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Modello contrattuale, produttività del lavoro e crescita economica
Il lavoro propone un’analisi storico-economica del ruolo dell’applicazione incompleta e di- storta del modello contrattuale del Protocollo ’93 nel declino dell’economia italiana. Oltre all’abbandono del primo pilastro (la concertazione della politica economica) e alla totale di- sapplicazione del quarto (la modernizzazione delle imprese e il potenziamento del lavoro), il mancato sviluppo della contrattazione decentrata ha comportato la sistematica rottura della «regola d’oro» dei salari (crescita dei salari reali nella stessa misura della produttività del lavoro), costituendo un’insostenibile tutela de facto dei profitti al di là dei meriti di mercato, che ha frenato i consumi delle famiglie e rallentato l’ammodernamento delle im- prese. Una quantificazione controfattuale della redistribuzione dai salari ai profitti operata dal «Protocollo più che dimezzato» stima in 1.069 miliardi di euro a prezzi 2005 l’importo totale del flusso dal 1993 al 2012. Da allora le parti sociali, e soprattutto il sindacato con- federale, hanno fatto significativi passi avanti per recuperare alle relazioni industriali un ruolo propulsivo dello sviluppo, ma sono necessarie ancora importanti riforme in linea con il documento sindacale unitario del 25 gennaio 2016. Anzitutto ristabilire una forma di coordinamento tra la contrattazione e gli obiettivi di politica economica del governo; poi contrattare l’ammodernamento e riorganizzare i luoghi di lavoro; programmare obiettivi di crescita del valore aggiunto e dei salari reali; contrattare l’entità della quota del lavoro nel valore aggiunto; diffondere la contrattazione decentrata, soprattutto sviluppando la contrat- tazione territoriale.
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Modello sociale europeo? Integrazione europea e politiche sociali all’epoca della moneta unica
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Modernizzazione ecologica e disuguaglianze: una prospettiva socio-territoriale
Dalla formulazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile (Sdgs) delle Nazioni Unite, la que-stione ambientale è entrata saldamente nell’agenda delle politiche pubbliche. Diversi livelli di governo stanno mettendo in atto misure e programmi per guidare le scelte di amministratori, imprese e cittadini verso il raggiungimento degli Sdgs. In ogni paese le politiche ambientali sono state strutturate sulla base di tre strumenti: la definizione degli obiettivi da raggiungere, l’in-dividuazione di sistemi normativi per vincolare l’azione degli attori pubblici e privati ed evitare che i loro comportamenti causino danni ambientali, la determinazione di incentivi economici per incoraggiare gli attori ad adottare comportamenti ecologici. Questo sistema di obiettivi, incentivi e regole si inserisce in un modo dominante di costruire le politiche di transizione, che si concentra sul mercato e sulla regolazione. È nel mercato che si formano le preferenze per le tecnologie e le pratiche sostenibili, ed è attraverso la regolamentazione che si interviene laddove il mercato non fornisce sufficienti benefici ambientali. Chiamiamo questo modo di strutturare le politiche ambientali «progetto di modernizzazione ecologica», un modello politico che non tiene conto delle diversità sociali e territoriali. Questa cecità alle diversità sociali e territoriali riproduce e genera nuove disuguaglianze, perché l’accesso e la reazione a incentivi e vincoli è diverso a seconda delle condizioni sociali e territoriali. Anche per questo, nelle scienze sociali, una vasta letteratura sta analizzando il rapporto tra transizione ecologica e disuguaglianza. È in questo insieme di lavori che si colloca il nostro contributo
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Molte buone ragioni per (pre)occuparci dei ricchi fra miti da sfatare e interessanti proposte
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Molti pregi e un difetto
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Mondi diversi, analoghe sfide. I sindacati europei di fronte alla crisi
Sulla scia della Grande Recessione, l’Europa di oggi è caratterizzata da una polarizzazione economica e politica che si riflette anche nella crescente divergenza delle traiettorie sindacali. Tenendo conto di questo scenario, il saggio traccia un quadro di massima delle tendenze relative alle risorse di potere strutturali, organizzative, istituzionali dei sindacati a partire dai primi anni duemila, nonché alla loro capacità di incidere nel dibattito corrente. Il turbolento panorama sindacale europeo fa emergere in particolare un elemento. Nei decenni passati la maggior parte dei sindacati poteva contare su risorse di potere istituzionali, che contribuivano in misura più o meno sensibile a compensare la perdita di potere organizzativo e strutturale. Di recente, tuttavia, le risorse di potere istituzionali di lungo periodo sono soggette a rischi crescenti di annullamento, di svuotamento o di perdita di efficacia. Così ai sindacati viene richiesto sempre più spesso di trasformarsi in attori politici dotati di maggiore autonomia. E ciò comporta la necessità strategica di sviluppare le loro risorse di potere societale. Questo contributo trae spunto dal volume di S. Lehndorff, H. Dribbusch, T. Schulten (a cura di), Rough Waters. European Trade Unions in a Time of Crises, Etui (Istituto sindacale europeo), Bruxelles, 2018.
