• Dalla seconda metà del 1990 i paesi europei hanno attuato politiche volte ad aumentare il concetto di flessicurezza ridefinendo principi cardine dello stato sociale. Negli stessi anni, un altro fenomeno è apparso con estremo vigore il costante e forte aumento del debito privato familiare. Alcuni studi hanno evidenziato una relazione tra questi due fenomeni, individuando, nell’indebitamento familiare, un fattore stabilizzante di un più ampio processo di ridefinizione del welfare a seguito dei processi di finanziarizzazione dell’economia. L’articolo analizza, così, la funzione dell’indebitamento familiare e le sue implicazioni macroeconomiche per l’affermazione e stabilizzazione di un nuovo modello di welfare (capitalistico/finanziario) prodotto da una comune traiettoria neoliberale che ha attraversato l’Europa negli ultimi decenni.
  • L’industria della difesa europea ai tempi della guerra

    Fascia di prezzo: da 16.99 € a 22.00 €
    Lo scoppio della guerra in Ucraina e l’aumento dei conflitti internazionali hanno trasformato in profondità l’industria europea della difesa, avviando una riorganizzazione produttiva, segnata da contraddizioni e nuove traiettorie. Questo volume analizza l’evoluzione del complesso militare-industriale europeo e i suoi intrecci con la politica, l’economia e la finanza. Si tratta di un settore atipico, dominato da una struttura di tipo monopsonico: un unico acquirente – di norma lo Stato – concentra quasi tutta la domanda di beni e servizi militari. Questa peculiarità gli consente di incidere profondamente sulle scelte di sicurezza, sulle politiche industriali e sulle relazioni internazionali. Le dinamiche dell’industria militare europea si collegano così alle tensioni geopolitiche, alla fragilità di una politica estera e di difesa comune e alle trasformazioni economiche più ampie: dal rapporto tra profitti e salari, alla concentrazione del capitale e della finanza, fino al rallentamento della globalizzazione e alla crisi della democrazia. Il volume offre dati, analisi e solide chiavi interpretative da prospettive disciplinari e punti di vista diversi, con l’obiettivo condiviso di promuove re una consapevolezza critica, che ispiri politiche industriali ed estere davvero democratiche e orientate al bene comune. Curato da Chiara Bonaiuti, Achille Lodovisi e Roberto Antonio Romano, il testo raccoglie contributi di autrici e autori provenienti dal mondo accademico e della ricerca, sindacale, militare e aziendale, uniti da competenza consolidata e onestà intellettuale: Riccardo Alcaro, Gianni Alioti, Pol Bargués, Giorgio Beretta, Franco Bortolotti, Maurizio Brotini, Paolo Cecchi, Vincenzo Comito, Pasquale Cuomo, Rossana de Simone, Gianandrea Gaiani, Barbara Gallo, Achille Lodovisi, Francesco Lombardi, Mauro Lombardi, Stefano Lucarelli, Nicholas Marsh, Jocelyn Mawdsley, Fabio Mini, Bruno Oliveira Martins, Annamaria Romano, Simone Siliani, Maurizio Simoncelli, Francesco Sinopoli, Wolfgang Streeck e Alessandro Volpi.
  • La politica economica, e più in particolare la politica industriale, diventano necessarie non solo per determinare una crescita del reddito soddisfacente, ma anche per migliorare le condizioni del lavoro e uno degli interrogativi chiave da porsi riguarda quali siano le politiche economiche adeguate per conseguire gli aumenti di reddito nelle economie a minore contenuto tecnologico, senza subire questo vincolo.
  • Nel momento in cui il lavoro perde la sua capacità integrativa e il welfare subisce una progressiva riduzione, gli assetti di governance incentivano la capacità di attivazione dei cittadini, ripoliticizzando – almeno in apparenza – ciò che la crisi ideologica e la crescente sfiducia sistemica avevano depoliticizzato. L’articolo analizza due tipologie di innovazione sociale urbana, il cui filo conduttore è rappresentato da un nuovo rapporto tra attori pubblici, privati e terzo settore, intorno a due esigenze primarie: l’abitazione e il lavoro. I casi, rispettivamente, di cohousing e coworking offrono un osservatorio privilegiato per esaminare nuove «socialità istituzionali», ma non si pongono necessariamente in controtendenza rispetto alla città neoliberista, all’interno della quale, piuttosto, rischiano di fornire risorse e visibilità a chi ne ha meno bisogno, vale a dire ai ceti abbienti dotati di un buon capitale culturale.
  • Dopo oltre un trentennio di immigrazione straniera, la società italiana è ormai da tempo multietnica e multiculturale. Gli stranieri rappresentano circa il 10 per cento della popolazione che vive nel paese e i figli degli immigrati, anch’essi in aumento, costituiscono una componente rilevante degli alunni e studenti delle scuole italiane. Sulla base delle statistiche ufficiali disponibili, questo articolo mostra come il loro inserimento scolastico rimanga una questione aperta. Maggiore dispersione scolastica, minore successo negli studi, frequentissimo ritardo scolastico e concentrazione in percorsi formativi più votati all’immediata immissione nel mercato del lavoro sono segnali evidenti di una difficoltà di inserimento che meriterebbe maggiore attenzione da parte dei policy maker e degli operatori del settore.
  • L’articolo si interroga sulla relazione tra povertà e casa e sul ruolo delle politiche pubbliche, in particolare per le famiglie in affitto. Attraverso l’analisi dei dati It-Silc 2014 vengono indagate le connessioni tra povertà e difficoltà a sostenere i costi abitativi declinate in termini sia oggettivi che soggettivi. Obiettivo dell’articolo è considerare il ruolo degli housing allowances nel sostenere le famiglie in condizioni di difficoltà economica ad affrontare le spese abitative. Il confronto tra i nuclei in difficoltà nel mercato privato degli affitti con quelli negli alloggi a canone calmierato consente di rilevare la differente portata del supporto pubblico. A questo proposito, l’articolo propone una simulazione di ridefinizione dei canoni per calibrare l’impatto delle differenti forme di sostegno pubblico all’abitare.
  • Esiste ormai una vasta letteratura sulle conseguenze umane e sociali dei processi di flessibilizzazione del lavoro, in particolare del diffondersi dei rapporti di impiego non-standard1. Molteplici sono gli aspetti che sono stati investigati con diversi approcci, metodi, obiettivi, desideri. Importanti sono innanzitutto quegli studi, in prevalenza economici, che adottano una prospettiva macro e cercano di comprendere quali siano, nei diversi paesi/contesti istituzionali, le conseguenze dell’incremento della flessibilità (intesa come minori vincoli alle assunzioni temporanee,...
  • L’influenza positiva che un ambiente familiare ha sull’autonomia, l’autostima, la sicurezza e il benessere psico-fisico spiega la volontà degli anziani di voler vivere nella propria abitazione. La tutela di questa positiva relazione, su cui si fonda il valore della domiciliarità, rende necessaria un’azione di adeguamento dell’ambiente di vita degli anziani, in particolare non autosufficienti e soli, ai nuovi standard qualitativi oggi possibili. Questo significa costruire intorno all’anziano un ambiente «amico» capace di fornirgli un tessuto di servizi di prossimità che gli consentano la permanenza nella sua abitazione adeguando-la alle sue esigenze.