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Il lavoro e le responsabilità di cura: un confronto con l’Europa tramite i dati della statistica ufficiale
L’Italia è agli ultimi posti per tasso di occupazione femminile e ai primi per divario di genere. In tutti i paesi europei la genitorialità è associata positivamente allo stato occupazionale degli uomini, mentre rappresenta il principale ostacolo alla piena affermazione lavorativa delle donne: la cura dei figli ha dunque un impatto diverso tra uomini e donne. Nel presente contributo, dopo aver commentato i principali indicatori sull’occupazione per genere e ruolo in famiglia, utilizzando i dati della Rilevazione forze lavoro, si illustreranno alcuni risultati del modulo di approfondimento tematico dell’Istat «Conciliazione lavoro e famiglia», armonizzato a livello europeo (Eurostat) e riferito al 2018, che permetteranno di analizzare come le responsabilità di cura impattano sulla partecipazione al mercato del lavoro in Italia e in Europa. Infine, si presenterà la nuova edizione del modulo europeo inserito nella Rilevazione forze lavoro del 2025, in particolare saranno evidenziate le differenze con il precedente modulo e le novità apportate per tenere conto dei cambiamenti nell’organizzazione del lavoro in seguito alla pandemia.
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Lo stato della cura: il contesto europeo post-sindemico
Le crisi economiche, politiche e sociali portano inevitabilmente alla luce le contraddizioni presenti nei processi di riproduzione sociale. È stato così negli anni ’70 in corrispondenza dello shock inflattivo legato al rialzo del costo del petrolio, poi nel 2007 in coincidenza della crisi economica e finanziaria, e più recentemente nel 2020, con la sindemia da Covid19. Queste crisi, pur diverse nella loro manifestazione, hanno ridefinito i confini tra pubblico e privato, soprattutto attraverso l’arretramento dello Stato, e la conseguente riduzione delle risorse da destinare alle politiche sociali, generando l’aumento delle diseguaglianze, di genere in primis. L’analisi dei settori della cura, per la loro stretta connessione con la riproduzione sociale, è cruciale per indagare più a fondo la società in cui viviamo. Attraverso l’analisi delle retribuzioni, delle differenze retributive di genere presenti e di altri elementi che caratterizzano le condizioni di lavoro nel settore dell’istruzione e in quello sanitario e socio-assistenziale in Europa, questo contributo si propone di interrogare i dilemmi presenti e le prospettive future della cura.
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The Purple economy framework: advancing gender equality and care justice beyond neoliberalism and conservative backlash
This paper revisits the Purple economy framework, a feminist vision for a gender-equal and caring economic order, amid rising authoritarian pronatalism and neoliberal austerity. Drawing on feminist critiques of market fundamentalism and conservative familialism, it frames gender equality and care as complementary goals. The paper proposes guiding principles for transformative policies aligned with global agendas (Un, 2024; Ilo, 2024), including expanding paid/unpaid care work, promoting men’s caregiving, ensuring decent care jobs, and advancing time justice via shorter working hours. Two main pillars are discussed: (1) building universal care infrastructure with quality jobs; (2) regulating labor markets for care-responsive workplaces and work-life balance. As care becomes ideologically contested – used to reinforce traditional gender roles –, this framework emphasizes caregivers’ rights, quality services, and strategic alignment of care with employment, inclusive growth, and sustainability.
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Il lavoro di cura, tra crisi del sistema e dinamiche di disuguaglianza. Cosa sta succedendo nella relazione genere e cura?
Il contributo analizza il lavoro di cura come elemento strutturale nella produzione e riproduzione delle disuguaglianze di genere, collocandolo all’intersezione tra dinamiche familiari, mercato del lavoro e assetti istituzionali. L’approccio adottato evidenzia come la cura, lungi dall’essere una pratica privata residuale, rappresenti una componente fondamentale dei sistemi di welfare e della coesione sociale. Attraverso l’analisi comparata di dati empirici e l’utilizzo di contributi teorici specifici, il lavoro mette in luce le contraddizioni tra la crescente domanda sociale di cura e la perdurante svalorizzazione simbolica ed economica di tali attività, spesso svolte in condizioni precarie e irregolari. L’articolo sottolinea l’urgenza di un ripensamento delle politiche pubbliche che riconosca la cura come infrastruttura sociale, favorendo una più equa redistribuzione dei carichi tra i generi e una maggiore sostenibilità dei sistemi di protezione sociale.
