• Mentre il fenomeno del disagio lavorativo risulta in continua e forte crescita nelle aziende sia pubbliche sia private, su di esso si è andata invece registrando una progressiva e preoccupante caduta dell’attenzione generale. Sempre meno se ne discute nei convegni, non se ne occupano quasi più i mezzi di informazione e la stessa opinione pubblica sembra diventata pressoché indifferente. Tutto ciò mentre il mondo del lavoro in questi anni è cambiato profondamente e quasi sempre in peggio per la condizione dei lavoratori, con un corrispondente aumento anche delle patologie fisiche e psichiche correlate al disagio lavorativo. L’autore, studioso da sempre impegnato su queste tematiche, in questo nuovo volume amplia e approfondisce la trattazione della materia, soprattutto aggiornandola sulla base della mutata realtà e dei numerosi innovativi sviluppi normativi, giurisprudenziali e dottrinali avutisi in questi ultimi anni. Vengono inoltre riportati nel volume degli utilissimi «Quadri riassuntivi» delle varie partizioni del testo, che hanno peraltro una propria valenza autonoma in quanto, letti in successione, costituiscono essi stessi un testo più snello, adatto in particolare ai lavoratori per riconoscere il mobbing, lo straining e lo stress lavoro-correlato e sapere come comportarsi. Testo d’altra parte utile agli stessi «addetti ai lavori» per una ricapitolazione veloce della materia.
  • Il 31 maggio 1996 muore a Roma Luciano Lama, partigiano protagonista della stagione fondativa della democrazia italiana, dirigente sindacale e uomo di sinistra, costruttore del sindacato e della Repubblica. Per ricordarlo il volume propone gran parte dei documenti esposti nella mostra storico-documentale Luciano Lama, il sindacalista che parlava al Paese, svoltasi a Lecce dal 27 al 29 maggio 2016, nell’ambito dell’iniziativa nazionale della CGIL «Le giornate del lavoro». Cinque sono i focus principali del volume: gli anni della formazione e la Resistenza; il passaggio da Forlì a Roma; la segreteria generale della CGIL; l’impegno istituzionale come vicepresidente del Senato; le sue passioni. Dai documenti spesso inediti riprodotti emerge un forte spirito di ricerca che permarrà in Lama tutta la vita, spirito di ricerca e volontà di conoscenza che a volte lo faranno parzialmente discostare dall’ortodossia del Partito e dalla dottrina tradizionale comunista. I documenti ci restituiscono anche un Lama sotto certi aspetti poco conosciuto, raccontandoci di un uomo riservato e a volte schivo, dalla immensa personalità e carica umana: un uomo circondato di vero affetto, amato dai suoi compagni e dai lavoratori, stimato dagli avversari come avversario duro ma leale. «Un uomo che parlava al Paese» lo definisce sulle colonne de l’Unità Giorgio Napolitano il giorno seguente alla sua morte. Scriverà il 3 giugno Bruno Trentin nel suo diario personale, riservato e ancora inedito: «Venerdì scorso è morto Luciano Lama. E da quel momento [...] mi sono ritrovato immerso nella tristezza e nei ricordi [...] Molte cose ci hanno diviso durante la sua direzione della CGIL e dopo; e certamente le nostre ‘ansie’ erano diverse. Ma egli resta il dirigente migliore che la CGIL poteva esprimere nel lungo periodo della sua reggenza e ha segnato una parte importante della nostra vita. Certamente della mia».
  • Tra i diversi aspetti della trasformazione in atto nello scenario economico mondiale un posto di tutto rilievo spetta all’affermazione della cosiddetta «economia della condivisione» (sharing economy), nell’ambito di una più generale e per alcuni versi potenzialmente devastante tendenza alla numerizzazione dell’economia. Quasi ogni settore possiede il suo sistema numerico che fornisce un servizio di messa in relazione tra privati e/o imprese. Tra le prime success stories va ricordata l’affermazione di Uber nei trasporti di persone e di cose e di Airbnb per l’affitto di appartamenti per le vacanze. Ma i servizi espletati, basati spesso su lavoro mal pagato e precario, si vanno estendendo ormai ad ogni settore. Il volume analizza, oltre al rapporto tra evoluzione tecnologica e mutamenti nel mondo del lavoro, l’influenza negativa che tali sviluppi hanno sulla struttura dei mercati e sulla concorrenza, sull’evasione e l’elusione fiscale, sulla concentrazione della ricchezza e sul crescente dominio dei rapporti di mercato nell’organizzazione della società e degli Stati, che faticano a gestire la situazione. È invece necessario che i poteri pubblici non blocchino sviluppi che potrebbero avere anche aspetti positivi e intervengano per controllare i fenomeni «spontanei» in atto e orientarli verso esiti più accettabili.
