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Porre sicurezza e qualità del lavoro al centro della competitività del sistema
Il contributo offre alcuni spunti di riflessione e azione in tema di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. Ci si sofferma sulle riforme necessarie per rendere il lavoro più sicuro sottolineando come occorra anzitutto affrontare la frammentazione dei diritti e delle condizioni, superando la logica della precarietà e del massimo ribasso, tenendo sotto controllo la catena degli appalti e dei subappalti nel pubblico ma anche nel privato. Ma occorre anche restituire ai soggetti pubblici la funzione di prevenzione, di sostegno alle azioni e di controllo che i tagli di questi ultimi decenni hanno sottratto.
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Portella della Ginestra e il processo di Viterbo
16.00
€
Nel sessantacinquesimo anniversario della strage di Portella della Ginestra, per iniziativa dell’Archivio di Stato di Viterbo, dell’Università della Tuscia e della Fondazione Di Vittorio, si è tenuta a Viterbo una giornata di studio sul tema che ha fornito anche il titolo del volume. La ricostruzione degli avvenimenti del 1° maggio 1947 e il dibattito storiografico sulla strage di Portella sono stati posti in connessione con la storia dell’Italia repubblicana, senza trascurare il mondo della cultura e delle arti, la memoria del sindacato e le celebrazioni ufficiali. Il panorama degli studi raccolti nel volume è stato articolato dall’analisi delle reazioni del mondo politico e sindacale, dalla rassegna sul processo di Viterbo nei rotocalchi italiani e da una densa ricognizione sui lavori della Commissione Antimafia, con risultati che attestano l’efficacia di una indagine a tutto campo tra politica, memoria e uso pubblico della storia. Gli approfondimenti sulle rappresentazioni di Portella della Ginestra elaborate dalla letteratura, dalle arti visive, dal cinema e dalla televisione completano il quadro, con il ricorso sistematico a fonti iconografiche e audiovisive. In sintonia con l’approccio interdisciplinare della giornata di studio al volume è unito il Dvd della Mostra multimediale «Portella della Ginestra: politica, memoria, uso pubblico della storia (1947-2012)». Nello spirito delle parole pronunciate dal Presidente della Repubblica a Portella della Ginestra, il proposito che ispira il volume è quello di affrontare con gli strumenti del «mestiere di storico» le pagine più tormentate dell’Italia repubblicana, oltre le deformazioni della polemica politica più contingente.
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Portella della Ginestra e la guerra fredda
12.00
€
Francesco Renda, che avrebbe dovuto tenere il comizio a Portella quel 1° Maggio del ’47, racconta, da testimone e da protagonista, la vicenda drammatica della strage di Portella della Ginestra per opera della banda di Salvatore Giuliano. Nella forma piana e avvincente della conversazione, a cui è sotteso tutto il rigore del grande studioso, egli sviluppa una chiave di lettura della strage che la colloca nella dimensione internazionale della «guerra fredda», mettendo in luce come, nell’intreccio perverso tra politica, mafia e banditismo, impegnati nella difesa degli interessi economici e politici degli agrari, all’indomani della grande avanzata del Blocco del Popolo nelle elezioni siciliane del 20 aprile 1947, al fondo della strage si inserisca l’esigenza imprescindibile degli Stati Uniti di esautorare le sinistre dai governi nazionali e regionali delle aree strategicamente rilevanti. Da Portella il racconto passa ai cento anni di storia della Cgil siciliana, che affonda le sue radici nel movimento dei Fasci dei lavoratori e che da lì è venuta poi tessendo per tutto un secolo una trama di lotte e di conquiste che hanno collocato la Sicilia e il popolo siciliano, come dice Renda, «sul davanti della storia nazionale e internazionale». Scenario questo che si è reso possibile anche perché quelle lotte sono state illuminate da grandi utopie che, pur non realizzandosi pienamente, hanno permesso di raggiungere risultati importanti. Terzo e conclusivo momento è quello dedicato all’Autonomia della Sicilia e al suo Statuto. A sessant’anni di distanza, conclude Renda, è innegabile che l’Autonomia abbia dato alla Sicilia un’identità che prima non aveva; è pure vero il fatto che alcune sue caratteristiche, come l’esclusività legislativa, sono all’origine di una pregiudizievole condizione di separatezza della vita dell’isola dal resto del paese.
