• Il volume ripercorre l’evoluzione normativa e contrattuale promossa dal sindacato del tessile-abbigliamento in tema di orario di lavoro e analizza i problemi che tale evoluzione ha determinato nel rapporto tra tempi di lavoro e tempi di vita. La ricostruzione storica, integrata da un’ampia appendice documentaria (legislativa e contrattuale), dimostra come l’esperienza del «sistema moda» sia stata all’avanguardia su questi temi, affrontando senza timore l’esigenza di una maggiore flessibilità nell’utilizzo degli impianti. È accaduto, così, che proprio in questo campo si sia manifestata in modo evidente la «cultura contrattuale» della categoria, fatta di sperimentazione e anticipazione di soluzioni innovative, di rifiuto dell’unilateralismo industriale e di impegno nella negoziazione a tutti i livelli (sul piano nazionale e di settore, aziendale e territoriale); una cultura fondata sulla possibilità del sindacato di intervenire nelle politiche d’impresa: il tutto in un clima di reciproca correttezza e lealtà, disponibilità e responsabilità collettiva, secondo un modello da tempo praticato nel settore. In un quadro siffatto la «questione femminile» continua ad occupare un posto decisivo. Insieme al diritto al lavoro e alla parità salariale, infatti, un’efficace gestione del tempo di lavoro, in equilibrio con i tempi di vita, vale ancora di più per le lavoratrici, che sono sempre le prime a pagare in tempo di crisi, che soffrono maggiormente la condizione di precarietà crescente, che devono difendersi da un’organizzazione sociale, da una mentalità e da una struttura familiare, fortemente radicate nella società italiana, che tendono costantemente a penalizzarle.
  • Con la crisi del fordismo e del sistema degli orari standard si è determinato un rovesciamento straordinario dei criteri con cui sono organizzati gli attuali regimi di orario. Questa trasformazione è avvenuta in tempi relativamente brevi (circa trent’anni) ed è la diretta conseguenza dei cambiamenti del mondo del lavoro generati dalla globalizzazione dell’economia. La pressione delle imprese per ampliare gli strumenti di flessibilità nei regimi di orario si riscontra nei testi dei rinnovi dei contratti nazionali di lavoro, mentre da lungo tempo sembra molto carente l’iniziativa e l’elaborazione sindacale su questo argomento. È evidente la necessità di riprendere una strategia rivendicativa sull’orario di lavoro, proprio per la crescente condizione di subalternità in cui si trovano le lavoratrici e i lavoratori a fronte delle esigenze del mercato e per i rischi occupazionali derivanti dalla tecnologia.
  • Il contributo esamina la questione della riduzione dell’orario di lavoro nel settore metalmeccanico, con l’obiettivo di incrementare l’occupazione e migliorare le condizioni lavorative. Per ragioni di spazio, non verrà trattato il tema della distribuzione del reddito, sebbene esso sia connesso alla regolazione dell’orario di lavoro. Si sottolinea l’impor-tanza per le organizzazioni dei lavoratori di sostenere una riduzione dell’orario di lavoro non solo a parità di salario, ma anche di produttività. Qualora, infatti, la riduzione dell’orario fosse subordinata a un aumento della produtti-vità, il duplice obiettivo di creare occupazione e migliorare le condizioni lavorative rischierebbe di non essere raggiunto.
  • Occupazione e condizioni di lavoro sono caratterizzate da due aspetti strutturali. Il primo è connesso con l’uso delle nuove tecnologie e dei nuovi sistemi di organizzazione del lavoro allo scopo di risparmiare lavoro per unità di prodotto. Il secondo aspetto riguarda le condizioni di incertezza e di precarietà per una fetta consistente degli occupati e degli occupabili. Il saggio discute le condizioni socioeconomiche alle quali una riduzione dell’orario di lavoro può migliorare le condizioni nelle quali versa il lavoro in Italia e aumentarne gli spazi di libertà.
