• Circa il 70% dei lavoratori sono iscritti ai sindacati. I sindacati hanno fondi per lo sciopero ben forniti. Insieme agli ampi diritti di conflitto, ciò significa un grande potenziale per scioperi lunghi ed estesi, ma la frequenza dei conflitti in Svezia è estremamente bassa, anche dal punto di vista nordico. Spesso è sufficiente una notifica di sciopero, per esercitare pressione sui datori di lavoro. Fino agli anni ‘30 il numero di giorni lavorativi persi a causa di conflitti era tra i più alti al mondo, ma due accordi di cooperazione tra le parti del mercato del lavoro hanno cambiato la situazione: l’Accordo di Saltsjöbaden del 1938 e l’Accordo industriale del 1997. Secondo quest’ultimo, i sindacati e le associazioni dei datori di lavoro dell’industria manifatturiera fissano il «marchio» per gli aumenti salariali nell’intero mercato del lavoro.
  • Le Casse di resistenza nascono e si sviluppano in Italia tra autotutela mutualistica e sindacalizzazione dei lavoratori. Nell’età liberale concorrono a definire i caratteri distintivi dei principali modelli sindacali nel rapporto tra solidalità di classe, sindacalizzazione e forme di lotta. Il fascismo distrugge con la violenza, con la dittatura politica e con il sindacato di Stato l’autotutela sindacale del lavoro. Nella Repubblica democratica, ancorata alla costituzione, questo istituto diretto della solidarietà operaia si integra nel complesso meccanismo finanziario della sindacalizzazione confederale del lavoro. La discussione sul ruolo specifico delle Casse, dopo la lunga onda della riscossa padronale, riemerge con l’inversione a livello internazionale del ciclo conflittuale prolabour.
  • Dalla fine degli anni Novanta, i progetti di riforma delle pensioni e delle leggi sul lavoro hanno provocato diversi movimenti sociali con la mobilitazione dei lavoratori sotto forma di manifestazioni, occasionalmente accompagnate da scioperi mirati. Gli scioperi erano concentrati nei settori della pubblica amministrazione e dei trasporti pubblici, ma non si estendevano a tutte le aziende del settore privato. I movimenti hanno talvolta assunto proporzioni considerevoli, ma raramente sono riusciti a fermare i piani dei governi. Possono, tuttavia, avere un impatto politico a lungo termine, segnando un cambiamento nel rapporto di forze.
  • Questo studio si concentra sull’analisi della mobilitazione sindacale in Italia negli ultimi tre decenni utilizzando la metodologia Protest Event Analysis (Pea), alla luce del concetto di Social Movement Unionism emerso dalla contaminazione del campo delle relazioni industriali con quello dei movimenti sociali. I risultati indicano che i sindacati tendono a impegnarsi in un lavoro di ridefinizione dell’identità collettiva, includendo attori sociali marginali, adottando nuove forme di espressione collettive e ampliando il loro frame al di là delle questioni lavorative e dei confini nazionali, quando coordinano la loro protesta in coalizione con altri attori sociali. In particolare, i sindacati di base sono più propensi a catalizzare il Social Movement Unionism più dei sindacati confederali. Questa discrepanza ha implicazioni significative per l’inclusività sociale delle proteste e per la rivitalizzazione dell’identità sindacale.
  • L’articolo analizza l’uso di varie risorse di potere da parte diversi attori che intervengono nel corso di campagne di protesta contro forme estreme di sfruttamento sul lavoro, in particolare nel settore della logistica. Costruendo su un approccio alle risorse di potere che collega gli studi sui movimenti sociali con quelli sulle relazioni industriali, e inquadrando le azioni dei lavoratori all’interno delle lotte di riconoscimento, lo studio prende in considerazione le mobilitazioni avvenute a Mondo Convenienza, in particolare a Campi Bisenzio (Fi). La ricerca mostra come diverse risorse di potere siano state attivate grazie all’intervento di diversi tipi di sindacato, ma anche di soggetti diversi quali organizzazioni di movimento sociale, associazioni di società civile, e istituzioni locali. In particolare, e in linea con la ricerca su nuovi conflitti sul lavoro legati innanzitutto al riconoscimento, emerge l’importanza delle risorse di solidarietà mobilitate sul territorio
  • L’articolo esamina le recenti forme di rappresentanza dei lavoratori distinguendo tra sindacati confederali e autonomi e alcune nuove forme di auto-organizzazione dei lavoratori emerse di recente. A partire da alcuni risultati ottenuti dall’analisi di dati relativi alle azioni collettive dei lavoratori registrate in Italia tra il 2008 e il 2018 e i risultati di una ricerca condotta tra il 2021 e il 2023 su alcune forme di rappresentanza e organizzazione alternativa nel settore agricolo in Italia, si delinea un quadro che segnala la diversità delle pratiche sindacali e di auto-organizzazione dei lavoratori. I sindacati confederali sono attivi in forme di conflitto istituzionale mediante un’ampia partecipazione alle contrattazioni con la controparte datoriale e politica e negli scioperi; i sindacati autonomi sostengono sia lo sciopero che forme di protesta più dirompente come le occupazioni. La novità è rappresentata dalla diffusione di forme alternative e innovative di auto-organizzazione e rappresentanza dei lavoratori agita all’interno di forme partecipative comunitarie
  • L’articolo analizza la storia della vertenza della fabbrica dell’ex-Gkn di Campi Bisenzio (Fi). A partire dalla genesi della lotta operaia, viene analizzata la capacità degli operai, in collaborazione con alcuni accademici solidali con la loro lotta, di proporre un progetto di reindustrializzazione della fabbrica dal basso e orientata alla transizione ecologica. La loro lotta rappresenta un tentativo riuscito di dialogo tra il movimento operaio e il movimento ambientalista
  • I sistemi democratici sono in crisi ed è una crisi di portata storica, che va di pari passo con l’evoluzione dei diversi modelli capitalistici compresenti a livello mondiale e con la frammentazione e l’indebolimento delle istanze dei lavoratori, in particolare nei paesi occidentali. In questi paesi le difficoltà della rappresentanza sociale si accompagnano al venir meno della funzione di filtro e di mediazione della domanda sociale a cui i partiti politici per alcuni decenni hanno assolto. In questo contesto il sindacato è obbligato ad andar oltre la sfera della sua rappresentanza più consolidata e a ripensare le forme e gli strumenti attraverso i quali esprime la propria influenza sulle scelte e le decisioni di carattere generale.
  • La bracciante digitale e le altre protagoniste di questo libro vivono tra le rovine del neoliberismo e del maschilismo. In poche battute raccontano il lavoro e la sua assenza, la guerra, l’ingiustizia sociale, sempre con l’intento di farci ridere e sorridere. Con leggerezza evocano e risvegliano la bracciante che è in noi, quella presenza antica che cova in chi non ha potere ma tiene acceso il desiderio di una libertà condivisa. Cinque capitoli scandiscono il percorso: Braccianti in lotta, Multitasking, Bombe e margherite, SOS Sanità, Bracciante del fumetto. Pagina dopo pagina, vignetta dopo vignetta, lottano contro i latifondisti del web e del pianeta, in cerca di un senso e di una terra in cui radicarsi. Braccianti di tutto il mondo, uniamoci!