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Atti del forum di Rps – Il sistema socio-sanitario in Italia
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Atti del Forum di Rps – Welfare italiano – L’Europa nonostante tutto
16.00
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Attivazione e individualizzazione
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Attività di cura e intersezionalità: essere badanti, donne e migranti in Italia
Attraverso una ricerca empirica, un’analisi computazionale e un approccio intersezionale, l’articolo prende in esame la figura lavorativa delle donne migranti che prestano attività di cura e di assistenza familiare a persone non autosufficienti. Nel farlo, sommano in sé diversi profili di subordinazione, in quanto donne, in quanto straniere, in quanto bisognose di un salario, in quanto impegnate in un lavoro dequalificato (eppure così importante). Se a ciò aggiungiamo eventuali difficoltà linguistiche, un credo religioso non cristiano, una pelle non bianca e la probabile assenza di capitale relazionale, ne viene fuori un quadro di criticità che contrasta con la funzione sociale svolta da queste lavoratrici: porre rimedio all’assenza italiana di politiche di Long-term care, fornendo un servizio che sia contemporaneamente professionale e familiare.
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Attualità del pensiero di Federico Caffè nella crisi odierna
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Il volume riproduce gli atti del convegno, dallo stesso titolo, tenuto a Roma nella Facoltà di Economia della Sapienza Università di Roma, il 9 giugno dello scorso anno. L’occasione fu la presentazione del volume
Federico Caffè, un economista per il nostro tempo
, Roma 2009. La relazione iniziale di Luciano Marcello Milone mette in evidenza la visione anticipatrice di Caffè in ordine ai problemi internazionali, con particolare riferimento agli aspetti istituzionali e alla crisi odierna. I successivi interventi ritornano su questi temi, ma trattano anche altri aspetti significativi del pensiero dell’economista e del suo riformismo, ben distante da quelli solitamente richiamati. Un riformismo che, lungi dall’affidarsi al provvidenzialismo del mercato e al filantropismo di Stato, fa affidamento sulla responsabile partecipazione del cittadino alla vita democratica e sul consapevole intervento pubblico per superare i due difetti principali che Keynes ravvisava nel capitalismo, e cioè la mancata piena occupazione e la distribuzione arbitraria ed iniqua della ricchezza e del reddito. Arricchiscono il volume alcuni scritti di Federico Caffè, ad avvalorare le tesi sostenute dagli interventi. Scritti ed interventi di G. Amari, A. Celant, G. Epifani, M. Franzini, G. Leone, L. M. Milone, M. Morcellini, N. Rocchi, M. Tiberi, I. Visco.
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Austerità e autoritarismo: il populismo impopolare nel Regno Unito
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Austerità espansiva, precarietà espansiva e Jobs Act renziano. Dall’Europa all’Italia
Negli ultimi anni, durante la crisi, la politica di svalutazione caricata sul lavoro non ha fatto altro che aggravare gli effetti negativi dell’austerità sulla domanda interna. Eppure la Commissione europea, anche nelle ultime Raccomandazioni, continua a prescrivere continuità nelle politiche di flessibilità del mercato del lavoro, contrattuali e retributive. Il recente risultato elettorale europeo non appare aver modificato l’equilibrio politico nel Parlamento europeo, e la politica economica sembra rimanere saldamente sotto il controllo di chi ha gestito la crisi e l’ha aggravata applicando le regole del rigore senza crescita. In Italia, il Governo Renzi pensa di contrastare il record di disoccupazione con un Jobs Act che solo nel nome richiama quello americano. Ma le sue riforme del lavoro, con le modifiche ai contratti a termine, estesi a tre anni senza causale, sono la stessa cura applicata dalla fine degli anni novanta che hanno così negativamente colpito l’economia italiana e il mondo del lavoro.
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Autonome ma prudenti. Differenze di genere nell’autonomia abitativa dei giovani single in Europa
Le donne giovani acquisiscono l'autonomia abitativa prima degli uomini. L'uscita dalla casa dei genitori e il vivere da soli, senza un partner, può essere considerato rischioso ed è noto che le donne sono in generale in molti ambiti più avverse al rischio degli uomini. L'essere indipendenti si configura allora come uno dei pochi ambiti dove lo sono meno oppure vi sono caratteristiche del contesto che influenzano la diversa propensione di genere all'autonomia abitativa? Lo studio intende mostrare come anche nella decisione di essere autonome le donne sono prudenti e le differenze di genere nella probabilità di essere indipendenti sono fortemente correlate alla partecipazione femminile al mercato del lavoro e al grado di generosità del welfare e dei sussidi di disoccupazione. A questo fine sono analizzati i dati più recenti dell'European Union Statistics on Income and Living Conditions per 31 paesi europei seguendo un approccio multilivello a due step.