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La cura eterotopica del caregiver. Uno studio qualitativo sul caregiving informale della persona con demenza
L’articolo esplora qualitativamente l’esperienza di cura dei caregiver informali di persone con demenza, facendo riferimento all’etica della cura di impostazione femminista. Si studiano le pratiche quotidiane di assistenza (care) interconnesse con la cura formale (cure). L’obiettivo è studiare come i caregiver affrontano le sfide emotive, fisiche e sociali derivanti dall’assistenza a familiari, creando un ecosistema di supporto che sopperisce alle lacune dei servizi sociosanitari formali. Il lavoro di cura, considerato come un’attività complessa e socialmente irrinunciabile, richiede un impegno significativo spesso non riconosciuto, ma che è fondamentale per garantire il benessere delle persone assistite. La metodologia coinvolge colloqui in profondità a 21 caregiver familiari e 13 operatori sanitari. La cura informale emerge come elemento fondamentale nell’offerta complessiva di assistenza, posizionandosi in uno spazio intermedio tra cure formali e informali che, forte della lay-expertise, sostiene individui più fragili. L’etica della cura, portata avanti dai caregiver, basata sull’interdipendenza e la vulnerabilità, pone le basi per una società che valorizzi e renda visibili gli individui curanti.
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Attività di cura e intersezionalità: essere badanti, donne e migranti in Italia
Attraverso una ricerca empirica, un’analisi computazionale e un approccio intersezionale, l’articolo prende in esame la figura lavorativa delle donne migranti che prestano attività di cura e di assistenza familiare a persone non autosufficienti. Nel farlo, sommano in sé diversi profili di subordinazione, in quanto donne, in quanto straniere, in quanto bisognose di un salario, in quanto impegnate in un lavoro dequalificato (eppure così importante). Se a ciò aggiungiamo eventuali difficoltà linguistiche, un credo religioso non cristiano, una pelle non bianca e la probabile assenza di capitale relazionale, ne viene fuori un quadro di criticità che contrasta con la funzione sociale svolta da queste lavoratrici: porre rimedio all’assenza italiana di politiche di Long-term care, fornendo un servizio che sia contemporaneamente professionale e familiare.
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A 25 anni dalla legge 53/2000 a sostegno della maternità e della paternità: risultati raggiunti, prospettive e rischi emergenti
La legge 53/2000 ha introdotto strumenti innovativi per conciliare vita e lavoro, promuovendo pari opportunità e congedi parentali condivisi. Tuttavia, in un contesto segnato da precarietà, tagli al welfare e diseguaglianze persistenti, la sua applicazione è rimasta par ziale. Le donne italiane continuano a essere penalizzate da occupazioni precarie, carichi di cura non condivisi e servizi pubblici insufficienti. Misure concrete di conciliazione vitalavoro sono promosse dalla contrattazione di secondo livello: flessibilità oraria, smart working, congedi parentali integrati, permessi aggiuntivi, bonus economici. Sebbene le soluzioni siano spesso pensate per le madri, cresce l’attenzione verso la genitorialità condivisa. Ad essere sottolineata è la necessità di una cultura contrattuale sensibile al genere, che affronti anche gap salariali, riconoscimento professionale e salute delle donne.