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Mondi femminili in cento anni di sindacato
40.00
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Il mondo delle donne attraversa e s’incrocia con la realtà del sindacato, ma si tratta di una presenza per molti aspetti sommersa, sia sul piano dell’identità collettiva che nel fitto intreccio dei percorsi individuali. Le donne hanno contribuito in maniera forte, anche se non sempre visibile, a sancire diritti e cittadinanza per tutti i lavoratori, uomini e donne. C’è poi una tradizione di lotte che rimanda alla specifica condizione femminile sul lavoro e allo sviluppo del welfare state. Ma, soprattutto, emerge il nodo problematico dell’autonomia del mondo femminile nel sindacato, che ha, tradizionalmente una configurazione fortemente maschile. Indagare tale aspetto vuol dire analizzare se e come la cultura delle donne sia riuscita a ridisegnare strategie, obiettivi e pratiche politiche del sindacato. Ed infine si indaga sul confronto, in differenti stagioni storiche, con i movimenti delle donne e con le culture sottese: l’emancipazionismo e, in tempi assai più recenti, la cultura della differenza.
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Mondi operai, culture del lavoro e identità sindacali
20.00
€
Nel Novecento italiano le classi lavoratici hanno espresso - a partire da concrete condizioni di vita e di lavoro - specifici patrimoni culturali, e cioè insiemi di idee, di valori e di giudizi sugli uomini e sulle cose. In particolare, hanno dato vita a culture del lavoro e a culture sindacali e politiche che sono diventate parte costitutiva del bagaglio ideologico del movimento dei lavoratori e dei partiti della sinistra, influenzandone fortemente scelte e strategie. Questo gioco di influenze non è naturalmente stato a senso unico, perché a loro volta i quadri e i dirigenti sindacali hanno consapevolmente o meno legittimato alcuni tratti (e non altri) del profilo sociale e culturale delle classi lavoratrici di riferimento. Ciò spiega, ad esempio, la relativa variabilità interna e persino i profili contraddittori della cultura politica dei sindacati e del movimento operaio, che fanno riferimento ora all’una ora all’altra delle anime costitutive della loro tradizione. Il volume offre una serie importante di contributi su questo versante poco esplorato, mettendo in campo studi, ricerche e interpretazioni di diversa provenienza disciplinare, dalla storia sociale all’antropologia culturale, dalla sociologia alla medicina del lavoro, e facendo riferimento a differenti metodologie di ricerca, dalla storia orale alle autobiografie, dalla documentazione grigia ai materiali audiovisivi. Le analisi sui tre fronti che stanno al centro di questo libro (culture operaie e del lavoro, identità sindacali, culture territoriali e politiche) alimentano poi un ricco e serrato confronto finale sulla modernità, guardando alle esperienze di questo viaggio mirato nell’Italia del Novecento per valutare il presente e il futuro del lavoro e il suo complesso e mutante significato sociale.
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Mondo animale
12.00
€
In questo libro Angelika Riganatou, scrittrice e, per mestiere, veterinaria on the road, racconta il suo viaggio quotidiano nel mondo (… animale?), a metà tra memoir e reportage. Visita con scrupolo i mattatoi – «un curioso mix di ospedale e fabbrica, se si guardano le tute bianche, le guidovie, le piastrellature fino al soffitto, e, naturalmente, se si escludono dalla vista i laghi di sangue» –, da osservatrice partecipe ma forzosamente fredda vede sfilare le carcasse, fa esami trichinoscopici, ritrae con verosimiglianza i corpulenti macellatori intenti agli squartamenti, così come registra gli «al lupo al lupo!» degli allevatori, fa le autopsie ai vitelli, macinando chilometri con la sua automobile alla ricerca delle fattorie nelle campagne marchigiane; ed è una puntuale lotta con un logorante senso di impotenza. Con un tono sapientemente agrodolce, sempre giocato tra il comico e il grottesco, con una prosa leggera e divertita che riesce a illuminare un universo a molti di noi sconosciuto, l’autrice racconta con rara bravura la bellezza e insieme l’orrore, sotterraneo e selvaggio, dell’esistenza. Dal libro
«Non posso dire cosa provasse esattamente – ma chi può dirlo di un altro, quando non lo sa mai neppure di se stesso? Però mi è sembrato plausibile, in quel momento, riconoscere la saldezza di chi osserva l’oggetto del suo amore, e l’incontrastabile consapevolezza che è alla base di tante follie umane: quel ragazzo gli appartiene. È suo, il suo amante, la sua fonte di vita e la meta di tutti i suoi sentimenti, il suo tutto. Gente, ho provato rispetto. Lui non tentenna: quel maiale lo sa, che cos’è questo Amore».