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Portella della Ginestra. Indice dei nomi proibiti
10.00
€
1° maggio 1947 verso le dieci del mattino, è la strage di Portella della Ginestra, trentotto tra morti e feriti, tra essi donne e bambini. La vicenda è nota: il Primo maggio, per la festa dei lavoratori, gli abitanti di tre paesi siciliani avevano l’abitudine di riunirsi nell’ampio pianoro tra le montagne dell’interno: qualcuno sparò sulla folla inerme e uccise. Il pianoro, di una rara bellezza naturale, era un punto di confluenza perfetto per fare ritrovare la gente dei paesi limitrofi. In quegli anni in Sicilia c’era stata l’occupazione delle terre e nelle campagna si respirava un’aria di festa, di liberazione, i siciliani con le loro lotte si schieravano sempre di più per il rispetto dei loro diritti, per il lavoro e la libertà. La strage, insieme al massacro di ottanta sindacalisti, segna per quegli anni la fine di ogni speranza. La Sicilia, lasciata alla mafia, ripiomba nella prigionia, nell’abbandono e comincia la grande emigrazione che impoverirà l’isola. A poco a poco la strage di Portella della Ginestra diventa per i siciliani un racconto del mito, una sorta di avventura del dolore fuori dal tempo e da ogni luogo, segna la caduta. Ed è questo sentimento di sconfitta che il poema di Beatrice Monroy, palermitana e scrittrice di teatro, ripropone nel tentativo di riprendere in mano una storia i cui mandanti sono ancora ufficialmente ignoti. Alcune foto realizzate dall’autrice vogliono segnare come pagine di un diario il volto attuale della Sicilia.
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Portella della Ginestra. La ricerca della verità
15.00
€
Girolamo Li Causi è stato per lungo tempo il leader dei comunisti siciliani e uno tra i più autorevoli dirigenti nazionali del PCI. A partire dal secondo dopoguerra lavorò alacremente nella sua terra per ricostituire le organizzazioni politiche e sindacali del movimento contadino e per guidare le lotte bracciantili contro il latifondo. Segretario regionale del partito, deputato nell’Assemblea Costituente, senatore, fu vicepresidente della prima Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno mafioso. La lotta alla mafia fu il tratto distintivo del suo impegno politico e istituzionale. La vicenda della strage di Portella della Ginestra, avvenuta il 1° maggio 1947 per opera della banda di Salvatore Giuliano, è da questo punto di vista emblematica. Nel libro sono raccolti gli interventi pubblici di Li Causi sul drammatico episodio: interventi nell’Assemblea Costituente, nell’Assemblea regionale siciliana, in Parlamento e articoli sulla stampa locale e nazionale. Il volume è introdotto da un saggio dello storico Francesco Renda, all’epoca giovane dirigente del movimento sindacale siciliano, che avrebbe dovuto tenere il comizio a Portella quel 1° maggio del ’47. Renda, ripercorrendo la parabola biografica di Li Causi, caratterizzata dalla passione civile e dal coraggio col quale egli sfidò i soprusi dei grandi proprietari terrieri e la violenza della criminalità organizzata, evidenzia come, nell’intreccio perverso tra politica, mafia e banditismo, impegnati insieme nella difesa degli interessi economici e politici degli agrari, si inserisca anche l’esigenza imprescindibile degli Stati Uniti di esautorare le sinistre dai governi nazionali e regionali delle aree strategicamente rilevanti.
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Postfazione
Il contributo presente in appendice è estratto dal volume di Giuseppe Amari (a cura di) "In difesa dello Stato, al servizio del paese. La battaglia di Giorgio Ambrosoli, Paolo Baffi, Silvio Novembre, Mario Sarcinelli e di Tina Anselmi, Ediesse, Roma, 2010.
