo periodo della sua vita si è battuto, anche come parlamentare europeo, per gli Stati Uniti d’Europa, e per avviare una nuova civiltà che avesse a fondamento il lavoro e la conoscenza.
  • Ferrara ripercorre tutte le tappe della sua vita, le umili origini contadine, le prime esperienze di lavoro, le lotte in fabbrica da sindacalista, l’impegno politico, l’esperienza da deputato. Parla di politica industriale, di quella passata e futura, delle più grandi aziende italiane e del Mezzogiorno, di come quel modello di fabbrica entri in crisi intorno agli anni Ottanta e Novanta per colpa di scelte politiche ben pre cise, di un’eco nomia che cambia e di un Paese che non si adegua e non ha una visione strategica. Il libro racconta i luoghi vissuti dal protagonista, i campi di granturco, l’Alfasud di Pomigliano, i Regi Lagni, l’Alenia di Pomigliano, gli acquisti a Forcella, il rito contadino dell’uccisione del maiale. Racconta i prodotti della terra dove è nato, il San Marzano, il «piennolo», la pasta fatta in casa, le conserve. Il filo rosso che unisce tutto è la politica, il rapporto tra questa e la sinistra, tra il sindacato e i lavoratori, vista attraverso gli occhi di un uomo che non ha mai dimenticato le sue origini e ancora oggi si interroga su come si possano riannodare i fili tra la sinistra e quel popolo che sembra aver smarrito, e offre interessanti spun ti di riflessione per il futuro.
  • Disagio e vulnerabilità abitativa rappresentano fattori specifici della povertà; per lungo tempo il fenomeno è stato ampiamente trascurato sia nell’ambito delle riflessioni teoriche sia dalle politiche sociali. Oggi sta riemergendo una nuova questione abitativa come conseguenza di trasformazioni socio-economiche che moltiplicano situazioni di rischio ed emergenza. Questo contributo ha l’obiettivo di analizzare la situazione abitativa, con uno specifico focus sulla città di Roma.
  • In Italia le persone minorenni con background migratorio sono più di 1,3 milioni. Nella stragrande maggioranza sono nate e nati nel nostro paese e più di 300 mila di loro hanno già acquisito la cittadinanza italiana. Vivono in tutto il territorio, ma si concentrano soprattutto nell’Italia centro-settentrionale, nelle grandi città e nelle aree periurbane. Affrontare il tema del loro accesso ai sistemi di welfare significa distinguere tra il piano formale e quello sostanziale: sul piano formale l’Italia ha assunto gli obblighi di tutela dei diritti dei minori con background migratorio derivanti dalle convenzioni internazionali, mentre sul piano sostanziale si registrano ancora elementi critici riconducibili a volontà politiche, a orientamenti e atteggiamenti della società, alle concrete condizioni economiche e sociali. L’accesso ai sistemi di welfare è affrontato in modo particolare per quanto riguarda il diritto alla salute e il diritto all’istruzione.
  • Il libro raccoglie diciannove opinioni di autrici e autori italiani che da diverse visuali disciplinari (storiche, giuridiche, filosofiche, antropologiche, ambientaliste…) si sono confrontati con il tema dei «commons». Aria, acqua, terra, energia e conoscenza sono risorse speciali, beni primari da cui tutto dipende e la cui fruizione richiede quindi attenzioni particolari. L’applicazione a tali beni della logica del mercato ha sperimentato infatti i più clamorosi fallimenti. Il riconoscimento del Nobel all’economista Elinor Ostrom dimostra che il pensiero unico neoliberista sta incrinandosi anche dentro l’accademia. Ma nella sfera politica (specie in quella italiana) non vi è ancora traccia di ravvedimento: la saga delle privatizzazioni procede, ma cresce anche l’opposizione da parte di numerosi gruppi di cittadinanza attiva, di comitati, di associazioni in nome di una società più consapevole nei riguardi della natura e più responsabile nei confronti di tutta la comunità umana. Contributi di: Massimo Angelini, Bruno Amoroso, Eugenio Baronti, Davide Biolghini, Paolo Cacciari, Nadia Carestiato, Giuseppe De Marzo, Luigi Lombardi Vallauri, Laura Marchetti, Ugo Mattei, Emilio Molinari, Officina delle idee di Rete@Sinistra, Tonino Perna, Riccardo Petrella, Mario Pezzella, Giovanna Ricoveri, Edoardo Salzano, Chiara Sasso, Gianni Tamino, Laboratorio Verlan, Filippo Zolesi.
  • La sociologia ha fin dai suoi esordi ciclicamente individuato espressioni suggestive per descrivere il prodursi del mutamento sociale. In quest’ottica la descrizione del quadro attuale di riferimento deve fare necessariamente i conti con il precisarsi del cosiddetto paradigma «neoliberista». Più specificamente, il neoliberismo definisce un modello di governo sociale legato da un lato alla destrutturazione del tradizionale sistema di regolazione sociale dell’economia, dall’altro alla diffusione della competitività come criterio fondamentale di giudizio sul valore della soggettività. Tali processi, uniti alla crescente individualizzazione delle carriere di vita, delineano i contorni di un nuovo tipo di configurazione economica e sociale che possiamo definire con il termine di società della prestazione. Quest’ultima non solo manifesta la centralità crescente della retorica manageriale d’impresa nella società contemporanea, ma prefigura la nascita di una nuova antropologia e di un nuovo discorso sociale basato sulla centralità della performance come imperativo sociale.
  • La sociologia ha fin dai suoi esordi ciclicamente individuato espressioni suggestive per descrivere il prodursi del mutamento sociale. In quest’ottica la descrizione del quadro attuale di riferimento deve fare necessariamente i conti con il precisarsi del cosiddetto paradigma neoliberale. Più specificamente, il neoliberismo definisce un modello di governo sociale legato da un lato alla destrutturazione del tradizionale sistema di regolazione sociale dell’economia, dall’altro alla diffusione della competitività come criterio fondamentale di giudizio sul valore della soggettività. Tali processi, uniti alla crescente individualizzazione delle carriere di vita, delineano i contorni di un nuovo tipo di configurazione economica e sociale che possiamo definire con il termine di società della prestazione. Quest’ultima non solo manifesta la centralità crescente della retorica manageriale d’impresa nella società contemporanea, ma prefigura la nascita di una nuova antropologia e di un nuovo discorso sociale basato sulla centralità della performance come imperativo sociale.
  • L’azione pubblica mostra scarsa attenzione alla questione abitativa; nel nostro paese le politiche per la casa sono insufficienti e gli alloggi di edilizia residenziale pubblica sono pochi rispetto alla domanda. Non di rado le famiglie in condizione di sofferenza socio-economica mettono in atto strategie informali sostitutive. L’occupazione degli alloggi popolari è un esempio. Per comprendere più da vicino questo fenomeno è stato realizzato uno studio di caso all’interno di un quartiere di edilizia residenziale pubblica, collocato nella periferia est di Roma: il Quarticciolo. In questo contesto nasce il «Comitato di quartiere Quarticciolo», un’esperienza di organizzazione di base volte a ricostruire legami sociali e mettere in campo azioni di solidarietà e mutualismo. Lo studio analizza le caratteristiche peculiari del Comitato, il protagonismo del soggetto femminile e delle strutture di base come la Palestra popolare, il tipo di influenza che le spinte dal basso provano ad esercitare sui policy maker.