• Lo scopo di questo paper è analizzare i recenti cambiamenti nelle forme di rappresentanza di lavoratori e cittadini in una prospettiva storica e comparativa. Il tema dell’esclusione dalla rappresentanza è stato a lungo dibattuto tra gli scienziati sociali sia in riferimento ai diritti dei cittadini sia rispetto alla copertura sindacale insiders-outsiders. La questione è divenuta più importante negli anni recenti di crisi economica. Nel corso del tempo, in particolare dalla fine del XX secolo, le forme di rappresentanza dei lavoratori sono andate mutando e l’intreccio tra di esse è diventato più complesso. È emersa dunque una varietà di forme di rappresentanza che ricorda quelle che hanno avuto luogo nel XIX secolo, piuttosto che quelle istituzionalizzatesi nel XX. Se ciò è vero, può essere utile «guardare indietro per vedere (meglio) avanti». Questo articolo aspira a contribuire alla creazione di un nuovo filone di studi, che può essere battezzato «varieties of representation», con un riferimento esplicito alla nota letteratura sulle «varieties of capitalism»
  • Il testo propone una tipologia delle strategie di rappresentanza dei lavoratori non standard. Per fare ciò si sofferma su cosa vada inteso per rappresentanza e lavoro non standard. Nella tipologia vengono infine collocati i risultati di un’indagine nazionale sul tema.
  • Il saggio illustra alcuni aspetti dell'esperienza dell'autore come negoziatore nell'ambito delle relazioni industriali del settore pubblico. In particolare, esamina i rapporti tra il negoziatore e gli imprenditori, i collaboratori e i sindacalisti. Inoltre illustra alcuni aspetti del processo negoziale e le procedure formali e informali della contrattazione collettiva in Italia. Nella prima parte del saggio si esaminano le caratteristiche dei datori di lavoro e i loro rapporti con i negoziatori, non sempre caratterizzato dalla collaborazione. Successivamente si analizzano le caratteristiche dei rappresentati sindacali, le loro strategie, la composizione delle delegazioni al tavolo delle trattative. L’autore sottolinea la necessità che il leader della delegazione conosca bene tutti gli aspetti del negoziato, sia leale e pretenda dagli interlocutori un comportamento leale.
  • Il monitoraggio e l’analisi dell’evoluzione delle fonti dell’Unione europea in materia sociale rappresentano due aspetti a partire dal quale si è sviluppato e implementato l’Osservatorio trentino sui diritti sociali del lavoro. Il portale è uno strumento di mo- nitoraggio, elaborazione e divulgazione della ricerca sul tema dell’evoluzione delle fonti dell’Unione Europea in materia sociale e le ricadute giuridico-istituzionali a livello nazionale e provinciale, con particolare riferimento al contesto trentino. All’interno del portale viene monitorata e analizzata anche la contrattazione collettiva decentrata e le intese concertative sottoscritte a livello territoriale.
  • Cosa vuol dire rappresentare il lavoro nelle democrazie occidentali oggi? In quale misura i cambiamenti economico-produttivi incidono sulle culture sindacali e sui rapporti tra Stato e sindacato? Sono questi gli interrogativi da cui parte l’itinerario di ricerca, che, con l’occhio puntato prima al panorama europeo, poi, alle specificità italiane, tenta di tracciare alcune linee di tendenza sullo stato di salute dei sindacati e dei sistemi nazionali di relazioni industriali. Ne deriva un quadro problematico, cui non si sottrae neppure il sindacato nostrano, benché connotato a tutt’oggi da un alto numero di iscritti. In tale situazione i soggetti collettivi dovrebbero mirare a un rinnovamento dell’identità associativa, scommettendo su nuove forme organizzative e di azione, incluso sul terreno della contrattazione decentrata, tuttora poco sviluppato nel Paese, per la fragilità del sistema di rappresentanza sindacale aziendale.
  • Il quadro delle relazioni sindacali nel nostro paese è in profondo mutamento. L’autrice cerca di presentare alcune linee di sviluppo, evidenziando, da un lato, l’impossibilità di limitare l’analisi alla dimensione nazionale e la necessità di inquadramento nello spazio giuridico europeo e nel sistema multilivello delle fonti, dove si segnala un incremento dell’accesso alla giustizia, dall’altro lato, l’esigenza di tener conto dell’impatto derivante dalla crisi economica e finanziaria, dalla terziarizzazione dell’economia, dall’erosione del lavoro subordinato stabile, dai mutamenti nel sistema politico e istituzionale. Le confederazioni sindacali si stanno attivando sul fronte delle regole. Importante sarà evitare un coinvolgimento limitato alla patologia della crisi: riduzioni di personale e abbassamento delle tutele.
  • Il presente intervento si articola in tre parti. La prima discute il carattere elitista di molte critiche alla nozione di populismo, che spesso intendono legittimare il potere delle oligarchie che governano l’Europa, negando alle classi subalterne qualsiasi consapevolezza politica; la seconda, invece, sviluppa una critica della retorica populista, in particolare della definizione di popolo come entità incorrotta e indivisa, mostrandone la contiguità con l’idea di popolo che è alla base del dispositivo della rappresentanza democratica. Infine, le conclusioni cercano di individuare alcuni aspetti politicamente produttivi nella ripresa della discussione sul populismo, a partire dalla necessità di ripensare il concetto di popolo non come totalità, bensì come parzialità.
  • L’argomento del testo è la contraddizione tra la superproduzione, in Europa, di norme giuridiche, penali e amministrative in materia di immigrazione, e la crisi senza precedenti delle istituzioni e delle funzioni rappresentative. Questa contraddizione, di cui si descrivono schematicamente le ragioni, da un lato rappresenta uno dei grandi limiti della democrazia contemporanea, dall’altro sottende straordinarie potenzialità di trasformazione politica e culturale.