• L’istituzione nel 1996 della riserva naturale regionale abruzzese del Monte Genzana - Alto Gizio rappresentò il compimento di una lunga stagione di impegno della Cgil e dell’associazionismo ambientalista abruzzesi per fare della tutela ambientale un volano di sviluppo delle aree interne, soprattutto attraverso la creazione di un ampio sistema di aree protette. In questo contesto la Cgil Abruzzo seppe non solo individuare una strategia sindacale radicalmente innovativa, ma fu in grado anche di ritagliarsi un ruolo significativo nella battaglia nazionale per l’approvazione della legge quadro sulle aree protette, la 394 del 1991. Il volume ricostruisce da un lato la genesi di questo originale e pionieristico percorso di sviluppo sostenibile – unico in Italia – nelle elaborazioni dell’Ente Parco nazionale d’Abruzzo, a partire dal 1969, e della Camera del lavoro di Sulmona a partire dal 1978, e da un altro lato i caratteri di una vertenza locale come quella del Genzana, esemplare sia dal punto di vista degli obiettivi e dei metodi di lotta, sia da quello della costruzione delle alleanze politiche e istituzionali.
  • Gli autori analizzano i dati che mostrano la crisi di rappresentanza dei sindacati europei. Ritengono che questa sia una buona ragione perche i sindacati aumentino l'attenzione a meccanismi di coinvolgimento democratico dei lavoratori, dal momento che gli associati sono molto spesso, come nella realtà italiana, una minoranza. Nel caso italiano gli autori ritengono maturo il passaggio a regole generali per la misurazione della rappresentatività. Ritengono anche utile la introduzione, dosata e selettiva, di meccanismi di più estesa partecipazione democratica.
  • Gli autori analizzano i dati che mostrano la crisi di rappresentanza dei sindacati europei. Ritengono che questa sia una buona ragione perche i sindacati aumentino l'attenzione a meccanismi di coinvolgimento democratico dei lavoratori, dal momento che gli associati sono molto spesso, come nella realtà italiana, una minoranza. Nel caso italiano gli autori ritengono maturo il passaggio a regole generali per la misurazione della rappresentatività. Ritengono anche utile la introduzione, dosata e selettiva, di meccanismi di più estesa partecipazione democratica.
  • Riccardo Terzi, nato a Bergamo nel 1940 e morto a Milano nel 2015, lascia un prezioso contributo di studi, che il Gruppo di lavoro a lui intitolato si prefigge di ordinare e valorizzare, partendo da questo lavoro, realizzato con la Cgil di Bergamo. Il volume raccoglie gli esiti di un se minario del 2015 con contributi, tra gli altri, di Adolfo Braga, Aldo Bonomi e Marco Revelli, un’intervista a Terzi e alcuni suoi interventi sulla storia e i mutamenti dei rapporti fra i soggetti della rappresentanza politica e della rappresentanza sindacale. «Terzi si interroga sulle trasformazioni della politica e della democrazia partendo da lontano, da quel repertorio di possibilità che è il passato. E misura la prossimità, e soprattutto la distanza, del presente rispetto a quel passato. Il paradosso di un modello di regime politico che nasce nel conflitto sociale per l’inclusione di ampie frazioni di popolazione escluse e finisce per funzionare come un sistema oligarchico destinato a configurare un’arena, distante dalla cittadinanza democratica, in cui si svolgono meri giochi di potere, è messo in luce da Terzi che può così insistere sul mutamento strutturale di ciò che usiamo chiamare ‘politica’. E l’effetto inaspettato dell’esercizio del senso della storia è che solo così puoi vedere in altro modo lo stato delle cose presenti, puoi abbandonare un modo ormai opaco e distorto di nominare le cose e, forse, puoi scovare con uno sguardo libero e critico un varco per possibilità e alternative che la dittatura del presente azzera e rende opache o inaccessibili» (dalla Prefazione di Salvatore Veca).
  • Cosa vuol dire rappresentare il lavoro nelle democrazie occidentali oggi? In quale misura i cambiamenti economico-produttivi incidono sulle culture sindacali e sui rapporti tra Stato e sindacato? Sono questi gli interrogativi da cui parte l’itinerario di ricerca, che, con l’occhio puntato prima al panorama europeo, poi, alle specificità italiane, tenta di tracciare alcune linee di tendenza sullo stato di salute dei sindacati e dei sistemi nazionali di relazioni industriali. Ne deriva un quadro problematico, cui non si sottrae neppure il sindacato nostrano, benché connotato a tutt’oggi da un alto numero di iscritti. In tale situazione i soggetti collettivi dovrebbero mirare a un rinnovamento dell’identità associativa, scommettendo su nuove forme organizzative e di azione, incluso sul terreno della contrattazione decentrata, tuttora poco sviluppato nel Paese, per la fragilità del sistema di rappresentanza sindacale aziendale.