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Autonomia differenziata e istruzione: limiti e princìpi previsti dalla Costituzione
La legge sull’autonomia differenziata 186/2024 che prevedeva la devoluzione delle norme generali dell’istruzione è stata pesantemente ridimensionata dalla Corte costituzionale. Abbiamo sempre sostenuto che le norme generali dell’istruzione, inquadrate nella complessità dei diritti e delle libertà declinate con chiarezza nella nostra Costituzione, non potevano essere regionalizzate, pena la rottura della coesione sociale, della universalità e unitarietà del fondamentale diritto all’istruzione, la messa in discussione di diritti e tutele omogenee per il personale scolastico. Siamo anche consapevoli che il fiume carsico della secessione e della devoluzione tornerà ancora come accaduto negli ultimi trent’anni e che la Flc Cgil sarà pronta ad affrontarlo con grande determinazione.
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Autonomia differenziata e Premierato: il tentativo della Destra di sovvertire la Costituzione
Il contributo si sofferma sulla posizione della Cgil in merito al disegno di legge sull’Auto-nomia differenziata. Una posizione necessariamente critica poiché per come è stato concepito aumenterà inevitabilmente i divari tra le diverse aree del paese; aggiungerà alla competizione sociale quella territoriale; frammenterà localmente le politiche pubbliche e lo farà su materie di straordinaria rilevanza strategica, a partire dalla scuola. Significa in altri termini rinun-ciare a un governo nazionale e unitario delle politiche economiche, industriali e di sviluppo del paese, a cui si aggiunge la riforma sul premierato. È l’idea della verticalizzazione dei poteri. Per contrastare tutto questo occorre dare vita a una forte coalizione anzitutto sociale e culturale che affermi un’altra idea di democrazia.
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Autonomia differenziata e servizi sociali territoriali. L’esempio ignorato
Le politiche sociali costituiscono un importante caso di studio per il federalismo, in quanto ambito già devoluto alla competenza regionale. L'articolo 117 della Costituzione, infatti, come riformulato nel 2001, già riconosce alle Regioni potestà legislativa esclusiva in tale campo, mentre rimane di competenza statale solo l’individuazione dei Lep, i Livelli essen-ziali delle prestazioni che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale. La strada per l’individuazione dei Lep nel sociale si è rivelata, tuttavia, particolarmente ardua e, in loro assenza, il sistema dei servizi sociali si è sviluppato poco e con pronunciate differenze territoriali. D’altra parte, la leva finanziaria, rappresentata dal riparto dei, pur limitati, fondi nazionali destinati al sociale, ha costituito l’unico strumento per assicurare un qual-che minimo coordinamento dei servizi a livello nazionale. Eppure, l’esempio delle politiche sociali sembra ignorato dalla legge 86/2024 sull’autonomia differenziata ed esse rischiano addirittura di essere vittime della nuova legge. La situazione venutasi a creare ha, infatti, già portato al blocco dell’iter dei decreti di individuazione dei Lep nel sociale, previsti dalla legge di bilancio 2022, mentre la possibilità che vengano cancellati o devoluti i fondi sociali nazionali genera preoccupazione per la tenuta complessiva del sistema.
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Autonomia differenziata e tutela della salute, tra improvvisazioni e omissioni pericolose
Il governo italiano sta procedendo a dare attuazione all’autonomia regionale differenziata. Consiste nell’attribuzione alle Regioni a statuto ordinario che ne fanno richiesta di mag-giori forme di autonomia in ambiti originariamente disciplinati in modo uniforme dallo Stato. Dopo anni di gravi difficoltà economiche e sociali, che hanno allontanato l’Italia dal resto dell’Europa e ampliato gli squilibri territoriali, l’autonomia differenziata rischia di aggravare la situazione del paese e indebolire il sistema di welfare. L’autonomia diffe-renziata mira, infatti, a dare maggiori competenze a chi può correre più velocemente, la-sciando inalterata – nella migliore delle ipotesi - la condizione di chi è rimasto indietro. A problemi comuni a tutte le regioni è invece necessario dare risposte a livello nazionale, a beneficio di tutti, rafforzando il welfare ed evitando soluzioni singole che aumenterebbero i costi di decisione e creerebbero disuguaglianze. Prima di procedere a qualunque ulteriore attribuzione di competenze alle Regioni è comunque indispensabile rafforzare il livello centrale, nella qualità e nella quantità delle competenze disponibili, affinché siano ben definiti i Livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali e affinché sia possibile il loro rispetto da parte di ogni regione.
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