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Il Big-Bang dell’Italia Repubblicana
La riflessione sull’autunno caldo,e in generale sul1969 comprensiva della complessa gestazione e del varo dello Statuto dei Lavoratori nella primavera del1970può gio-varsi, oggi, sia delle analisi ad esso coeve di sociologi, economisti, giuristi, sia di alcuni studi più recenti che hanno provato a storicizzare questo periodo. Il riferimento aque-sta nuova e fertile stagione di studi sull’Italia repubblicana–vista e letta dal punto di vista delle trasformazioni del lavoro e delle relazioni sindacali–si rivela particolar-mente utile perché, inserendo all’interno di una prospettiva storica più ampia la vicen-da del 1969 e dell’autunno caldo, pone una domandasull’insieme di fenomeni econo-mico-sociali e politico-istituzionali precipitati nello shock del 1969 e che coinvolgono frontalmenteil sindacato.
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Cinquant’anni dello Statuto dei diritti dei lavoratori:alla ricerca di ragioni di una sua vitalità
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Statuto dei lavoratori eautonomia collettiva:dall’autunno caldo al Covid-19
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Voto di classe, populismo e sindacati:il caso italiano
Le analisi sul voto di classe hanno documentato come, dietro i successi mondiali dei partiti populisti, vi sia un crescente sostegnoda parte dei lavoratori comuni, compresi quelli sindacalizzati. Ciò riflette epocalicambiamenti nella domanda e nell’offerta po-litica, con vasti settori del lavoro dipendentefrustrati dagli alti costi pagatiin questi annie dal vuoto politico lasciato dai partiti che ne avevano lungamenterappresentato identità eistanze. In uno scenario del genere, che ruolo giocano i sindacati? Sonoanco-rain grado diinfluenzare il voto dei loro iscritti, generalmente in calo ma su numeri pur sempre ragguardevoli? Quali sono le loro strategie discorsive e organizzative su sfide cruciali e divisive, come l'integrazione europeae l'immigrazione? Come può il loro connaturato spirito di solidarietà, universalismo e internazionalismo fare fronte alle cre-scenti paure, allo sciovinismo e al nazionalismo di una parte significativadella classe la-voratrice? L’articolo affronta questi interrogativi con particolare riguardo al nostro paese, incrociandodati empirici e interpretazioni teoriche, attestando il parziale successo, finqui, dell’azione sindacale. Riteniamo, nelle conclusioni, che per i sindacati permangano spazi rilevanti affinché, attraverso appropriate scelte strategiche, narrazioni e socializzazione politica e culturale con gli iscritti e nei luoghi di lavoro, si possanoarginare e scongiurare inclinazioni xenofobe e nazionalistiche all’interno del mondo del lavoro.
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Tra partecipazione conflittualee codeterminazione: socialisti,comunisti e democrazia industriale nei lunghi anni Settanta
Nel cuore degli anni Settanta, il duello a sinistra tra comunisti e socialisti non riguardò solamente le possibili direttrici di una riforma istituzionale e dello Stato, o l’approccio gramsciano e togliattiano al socialismo giudicato dai socialisti irreversibilmente compromesso dalla strutturale disattenzione neiconfronti del pluralismo e dalla doppiezza, ritenuta strumentale, nei confronti del metodo democratico. Il confronto teo-rico-politico tra i due partiti storici della sinistra italiana riguardò anche l’atteggia-mento nei confronti del movimento consiliare sorto sulla scia del 1969 e delle concrete forme attraverso cui strutturare e rendere stabile l’obiettivo della democrazia industriale nel contesto italiano. Il contributo mira a ricostruire i termini di questo dibattito, passandoin rassegna i diversi modelli di democrazia industriale avanzati da Pci e Psi, e mettendoli in relazione con la rispettiva cultura politica, colta nella sua evoluzione.
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La cultura della partecipazione: considerazionia partire dal punto di vista di Federico Butera
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RPS N. 4/2020
22.00
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Sud e aree interne: lo scenario della nuova questione meridionale. Introduzione
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Dinamiche della frattura Nord-Sud. Il perdurare dell’asimmetria territoriale come questione democratica
Il contributo analizza la questione meridionale – interpretata alla luce del concetto rokkaniano di «frattura» – quale tema che trova campo nell’Italia repubblicana, in uno snodo fondamentale del processo di democratizzazione che la Costituzione incentra sui partiti politici e sulle autonomie territoriali. Nel corso dei lavori dell’Assemblea costituente, il tema emerse proprio nel dibattito sull’istituzione delle regioni. Tuttavia, nella fase immediatamente post-costituzionale, prima, e con la messa in opera delle regioni, dopo, il problema del divario Nord-Sud resta senza risposta adeguata, dando adito ad una narrazione che contrappone alla questione meridionale una «questione settentrionale». Di tale narrazione si nutrono le recenti richieste di regionalismo differenziato, che concepiscono la differenziazione ex art. 116, co. 3, Cost. come strumento per «restituire» alle regioni settentrionali quanto loro sottratto a beneficio delle regioni meridionali. Una concezione distante dal modello costituzionale, e inadeguata a far fronte all’ulteriore crescita dei divari territoriali determinata dalla pandemia.
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Una nota sui sistemi urbani del Mezzogiorno
Questo contributo analizza l’evoluzione economica e demografica nel XXI secolo dei sistemi urbani del Mezzogiorno d’Italia. Documenta la loro relativa debolezza, dovuta, fra l’altro, alla mancanza di infrastrutture e servizi per la mobilità.
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Il Mezzogiorno tra dualismi, spopolamento e «lavoro indecente»
Questo articolo mette in evidenza e commenta tre fenomeni: a) il dualismo economico all’interno dell’Unione europea, il dualismo storico Nord-Sud in Italia e l’accentuarsi del dualismo interno al Sud; b) le trasformazioni demografiche e i loro nessi con la situazione economica; c) i contradditori processi di modernizzazione dell’agricoltura con il concentrarsi di lavoro gravemente sfruttato nelle aree più ricche. Si tratta di fenomeni che hanno all’origine spinte e processi diversi fra di loro ma anche dinamiche comuni. I principali elementi che li legano sono l’internazionalizzazione e l’ulteriore segmentazione del mercato del lavoro. Una chiara espressione di questo secondo aspetto è la contemporanea presenza di immigrazione e disoccupazione nelle regioni del Mezzogiorno. La ripresa dell’emigrazione dal Sud verso il Nord e l’estero è frutto delle carenze dello sviluppo e della domanda di lavoro dal punto di vista dell’dinamica e della qualità. Nel frattempo è cresciuta una offerta di lavoro immigrata disponibile ad accettare salari e condizioni di lavoro indecenti.
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Mezzogiorni d’Europa, tra regioni, istituzioni e politiche
Il presente contributo analizza le caratteristiche strutturali dei capitalismi mediterranei in ottica comparata, andando ad approfondire i modelli di sviluppo delle loro economie regionali e distinguendo tra diversi tipi di cluster. Vengano messe in evidenza le diversità tra le architetture settoriali dei Paesi mediterranei e anche le loro rilevanti differenze interne. Inoltre, studia quale modello di sostegno all’innovazione si associa a tali caratteristiche settoriali a livello regionale e offre alcune risposte ai motivi per cui i quattro Paesi dell’Europa mediterranea non hanno investito sufficientemente in sostegno all’innovazione e in una pubblica amministrazione più efficiente.
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