• Le nuove e drammatiche forme assunte oggi dal conflitto sociale (sequestri, suicidi, atti spettacolari, disordini) interrogano sulle tendenze della più classica delle modalità: lo sciopero. Un'analisi su dati 1950-2008 in 7 paesi industrializzati, Italia inclusa. Un trend generalizzato e trentennale al declino. Un fenomeno non temporaneo ma strutturale, insito nelle grandi trasformazioni di questi decenni. Può la crisi rovesciare il trend, magari con forme inedite e più efficaci di lotta, non misurabili coi tradizionali parametri dello sciopero? E' immaginabile un esito tipo anni '30 (Grecia)?
  • Si ripercorrono i vari passaggi attraverso cui si è compiuta quella viene considerata una demolizione del sistema delle regole, compiuta durante questa legislatura, dalla legge 150 al blocco dei contratti, alla recente legge di stabilità e alla spending review, attraverso la stagione degli accordi separati. La necessità, per l'A., di una nuova fase del lavoro pubblico, caratterizzata da un "disegno strategico di riforma, che non si limiti al mero ripristino di ciò che il Governo ha travolto, ma che ridefinisca i contenuti di una stagione di riforme che rimettano al centro il lavoro pubblico.
  • Una disamina dei sistemi di regolazione del lavoro nell'UE e i vari strumenti per disciplinare quello dei dipendenti pubblici. Fra gli estremi della contrattualizzazione esplicita e quelli della regolazione unilaterale, attraverso varie forme di negoziazione più o meno informale. Il diverso grado di centralizzazione. I nuovi metodi gestionali per accrescere l'efficienza e la flessibilità delle PP.AA.. Le forti differenze fra paesi sugli esiti di queste riforme, ma anche la loro natura trasversale e relativamente comune. Il bivio tra fine del metodo consensuale e ruolo della contrattazione.
  • Crisi e sconvolgimento strutturale, e dunque destianto a durare, del sistema contrattuale. Il ruolo della contrattazione decentrata nelle PP.AA. ex art. 16 del d.l. 98/2011. L'utilizzo delle economie realizzate nell'ambito dei piani triennali di razionalizzazione amministrativa. Il futuro delle relazioni industriali del settore pubblico e la capacità di "entrare negli aspetti strutturali e pre-organizzativi dell'amministrazione, per riuscire con efficacia a tutelare e rappresentare il lavoro".
  • Ruolo e percezione della dirigenza pubblica attraverso un excursus delle riforme che l'anno ripetutamente attraversata. Scrive l'A. nelle sue conclusioni: "L'oscillazione nevrotica fra due modelli estremisticamente contrapposti - lo spoil system generalizzato e la protezione castale dell'alta burocrazia - sono invece l'ennesimo esempio del disorientamento generale che sembra caratterizzare questi difficilissimi anni".
  • Il presente e il futuro del lavoro pubblico s'intrecciano strettamente con il futuro del welfare e dello spazio pubblico del nostro paese. La carenza, finora, di riflessioni o progetti complessivi su questo tema. L'approccio parziale ed emergienziale che si è invece scelto di perseguire in questi anni, con tagli lineari e indifferenti ai loro effetti sulla qualità sociale. Gli insuccessi di molti degli sforzi compiuti in ambito contrattuale. I nessi fra riforma dello stato sociale e gestione del pubblico impiego. Come evitare che la cirsi del primo sia imputato al corporativismo del secondo.
  • Questa tavola rotonda, che conclude la sezione tematica della rivista, riprende molti degli spunti descritti e approfonditi nei vari saggi che la compongono. Uno sguardo articolato e plurale sul futuro delle relazioni sindacali. Il tema della dirigenza e il suo ruolo fondamentale per l'innovazione e la trasparenza delle pubbliche amministrazioni come nodo irrisolto delle stagioni che abbiamo alle spalle.
  • L’articolo ripercorre i cambiamenti nel mercato del lavoro italiano, a partire dalla fine degli anni ’60, dalla formazione della nuova classe operaia e delle sue conquiste. Esamina l’evoluzione dei fenomeni della partecipazione al mercato del lavoro e della disoccupazione, evidenziando le molteplici differenze (generazionali, di genere, territoriali) che caratterizzano il nostro paese. Fino agli anni più recenti, quelli della precarietà e del riesplodere della disoccupazione giovanile, che trova una delle sue espressioni più evidenti nel Mezzogiorno.
  • Il testo definitivo dell’Accordo sulla produttività del 21 novembre 2012 induce preoccupazione e sconforto per quello che dice e per quello che non dice. La tesi che si sostiene è che il testo non costituisce un passo avanti nelle relazioni industriali in tema di modello di regolazione del legame tra retribuzione del lavoratore e risultati aziendali, e neppure lo strumento potenzialmente adatto per fermare il declino della produttività italiana. È un’ulteriore occasione persa per indirizzare il nostro paese su un sentiero di crescita virtuosa.
  • I risultati di uno studio comparato condotto fra Germania, Francia, Italia, Regno Unito, Spagna e Polonia. L'analisi si è concentrata sulle pressioni che sugli assetti nazionali esercitano oggi i tre principali agenti delle relazioni industriali: multinazionali, migrazioni, organizzazioni internazionali. La conclusione è che non esiste ancora un unico modello sociale europeo, sebbene vi sia una tendenza comune all'indebolimento dei sindacati e alla convergenza in termini di decentramento e individualizzazione contrattuale. Istituzioni e scambio politico resistono tuttavia a soluzioni estreme.
  • Il "Tema" di questo numero dei QRS propone una serie di saggi che cercano di fornire elementi e riflessioni plurali e sfaccettate su vari aspetti delle relazioni sindacali nel lavoro pubblico, nella congiuntura attuale. Una introduzione generale.