• La guerra irachena e quella afgana, la lotta al terrorismo, gli scandali che hanno funestato l’amministrazione, la politica estera sempre più inconcludente, l’economia verso il tracollo: in questo volume, che fa seguito al precedente Ascesa e caduta del bushismo, Stefano Rizzo, consigliere parlamentare e docente di relazioni internazionali, racconta con piglio giornalistico e da profondo conoscitore di cose americane gli ultimi anni della presidenza di George W. Bush, dalla sconfitta parlamentare del 2006 fino al crollo definitivo e irreversibile del progetto politico, sostenuto da neoconservatori, fondamentalisti cristiani e lobbisti, che lo aveva portato alla Casa bianca nel gennaio del 2001. L’ultima parte del volume è dedicata alla lunghissima campagna elettorale, dapprima con le primarie, soprattutto per scegliere tra Hillary Clinton e Barack Obama il candidato democratico, poi con lo scontro per la presidenza tra Obama e John McCain, fino al voto del 4 novembre che ha portato all’elezione, per la prima volta nella storia, di un afroamericano a presidente degli Stati Uniti. L’Appendice del volume cerca di fare comprendere al lettore italiano alcune stranezze del sistema elettorale e istituzionale della «più antica democrazia del mondo», in particolare del suo modello presidenziale che - contrariamente a quanto si ritiene di solito - non assicura affatto stabilità ed efficienza di governo.
  • Questo romanzo è un piccolo capolavoro fuori dagli schemi abituali della narrativa. Intanto perché ha una sua storia nella storia. L’autore, noto giornalista e storico dei comunismi, l’aveva scritto nel 1998. Un apologo morale, portato a termine tra un saggio storico e l’altro, rimasto a lungo «imprigionato» nella memoria di un hard disk da dove è riemerso solo dopo la morte del suo autore, avvenuta nei primi giorni del 2011, grazie all’amore della sua donna. È un originale racconto, non privo d’ironia, che parla dei protagonisti della battaglia culturale dei comunisti italiani, delle loro illusioni, delle loro speranze mal riposte, della loro fiducia nella cultura e nell’uomo, e della loro «Waterloo». Eppure – è la conclusione del romanzo – non tutto questo retaggio va cancellato. Il passato non può essere messo da parte se si vuole costruire un futuro perché, come insegna la talpa della storia, è scavando «nel passato e nel presente, anche nei giorni e nei luoghi delle sconfitte e dei crolli» che si possono porre le premesse per la storia a venire.
  • Si esamina il sistema di imposizione delle attività finanziarie descrivendo le caratteristiche principali del nostro sistema tra cui quella della tassazione del risparmio gestito, dove si considera in risultato netto conseguito dal gestore che si applica, solo alle gestioni dei fondi residenti, e non a quelli esteri, creando una disparità di trattamento. Riflessioni finali sulla tassazione degli immobili proponendo interessanti suggerimenti.
  • Il contributo evidenzia come la rivoluzione tecnologica in atto non sia solo una rivoluzione industriale, non riguarda solo l’impresa, ma la società nel suo complesso. Incide sul lavoro, sugli stili di vita, sulla cultura, sulla comunicazione, sulle forme stesse della democrazia. Cambiamenti di questa natura e di questa portata non possono essere lasciati al mercato. C’è bisogno di un autorevole indirizzo e investimento pubblico. Il che comporta la necessità e la capacità di selezionare obiettivi, definire nuove convenienze, dare impulso a una do-manda pubblica in grado di agire contestualmente sull’offerta stessa creando così nuove im-prese, nuovi prodotti, occasioni di lavoro stabile e qualificato. È un cambiamento profondo che per non rimanere un progetto astratto deve sostanziarsi del rapporto concreto con le persone a partire dal mondo del lavoro. E questo ha bisogno in primo luogo di una nuova capacità di contrattazione ma anche di una grande alleanza tra sindacato e mondo del sapere. Anche per questa ragione diventa fondamentale il diritto alla formazione permanente e alla conoscenza. Solo così il sapere e la conoscenza diventano fattori decisivi di trasforma-zione e garanzia di cittadinanza.
  • Il saggio, scritto da Vittorio Rieser nel 1990 e qui riproposto, affronta il tema del controllo dei lavoratori nell’impresa capitalistica. Facendo interagire lo schema di analisi marxista con quello weberiano, si sostiene che il regime autoritario della fabbrica capitalistica non risiede solo nella proprietà privata dei mezzi di produzione, ma anche nella presenza di una burocrazia tecnico-manageriale. Ne discende che il conflitto tra capitale e lavoro è rivolto a ridurre l’asimmetria di potere, costitutiva dell’impresa capitalistica, attraverso una strategia di controllo, capace di innescare elementi di democratizzazione parziale della vita sociale e politica. Viene delineata una prospettiva di democrazia industriale ancorata a forme di autogoverno e di controllo dal basso, di cui sono rintracciabili elementi embrionali nell’attuale mondo del lavoro.
