• Come noto, nella storia del pensiero occidentale e nelle scienze umane per lungo tempo l�??appartenenza e le differenze di genere sono state assenti: non nominate, trascurate nelle analisi, date per scontate.
  • La sezione monografica di questo numero di RPS esplora vari aspetti del welfare state italiano, mostrando e riflettendo sulle sue connotazioni e implicazioni di genere. Lo fa attraverso tre blocchi di contributi, ognuno dei quali si concentra su uno dei nodi sollevati dal dibattitto su genere e welfare. Il primo blocco si rivolge al nodo del diritto al lavoro, quello retribuito, come canale di indipendenza delle donne (e degli uomini), che per essere raggiunta richiede innanzitutto politiche di sostegno alla conciliazione. Il secondo blocco di contributi guarda al nodo del diritto alla cura, sia data che ricevuta, e sia per donne che per uomini. Il terzo blocco, sul diritto all’autonomia e alla diversità, sposta l’attenzione dalla questione della conciliazione e della cura per ragionare sui rischi di povertà (la cui struttura di genere è connessa alla questione della conciliazione e della cura ma non solo), o per concentrarsi su un’altra fase del corso di vita o su altri tipi di famiglia. La sezione Attualità affronta il tema dell’alternanza scuola-lavoro mente il Dibattito si concentra sul Bes e il rapporto tra benessere e politiche.
  • L’articolo si focalizza sugli strumenti di finanziamento a lungo termine per le infrastrutture sociali. Nel quadro di una riorganizzazione generale delle leve di finanza pubblica per le infrastrutture e in ragione del rilancio degli investimenti per la crescita vengono passate in rassegna alcune tra le principali alternative di finanziamento non pubblico per il welfare, con una particolare attenzione alla finanza di progetto (Ppp). Nella seconda parte l’articolo concentra la sua attenzione sul ruolo degli investitori istituzionali e dello Stato all’interno di piani di investimento a lungo termine per le infrastrutture sociali. Alla luce dell’analisi svolta, nella parte finale vengono avanzate proposte di rilancio degli investimenti, pubblici e privati, a sostegno dell’Agenda sociale europea.
  • Ripercorrere la vita di Armando Magliotto è un’occasione per comprendere un pezzo di storia della città di Savona e, attraverso di essa, della cultura sociale e politica italiana della seconda metà del XX secolo. È una storia che aiuta a capire le dinamiche del presente, la genesi e la natura delle Istituzioni locali, delle forze politiche, dell’assetto socio-economico: si leggeranno in questo libro pagine di politica partecipata dai cittadini, di visioni programmatiche di ampio respiro, di lotta alle speculazioni e all’edilizia improduttiva, di battaglie sindacali e istituzionali per i lavoratori e per l’ambiente; riaffioreranno ricordi di emergenza migratoria e di accoglienza riuscita, di opposizione costruttiva in un co mune bisognoso d’interventi strutturali per la comunità. Questa storia ci ricorda oggi che è esistito e può esistere ancora un modo diverso di gestire le Istituzioni, affermandol’etica pubblica e i va lori democratici come fecero uomini di grande spessore umano e po litico tra i quali Armando Magliotto. Il volume è completato da una ricca appendice documentaria e fotografica
  • L'A.I. del 28 giugno non è la prosecuzione di un modello inaugurato nel '93; è piuttosto un passaggio di fase. Lo studioso deve coglierne il significato nel contesto storico, ma anche capirne senza reticenze sia le luci che le ombre. Primato formale ma non sostanziale del CCNL e in assenza di regole che definiscono i parametri democratici per concluderlo. Il venir meno del ne ibis ne idem a livello aziendale. Critica delle clausole di uscita e di tregua.
  • Un’intervista al segretario generale della Cgil sul ruolo del sindacato come "soggetto politico" e sul Piano del Lavoro
  • Negli ultimi anni le scelte politiche hanno aggiunto ulteriore spesa alla protezione sociale, senza riqualificarla, passando da 50 a 70 miliardi di euro (più di 1.000 euro pro capite). Con quali benefici per i poveri? Di quanto hanno ridotto i loro problemi? Quanto hanno aumentato la dipendenza dai trasferimenti pubblici? Quanto opportunismo è stato incoraggiato? Servono valutazioni veritiere. Il problema è riconoscibile negli studi interessati a descrivere la povertà senza misurare gli esiti. Si limitano a descrivere andamenti epidemiologici, ma non misurano l’utilità e l’efficacia delle soluzioni. Un rapporto sulla lotta alla povertà può contribuire a migliorarla? La risposta ha a che fare con le responsabilità di ogni ente/istituzione coinvolta. Se un rapporto sulla lotta alla povertà non mostra l’effettività delle azioni nei territori, per cosa può essere utilizzato?
  • La vicenda ormai più che secolare delle Camere del lavoro si muove tra due poli di riferimento costanti: la difesa delle condizioni economiche e normative dei lavoratori e la tensione politica verso un rinnovamento radicale del mondo del lavoro e della società. Il rapporto che lega le due componenti costituisce probabilmente il motivo più profondo per cui si radica e sopravvive con tanta vitalità nella società italiana l’istituzione camerale, della quale neppure l’esperienza totalitaria del fascismo riuscì a cancellare l’impronta e il ricordo di massa. Sul territorio modenese la presenza della Camera del lavoro ha accompagnato, con la sua capacità di guidare il conflitto e di promuovere la mediazione, una vicenda complessa ed esemplare: dal mondo rurale della fine dell’Ottocento all’odierna realtà, che vede sulla scena un sistema industriale considerato per molti aspetti un modello originale e vitale. Trasformazioni graduali e rotture traumatiche hanno sollecitato i sindacati, i loro iscritti e i quadri dirigenti a elaborare interpretazioni e strategie politiche variate e complesse, su cui è necessario riflettere per comprendere una componente essenziale del mondo contemporaneo.
  • «C’è una contiguità, un’analogia fra comunismo e femminismo?». A partire da questa domanda, la fondatrice del manifesto affronta teorie e percorsi storici dei due movimenti che hanno segnato in profondità il Novecento, la sua vita e quella dei tanti con cui si è confrontata e ha dialogato. Tracciando un bilancio di una generazione politica che si rivolge a quelle più giovani riflettendo su temi complessi con il linguaggio diretto del racconto giornalistico. Il testo, inedito, nasce da una corrispondenza con il filosofo comunista Étienne Balibar e la sociologa femminista Françoise Duroux, è introdotto da Maria Luisa Boccia ed è corredato da due interventi della stessa Rossanda, pubblicati sulla rivista femminista Reti.
  • «C’è una contiguità, un’analogia fra comunismo e femminismo?». A partire da questa domanda, la fondatrice del manifesto affronta teorie e percorsi storici dei due movimenti che hanno segnato in profondità il Novecento, la sua vita e quella dei tanti con cui si è confrontata e ha dialogato. Tracciando un bilancio di una generazione politica che si rivolge a quelle più giovani riflettendo su temi complessi con il linguaggio diretto del racconto giornalistico. Il testo, inedito, nasce da una corrispondenza con il filosofo comunista Étienne Balibar e la sociologa femminista Françoise Duroux, è introdotto da Maria Luisa Boccia ed è corredato da due interventi della stessa Rossanda, pubblicati sulla rivista femminista Reti.