  • Oratorio bizantino

    Fascia di prezzo: da 2.99 € a 10.00 €
    In questo nuovo libro, Arminio raccoglie i suoi scritti più liricamente civili, e con il suo stile surreale e comico ricorda per postura autoriale un po’ Emil Cioran e un po’ il narratore «in pubblico» Peter Bichsel, maestro conclamato della prosa breve. Diviso in gruppi tematici (comizi morali, l’esperienza politica, il paesologo in campagna elettorale, le battaglie civili per l’ospedale di Bisaccia e contro la discarica del Formicoso) ilvolume censisce l’impegno di anni dell’ultimo autore comunitario del nostro paese, che usa ancora la parola nel tentativo di salvare un pezzo di mondo. Quelfare letteratura per la quale – come ha scritto di lui il mentore Gianni Celati, una sorta di maestro volontario per l’autore irpino– «occorre privilegiare al massimo le cose singole, contro le astrazioni degli esperti e le frasi fatte dell’attualità». Arminio è sempre a caccia di paesaggi, umani o naturali. Li setaccia rabdomanticamente, implacabilmente, senza paura. Nomina, ammonisce, s’indigna. Fa una battaglia contro il cinismo fin nelle interiora: «C’è sempre altro da fare quando dobbiamo fare qualcosa per gli altri»,dice in un passo emblematico.E anche se il suo baricentro antropologico è quello di Bisaccia, non parla solo di Irpinia, di Sud o dell’Italia intera:la visione è globale, occidentale, nell’intreccio tra cultura contadina, modernità e villaggio tecnologico, la visione di un capitalismo che «a furia di espandersi è diventato piccolissimo». Sovversivo mite della parola e del pensiero, lancia un j’accuse virulento contro i politici narcisi e ciechi, specchio sensibile di un declino sociale e morale, ma con la speranzae il sogno di un nuovo umanesimo, fatto di comunità «che vadano oltre il profilo dei singoli campanili e dei singoli comuni», e di nuove agorà.
  • Ordine nuovo

    17.50 
    Ordine Nuovo fu un movimento neofascista ispirato al pensiero della filosofia della Tradizione di Julius Evola. Il gruppo, che in una prospettiva nazional-rivoluzionaria si opponeva al sistema democratico e partitico, nacque nei primi anni Cinquanta come centro studi all’interno del Movimento Sociale Italiano e se ne distaccò nel 1956, pur mantenendo con esso a fasi alterne rapporti che talvolta erano finalizzati a un possibile rientro, il quale avvenne nel 1969. Questo studio indaga gli aspetti politico-culturali di un importante movimento del neofascismo italiano, attraverso l’analisi di documenti di polizia, riviste e materiali prodotti dal gruppo. Il motto «Il nostro onore si chiama fedeltà», ripreso dalle SS naziste, esprime l’identità e lo stato d’animo, nelle sue espressioni culturali e antropologiche prima che politiche, di quel microcosmo dei vinti di Salò, che si sentiva legato a un passato «glorioso» e in nome del quale intendeva riconfermare la scelta compiuta anni prima. Il volume, muovendo dall’analisi del contesto segnato dal paradosso dell’essere «fascisti in democrazia», ricostruisce lo sviluppo di questo movimento tra i primi anni Cinquanta e la metà degli anni Settanta, delineando un percorso oscillante tra spinte all’integrazione politica e derive radicali che condussero una parte di esso verso la clandestinità, dopo il suo scioglimento, avvenuto nel 1973.
  • L'articolo indaga l'impatto della digitalizzazione sull'organizzazione del lavoro e sulle istituzioni delle relazioni industriali, prendendo in considerazione il lavoro nei centri di distribuzione di Amazon. A livello organizzativo, management algoritmico e dispositivi elettronici danno luogo a una sorta di «fabbrica terziaria digitalizzata» caratterizzata da un'inedita variante di «taylor-fordismo digitale», che ripropone esigenze elementari di tutela del lavoro. D'altro canto, l'analisi del conflitto in corso in Germania e, più di recente, in Italia mette in evidenza da un lato gli ostacoli strutturali che si frappongono all'azione sindacale e, dall'altro, l'indifferenza istituzionale di Amazon, non ultimo in seguito alla debolezza ormai strutturale degli assetti nazionali, ancora fordisti e «analogici», e l'inadeguatezza del livello istituzionale europeo nell'ambito della contrattazione collettiva.
  • Alla legalità come bene pubblico l'autore dedica una serie di conversazioni con esponenti autorevoli della società civile, quali Rita Borsellino, Francesco Alì, Marcelle Padovani, Raffaele Bruno e Alessandro Pecorato. L'idea che accomuna questi contributi è l'importanza dell'esercizio consapevole della responsabilità da parte dei cittadini. Un lessico democratico, fatto di legalità, partecipazione, regole, responsabilità, sia dei cittadini che delle loro classi dirigenti.
  • Il debito del prestatore di lavoro, ossia il contenuto dell’attività lavorativa e le sue caratteristiche, rappresenta da sempre un nodo centrale della riflessione giuslavoristica, oltre a essere il cuore di molte rivendicazioni di natura strettamente sindacale, in particolare quelle che mirano a modificare direttamente o indirettamente l’organizzazione del lavoro. Infatti l’incidenza del potere datoriale, la sua pervasività da una parte, e l’autonomia dei lavoratori dall’altra, cioè il grado della loro libertà, si misurano in relazione all’oggetto della prestazione e alle modalità...