  • Il contributo parte da una ricostruzione della distribuzione salariale nel lavoro dipendente in Italia. La mappa delle classi salariali può fornire un punto di partenza per fare emergere le strategie che le imprese adottano per governare le relazioni di lavoro, secondo una articolazione di coercizione e consenso. Questa prospettiva non è nuova nella ricerca sociologica, soprattutto dopo l’analisi condotta da Burawoy nell’ambito di una impresa industriale. Qui l’analisi trae origine dalle caratteristiche della composizione sociale della forza lavoro e procede con l’individuazione di due macro indirizzi: uno che si sviluppa nell’area del mercato del lavoro dove è più consistente la dispersione e il dumping contrattuale nella forma della coercizione (elasticità verso il basso del salario nominale), l’altro, collocato nelle posizioni lavorative dove è più significativa la presenza di profili professionali specifici e difficilmente riconducibili a prestazioni standardizzate, agisce sulla leva del consenso attraverso una gestione unilaterale del salario variabile. La combinazione di queste due tendenze schiaccia l’azione sindacale su un perimetro di azione sempre più ristretto. Gli elementi su cui si appoggiano queste due tendenze hanno carattere sempre più sistemico, non sono un fatto congiunturale. L’azione sindacale è chiamata oltre che ad intervenire sui fattori di maggiore vulnerabilità (in particolare su una legislazione che inverta la direzione della de-regolazione dei rapporti di lavoro e la proliferazione dei Ccnl), anche a ripensare un nuovo equilibrio nelle relazioni industriali, soprattutto nel rapporto tra contrattazione centralizzata e contrattazione di secondo livello.
  • Dalle fonti di energia rinnovabile una straordinaria opportunità di sviluppo. Per sostenere la crescita, creare lavoro, valorizzare le risorse locali, ridurre gli squilibri tra Nord e Sud, diffondere modelli sociali ed economici più democratici e partecipati, salvaguardare il futuro del pianeta. Di terza rivoluzione industriale, sostenibilità, energie rinnovabili, piano solare mediterraneo, Nord - Sud e molto altro ancora scrivono e discutono B. Caravita, R. Consoli, E. D’Angelo, A. Filippi, F. Garufi, M. Iommi, V. Moretti, J. Rifkin, S. Rugiero, F. Solari
  • Il progresso delle scienze biomediche ha messo a disposizione una serie di conoscenze che riguardano l’intero ciclo vitale degli esseri umani dalla nascita alla morte. La sopravvivenza e l’evoluzione non sono più affidate solamente al «caso», ma diventano oggetto di una possibile progettualità e, quindi, di scelte e decisioni. Gli autori dei saggi raccolti nel volume, tra i più prestigiosi nelle proprie discipline, si confrontano con questi mutamenti, intrecciando un confronto interdisciplinare sul ruolo centrale della democrazia e del pluralismo culturale nella discussione pubblica e nella ricerca scientifica. Saggi di: Giovanni Berlinguer - Professore emerito dell’Università di Roma «La Sapienza». Fa parte del Comitato di Bioetica dell’Unesco. Ernesto Di Mauro - Docente di Genetica Molecolare all’Università di Roma «La Sapienza». Direttore scientifico della Fondazione Pasteur Cenci-Bolognetti. Silvio Funtowicz - Ricercatore presso l’Istituto per la Protezione e la Sicurezza del Cittadino (IPSC); Commissione Europea - Centro Comune di Ricerca (CE-CCR), 21020 Ispra (Va), Italia. Silvia Garagna - Docente di Biologia dello Sviluppo all’Università di Pavia (Laboratorio di Biologia dello Sviluppo). Mirko Drazen Grmek - Tra i maggiori storici e filosofi della scienza del XX secolo. Ha insegnato Storia delle Scienze Biologiche e Mediche all’Ecole Pratique des Hautes Etudes di Parigi. È scomparso nel marzo del 2000. Alberto Oliverio - Docente di Psicobiologia all’Università di Roma «La Sapienza». Direttore della Sezione di Psicobiologia e Psicofarmacologia dell’Istituto di Neuroscienze del CNR. Carlo Alberto Redi - Docente di Zoologia e Biologia dello Sviluppo all’Università di Pavia (Direttore del Laboratorio di Biologia dello Sviluppo). Stefano Rodotà - Docente di Diritto civile all’Università di Roma «La Sapienza». Presidente dell’Autorità garante della privacy. Fabrizio Rufo - Curatore del libro - Docente di Bioetica all’Università di Roma «La Sapienza». Silvano Tagliagambe - Docente di Filosofia della Scienza all’Università di Sassari - Sede di Alghero. Mariachiara Tallacchini - Docente di Scienza Tecnologia & Diritto all’Università Cattolica del Sacro Cuore - Sede di Piacenza. Docente di Bioetica all’Università degli studi di Milano. Maurizio Zuccotti - Docente di Istologia ed Embriologia all’Università di Parma e all’Università di Pavia (Laboratorio di Biologia dello Sviluppo).
  • La rilevanza del contributo di Minsky per la comprensione della dinamica del capitalismo dei suoi e dei nostri tempi – di quel Wall Street capitalism dalle ormai consolidate dimensioni globali – è ampiamente nota. Tuttavia gli interventi di Minsky raccolti in Combattere la povertà. Lavoro non assistenza, tradotto e pubblicato dalla Ediesse (2014), affrontano una questione, come combattere la disoccupazione, che sembra distaccarsi dai temi a lui più propri; ma è un’impressione erronea poiché instabilità finanziaria e carenza occupazionale sono questioni tra loro strettamente connesse. La rilettura dei suoi saggi e il confronto tra la sua realtà e quella odierna stimolano un’opportuna riflessione sulla possibilità che la sua proposta per una piena occupazione «in senso stretto» costituisca uno strumento di una «politica per il lavoro» dei nostri giorni.