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Gli scioperi in Europa: ancora un decennio di declino o la vigilia di una nuova ondata?
Le nuove e drammatiche forme assunte oggi dal conflitto sociale (sequestri, suicidi, atti spettacolari, disordini) interrogano sulle tendenze della più classica delle modalità: lo sciopero. Un'analisi su dati 1950-2008 in 7 paesi industrializzati, Italia inclusa. Un trend generalizzato e trentennale al declino. Un fenomeno non temporaneo ma strutturale, insito nelle grandi trasformazioni di questi decenni. Può la crisi rovesciare il trend, magari con forme inedite e più efficaci di lotta, non misurabili coi tradizionali parametri dello sciopero? E' immaginabile un esito tipo anni '30 (Grecia)?
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Presentazione. Azione del sindacato e bisogno di conoscenza
La rappresentanza sindacale ha bisogno più che mai di una ricerca permanente sulle trasformazioni economico-sociali, selezionando con le chiavi della propria autonomia di interpretazione la mole enorme di studi e dati di cui oggi si dispone, assumendo come metodo di lavoro la soggettività e l'esperienza dei propri rappresentati.
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Ascoltare/osservare il lavoro e la cittadinanza, comprendere, agire
Ricerca, formazione, comunicazione, condensano il "capitale immateriale" del sindacato, decisivo per la sua vitalità e per la sua reputazione, perchè permette a una organizzazione socio-politica di essere riflessiva, di pensarsi in azione, di progettare il proprio cambiamento.
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Sindacato e ricerca: una riflessione storico/critica su un rapporto necessariamente complesso
Affinità, differenze e influenze reciproche fra la ricerca sindacale e quella accademica. L'agire per trasformare e l'agire per conoscere nell'esperienza diretta e nell'analisi di una delle maggiori studiose italiane ed europee di relazioni industriali. I temi dell'etica del ricercatore, dell'autonomia e del metodo scientifico e la loro utilità anche per il sindacato e la politica.
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Gli Ires: una discontinuità necessaria
L'organizzazione sindacale appare oggi, diversamente che in passato, meno attenta alla necessità di stabilire un rapporto non episodico con la ricerca sociale. Essa non sembra disporre di strumenti propri per produrre una forma di pensiero originale, investita dalla pluralità di stimoli raccolti dall'enorme mole di altre fonti disponibili. Una diagnosi e qualche proposta sul difficile rapporto fra il sindacato e la ricerca sociale.
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«Ascoltare il lavoro» a Ca’ Foscari: un’esperienza di collaborazione tra sindacato e università
Il testo è il resoconto di un’esperienza di collaborazione tra Cgil Veneto e Università Ca’ Foscari Venezia, che ha portato: all’attivazione di due insegnamenti di Storia del lavoro e Storia del lavoro e del movimento operaio, fruiti da funzionari e delegati sindacali, oltre che dagli studenti universitari; all’apertura di nuove ricerche sulla storia del lavoro e del sindacato, che coinvolgono diversi soggetti anche esterni all’università (reti sindacali, istituti per la storia delle Resistenza, rivista “Venetica”); alla nascita di un seminario annuale nazionale dal titolo “Ascoltare il lavoro
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Nel Mezzogiorno: una relazione difficile
La parabola discendente della ricerca sindacale verso il Mezzogiorno, dalle grandi speranze dell'industrializzazione alla sola leva della spesa sociale assistenzialistica. Una ricostruzione storico-politica del rapporto fra sindacato e questione meridionale, nel secondo dopoguerra, e del ruolo che in esso ha giocato la ricerca sociale e quella sindacale in particolare. Il Mezzogiorno, conclude l'A., è la frontiera per qualsiasi sindacato che abbia intenzione di contribuire allo sviluppo economico e sociale italiano. Il banco di prova per misurarsi con le disuguaglianze che affliggono il paese
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L’importanza di indagare il lavoro
La necessità di tornare a indagare il lavoro sia dal punto di vista empirico sia dal punto di vista teorico, in rapporto ai mutamenti del lavoro e delle problematiche legate alla sua organizzazione. Il valore dell'inchiesta per il lavoro del sindacato, nella testimonianza del Segretario di una Camera del lavoro.
