• Il presente contributo ha un duplice obiettivo. In primo luogo esamina le caratteristiche del cosiddetto «smart working»sottolineandonei principali cambiamenti emersi prima e durantela fase di lockdown. In secondo luogo individua alcune questioni irrisolte e ancora controverse sulle quali le organizzazioni sindacali e datoriali possono giocare un ruolo importante nella sua regolamentazione condivisaal termine della fase di emergenza.L’analisi è stata condotta sulla base di alcuni case studiesdi grandi aziende italiane che lo hanno sperimentato prima dell’emergenza, integrati con le prin-cipali evidenze di ricerche più recenti condottedurante e dopo il lockdown. Le conclu-sioni si soffermano sulla nuova visione di «lavoro ubiquo»lanciata da Butera (2020), integrandola con la proposta di dotare sia i lavoratori dipendenti che quelli autonomi di spazi adeguatamente attrezzati per il lavoro a distanza.
  • Nel corso del trentacinquennio cd. neoliberale non si è assistito soltanto a un deterioramento del welfare e dei dispositivi di redistribuzione: la generale ridefinizione delle modalità di accumulazione ha attraversato tutti i settori dell’economia fondamentale, ovvero dello spazio economico che produce i beni e i servizi indispensabili per il benessere e la coesione sociale. A questo proposito, si analizzano alcuni esempi relativi ad attività fondamentali svolte in regime di mercato, ad attività fondamentali privatizzate o in corso di privatizzazione, ad attività esternalizzate. In conclusione, si constata la necessità di scelte di regolazione e di policy che intervengano non soltanto sul welfare strettamente inteso, ma su ciascuno dei settori dell’economia fondamentale, sulla base di dispositivi regolativi differenti.
  • Caro Andrea, […] a breve distanza di tempo tu hai salutato un carissimo figlio e io un carissimo compagno; quel giorno in cui tu, Daniela e Fabrizio salutavate il vostro Claudio e io ero lì un po’ da parte, mi hai chiesto: «come si fa?», e io proprio non lo sapevo come si potesse fare a salutare un figlio per sempre. Poi, quando poco dopo anche io mi sono trovata davanti al mio «come si fa?» tu c’eri; ricordo che nella confusione di quel giorno tu mi stavi di fronte ben dritto e mi guardavi e io per un istante mi sono rispecchiata nel tuo sguardo e sentivo che il fatto che tu fossi là, con la tua domanda senza risposta, mi dava forza; la tua presenza mi diceva: «non sappiamo come, ma si fa». È così che gli specchi ci guardano, ci riflettono e – come racconti nel tuo libro – legano le memorie del passato a quelle del futuro. Questo tuo libro è un viaggio nella riflessione […]. La riflessione che ci proponi di sperimentare con te è una riflessione basilare, ontologica, quella su cui si fonda la nostra umanità. È una riflessione sulla «Noità» esistenziale che precede la nascita dell’«Io» e del «Tu» e a cui tu – senza imbarcarti in complicate teorizzazioni – dai subito corpo evocando l’immagine misteriosa del Giano bifronte […] Di pagina in pagina la tua «riflessione» abbraccia un vastissimo campo dell’umano che traversa e lega i millenni della storia che ci ha generato: dall’incontro con Archimede e con i suoi celebri specchi – la seconda tappa del tuo viaggio – all’amore che lega per sempre una coppia di anziani coniugi, sor Alvaro e sora Maria, due moderni Filemone e Bauci, immersi in una Trastevere di oggi e di ieri […]. Nel tuo libro, navigando tra Scilla e Cariddi degli scogli ora edipici, ora narcisistici, ci mostri con pacata sicurezza come, grazie all’amore di un figlio, il rapporto speculare con se stessi possa intrecciarsi e continuamente aprirsi all’incontro con l’Altro. (dalla prefazione di Paola Carbone)
  • Il libro dà conto dell’irruzione della teoria dell’autonomia del politico nel dibattito italiano degli anni settanta e spiega, grazie a un lavoro di analisi che non risparmia i dettagli, l’impatto prodotto dalla teoria nello spirito del tempo. In questo modo è esposto lo svolgimento di una discussione assai tormentata, per quanto mai veramente risolutiva. Pubblicate nel 1977, ma maturate lungo tutto il decennio, a partire da un serrato confronto seminariale svoltosi nell’Università di Torino sotto la presidenza di Norberto Bobbio, le tesi di Mario Tronti si proposero come un momento di svolta per la cultura politica della sinistra marxista italiana. L’analisi di quelle riflessioni e dei testi in cui si manifestò la controffensiva nei riguardi dell’autonomia del politico documenta - secondo l’Autore - come la battaglia contro l’autonomia del politico anticipasse e largamente mettesse in forma l’antipolitica di oggi. La distanza dallo spirito del tempo entro cui l’autonomia del politico fu proposta potrebbe viceversa essere utile per tornare a riflettere su una sua ritrovata attualità, nel tempo in cui l’eclissi della politica forma la necessità per un ritorno della teoria.
