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Le relazioni sindacali e la crisi europea. Pessimismo della ragione e ottimismo della volontà
L’autore esamina le tesi di Baccaro e Howell, allocandole nel dibattito fra teorici della divergenza e della convergenza nelle relazioni industriali. Riconosce la fondatezza empirica che le sorregge, apprezzandone la provocazione intellettuale ma sottolineandone anche il pessimismo e il disincanto che le ispira. La sottovalutazione degli strumenti posti dal diritto sociale europeo. Il caso italiano e i vari modelli di decentramento che si stanno fronteggiando.
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I contratti e la crisi in Europa
Una disamina dei mutamenti che stanno investendo gran parte dei sistemi nazionali di r.i., da parte di chi li ha seguiti in veste di segretario CES con delega per la contrattazione. Il modello tedesco delle clausole di uscita; il caso spagnolo, quello finlandese e nordico. La concession bargaining e il decentramento contrattuale. Gli insegnamenti per il sindacato italiano.
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Le relazioni industriali europee dopo la crisi. Verso un interventismo regolatorio post-democratico?
L’attuale programma di liberalizzazioni europee sta minando il consenso sociale che era alla base dell’integrazione europea. Le ripercussioni gravissime sui sistemi sociali e di r.i. nei paesi più in difficoltà. Il carattere a-democratico di queste politiche. La previsione, e la speranza, di un periodo di crescenti conflitti sociali contro questa politica di austerità, in grado di scardinare definitivamente il modello sociale europeo.
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Dinamiche dell’organizzazione dell’impresa e del lavoro
Una lettura sul modo in cui le imprese italiane hanno introdotto pratiche di produzione snella e sulle loro ricadute sulle condizioni di lavoro. L’autore muove dall’ipotesi che nella maggior parte dei casi gli outcome sono stati negativi. La spiegazione, basata soprattutto sull’osservazione dei cambiamenti in corso nell’industria metalmeccanica, tra cui la Fiat, è che le pratiche introdotte hanno puntato quasi esclusivamente a ottenere di più dalla manodopera, aumentando la pressione sul lavoro.
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Il modello World Class Manufacturing alla Fiat Auto: il Giano bifronte della nuova razionalizzazione produttiva
L’articolo analizza un caso di innovazione organizzativa che ha suscitato ampie e accese discussioni: il modello WCM alla Fiat Auto. Nel saggio si sostiene che si tratta di una variante del modello produttivo giapponese, applicato in Fiat a partire dall’inizio degli anni Novanta con l’etichetta “fabbrica integrata”. Rispetto all’impostazione originaria il modello presenta però molteplici novità, che l’autore esamina in modo puntuale; con una particolare attenzione ai meccanismi sociali per il governo delle relazioni di lavoro.
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Organizzazione e condizioni di lavoro. Una multinazionale americana a Torino e Detroit
Anche questo contributo si propone di verificare nel dettaglio quali sono le condizioni sperimentate dai lavoratori nella lean production. L’articolo illustra i risultati di uno studio comparato di due fabbriche, una italiana e l’altra americana, impegnate come sub-fornitori di primo livello del medesimo tipo di prodotto di una multinazionale dell’automobile. I risultati evidenziano una rigida standardizzazione delle mansioni, un'elevata intensità di lavoro e uno scarso coinvolgimento, con alcune differenze significative tra paesi.
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L’eccezione normale del toyotismo
Nel toyotismo le relazioni di lavoro possono deteriorarsi fino a deflagrare in situazioni di crisi e conflittualità gravi e drammatiche, come accaduto nel caso, raccontato dall’articolo, del transplant della Toyota a Valenciennes in Francia. Qui si analizza in maniera dettagliata l’origine e la dinamica della crisi dello stabilimento francese. La tesi principale dell’autore è che anche se “eccezionale” per gravità e durata, quel tipo di situazione è il risultato “normale” del toyotismo, quando è applicato al di fuori di quelle che sono considerate le sue condizioni storiche di sostenibilità.
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Le nuove frontiere del sistema industriale tedesco
Anche questo contributo si sofferma sull’importanza dei caratteri ambientali e istituzionali della produzione snella, esaminando le specificità della situazione nelle medio-grandi imprese tedesche, in cui i cambiamenti nell’organizzazione del lavoro sono stati quasi sempre discussi/negoziati con i sindacati. L’autore analizza il modo in cui hanno funzionato gli istituti della partecipazione, in particolare quello della codecisione, il ruolo assunto dalle rappresentanze della forza lavoro, le ibridazioni del modello giapponese.
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Processi di raggiustamento industriale in Italia nell’epoca della globalizzazione
Il contributo porta la discussione sull’intero sistema produttivo italiano, comprendendo anche le piccole-medie imprese. La sua analisi si concentra su alcuni fondamentali debolezze dei processi di riaggiustamento in corso. Le innovazioni nell’organizzazione del lavoro e della produzione hanno una diffusione limitata, sono poco coraggiose, si impantanano a metà strada. Inoltre, la stragrande maggioranza delle imprese affronta la globalizzazione con un approccio orientato prevalentemente alla riduzione dei costi, che si concretizza spesso in iniziative opportunistiche di breve respiro.
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Politiche neoliberali, diritto del lavoro e alternative di politica industriale
L’influenza di una precisa ideologia (conservatrice) nelle politiche economiche europee e, conseguentemente, nelle scelte in materia di diritto del lavoro appare ormai evidente. È questa la tesi principale del contributo, che sottopone a critica la richiesta/proposta prevalente nel dibattito politico-sociale: l’aumento della flessibilità del lavoro, in particolare di quella in uscita.
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La truffa ignorante
Una preziosa lettura della recente riforma della legislazione del lavoro – non del mercato del lavoro, come spiega l’autore. Una riforma che aggrava la già evidente perdita di capacità regolativa del diritto del lavoro. Ma che ha anche un merito: ha rimesso al centro del dibattito il tema del lavoro e delle sue regole. E proprio sulla relazione uso del lavoro -regole insiste l’analisi dell’autore.
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Riforma degli ammortizzatori sociali, art. 18 e dintorni. Due «tecnici» a confronto: Ciampi versus Monti
L’articolo ricostruisce i fatti più rilevanti della riforma della legislazione del lavoro, a partire dai primi anni ‘90, evidenziando rotture e continuità nell’approccio di policy-making e offrendo anche una valutazione dei suoi effetti. Quello che prevale nel governo Monti – è la tesi degli autori – è un approccio attento quasi esclusivamente a dare mano libera alle prerogative managerial-imprenditoriali e poco o per niente attento al coinvolgimento/consenso dei lavoratori.
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