  • In un periodo di sostanziale assenza della concertazione e di tendenza all’azione unilaterale dei governi, si assiste a una ripresa dell’unità sindacale, da cui consegue anche un generale allineamento delle posizioni delle principali confederazioni sindacali circa l’opportunità di sviluppare il welfare occupazionale. Sviluppo che sembra essere per il sindacato sempre più legato alla configurazione della contrattazione collettiva: dalle spinte al decentramento alle dinamiche di concession bargaining. In queste tendenze si osservano le differenze principali tra le confederazioni e le categorie che mostrano visioni diverse, ma non conflittuali, circa il potenziamento del livello aziendale del welfare integrativo e il dibattito relativo alla possibile «erosione» dei premi di produzione.
  • Nel decreto legislativo n. 81/2015 (Jobs Act), il legislatore ha riscritto la disciplina dei contratti di apprendistato ispirandosi al sistema duale tedesco. Pertanto, viene esaminato tale ultimo modello per cogliere «assonanze» e «discrasie» con il sistema italiano, considerando che quello tedesco è una variante d’eccellenza nei sistemi di apprendistato in Europa. Posto che sarà compito degli enti deputati monitorare i dati occupazionali della tipologia in commento, l’articolo propone in ottica giuridica un esame della normativa italiana in raffronto con quella tedesca, fornendo altresì una panoramica introduttiva sulle politiche europee in materia, con l’auspicio che i pregi di una regolamentazione «duale» dell’apprendistato forniscano maggiori livelli occupazionali giovanili. Si analizza, pertanto, la tipologia di apprendistato collegata al sistema dell’istruzione: il contratto di apprendistato per la qualifica e diploma professionale, il diploma di istruzione secondaria superiore e il certificato di specializzazione tecnica superiore.
  • Il saggio analizza le trasformazioni del sistema industriale europeo, specificatamente la nascita di un sistema industriale integrato organizzato per sistemi di reti di imprese, e come questo ha reagito alla crisi globale. Il saggio evidenzia le ricadute sociali ed economiche di tale processo e la conseguente necessità di un deciso intervento pubblico di innovazione e organizzazione del sistema industriale, sulla base di una discussione pubblica e democratica che riveda criticamente che cosa produrre, come produrlo e per chi.
  • Aziende e pubbliche amministrazioni usano con sempre più frequenza algoritmi per prendere decisioni sulle vite di clienti, cittadini, utenti e pazienti. Numerosi studi hanno dimostrato che i sistemi di decisione automatizzata possono generare, e soprattutto amplificare, le disuguaglianze sociali. Con questo articolo si intende promuovere la consapevolezza dei rischi associati ad un uso acritico degli algoritmi, ma allo stesso tempo, incoraggiare all’impiego informato dei sistemi di decisione automatizzata. L’obiettivo principale è di portare evidenze empiriche riguardo al funzionamento degli algoritmi e delle loro conseguenze sulla società. Successivamente, si individuano delle tecniche di ricerca sociale che possono essere impiegate per effettuare audit di algoritmi. Infine, si focalizzano delle soluzioni politiche per mitigare gli effetti degli algoritmi sulle disuguaglianze: la costituzione di organismi di sorveglianza in raccordo con altre autorità garanti (es. comunicazione e privacy), l’alfabetizzazione della popolazione alla privacy dei dati e al coding, la formazione di figure interdisciplinari altamente specializzate capaci di valutare la qualità degli algoritmi e i loro effetti. La ricerca sociale e l’istituzione di organismi di controllo sono gli strumenti principali per governare l’autorità algoritmica e per evitare che si producano nuove, e sempre più complesse, forme di disuguaglianza sociale.
  • C’è ancora uno spazio per la concertazione sociale, feticcio positivo e demone negativo nei dibattiti scientifici e politici di tanti anni, nella regolazione delle economie avanzate? Questo è un tema che rinvia a tante questioni intrecciate: la partecipazione di attori privati alle politiche pubbliche, il ruolo dei sindacati verso le istituzioni e il sistema politico, il compromesso sociale come metodo per affrontare i nodi dello sviluppo economico. ...