  • Un mercato clandestino, dove immigrati rivendono cose di seconda mano e provenienti da circuiti informali su lenzuola stese a terra, si sviluppa da vent’anni nel cuore della città di Genova a due passi dal Porto antico. Oggetto di vessazioni e sequestri continui, il mercato è stato mal tollerato con un’escalation di xenofobia e attacchi politici che lo hanno fatto sparire agli occhi dei genovesi nell’aprile 2015, alla vigilia delle elezioni regionali, vinte poi dal centro-destra. Nell’autunno 2015 il Comune di Genova ha quindi promosso un progetto di mediazione dal nome «Chance» che ha portato all’emersione di un gruppo di emigrati con una nuova collocazione sotto le mura di Sarzano, a duecento metri dai luoghi scelti in passato, ma una parte del vecchio mercato resiste di notte nei portici di Sottoripa. L’inchiesta di tipo etnografico tra gli immigrati trovarobe racconta i percorsi a caccia di oggetti, la percezione della discriminazione di questo lavoro che diventa spesso camera di compensazione in periodi di disoccupazione. Le parole degli altri attori coinvolti (abitanti, commercianti, amministrazione e polizia) ci interrogano sulle dinamiche migratorie, sulla precarietà del mondo del lavoro in Italia, sul diritto all’utilizzo delle città da parte di nuovi e vecchi abitanti e sulle nuove povertà.
  • Roma, 6 ottobre 1906: con la celebrazione del IX Congresso del Partito socialista s’inaugura la Casa del Popolo di via Capo d’Africa, che diventa sede di organizzazioni politiche e sindacali e teatro di importanti eventi del movimento operaio della capitale. Il Celio, dove già si svolgono, all’Orto Botanico, manifestazioni e comizi e dove nel 1912 sorgerà, sulle pendici del Colle Oppio, l’Educatorio Andrea Costa, si trasforma in una sorta di cittadella rossa tenuta sotto stretta sorveglianza dalla polizia. Questo libro ripercorre la storia dell’edificio, a partire dal «miracolo» che rende possibile, in appena quindici mesi, tradurre in realtà l’idea lanciata da Enrico Ferri nel comizio del 1° maggio 1905. Per circa vent’anni la Casa del Popolo è la casa comune di socialisti rivoluzionari e riformisti, anarchici, repubblicani, comunisti, il quartier generale di grandi agitazioni operaie e della prima resistenza al fascismo. Per impulso dell’Educatorio, dove sono attivi un doposcuola e un ricreatorio per fanciulli, si sviluppano varie iniziative come la Scuola socialista di cultura, l’Università proletaria, il Teatro del Popolo; si tengono conferenze, corsi di cultura generale e amministrazione, rappresentazioni teatrali, concerti e spettacoli. Nel 1926 con la confisca della Casa del Popolo ad opera del regime fascista inizia un’altra storia, le cui propaggini arrivano fino a oggi.
  • Logistica

    12.00 
    La logistica è qualcosa di più delle funzioni di trasporto e distribuzione cui è solitamente associata. Le trasformazioni del processo produttivo, la diffusione su larga scala del container e dei principi dell’intermodalità e della multimodalità, l’intensificazione dei processi di digitalizzazione e la formazione di nuovi spazi infrastrutturali hanno portato ciò che ruota intorno alla logistica a conquistare un ruolo di primo piano nell’economia e nella politica globali. Porti, zone economiche speciali e corridoi sono così divenuti snodi cruciali all’interno di una nuova mappa del potere. Attingendo da molteplici fonti e approcci disciplinari, questo libro sostiene che la logistica sia da considerare tra gli elementi costitutivi della globalizzazione e – introducendo la categoria di «politica dei corridoi» – analizza il modo in cui essa è diventata un fatto politico che promuove nuove modalità di governo e decisione, spingendo a ripensare la forma Stato e le forme dell’agire politico.