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«Investire nella cultura e nella formazione: un imperativo categorico per i sindacati». Intervista a Guido Baglioni a cura di Adolfo Braga
La testimonianza e le analisi di uno dei padri della sociologia delle relazioni industriali in Italia. L'impegno di un intellettuale che, nelle fila della Cisl, di cui è stato formatore, studioso e consulente politico di prima grandezza (Centro studi di Firenze, Cesos), ha contribuito all'eleaborazione strategica del sindacalismo italiano. Un raffonto fra gli approcci alla ricerca da parte della Cisl e quelli della Cgil. Le difficoltà odierne del sindacato a "fare cultura", perchè ciò implica fare previsioni e oggi ciò e quasi impossibile. Una proposta infine Rinunciare alla metà dei distacchi
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Sindacati e ricerca, sindacalisti e ricercatori. Qualche insegnamento dall’esperienza dell’Ires francese
Genesi, natura e funzioni del più importante istituto sindacale di ricerca francese: l'IRES. Nato nel 1981 con l'arrivo della sinistra al potere, l'IRES ha la peculiarità di rappresentare tutte le maggiori organizzazioni sindacali del paese, insieme a personalità accademiche e rappresentanti dello Stato, che assicurano il buon uso dei fondi pubblici. Nè intellettuali organici, nè meri strumenti organizzativi, i ricercatori dell'IRES realizzano le ricerche in indipendenza, cooperando coi sindacati sui loro esiti. Distinzione di ruoli, oltre l'approccio accademico, procedura duale di valutazione
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Dare forma all’azione: la formazione tra ricerca e sindacato
Nella società postfordista il lavoro è diventato liquido: il lavoratore che simboleggia la fase storica che stiamo vivendo non è più l’operaio metalmeccanico, bensì il precario. Questa condizione inedita del lavoro non può più essere rappresentata, da parte dell’organizzazione, con gli attrezzi del Novecento: auspicabile è un percorso di riflessività sul fare e sul sapere sindacale. La formazione sindacale viene investita in primis di questo compito, aprendosi a metodologie formative non ancora esplorate, affinché essa diventi formazione permanente generativa di autoapprendimento.chi
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Nuove regole per le relazioni industriali nello scenario globale
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La rilevanza della frammentazione organizzativa della produzione
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Sardegna: Alcoa e Vinyls come parabola del sogno infranto
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Come la flessibilizzazione dell’ingresso nella vita adulta cambia il rapporto dei giovani con la politica
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La truffa ignorante
Una preziosa lettura della recente riforma della legislazione del lavoro – non del mercato del lavoro, come spiega l’autore. Una riforma che aggrava la già evidente perdita di capacità regolativa del diritto del lavoro. Ma che ha anche un merito: ha rimesso al centro del dibattito il tema del lavoro e delle sue regole. E proprio sulla relazione uso del lavoro -regole insiste l’analisi dell’autore.
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Riforma degli ammortizzatori sociali, art. 18 e dintorni. Due «tecnici» a confronto: Ciampi versus Monti
L’articolo ricostruisce i fatti più rilevanti della riforma della legislazione del lavoro, a partire dai primi anni ‘90, evidenziando rotture e continuità nell’approccio di policy-making e offrendo anche una valutazione dei suoi effetti. Quello che prevale nel governo Monti – è la tesi degli autori – è un approccio attento quasi esclusivamente a dare mano libera alle prerogative managerial-imprenditoriali e poco o per niente attento al coinvolgimento/consenso dei lavoratori.
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La non-riforma del mercato del lavoro italiano
L’articolo evidenzia e si sofferma su alcuni elementi di debolezza della riforma della legislazione sul lavoro proposta dal governo Monti, che si propone molteplici e ambizioni obiettivi su lavoro e occupazione. E in particolare si concentra sulle criticità riguardanti: la riduzione dell’abuso di rapporti di lavoro flessibili e incentivazione del rapporto subordinato; la revisione degli ammortizzatori sociali; la riduzione dei costi di licenziamento individuale
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La riforma vista dal Mezzogiorno
Un’analisi articolata degli obiettivi della riforma della legislazione sul lavoro e delle modifiche introdotte. Il contributo muove da una riflessione generale sulle tendenze in atto, ormai da anni, nella riforma dei fondamenti dello stato sociale, si sofferma quindi sull’ideologia dietro il disegno di legge 3249, sui compromessi raggiunti, le sue aporie e contraddizioni.