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Mondo Nuovo e le origini del Psiup
10.00
€
I periodici di informazione politica sono stati utilizzati, nella lunga storia del movimento operaio, non solo a fini di propaganda ma anche come mezzo di aggregazione e di organizzazione. Anche «Mondo Nuovo» nasce con questi obiettivi. Fondato nel 1959 come portavoce della Sinistra socialista, nel gennaio 1964 diventa il giornale del Psiup. Cesserà le pubblicazioni nel 1972, in seguito alla sconfitta elettorale del partito alle elezioni politiche e al suo scioglimento. Il volume, attraverso la lettura degli editoriali politici di «Mondo Nuovo», ripercorre dapprima il dibattito e gli avvenimenti che, con la formazione del governo di centro-sinistra, portarono la sinistra del Psi alla costituzione del Psiup nel gennaio del 1964. Attraverso gli editoriali dal 1964 al 1967 viene poi esaminata la definizione del progetto politico del nuovo partito nel quadro più ampio del deludente esito finale del progetto riformista di programmazione economica, propugnato dal Psi, che si conclude nel luglio del 1967 con l’approvazione del «Piano Pieraccini», esaurendosi del tutto alla vigilia del Sessantotto e con l’avvento di una fase che riscontrerà drammaticamente l’incapacità della coalizione di centro-sinistra di governare i processi di trasformazione della società italiana. Arricchiscono il volume le interviste a Vittorio Foa e a Fausto Bertinotti.
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Mondo operaio e cristianesimo di base
11.00
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La ricerca di Christian G. De Vito, compiuta attingendo a un notevole patrimonio umano e documentario di memoria, analizza la relazione fra Comunità dell’Isolotto e mondo operaio come momento emblematico del cambiamento di paradigma relativo al rapporto fra l’ambito operaio e la sfera cattolica: dall’estraneità aspramente contrappositiva alla reciproca positiva contaminazione. In quello storico mutamento essa individua lo snodo fondamentale per la definizione dell’identità della Parrocchia/Comunità dell’Isolotto nell’intero periodo dal 1954 al 2010. Scorrono così in successione nelle pagine del libro i molteplici significati assunti dall’esperienza di comunità: quella missionaria ed ecumenica degli anni Cinquanta, alla quale succedono prima la «Chiesa dei poveri», del periodo conciliare e del Sessantotto, e via via la comunità quartiere degli anni 1969-72, la comunità di base degli anni successivi, fino alla comunità in ricerca di fronte alle trasformazioni indotte dalla globalizzazione e al rapporto con i nuovi movimenti sociali dei giorni nostri. La ricerca di De Vito analizza l’esperienza specifica dell’Isolotto, ma supera intenzionalmente la frattura tra storia religiosa e storia sociale, traendo ispirazione e confrontandosi idealmente con la tradizione degli studi che a livello internazionale hanno indagato la questione del rapporto tra la storia delle classi subalterne e la religiosità popolare.
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Monza e Brianza, nata sotto una cattiva stella
10.00
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Maurizio Laini: «La CGIL di Monza e Brianza ritiene che con o senza interfaccia istituzionale la dimensione del sistema socio-economico territoriale andrà presidiata e rafforzata. Di sicuro un tratto identificativo del territorio che ha contribuito a fare la storia di Monza e Brianza è la cultura della sua gente, la gerarchia dei suoi valori, detti e praticati, il costume. L’identità del brianzolo è largamente costruita attorno alla propensione per il lavoro; quello manuale, quello che costruisce, quello che trasforma». Luigi Losa: «È calato il sipario sulle Province, anzi sulla Provincia di Monza e Brianza. In maniera ineluttabile, senza alcun sussulto, quasi si trattasse di un soggetto con encefalogramma piatto, ormai senza speranze, al qua-le si aspettava solo di staccare la spina, non si sa nemmeno quanto dolorosamente, posto che ormai tutti se n’erano fatti una ragione». Domenico Guerriero: «Cosa resterà di questa esperienza amministrativa? Cosa ha fatto la Provincia in questi cinque anni in termini di investimenti, opere pubbliche, strategie di lungo termine? È stato un sentiero stretto, molto complicato, si poteva e si doveva osare di più. È mancato il coraggio di guardare oltre l’orizzonte delle convenienze e delle autoreferenzialità». Dario Allevi: «Anche grazie alla Provincia la Brianza delle imprese ha dimostrato di saper resistere ed innovare, la Brianza dei lavoratori di reinventarsi il futuro, la Brianza della scuola di riprogrammare l’offerta formativa in base alle necessità del mercato, la Brianza della cultura di crescere vivace nonostante i tanti tagli, la Brianza della mobilità di lavorare insieme sul tema delicato delle infrastrutture, la Brianza della solidarietà di confermarsi campionessa del volontariato e tanto, tanto altro ancora». Gli autori sono politici, amministratori, sindacalisti e giornalisti.
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