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Verso un reddito minimo dignitoso: qual è il ruolo dell’Europa?
In questo articolo ci si interroga su come dare maggiore incisività alla governance dell’Agenda sociale europea e maggiore «socializzazione» all’attuale strategia verso gli obiettivi di Europa 2020. Le autrici sostengono che le carenze del Metodo aperto di coordinamento europeo sono legate alla vaghezza del legame tra obiettivi e politiche degli Stati membri. In questo quadro il coordinamento sociale europeo si riduce a programmi di lavoro tecnici senza un fattivo collegamento con gli input delle politiche. Come primo passo in questa direzione la proposta delle autrici è quella di integrare i cosiddetti «indicatori ausiliari di risultato (output)» con i relativi «indicatori di input». L’inserimento di input di questo tipo consentirebbe alla governance europea di emanare raccomandazioni più equilibrate e coerenti, sostenendo gli sforzi dei paesi membri nell’elevare gli standard delle politiche di contrasto della povertà.
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Verso un sistema di relazioni post-industriali? Note a margine di un libro su democrazia, lavoro e giustizia
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Verso un welfare state digitale? L’intelligenza artificiale tra politiche sociali e apparati di controllo
Il contributo ha l’obiettivo di analizzare i vantaggi e i possibili rischi associati all’uso di algoritmi per poter accedere a sempre più servizi in campo sociale. Da un lato si sostiene che gli algoritmi siano sempre più incomprensibili, anche agli stessi progettisti, perché l’algoritmo iniziale diventa altro da sé in seguito ai processi di machine learning. Alcuni autori sostengono che stiamo assistendo alla nascita di un nuovo ordine capitalista basato sulla sorveglianza digitale e che siamo passati a una condizione di cultura della sorveglianza. Alston (2019) parla di «welfare state digitale» per riferirsi ai tentativi di rendere più efficienti e mirati i servizi prestati, mentre da più parti si richiama il rischio di minare ulteriormente i diritti dei già emarginati, esacerbando la disuguaglianza e la discriminazione, anziché attenuarle – come spesso è suggerito dai fautori dell’estensione dell’automazione anche alle politiche di welfare. Basti pensare al caso PredPol, un software nato con il proposito di prevenire la criminalità perché – si sostiene – in grado di prevedere il comportamento criminale, mentre non fa altro che procedere per inferenza a partire dai dati già in possesso della polizia locale (con tutti i problemi legati alla sovra- o sotto-rappresentazione di alcune categorie sociali nelle statistiche sulla criminalità).
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Verso una maggiore inclusività e promozionalità individuale
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Verso una politica della casa
14.00
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Roma 2016: 170.000 residenti nelle case popolari, 73.000 alloggi pubblici per un valore stimabile in 22 miliardi di euro, 16.000 famiglie in lista di attesa, 8.000 in emergenza abitativa, 30.000 in difficoltà con il pagamento degli affitti di cui 10.000 con sfratto esecutivo, 10.000 occupanti abusivi, 5.000 assegnatari decaduti, 1.000 case popolari occupate ogni anno, 30 milioni di spesa per i residence, 500 milioni di debito ICI da parte degli enti gestori e 700 milioni di deficit manutentivo. Sebbene il problema casa appaia inestricabile e numericamente insormontabile, questa pubblicazione si propone di porre ordine nella materia, al di là dei luoghi comuni e dei proclami scandalistici che troppo spesso ne avvelenano il dibattito. Un sistema in crisi in cui la Capitale d’Italia incarna tutti i mali della nazione, ma ha anche tutte le potenzialità che, dopo un riassetto organico della materia, potrebbero finalmente riuscire a dare delle risposte concrete alla pressante emergenza abitativa.
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Verso una rilettura del modello di concorrenza amministrata?
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Verso una società spaccata in due
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Verso uno schema europeo di sostegno al reddito? Le preferenze degli italiani per una politica sociale sovranazionale
Questo articolo presenta un’analisi empirica delle preferenze degli italiani relative alla crea-zione di uno schema europeo di sostegno al reddito dei disoccupati, tramite l’ausilio di un conjoint survey experiment che consente di esplorare le attitudini individuali verso mol-teplici dimensioni di policy. Inoltre, l’interazione delle dimensioni sperimentali con alcune variabili sociodemografiche e attitudinali restituisce un quadro delle preferenze di policy per vari sottogruppi dell’opinione pubblica italiana. I risultati mostrano una preferenza degli italiani per generosi contributi sovranazionali alle misure nazionali di sostegno al reddito dei disoccupati, il cui finanziamento non preveda un ulteriore aggravio fiscale e accompagnati da condizionalità lavorativa e da programmi for-mativi. Non emergono, invece, chiare preferenze in materia di governance e redistribuzione transnazionale dei fondi. Le principali divergenze attitudinali riguardano il sostegno per le condizionalità lavorative, significativamente osteggiate dagli individui potenzialmente esposti a vulnerabilità economiche reali o percepite. Tuttavia, tale polarizzazione a livello di prefe-renze non trova riscontro nelle scelte di voto.