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La cura come attività lavorativa e non di aiuto: il caso dello sportello badanti dell’Unione dei Comuni del Chianti
Le attività di assistenza alle persone anziane e non autosufficienti in generale rappresentano ormai uno degli ambiti di maggiore domanda di lavoro ma anche quello in cui continuano a perdurare critiche condizioni di lavoro. Questa attività di lavoro viene interpretata dalle famiglie non come tale. A tale criticità si aggiunge quella specifica dell’incontro tra domanda e offerta di lavoro e della difficile applicazione delle norme contrattuali. Il caso dello sportello badanti dell’Unione dei Comuni del Chianti costituisce a questo riguardo un interessante caso di riflessione sulla portata di tali criticità e del loro tentativo di superamento.
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Lavoro di cura e intersezionalità: un’analisi del lavoro domestico in Latino America
Il contributo si propone di analizzare i concetti di lavoro di cura e intersezionalità. In Latino America e nei Caraibi, il tema della cura è divenuto oggetto di elaborazione teorica e di una specifica attenzione accademica nel corso degli ultimi vent’anni. L’intersezionalità viene qui assunta come categoria teorico-metodologica, che, in questo articolo, sarà analizzata adottando la prospettiva di Mara Viveros Vigoya, al fine di interrogare le pratiche di cura svolte dalle lavoratrici domestiche, intese come espressione di un intreccio di relazioni di dominio storicamente costruite.
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Lavoro, democrazia, futuro. La strada tracciata dal referendum
In un contesto globale segnato da guerre, tensioni geopolitiche, disuguaglianze crescenti e crisi climatica, il modello neoliberista continua a dominare grazie alla capacità di adattarsi, sfruttando le innovazioni tecnologiche e i cambiamenti globali. L’Europa d’altro canto attraversa una fase di crisi profonda: divisa politicamente, in difficoltà economicamente, incapace di affrontare le sfide globali. La Cgil reagisce proponendo una nuova centralità del lavoro e anche attraverso i referendum ha rilanciato il valore del lavoro dignitoso come fondamento democratico e sociale, sollecitando una nuova stagione di investimenti sostenibili, inclusivi e innovativi. Contrastare la precarietà, ridare senso e dignità al lavoro, affermare il diritto alla cittadinanza rappresentano elementi costitutivi dell’iniziativa e della battaglia del sindacato. Il referendum va considerato dentro questo percorso. Non si è raggiunto il quorum per abrogare leggi sbagliate approvate nel corso degli anni da governi di diverso segno politico. Ma il solco aperto dall’iniziativa referendaria non può essere né sottovalutato né rappresentare una spiacevole parentesi. Tutt’altro: rappresenta un patrimonio importante su cui investire per il futuro della Cgil.
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Autonomia differenziata e istruzione: limiti e princìpi previsti dalla Costituzione
La legge sull’autonomia differenziata 186/2024 che prevedeva la devoluzione delle norme generali dell’istruzione è stata pesantemente ridimensionata dalla Corte costituzionale. Abbiamo sempre sostenuto che le norme generali dell’istruzione, inquadrate nella complessità dei diritti e delle libertà declinate con chiarezza nella nostra Costituzione, non potevano essere regionalizzate, pena la rottura della coesione sociale, della universalità e unitarietà del fondamentale diritto all’istruzione, la messa in discussione di diritti e tutele omogenee per il personale scolastico. Siamo anche consapevoli che il fiume carsico della secessione e della devoluzione tornerà ancora come accaduto negli ultimi trent’anni e che la Flc Cgil sarà pronta ad affrontarlo con grande determinazione.
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A proposito del suicidio di Israele
A partire da Il suicidio di Israele di Anna Foa (2024), il contributo riflette sulla profonda crisi dello Stato israeliano dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023, inserendo la tragedia in un più ampio contesto di guerra, repressione interna e derive autoritarie. Ad essere denunciato è il massacro dei civili a Gaza, la repressione del dissenso, l’indebolimento della democrazia israeliana e il crescente isolamento internazionale. Il 7 ottobre ha segnato un punto di svolta: la possibilità di una soluzione a due Stati si allontana sempre più, lasciando spazio a una guerra permanente che colpisce soprattutto i più vulnerabili. Continuare su questa strada significa condannare i palestinesi a una sofferenza senza fine e Israele a una pericolosa insicurezza destinata a durare nel tempo.
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