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Postilla. Per continuare a discutere
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Potenziare il Servizio sanitario nazionale per tutelare il diritto alla salute
La grave crisi in cui versa il Servizio sanitario nazionale pone in discussione la tutela stessa della salute, nonché i princìpi di universalità, uguaglianza ed equità su cui si fonda. Il contributo si sofferma sui correttivi necessari per rilanciare il Servizio sanitario pubblico e universale, sottolineando la necessità di una radicale inversione di rotta in termini di spesa pubblica con l’obiettivo di una maggiore valorizzazione, qualificazione e incremento del personale sanitario, della promozione dell’assistenza territoriale, della realizzazione dell’integrazione socio-sanitaria, a partire dalla piena attuazione del Pnrr.
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Potere di riconoscimento, diseguaglianze territoriali e politiche pubbliche
L’inclusione capacitante degli innovatori e dei soggetti marginali nelle politiche per lo svi-luppo locale costituisce una leva cruciale per combattere le diseguaglianze territoriali e di riconoscimento. A sostegno di questa tesi, l’articolo analizza dapprima due meccanismi micro-fondati che presiedono la relazione tra potere di riconoscimento e diseguaglianze terri-toriali: il deficit di riconoscimento e il mis-conoscimento. Entrambi i meccanismi sono di-scussi alla luce delle relazioni di potere che presiedono e istituiscono. Nella seconda parte, a suffragio empirico di questi meccanismi, si prendono in considerazione tre diversi casi di politiche e azioni che – a diversi livelli di scala – hanno colmato il deficit di riconoscimento o riequilibrato situazioni di mis-conoscimento. Scopo dell’articolo è quello di mostrare come il potere di riconoscimento nasca e proliferi nel perimetro di un discorso pubblico performa-tivo, che assegna identità e valore pubblico a territori e persone, alla luce del primato dei target, dell’investimento senza risultati, dei risultati senza capacità di aspirare. Le conclu-sioni suggeriscono infine che questo discorso pubblico performativo sottende una logica dell’ec-cellenza che riproduce e accentua le diseguaglianze territoriali.
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Poveri salari
14.00
€
Il salario è certo uno strumento di riconoscimento del lavoro, ma ha anche un valore equitativo e redistributivo, per cui una di seguale distribuzione dei redditi e della ricchezza costituisce, oltre che una inaccettabile ingiustizia, anche un freno per lo sviluppo. Per questi motivi nel libro si analizza, a partire dai primi anni duemila fino ad oggi, la dinamica delle retribuzioni lorde e nette in rapporto all’inflazione, alla produttività e più in generale ai principali aggregati economici che caratterizzano il sistema economico-produttivo italiano. Tale arco temporale evidenzia le debolezze strutturali del sistema Italia, a causa delle quali la crisi globale ha esercitato effetti pesantemente negativi sulla crescita, l’occupazione, la produttività, i salari e l’avanzo primario accumulati negli anni precedenti. Le radici della crisi globale affondano infatti nelle scelte compiute negli anni passati dai paesi più industrializzati e nell’impostazione teorica alla base di quelle scelte. È da lì dunque che occorre ripartire per riequilibrare e riformare il modello di sviluppo. Ma benché le cause siano chiare, le contromisure strutturali volte a regolare la finanza, sanare gli squilibri globali e favorire l’uguaglianza attraverso il salario per rilanciare una solida ripresa e un nuovo sviluppo non sono ancora state intraprese. In Italia come nel resto dei paesi europei il ritorno alla crescita, allo sviluppo responsabile, ad una più forte democrazia, per una società più equa, può venire solo dal lavoro a partire dalle giovani generazioni.
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Povertà e benessere – Una geografia delle disuguaglianze in Italia
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Povertà e domanda sociale di casa: la nuova questione abitativa e le categorie delle politiche
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