• Lelio Basso

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    Lelio Basso è stato una delle personalità più importanti nella storia politica dell’Italia del Novecento. Giurista di formazione e rivoluzionario per vocazione, Basso diede un contributo decisivo alla stesura della Costituzione repubblicana e fu teorico del socialismo, della democrazia pluralista e dei diritti civili. Questo libro ne ricostruisce la biografia nei dieci anni più significativi della sua esperienza di dirigente del PSI. Convinto antistalinista, Basso subì negli anni della guerra fredda l’ostracismo del suo partito e del PCI. Riemerse gradualmente dall’emarginazione grazie al processo di destalinizzazione culminato nel 1956. Fu allora che s’impose come un originale interprete dell’autonomia socialista, coniando la formula dell’«alternativa democratica»: un programma di governo antagonista alla DC, che, unendo le forze della sinistra, avrebbe dovuto realizzare una piena democrazia politica, sociale ed economica, sul modello dei più avanzati Paesi occidentali.
  • Il libro racconta, attraverso testo e immagini, un viaggio in bicicletta dalla Spagna all’Africa dell’Ovest di una giovane coppia che si mette in cammino con la voglia di toccare con mano una parte del complesso continente africano. Per 5 mesi e più di 6.000 chilometri di pedalate, Tobias e Marianita si confrontano con paesaggi ed esperienze che li fanno riflettere sull’Africa e l’Europa, spingendo sempre più in là il confine tra i due continenti. Attraverso Spagna, Marocco, Sahara Occidentale, Mauritania, Senegal, Guinea, Mali e Burkina Faso, i due autori riflettono giorno per giorno sul senso del viaggiare oggi, sulla specificità di andare con lentezza, e su come la bicicletta sia una maniera, non solo per andare lontano, ma anche per sentirsi più a casa. Attraverso le montagne dell’Atlante e il deserto del Sahara, le pianure del Senegal e le colline della Guinea, il delta del fiume Niger e poi ancora le distese sabbiose del Sahel, il racconto comunica la voglia di mettersi in cammino, di rendersi disponibili all’incontro, di reimparare a viaggiare perché «Un viaggio del genere ti insegna prima di tutto qualcosa sul posto da cui vieni e poi sul posto dove vai».
  • Nato nell’ambito delle celebrazioni dei 150 anni dell’Unità nazionale, il libro vuole riflettere sullo sguardo acuto che Giacomo Leopardi gettò sugli italiani e sull’Italia, sul giudizio netto, privo di rassicurazioni retoriche, che egli ne dette. La sua lezione intellettuale costituisce infatti un contributo imprescindibile per pensare i 150 anni della nostra storia unitaria, perché l’Italia non fu soltanto un progetto politico incarnato nelle diverse esperienze dei patrioti risorgimentali. Fu soprattutto un’idea nata prima dello Stato unitario e che in quello Stato trova espressione politica e istituzionale.
  • Forse la pace non si può «insegnare», ma certo una nuova cultura che faccia delle persone e del loro benessere la ricchezza dei popoli è una condizione fondamentale per realizzare una pace che non sia solo «assenza» di guerra. Una pace sentita come dimensione etica e testimoniata da milioni di giovani e di persone di ogni condizione: come tale la avverte la Cgil, che della cultura e della pratica dei diritti ha fatto il cuore della sua azione riformatrice e rivendicativa. In collaborazione con l’Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico, la Cgil ha promosso il libro e il video in cui il pedagogista Alberto Alberti, lo scienziato Marcello Cini, il regista Carlo Lizzani, la scrittrice Lidia Ravera, il filosofo Fulvio Tessitore, il compositore e musicologo di chiara fama Azio Corghi esprimono la ricchezza, la forza, la vitalità di forme del pensiero, dell’arte e della cultura del nostro paese, che non si piegano agli eventi. Dario Missaglia e Guglielmo Epifani illustrano poi come per il sindacato sia essenziale assumere l’etica della responsabilità per misurarsi sulle grandi questioni sociali, politiche, culturali che l’idea di pace esige vengano affrontate. Contributi di: Alberti, Cini, Corghi, Epifani, Lizzani, Missaglia, Ravera, Tessitore.
