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  • Come noto, nella storia del pensiero occidentale e nelle scienze umane per lungo tempo l�??appartenenza e le differenze di genere sono state assenti: non nominate, trascurate nelle analisi, date per scontate.
  • La sezione monografica di questo numero di RPS esplora vari aspetti del welfare state italiano, mostrando e riflettendo sulle sue connotazioni e implicazioni di genere. Lo fa attraverso tre blocchi di contributi, ognuno dei quali si concentra su uno dei nodi sollevati dal dibattitto su genere e welfare. Il primo blocco si rivolge al nodo del diritto al lavoro, quello retribuito, come canale di indipendenza delle donne (e degli uomini), che per essere raggiunta richiede innanzitutto politiche di sostegno alla conciliazione. Il secondo blocco di contributi guarda al nodo del diritto alla cura, sia data che ricevuta, e sia per donne che per uomini. Il terzo blocco, sul diritto all’autonomia e alla diversità, sposta l’attenzione dalla questione della conciliazione e della cura per ragionare sui rischi di povertà (la cui struttura di genere è connessa alla questione della conciliazione e della cura ma non solo), o per concentrarsi su un’altra fase del corso di vita o su altri tipi di famiglia. La sezione Attualità affronta il tema dell’alternanza scuola-lavoro mente il Dibattito si concentra sul Bes e il rapporto tra benessere e politiche.
  • Nel corso degli ultimi decenni, dall'Europa, agli Stati Uniti, all'Asia, all'Oceania, si è assistito, ad un progressivo avvicinamento dei corsi di vita delle donne e degli uomini, soprattutto per i cambiamenti sul versante occupazionale delle donne e per la convergenza verso percorsi di lavoro sempre più instabili e precari. Utilizzando le informazioni contenute nei principali database internazionali, l'articolo si propone di analizzare gli aspetti di convergenza (o mancata convergenza) in Italia, Giappone, Stati Uniti e Australia, proponendo una lettura incrociata per identificare specifiche similarità e differenze e contribuire al dibattito in corso.
  • L'articolo presenta uno studio quali-quantitativo volto ad analizzare se e come le donne migranti che vivono in Italia interrompano la loro partecipazione lavorativa quando nasce un figlio, se l'istruzione o l'area geografica di provenienza facciano differenza e che narrazioni vengano date delle pratiche seguite. I dati dell'indagine campionaria sulle nascite mostrano che, nel contesto del «familismo by default» italiano, le madri straniere hanno rischi di esclusione dal mercato del lavoro più elevati di quelli delle madri italiane, soprattutto perché più spesso lavoratrici in nero o a tempo determinato pre-gravidanza. Inoltre, per effetto di dequalificazione o non riconoscimento formale, il titolo di studio pare contare meno rispetto alle native. L'analisi delle interviste qualitative, alcune anche longitudinali, mostra come vincoli strutturali e istituzionali si intreccino con modelli culturali, spesso rinforzandoli, ma anche, a volte, indebolendoli. Le pratiche di lavorofamiglia delle migranti rispondono a ideali di maternità intensiva, ma paiono pure fortemente plasmate dalle collocazioni marginali nel mercato del lavoro, dal conseguente limitato accesso alle misure di conciliazione e dalla frequente assenza delle reti famigliari, tutti fattori che, se da un lato tendono a rafforzare il ruolo della cura materna, dall'altro in alcuni casi possono spingere i padri ad essere più presenti, aprendo a possibili trasformazioni dei modelli di genere.
  • La riforma dei servizi per l'infanzia, introdotta dal decreto legislativo 65/2017, si propone sia di espandere l'accesso e la copertura dei servizi per l'infanzia, sia di elevare la qualità dell'offerta complessiva, pubblica e privata. In questo senso essa può avere conseguenze molto rilevanti non solo sull'occupazione femminile, ma anche sulla qualificazione del lavoro educativo e di cura dei bambini, che rappresenta un aspetto centrale nella riforma. L'articolo discute criticamente potenzialità e limiti della riforma, evidenziando in particolare come i servizi per l'infanzia dei Comuni, chiamati a esercitare un ruolo cardine nella governance del nuovo sistema integrato dei servizi, siano attraversati da difficoltà e da trasformazioni organizzative e nel lavoro, accentuate dalle politiche di austerità degli ultimi dieci anni. Tali difficoltà, unite alle carenze strutturali dello Stato nel settore, potrebbero indebolire se non inficiare la capacità della riforma di far uscire i servizi per l'infanzia dalla tradizionale posizione di residualità fra le istituzioni del welfare italiano verso l'acquisizione di una dimensione più universalistica.