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Emigrare-immigrare. Questo processo ricopre quattro tempi: lasciare, diventare straniero o straniera, poi, entrare e circolare. Le questioni contemporanee che vi ruotano intorno sono tante e l’Autrice nel saggio enuclea alcune analogie e alcune differenze tra le migrazioni del presente e quelle del passato. Inoltre, a partire da un’analisi delle migrazioni – che si impongono come un fattore essenziale dello sviluppo umano, del progresso nei luoghi e negli ambienti di accoglienza e in quelli di partenza – l’Autrice si pone alcune questioni cruciali: il migrante è una figura sociale della modernizzazione in Europa e qual è il ruolo delle donne? In questo XXI secolo dei migranti come pensare al diritto a emigrare e a essere immigrati? Un altro elemento centrale è legato al tema delle frontiere: sono da rafforzare per difendersi o da indebolire in un mondo più aperto? Infine, il tema viene analizzato a partire dalla dimensione europea e dei processi di integrazione: l’Europa sa ancora integrare i nuovi migranti? Che cosa bisogna intendere per integrazione, dalla visuale dell’immigrazione: è un contratto giuridico o un processo?
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La struttura regionale del Sistema sanitario nazionale nato nel 1978 e l’aziendalizzazione nel 1993 hanno posto la necessità di un sistema di governo che sia capace di ridurre i divari istituzionali facendo leva sulle responsabilità politiche e gestionali attribuite dal Ministero a quegli ambiti decisionali. La leva è stata la creazione nel 2001 di un esteso sistema di valutazione dei risultati che ci permette oggi di affermare che il divario territoriale era consistente e che il sistema di sanzioni e incentivi ha ridotto le differenze di prestazioni gestionali ma in misura non sufficiente rispetto alle aspettative. La mobilità sanitaria da Sud a Nord sembra spiegata, più che da un chiaro deficit negli esiti clinici di singole specialità, da una minore coerenza delle prestazioni nella filiera della presa in carico che può aver danneggiato la reputazione di molti presidi, in prevalenza nel Mezzogiorno. Identifichiamo altri due fattori di differenziazione territoriale. Uno è la diversa densità abitativa, a causa della quale le aree interne o distanti dagli insediamenti principali soffrono di un deficit di offerta di tutti quei servizi per i quali l’ampiezza del bacino di utenza è una condizione essenziale di produttività. Infine, per ogni istituzione l’eredità della sua storia organizzativa è un fattore rilevante della capacità attuale di reagire positivamente alle difficoltà e agli incentivi che provengono dalle fonti di sostentamento e di legittimazione.
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L’articolo ricostruisce, grazie anche al contributo messo a disposizione dal Forum del Parlamento europeo e alla relativa traduzione che dobbiamo al gruppo torinese di «Se non ora quando», l’ascesa a livello europeo di un gruppo che dal 2013 lavora dietro le quinte delle istituzioni nazionali e transnazionali per far arretrare i diritti sessuali e riproduttivi delle persone o almeno per frenare l’avanzata di questi diritti nel nostro continente. Attraverso un manifesto, un blog e dei summit annuali il conservatorismo più bieco, sessista e omofobo cerca di fare nuovi proseliti e di accreditarsi nel dibattito europeo. Il raduno di Verona del marzo 2019 ne è stata una rappresentazione plastica ma le tracce del loro lavoro si ritrovano in questi anni in Polonia, Romania, Croazia e anche in Italia dove questi gruppi hanno trovato importanti saldature con la destra di governo.
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Maria Michetti, che ha preso parte in prima persona alla lotta partigiana, è stata un’attiva e convinta militante del PCI, in una prima fase della sua vita che l’ha vista impegnata nel Consiglio comunale di Roma. Poi, quando il rapporto con il PCI è entrato in crisi e lei ha subito, negli anni Sessanta, un forte ostracismo, ha vissuto un periodo di forte crisi esistenziale. Che è riuscita a superare, sia pure con difficoltà, grazie al marito Marcello Marroni. Prenderà la laurea, diventerà una ricercatrice universitaria e una sociologa: per anni sarà una preziosa collaboratrice della cattedra di Franco Ferrarotti. Appassionata del suo lavoro, convinta dell’importanza dell’impegno sociale a favore dei ceti più disagiati, Maria si è sempre occupata delle periferie urbane, dei rifugiati e dei migranti, delle donne, spendendosi per la loro crescita, per i loro diritti. Fino a che ha potuto, ha lavorato nell’UDI, Unione donne italiane, di cui ha voluto l’autonomia. Si è sempre impegnata nella sezione del PCI di Prati. Questo libro ne propone un ritratto a più voci, che dà conto della famiglia di origine, del suo impegno politico e del forzato distacco dal PCI (Marco Marroni, Nicola Porro). Sandro Portelli ricorda come Maria fosse nota e amata in certe periferie romane. Ferrarotti e Maria Immacolata Macioti danno un’idea del suo ruolo nel l’università. Donatella Panzieri tratta di Maria nell’UDI, impegno durato una vita.Con contributi di: Franco Ferrarotti, Maria Immacolata Macioti, Marco Marroni, Maria Giuseppina Michetti, Carla Modesti, Donatella Panzieri, Nicola R. Porro, Sandro Portelli.