  • Il volume raccoglie cinque lezioni magistrali tenute dagli autori, tra il 2006 e il 2013, su invito del Centro per la riforma dello Stato nel giorno natale di Ingrao. Gli argomenti trattati riguardano temi e questioni che illuminano aspetti interessanti ed attuali della complessa figura e dell’opera di Ingrao, affrontati nel più ampio orizzonte della cultura e delle vicende di mezzo secolo. Mentre Camilleri e Olivetti approfondiscono tratti eminenti della personalità di Ingrao – Camilleri il suo ricorso al dubbio come metodo, Olivetti gli anni della sua formazione e la rilevanza della sua ricerca poetica – Sanguineti si interroga su «Come si diventa materialisti storici», Barcellona riflette su «L’epoca del postumano» e Tronti svolge una intensa meditazione su «Persona e politica». Il libro, nella variazione delle voci diverse e nello spirito d’una appassionata apertura intellettuale, contribuisce a precisare e indicare situazioni e problemi che assumono consistente rilevanza nel contesto dell’attuale dibattito politico e culturale.
  • L’obiettivo del libro è aprire una riflessione sulle forme di insubordinazione che si stanno estendendo nel mondo contro il saccheggio neoliberista: iniziato negli anni Settanta in America Latina, oggi ha portato l’intero globo all’interno della logica occidentale della finanziarizzazione; ancora una volta le ex colonie sono state un laboratorio di processi politici più avanzati rispetto alle ex metropoli (Miguel Mellino, Ambra Pirri). È in questa ottica postcoloniale che appare rilevante guardare agli effetti che i rivolgimenti nel Maghreb e nel Mashreq cominciano ad avere sul regime europeo e dei «confini esterni» dell’Unione, ricostruendone i caratteri che si sono fondati sull’attivo coinvolgimento di regimi come quello libico di Gheddafi e quello tunisino di Ben Ali (Sandro Mezzadra). Alla luce dei cambiamenti sociopolitici che si stanno verificando nell’area libica si guarda anche alle ripercussioni sulla lotta al traffico di esseri umani (Oria Gargano con Francesca De Masi, Carla Quinto e Francesca Esposito). Viene analizzato in particolare il ruolo dell’isola di Lampedusa, spartiacque di un Mediterraneo che rischia di diventare un’area di insediamento di istituzioni di reclusione (Alessandra Sciurba). Anche questi stravolgimenti sono alla base dei processi rivoluzionari in corso, insieme all’enorme asimmetria che continua a dividere le due sponde del mare nostrum. Queste ribellioni si possono definire decisamente post-islamiche in Nord Africa e postmoderne in Occidente, anche grazie alla significativa presenza femminile (Renata Pepicelli, Anna Curcio) e giovanile e per il ruolo giocato da Internet, da Twitter e dalla rete tutta in un paese in cui i giovani rappresentano il 60-70% della popolazione (Giuliana Serra). Le rivolte nordafricane hanno rotto l’equilibrio su cui, fino a pochi mesi fa, si fondava l’ingiusto ordine mondiale, e rappresentano una sfida, raccolta dall’Occidente, al processo di integrazione europea (Annamaria Rivera) ma soprattutto al neoliberismo e alla finanziarizzazione del globo (Mellino, Pirri).
  • Uno dei più importanti libri sulla mafia del grande storico siciliano Francesco Renda (scomparso nel 2013) veniva pubblicato nel 1998. Nel 2008, a dieci anni di distanza, alla luce delle tante e importanti novità che si sono registrate nei confronti del fenomeno criminale, e consideratane la gravissima espansione qualitativa e quantitativa nell’economia e nella società italiana ben oltre i territori e i settori tradizionalmente controllati, Renda aggiornava la sua analisi e, in un dialogo serrato con Antonio Riolo, indagava le modalità necessarie per rendere concreta quella che potrebbe sembrare destinata a restare un’utopia: la liberazione dell’Italia dalle mafie. Un’utopia, avvertiva Renda in uno dei suoi ultimi libri, che per farsi davvero concreta deve propagarsi ed essere agita in tutti gli ambiti della società italiana. A questo riguardo appaiono davvero preziose le pagine che nel libro sono dedicate al concetto di utopia, come gli spunti di straordinaria attualità che Renda ricava dall’opera di Tommaso Moro e dalle elaborazioni svolte su questo tema da Erasmo da Rotterdam. Colpisce infine quanto Renda afferma quando sotto linea che alla conoscenza sempre più approfondita dell’ala militare delle mafie corrisponde la quasi assoluta ignoranza dell’altra ala, quella che lo storico definisce «mafia-mafia».