  • Mafia Capitale

    12.00 
    Gli autori, partendo dal racconto delle proprie «storie», spiegano, descrivono ed analizzano la «precondizione» che è alla base del fenomeno Mafia Capitale: lo sfruttamento pesante, fatto di retribuzioni bassissime ed assenza di tutele e diritti, dei lavoratori e delle lavoratrici che operano nell’ambito di quelle cooperative sociali «centrali e nevralgiche» nel sistema economico e criminale «Carminati-Buzzi». In questo contesto, alcune recenti modifiche legislative imposte dal Governo, attraverso il Jobs Act e la riforma del terzo settore, stanno determinando un ulteriore peggioramento delle condizioni del lavoro, accompagnato da un consistente aumento degli «utili» per le attività di cooperative che, in questo modo, risultano ancora più esposte a fenomeni d’illegalità diffusa. Sono temi che interessano non solo Roma bensì l’intera nazione, segnata, negli ultimi trent’anni, dall’affermazione di quella cultura «liberista» che ha portato verso la privatizzazione di servizi pubblici ed universali e, insieme, ha finito con il contaminare in maniera pesante e negativa anche quell’esperienza della «cooperazione» nata con ben altro spirito e ideale. Una realtà che, a giudizio degli autori, va modificata radicalmente attraverso interventi strutturali e profondi capaci di «riscattare il lavoro» da ogni forma di sfruttamento e di schiavitù. Solo un lavoro dotato di tutele, diritti ed equa retribuzione può garantire la qualità delle prestazioni e dei servizi in una delicata e complessa sfera come quella delle attività socio-sanitarie e assistenziali. Ridare centralità e dignità al lavoro rappresenta l’unico modo per aggredire alle fondamenta l’illegalità e creare le condizioni affinché fenomeni come quello di Mafia Capitale non si possano ripetere.
  • Roma 2016: 170.000 residenti nelle case popolari, 73.000 alloggi pubblici per un valore stimabile in 22 miliardi di euro, 16.000 famiglie in lista di attesa, 8.000 in emergenza abitativa, 30.000 in difficoltà con il pagamento degli affitti di cui 10.000 con sfratto esecutivo, 10.000 occupanti abusivi, 5.000 assegnatari decaduti, 1.000 case popolari occupate ogni anno, 30 milioni di spesa per i residence, 500 milioni di debito ICI da parte degli enti gestori e 700 milioni di deficit manutentivo. Sebbene il problema casa appaia inestricabile e numericamente insormontabile, questa pubblicazione si propone di porre ordine nella materia, al di là dei luoghi comuni e dei proclami scandalistici che troppo spesso ne avvelenano il dibattito. Un sistema in crisi in cui la Capitale d’Italia incarna tutti i mali della nazione, ma ha anche tutte le potenzialità che, dopo un riassetto organico della materia, potrebbero finalmente riuscire a dare delle risposte concrete alla pressante emergenza abitativa.
  • Le economie europee sono in una fase di stallo persistente. Il ciclo economico positivo globale che nel 2014-2015 (grazie anche al basso prezzo del petrolio e all’Euro debole) ha tenuto a galla l’unione monetaria volge al termine con il rischio di una recessione alle porte di un’Europa frammentata e indebolita da squilibri strutturali. Rinunciare alla propria moneta senza un bilancio e un debito pubblico europeo fa dell’euro un regime di cambi fissi incompleto. Questa architettura è disfunzionale, come anche la Banca Centrale Europea oramai ammette. Il volume cerca di rendere accessibili al «cittadino medio» questi aspetti attraverso spiegazioni elementari, esempi, grafici e tabelle. Niente congetture; sono i dati a raccontare passato e presente del l’Unione monetaria. Ne esce fuori un ritratto complesso, dove spicca l’incapacità dell’euro-burocrazia di gestire l’integrazione economico-finanziaria, trasmettendo le motivazioni profonde, i principi e i valori che ne hanno ispirato l’istituzione. Il lettore è guidato in un viaggio del pensiero attraverso la gamma delle soluzioni possibili che è fiorita all’ombra della crisi. Il lavoro affronta con chiarezza i temi del «completamento» dell’Euro e della possibilità di un «altro Euro» meno incentrato sul rigore fiscale e sulla cessione di sovranità. Le realtà molteplici della crisi greca, del fallimento dell’austerità, dei problemi del sistema bancario, del debito pubblico e della Brexit stanno mostrando che il tempo guadagnato dalle «soluzioni-tampone» della BCE sta volgendo al termine. Una visione positiva e intellettualmente onesta è però ancora possibile, abbandonando ogni posizione fideistica e adottando un approccio pragmatico e razionale. Il futuro dell’Euro è ancora tutto da scrivere.