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Fino ad oggi la ricerca storica sul terrorismo si è concentrata con estrema puntualità nella ricostruzione delle varie declinazioni, nell’analisi fenomenologica dei diversi gruppi e delle origini culturali dell’eversione, tralasciando l’attività delle forze politiche e dei sindacati. In questa sede ci si propone di analizzare il ruolo svolto dalla Cgil e dal Pci nella complessa stagione del terrorismo in Italia. Le reazioni della società, dei partiti, del movimento sindacale e dello Stato di fronte all’attacco terrorista sono state a lungo assenti o decisamente inadeguate. Tali posizioni sono determinate, per quanto riguarda il terrorismo di sinistra, dai consensi, dalle «simpatie», dai ritardi culturali presenti negli stessi ambienti del mondo comunista e del movimento operaio e sindacale, dalla sottovalutazione, quindi, della pericolosità di molti gruppi politici e della loro narrazione, e, per quanto riguarda invece la sua declinazione neofascista, dall’inerzia, dall’inefficienza, quando non dalla collusione, di alcuni settori degli apparati di sicurezza. Sarà il sacrificio di Guido Rossa a contribuire in modo decisivo alla rottura di quelle zone d’ombra ancora rimaste in una parte del mondo di fabbrica. Si tratta, infatti, di una vera e propria cesura nella storia del complesso rapporto fra la classe operaia e il terrorismo perché da quel momento non saranno più necessarie spiegazioni sul conflitto mortale che contrappone il sindacato e il Pci alle Brigate rosse.
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Promosso da: CGIL | Con l’adesione di: ActionAid | Antigone | ARCI | CNCA | Fondazione Basso-Sezione Internazionale | Gruppo Abele | Legambiente | Rete dei Numeri Pari Il Rapporto sui diritti globali è uno studio annuale, unico a livello internazionale, che analizza i processi connessi alla globalizzazione e alle sue ricadute, sotto i vari profili economici, sociali, geopolitici e ambientali, osservati in un’ottica che considera i diritti come interdipendenti. La struttura del Rapporto, giunto alla sua 17a edizione, è articolata in capitoli tematici, suddivisi in una panoramica generale e in Focus di approfondimento su alcune delle problematiche più rilevanti e attuali dell’anno. L’analisi e la ricerca sono corredate da cronologie dei fatti, dati statistici, riferimenti bibliografici e web. Il Rapporto sui diritti globali, contenente le analisi più approfondite, le cifre più aggiornate, il quadro più ampio, si è confermato come uno strumento fondamentale di informazione e formazione per quanti operano nella scuola, nei media e nell’informazione, nella politica, nelle amministrazioni pubbliche, nel mondo del lavoro, nelle professioni sociali, nelle associazioni. Ideato e realizzato dall’Associazione Società INformazione ON LUS, è promosso dalla CGIL nazionale, con l’adesione delle mag gio ri associazioni impegnate a vario titolo sui grandi temi trattati nel Rapporto. Prefazione di Maurizio LANDINI, introduzione di Sergio SEGIO, interventi di Marco AIME, Paolo BERDINI, Giorgio BERETTA, Susanna CAMUSSO, Luigi CIOTTI, Vincenzo COLLA, Marco DE PONTE, Monica DI SISTO, Fausto DURANTE, Gianna FRACASSI, Enrico GAGLIANO, Paul MASON, Lea MELANDRI, Carolina MELONI GON ZÁLEZ, Marcello MINENNA, Sabrina PIGNEDOLI, Giacomo PISANI, Roberta RADICH, Katrin SCHIFFER, Maurizio SIMONCELLI, Susi SNYDER, Livia TOLVE, Paolo VIGANÒ, Julie WARD, Alex ZANOTELLI, Wim ZWIJNENBURG. REDAZIONE: José Miguel Arrugaeta, Orsola Casagrande, Roberto Ciccarelli, Massimo Franchi, Sandro Gobetti, Francesco Paniè, Susanna Ronconi, Alberto Zoratti, Sergio Segio (coordinatore). HANNO COLLABORATO: Caterina Amicucci, Marco Bersani, Marco Calabria, Gianluca Carmosino, Roberta Ferruti, Marco Omizzolo, Daniela Patti, Levente Polyak, Carlo Ridolfi, Carla Maria Ruffini, Annarita Sacco, Riccardo Troisi.
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- Le «tutele crescenti» nei licenziamenti collettivi al vaglio della Corte costituzionale e della Corte di Giustizia dell’Unione
- Il Tribunale di Bari dubita della costituzionalità del regime delle «tutele crescenti» in casi di vizi procedurali
- La Cassazione sul lavoro dei «riders»
- Il Tribunale di Firenze e un caso di discriminazione collettiva indiretta in danno dei genitori-lavoratori
- Rilevanti provvedimenti dell’Autorità garante per la protezione dei dati personali
- Disposizioni urgenti per la tutela del lavoro e la risoluzione di crisi aziendali
- Nuovo arresto della Cassazione penale sull’esposizione ad amianto nello stabilimento siderurgico di Taranto