• Le misure di contrasto alla povertà, in specie gli schemi di reddito minimo iscritti nel para-digma del social investment e dell’attivazione, hanno incorporato in Europa la logica di fondo dell’inclusione attiva e della condizionalità. In questo solco si inserisce, con alcune specificità, l’Italia. L’articolo si concentra sui Progetti utili alla collettività (Puc), inseriti tra le forme di condizionalità e attivazione dal Reddito di cittadinanza e – guardando anche alle recenti misure introdotte dal Governo Meloni, l’Assegno di inclusione e il Supporto per la formazione e il lavoro – ne analizza l’attuazione. L’obiettivo è investigare le implicazioni che derivano dall’obbligatorietà di adesione ai Puc per tutti i beneficiari del Rdc privi di esenzioni, senza considerare l’effettivo grado di occupabilità dei percettori. Più ampiamente l’articolo si interroga sulla torsione workfarista delle politiche di contrasto alla povertà inquadrando l’Italia nel contesto europeo, utilizzando i Puc come punto di osservazione per cogliere le ambievalenze che caratterizando questo tipo di condizionalità in tensione tra welfare ordeals e capacitazione.
  • Come si coniugano gli interventi professionali volti al benessere delle persone in stato di necessità con le funzioni di controllo ed espulsione contenute nel «Decreto sicurezza»? Quali i rischi di pratiche discriminatorie nell’intervento sociale all’interno dei centri di accoglienza? Questi alcuni dilemmi che si trovano ad affrontare gli operatori delle strutture di accoglienza per richiedenti asilo e rifugiati e in particolare gli assistenti sociali, come professionisti dell’aiuto, espressione della solidarietà della società. Per comprendere quali effetti sta portando la nuova normativa e come affrontare la complessità dell’aiuto in presenza del decreto all’interno della professione vengono riprese nell’articolo sia le analisi delle recenti modificazioni normative nel sistema di accoglienza, sia le riflessioni su quanto le stesse normative incidano sul rapporto tra «aiuto» e «controllo» e sulla capacità di voice degli operatori sociali.
  • Il 2006 è l’anno nel quale la Cgil celebra il suo centenario, un appuntamento culturale di grande rilevanza che si pone a conclusione di una lunga stagione durante la quale le strutture territoriali e quelle di categoria hanno festeggiato la stessa ricorrenza. I tanti centenari hanno riproposto l’originale percorso attraverso il quale è nato e si è sviluppato il movimento sindacale italiano a partire dagli ultimi due decenni dell’ottocento. Infatti, negli anni novanta hanno aperto le celebrazioni le tre Camere del lavoro di Milano, Piacenza e Torino, i primi tre territori che videro...
  • Avvicinarsi al tema dei confini è spesso un rischio. Anche volendo contenere la propria ricerca all’interno di un campo d’analisi specifico si devono fare i conti con l’insidiosa polisemia di questo termine-concetto. Ogni approccio non può trascurare il fatto che sono ambiti del sapere assai distanti che vengono chiamati in causa (geografico, storico, sociologico, giuridico, antropologico, psicologico); ambiti che bisogna saper governare, pur mantenendo salda la specificità del proprio approccio disciplinare. ...
  • Mimmo Carrieri e Serafino Negrelli recensiscono il recento volume di Guido Baglioni, intitolato "L'accerchiamento" e dedicato ai temi della crisi sindacale nell'epoca della globalizzazione e del post-fordismo.
  • Nel toyotismo le relazioni di lavoro possono deteriorarsi fino a deflagrare in situazioni di crisi e conflittualità gravi e drammatiche, come accaduto nel caso, raccontato dall’articolo, del transplant della Toyota a Valenciennes in Francia. Qui si analizza in maniera dettagliata l’origine e la dinamica della crisi dello stabilimento francese. La tesi principale dell’autore è che anche se “eccezionale” per gravità e durata, quel tipo di situazione è il risultato “normale” del toyotismo, quando è applicato al di fuori di quelle che sono considerate le sue condizioni storiche di sostenibilità.