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Verso un’analisi della ristratificazione sociale – Note programmatiche
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Via dall’iceberg. Anatomia di un processo di innovazione dell’azione sindacale
L’articolo presenta l’analisi del mancato successo di un’innovazione «dal basso» dell’azione sindacale, a partire cioè da un’iniziativa promossa da un sindacato confederale a livello territoriale. Il progetto, impostato in termini di «ricerca-azione», prevedeva lo svolgimento di un’attività di ricerca empirica, propedeutica alla sperimentazione di pratiche organizzative e negoziali inclusive, con particolare riferimento alla contrattazione «di sito», in un centro commerciale con sede in Toscana. Dopo aver ricostruito il quadro di opportunità e vincoli entro cui l’iniziativa ha avuto avvio, gli autori ne prendono quindi in esame i fattori di insuccesso, soffermandosi sulle forme di resistenza al cambiamento riconducibili all’organizzazione e all’attività ordinaria del sindacato.
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Viaggio al centro del lavoro
18.00
€
Se il sindacato non riconquista il «centro» del lavoro e se il lavoro non riconquista il «centro» della società, l’Italia e l’Europa non riusciranno più a progredire. Ecco l’asse attorno a cui ruota questo libro, Viaggio al centro del lavoro, che Antonio Pizzinato ha scritto avvalendosi della collaborazione di Saverio Paffumi. Si tratta di un saggio un po’ fuori dagli schemi, essendo ricco di riferimenti biografici, sempre finalizzati, però, a trarre riflessioni utili per l’oggi e per il domani. Nell’anno del suo ottantesimo compleanno (8 ottobre 2012) Pizzinato, succeduto nel ruolo di segretario generale della Cgil a Luciano Lama, non ha voluto raccontare la sua vita, ha voluto «dire delle cose» attraverso l’esperienza che ha vissuto, dagli anni della Resistenza all’assunzione alla Borletti, alle prime lotte in Fiom, a Sesto San Giovanni, e poi via via – affrontando gli anni del terrorismo – fino al vertice della Cgil e alla remissione del mandato. Al centro del suo impegno, in quella fase, ci sono la ricostruzione dell’unità dopo lo scioglimento della Federazione Cgil, Cisl, Uil e un’idea di rifondazione della Cgil stessa e del movimento sindacale. Un grande cambiamento che non si è ancora del tutto compiuto come lui l’aveva immaginato e iniziato a costruire. Smessi i panni del sindacalista, nella sua agenda di parlamentare e sottosegretario entrano la sicurezza sul lavoro, i diritti degli immigrati e dei disabili, la messa al bando dell’amianto, un killer silenzioso non ancora sconfitto. L’ultimo capitolo è dedicato all’attualità e al futuro: dalla vicenda Fiat alla questione del peso, sul terreno della rappresentanza, del più grande sindacato metalmeccanico d'Italia, che rischia di restare escluso da ogni forma di governo dei processi reali per evidente volontà del vertice aziendale del Lingotto… Fino alle scelte del governo Monti, sulle quali Pizzinato esercita la sua critica puntuale, perché quel futuro non sia un drammatico, insensato ritorno al passato.
In collaborazione con Saverio Paffumi. Testo conclusivo di Bruno Ugolini
. Il volume è corredato da un prezioso inserto fotografico.
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Viaggio nel lavoro di cura
22.00
€
Il volume propone un «viaggio nel lavoro di cura» svolto da collaboratrici e assistenti famigliari nelle case delle famiglie italiane. Privilegiando il punto di vista delle/dei badanti, il libro mira a comprendere le trasformazioni che hanno investito e stanno investendo il lavoro domestico di cura e di assistenza alla persona presso il proprio domicilio in considerazione dell’allungamento della speranza di vita, delle migrazioni internazionali, della crisi economica e dei tagli al welfare, ovvero di quei processi che hanno interessato il nostro Paese negli ultimi decenni. La ricerca promossa dalle ACLI Colf, di cui nel libro si illustrano i risultati, fornisce un’immagine molto sfaccettata dell’identità, delle competenze, delle condizioni di lavoro, delle opinioni, delle aspettative di tali lavoratrici e lavoratori. Vengono analizzate le trasformazioni del settore, considerando dunque l’emergere di questa nuova figura professionale in un contesto di continua lotta tra sfruttamento, lavoro nero, abusi, da un lato, e nuove forme di tutela, maggiore riconoscimento della dignità e dei diritti anche per quei lavoratori da sempre meno protetti, dall’altro. Luci ed ombre si allungano su uno degli ambiti del mondo del lavoro più controversi del nostro Paese, di un pezzo d’Italia che vive le difficoltà di tenere insieme i bisogni di cura con il riconoscimento dei diritti, in un momento in cui tutto il mondo del lavoro è messo in discussione. Un viaggio che ci fa interrogare su cosa significa oggi «lavoro dignitoso» nel settore del lavoro di cura. Claudia Alemani, Università degli Studi di Milano-Bicocca. Raffaella Maioni, Responsabile nazionale ACLI Colf. Sabrina Marchetti, Università Ca’ Foscari di Venezia. Raffaella Sarti, Università degli Studi di Urbino «Carlo Bo». Olga Turrini, Esperta in politiche europee della formazione e del lavoro. Francesca Alice Vianello, Università degli Studi di Padova. Gianfranco Zucca, IREF ACLI
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