  • L’11 gennaio 2016 nella sala dei Gruppi Parlamentari della Camera si è svolta un’affollata assemblea convocata dal «Comitato per il NO nel referendum sulle modifiche della Costituzione» per esporre le ragioni della contrarietà ai contenuti di questa legge. Il Comitato per il NO è stato costituito prima della conclusione dell’iter parlamentare della legge, che avverrà nel mese di aprile con l’ultima lettura da parte della Camera. Si è tentato di ottenere almeno modifiche indispensabili degli aspetti più controversi, ma l’opposizione del Governo a qualsiasi cambiamento non lo ha reso possibile. Ad aprile, dopo la sua definitiva approvazione, il testo della legge verrà pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale ma non entrerà in vigore fino a quando ci sarà l’esito del referendum, ricorrendo i casi previsti dall’art. 138 della Costituzione. Il Governo ha voluto far credere che il referendum sia una sua gentile concessione, ma non è così. È la Costituzione che ne prevede la possibilità quando, al secondo passaggio, l’approvazione delle leggi costituzionali avviene con meno dei due terzi dei voti in almeno un ramo del Parlamento, come appunto si è già verificato al Senato. Questo volume, raccogliendo gli interventi all’assemblea dell’11 gennaio, si propone di far conoscere le ragioni che il Comitato ha messo in campo e che costituiranno la base per motivare la raccolta delle 500.000 firme necessarie per il referendum e, nel corso della campagna elettorale, per convincere le elettrici e gli elettori a respingere le inaccettabili modifiche apportate alla Costituzione. E a votare quindi NO nel referendum costituzionale che avrà luogo nell’autunno del 2016. Contributi di: Gaetano Azzariti, Felice C. Besostri, Lorenza Carlassare, Gianni Ferrara, Domenico Gallo, Alfiero Grandi, Alessandro Pace, Stefano Rodotà, Massimo Villone, Gustavo Zagrebelsky
  • Il rapporto analizza il fenomeno del caporalato e dell’infiltrazione mafiosa nella filiera agroalimentare, fenomeni notevolmente cresciuti negli anni della crisi economica come dimostrano le recenti cronache giornalistiche. Il volume, in continuità con i due precedenti, fotografa la vita dei braccianti agricoli nelle campagne italiane, pervase da nord a sud da nuovo caporalato, grave sfruttamento e nuova schiavitù. Dalle raccolte del pomodoro all’ortofrutta, dal distretto vitivinicolo al settore delle carni, i diversi settori vengono analizzati attraverso la raccolta e l’analisi dei dati, nonché interviste agli operatori del settore e del sindacato, ai rappresentanti delle Istituzioni, delle forze dell’ordine, dell’associazionismo e con testimonianze dirette dei lavoratori vittime di caporalato. Particolare attenzione viene posta anche sui braccianti stranieri, siano essi extracomunitari o neocomunitari, e sul legame che c’è tra il caporalato e la tratta di esseri umani. Il terzo rapporto Agromafie e caporalato si concentra poi sull’azione di contrasto oltre che di denuncia. È così possibile trovare nel volume anche una mappatura delle azioni di “sindacato di strada” e delle buone pratiche messe in campo dalla FLAI CGIL in sinergia con tante realtà territoriali impegnate nel contrasto al caporalato e per l’affermazione dei diritti dei lavoratori. A ciò si aggiunge anche un approfondimento del legame esistente tra produzione agricola e globalizzazione, con l’intento di verificare se il fenomeno del caporalato sia presente solo in Italia o anche in altre realtà dell’Unione Europea e più in generale del mondo occidentale. Il rapporto è poi corredato da materiali multimediali consultabili sul sito www.flai.it. Coordinamento del gruppo di ricerca: Francesco Carchedi, Roberto Iovino, Alessandra Valentini. Contributi di: Franco Boldrini, Francesco Carchedi, Giorgia Cantaro, Stefania Crogi, Niki Deleonardis, Donato Di Sanzio, Umberto Franciosi, Ivana Galli, Roberto Iovino, Silvano Lanciano, Debora La Rocca, Cinzia Massa, Marco Omizzolo, Marco Paggi, Lucio Pisacane, Enrico Pugliese, Pino Rubinetto, Fabio Sorgoni, Gervasio Ugolo, Alessandra Valentini.
  • Il declino negli anni Ottanta del PCI, maggior partito di massa in Italia, non fu soltanto legato alle contraddizioni del comunismo mondiale e alla preclusione che le forze della guerra fredda opposero a un percorso di integrazione democratica di quel partito. La vicenda di quel declino rivela aspetti generali di mancato sviluppo democratico delle democrazie come tali: nuove soggettività politiche, partecipazione di cittadini competenti e autonomi, rispetto della dignità delle persone, nuovi bisogni, allargamento dei sistemi politici. Tutto questo si manifestò in quel decennio, e tutto fu respinto, la guerra tornò sulla scena del mondo, il Sud d’Europa e soprattutto il Mediterraneo furono abbandonati a esiti tragici. Questi temi furono colti e segnalati con grande anticipo in una singolare esperienza di ricerca promossa dal CRS, Centro Studi del PCI, che per quindici anni con la direzione di Pietro Ingrao provò a orientare il par-tito verso riforme del sistema politico e a contribuire da sinistra alla costruzione europea. La chiusura del partito a quei temi e a quelle proposte è un aspetto particolare del suo declino. Oggi l’interesse per quella vicenda, che l’autore ricostruisce dall’interno per il ruolo svolto nel CRS, è dato anche dall’attualità delle questioni irrisolte: le riforme istituzionali e costituzionali, l’unione politica dell’Eu-ropa, forme e ruolo delle nuove soggettività.