  • Il testo cerca di fornire dapprima un quadro delle tendenze di sviluppo geografico e settoriale del fenomeno della sharing economy e delle sue prospettive. La sua crescita viene poi inquadrata nell’ambito di alcune più generali tendenze, in gran parte negative, in atto nel mondo del lavoro e, più in generale, nel capitalismo contemporaneo. L’ultima parte prova, infine, a delineare alcune proposte di intervento per regolare un fenomeno che minaccia altrimenti di rivelarsi come potenzialmente devastante su molti fronti, da quello della protezione dei lavoratori e dei consumatori, a quello del livello delle entrate fiscali degli Stati, al grado di concorrenza rilevabile nei vari settori.
  • Il concetto di economia della condivisione (sharing economy) ha avuto una rapida diffusione, in ambito scientifico e nel mondo dell’attivismo civico, diventando presto un concetto passe-partout cui ci si riferisce per indicare una eterogeneità di pratiche, accomunate dal principio della orizzontalità, della condivisione, dell’utilizzo dei media digitali. Obiettivo del contributo è indagare criticamente il concetto, decostruendone ambiguità e retoriche. Si indagherà, in particolare, il caso di Airbnb, una piattaforma nata per favorire il libero scambio di appartamenti e camere tra privati che ha rivoluzionato il mercato degli affitti a breve periodo e ha generato benefici per piccoli proprietari e clienti, ma ha anche favorito la creazione di un mercato deregolamentato dell’affitto e creato una condizione di oligopolio. Si farà riferimento, nello specifico, al caso di Barcellona, in cui ha preso forma un contenzioso tra i gestori della piattaforma e l’amministrazione, che vede in Airbnb uno strumento che alimenta ulteriormente il processo di espulsione degli abitanti dalla città a favore dei turisti, rendendo più vantaggioso l’affitto di breve periodo rispetto a quello a medio e lungo termine, contribuendo, quindi, al processo di gentrification.
  • Sono in atto nel mondo grandi mutamenti legati alle innovazioni nelle tecnologie digitali. Essi sono governati essenzialmente da una decina di grandi gruppi globali, statunitensi e cinesi, che perseguono i loro stretti interessi a spese dei cittadini e delle comunità, possedendo un potere di mercato immenso, mentre l’Europa sembra tagliata fuori da questi sviluppi. Si pongono in proposito enormi problemi in vari campi, con la conseguente necessità di portare avanti processi di controllo del settore da parte dei pubblici poteri, in particolare, oltre che sul fronte della politica del lavoro, questione particolarmente toccata da questi sviluppi, sul piano dell’antitrust, della protezione dei dati dei cittadini (tema messo in rilievo di recente dallo scandalo Facebook), delle questioni fiscali, della diffusione delle notizie sensibili, della dimensione etica delle scelte, dell’influenza esercitata da tali grup pi anche sui comportamenti e le decisioni politiche in vari paesi.
  • Il 9 ottobre del 1963 gli operai edili della capitale, organizzati dai sindacati confederali di categoria, rispondono con una manifestazione di protesta alla serrata decisa dall’associazione dei costruttori (il contesto storico è quello segnato dall’imminente ingresso del Psi nel primo governo di centro-sinistra). In Piazza Santi Apostoli la manifestazione, molto partecipata, viene repressa con inusitata durezza dalle forze di polizia: 500 lavoratori vengono fermati, per 33 di loro scatta l’arresto. Ci vorranno quasi trent’anni per scoprire che a ispirare (e a provocare) l’attacco della Celere ai danni degli operai edili erano stati agenti di Gladio: una sorta di prova generale in vista della progettata liquidazione per vie illegali del Pci e del movimento operaio organizzato da parte dei «poteri forti» dell’epoca. Il libro ricostruisce gli avvenimenti occorsi sessant’anni fa attraverso la voce narrante di Luciana Castellina, al tempo giovane funzionaria del Partito comunista e testimone oculare degli scontri al termine della manifestazione sindacale (fu una dei 33 edili finiti in prigione e in seguito processata e condannata): «Non una manifestazione come un’altra – ricorda oggi – ma uno dei più incredibili, illegali complotti che hanno segnato la storia del nostro Paese».