• Quando l’8 agosto 1956 l’orologio dell’emigrazione italiana in Belgio improvvisamente si ferma, nel fondo del Bois du Cazier, a Marcinelle, si trovano undici minatori provenienti dalla provincia di Pesaro. Nove vi sono nati, due hanno vissuto lì una parte importante della loro vita, prima di emigrare in Belgio. La provincia di Pesaro si trova immersa in una delle più gravi catastrofi minerarie del dopoguerra, accomunata alle vicende e ai dolori di altre terre. Oggi il Bois du Cazier è uno dei sacrari dei lavoratori europei. Davanti al lutto che ancora grava nella memoria collettiva, ogni confine sfuma, rompendo steccati nazionali o regionali. Ma dentro la Storia si racchiudono piccoli e grandi racconti delle vittime che portano con sé un proprio vissuto con profonde radici in un determinato territorio. A sessant’anni dalla tragedia, in un anniversario che diventa momento di riflessione, questo libro ricostruisce la storia del rapporto peculiare tra la provincia di Pesaro e il Belgio, a partire dall’accordo firmato tra i due paesi nel 1946, che scambiava uomini con carbone, fino ad arrivare alla tragica conclusione di Marcinelle. Il bilancio storiografico qui tracciato si articola lungo la specifica fisionomia di un territorio, attraversato da persistenze e rotture nei legami sociali e nelle strutture economiche, influenzato dalle dinamiche nazionali ed europee che dettano i caratteri del fenomeno migratorio e indirizzano le modalità delle destinazioni e delle partenze. Le vite spezzate nel sottosuolo della miniera, le vedove, gli orfani diventano protagonisti di una storia corale fatta di dolore, sacrificio e riscatto. Immagini ed emozioni del passato che sembrano congiungersi alle cronache drammatiche delle migrazioni di oggi.
  • Il contributo dato dai lavoratori italiani e dalla loro organizzazione sindacale alla lotta di Liberazione e, contestualmente, alla ricostruzione del paese non è stato ancora oggi sufficientemente indagato dalla storiografia. A negare e ridurre quel contributo si è invece in vario modo e su più piani diretto un tentativo di revisione che ha preso le mosse già all’indomani della Liberazione dell’Italia, per riproporsi in modo strisciante o a volte più esplicitamente nel corso di questi decenni. Con la partecipazione di studiosi autorevoli, di dirigenti politici e sindacali e di testimoni dell’epoca, la Fondazione Giuseppe Di Vittorio, in occasione del sessantesimo della Resistenza e della Liberazione del paese, ha avviato un’articolata e diffusa ricognizione critica degli eventi di quegli anni e dei loro protagonisti. In questo volume si raccolgono gli approfondimenti compiuti a Bologna, dove il tema dell’indagine ha riguardato La stagione degli scioperi contro l’occupazione nazifascista e la ricostruzione della Camera del lavoro di Bologna, e a Napoli, dove si è affrontato il tema Dopo le quattro giornate: gli anni della ripresa produttiva, civile e morale di Napoli. Nell’uno e nell’altro scenario il ruolo svolto dai lavoratori e dalle strutture della Cgil ricostituita emerge come quello di un protagonista autonomo e determinante, che con il suo intervento cambia radicalmente il quadro di riferimento in cui agisce, rendendo il suo impegno elemento fondante e costitutivo della rinata democrazia italiana.
  • Il welfare contrattuale, nelle sue declinazioni di conciliazione vita-lavoro e di welfare aziendale, ha acquisito una centralità strategica nel sistema di relazioni industriali. A tale processo ha, in parte, contributo l'evoluzione normativa degli ultimi anni. Infatti per la prima volta questi temi, rimasti spesso a latere della normativa giuslavoristica, si sono affermati anche come veri e propri pilastri del mercato del lavoro. In particolare il riferimento è a uno degli otto decreti legislativi attuativi della delega del Jobs Act, il d.lgs. n. 80 del 24 giugno 2015, che è stato interamente dedicato alla conciliazione vita-lavoro; alla leva fiscale che favorisce il welfare contrattato, con le novità introdotte dapprima con la legge di stabilità del 2016 e proseguite con quella del 2017; e infine alla legge n. 81/2017 sul lavoro agile. Tali tematiche, quindi, si stanno sempre più ponendo non solo come politiche di pari opportunità per un mercato del lavoro più inclusivo, ma anche quale volano di realtà industriali più produttive, competitive e innovative. Nuovi bisogni e un mutamento di valori che se non correttamente inquadrati e perseguiti possono comportare non solo e non tanto un minor benessere, quanto il rischio di un vero e proprio fallimento del sistema stesso.
  • La parte relativa alle interviste di questa ricerca si è rivelata una sorta di rafforzamento di quanto si andava trovando nei documenti. Tuttavia, incontrare alcuni protagonisti di quella formidabile stagione ha reso tangibile quello che era stato il trasporto, il lavorio del confronto e dello scontro, nella necessaria discussione per arrivare a una sintesi politica. Attraverso le interviste la pretesa infatti non era tanto di far venire alla luce particolari novità o informazioni inedite, quanto di rendere viva una stagione: Vanni, Ceremigna, Benvenuto, Roscani, Macaluso, Gabaglio, Carniti, ciascuno con la propria testimonianza è riuscito a raccontare come gli anni della Federazione unitaria siano stati di svolta, di crescita, di progresso della coscienza sindacale, sociale e politica.
  • Senza memoria non c’è futuro. Cosa successe a Valdagno, nel profondo Veneto, quando la statua del padrone fu gettata nella polvere e la democrazia entrò in fabbrica? Avvenimenti che hanno scavato in profondità, lasciando una eredità importante che si proietterà negli anni settanta. Le testimonianze dei protagonisti di quel movimento, raccolte nel volume, ne rilanciano i valori profondi e costituiscono un’indiretta risposta ai conservatori di tutta Europa che esortano ancor oggi, dopo quarant’anni, a «liquidare l’eredità del sessantotto». Uno sguardo agli anni della speranza per scrutare il futuro.
  • Le lotte dei contadini, dei minatori, degli operai fanno parte di quella «storia dimenticata», lontana anni luce dalla realtà quotidiana dei nostri giorni. Molti giovani non conoscono gli avvenimenti che si sono succeduti appena pochi anni fa: le lotte sostenute dagli operai per l’affermazione dei propri diritti e di quelli di cui, oggi, tutti godiamo. Ma a ben guardare la nostra storia, quella dei nostri giorni, riaffiorano, con tutta la loro drammaticità, gli stessi problemi, le ansie e le speranze descritte in questo libro. Il lavoro, la crisi della società e la sua frammentazione, la necessità di dare nuova vitalità ai valori della fratellanza, della solidarietà e dell’impegno sociale hanno spinto l’autrice a mettere insieme i vari tasselli di una vita, quella di Luigi Infuso, vissuta con passione e determinazione tra i lavoratori, con la condivisione dell’intera famiglia. Perché non si può costruire il futuro se non si conoscono le proprie radici.