  • La Fiat è stata in questi anni al centro dell’attenzione dell’opinione pubblica. Lo è stato soprattutto il suo amministratore delegato Sergio Marchionne. Il suo stile, duro e diretto, la sua battaglia senza esclusione di colpi nei confronti del più grande sindacato operaio, la Fiom, le condizioni poste o imposte ai lavoratori in nome del bene e della sopravvivenza dell’azienda nel mercato mondiale, sono state considerate una novità politica, una rottura con le vecchie prassi sindacali che meritavano interesse. C’è stata invece in questi anni scarsa curiosità nei confronti di coloro che direttamente subivano le conseguenze delle sue decisioni, scarsa attenzione per come si è modificata la vita in fabbrica nell’era Marchionne e per come la Fiom ha retto questo scontro. Lo squalo e il dinosauro vuole coprire questo vuoto con un reportage su quello che finora è stato nascosto: la condizione operaia negli stabilimenti Fiat dominati dalla minaccia della chiusura. Un’inchiesta negli stabilimenti da Mirafiori a Melfi sulle nuove pesanti condizioni di lavoro, sulle conseguenze della cassa integrazione, sulla paura per il futuro. Un’analisi del conflitto che ha contrapposto la Fiat di Marchionne alla Fiom di Landini e che oggi vede il più grande sindacato operaio espulso dai luoghi di lavoro e alla ricerca di una nuova identità.
  • Le crisi economiche, politiche e sociali portano inevitabilmente alla luce le contraddizioni presenti nei processi di riproduzione sociale. È stato così negli anni ’70 in corrispondenza dello shock inflattivo legato al rialzo del costo del petrolio, poi nel 2007 in coincidenza della crisi economica e finanziaria, e più recentemente nel 2020, con la sindemia da Covid19. Queste crisi, pur diverse nella loro manifestazione, hanno ridefinito i confini tra pubblico e privato, soprattutto attraverso l’arretramento dello Stato, e la conseguente riduzione delle risorse da destinare alle politiche sociali, generando l’aumento delle diseguaglianze, di genere in primis. L’analisi dei settori della cura, per la loro stretta connessione con la riproduzione sociale, è cruciale per indagare più a fondo la società in cui viviamo. Attraverso l’analisi delle retribuzioni, delle differenze retributive di genere presenti e di altri elementi che caratterizzano le condizioni di lavoro nel settore dell’istruzione e in quello sanitario e socio-assistenziale in Europa, questo contributo si propone di interrogare i dilemmi presenti e le prospettive future della cura.
  • Lo "Statuto": ha 40 anni e li dimostra ma li porta bene ('come una bella donna di quella età'). L'art. 18 (reintegra) e l'art. 28 (comportamento antisindacael): i due cardini della effettività dei diritti dei lavoratori. Il perchè è sotto perenne attacco. I bersagli di ogni disegno restauratore. Una lezione magistrale sugi sviluppi della cultura giuridica e sindacale di questi decenni nel nostro paese.
  • Nel corso degli anni sessanta, fra gli studiosi europei di scienze sociali iniziò a svilupparsi una reazione contro quello che potrebbe essere definito «normalismo americano». Con questa definizione intendo l’assunzione più o meno tacita, condivisa da quasi tutta la scienza sociale americana quand’era in procinto di conquistare il dominio mondiale, del fatto che le società industriali avanzate convergessero ineluttabilmente verso il modello della più avanzata fra tali società, gli Stati Uniti. ...