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Presentazione. Innovazione nell’organizzazione della produzione e nelle relazioni di lavoro nel postfordismo
Una presentazione degli articoli della sezione tematica e deldibattito sull’organizzazione del lavoro, i suoi cambiamenti, le suericadute sulla qualità del lavoro, con particolare riferimento allalean production e al modello della World ClassManufacturing
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Nuovi paradigmi produttivi, performance d’impresa e gestione delle relazioni di lavoro: promesse e occasioni mancate
L’articolo analizza il legame tra cambiamenti nell’organizzazione del lavoro e produttività, esaminando i risultati di alcune ricerche nazionali e internazionali. L’autore insiste sulla necessità che le innovazioni organizzative seguano la logica della complementarietà, dell’introduzione di «pacchetti integrati». La questione è, quindi, quale sia la composizione dei pacchetti e la modalità con cui vengono composti. E’ proprio nella violazione del principio di complementarietà che risiede la causa di tanti fallimenti delle azioni di cambiamento.
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Le nuove forme di organizzazione del lavoro e i metodi di gestione della forza lavoro in Europa
Attraverso l’analisi dei dati dell’indagine europea sulle condizioni di lavoro, l’articolo mette in evidenza l’esistenza di una diversità di forme di organizzazione del lavoro. Accanto alla lean production, persistono modalità tradizionali, tayloristiche o a struttura semplice. Ma soprattutto emerge un classe di imprese, definite learning organisation, che puntano meno sull’intensità del lavoro e di più sulla qualità della vita lavorativa. L’articolo esamina i principali fattori che spiegano il prevalere dell’una o dell’altra forma di organizzazione del lavoro.
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Dinamiche dell’organizzazione dell’impresa e del lavoro
Una lettura sul modo in cui le imprese italiane hanno introdotto pratiche di produzione snella e sulle loro ricadute sulle condizioni di lavoro. L’autore muove dall’ipotesi che nella maggior parte dei casi gli outcome sono stati negativi. La spiegazione, basata soprattutto sull’osservazione dei cambiamenti in corso nell’industria metalmeccanica, tra cui la Fiat, è che le pratiche introdotte hanno puntato quasi esclusivamente a ottenere di più dalla manodopera, aumentando la pressione sul lavoro.
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Il modello World Class Manufacturing alla Fiat Auto: il Giano bifronte della nuova razionalizzazione produttiva
L’articolo analizza un caso di innovazione organizzativa che ha suscitato ampie e accese discussioni: il modello WCM alla Fiat Auto. Nel saggio si sostiene che si tratta di una variante del modello produttivo giapponese, applicato in Fiat a partire dall’inizio degli anni Novanta con l’etichetta “fabbrica integrata”. Rispetto all’impostazione originaria il modello presenta però molteplici novità, che l’autore esamina in modo puntuale; con una particolare attenzione ai meccanismi sociali per il governo delle relazioni di lavoro.
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Organizzazione e condizioni di lavoro. Una multinazionale americana a Torino e Detroit
Anche questo contributo si propone di verificare nel dettaglio quali sono le condizioni sperimentate dai lavoratori nella lean production. L’articolo illustra i risultati di uno studio comparato di due fabbriche, una italiana e l’altra americana, impegnate come sub-fornitori di primo livello del medesimo tipo di prodotto di una multinazionale dell’automobile. I risultati evidenziano una rigida standardizzazione delle mansioni, un'elevata intensità di lavoro e uno scarso coinvolgimento, con alcune differenze significative tra paesi.
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L’eccezione normale del toyotismo
Nel toyotismo le relazioni di lavoro possono deteriorarsi fino a deflagrare in situazioni di crisi e conflittualità gravi e drammatiche, come accaduto nel caso, raccontato dall’articolo, del transplant della Toyota a Valenciennes in Francia. Qui si analizza in maniera dettagliata l’origine e la dinamica della crisi dello stabilimento francese. La tesi principale dell’autore è che anche se “eccezionale” per gravità e durata, quel tipo di situazione è il risultato “normale” del toyotismo, quando è applicato al di fuori di quelle che sono considerate le sue condizioni storiche di sostenibilità.
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Le nuove frontiere del sistema industriale tedesco
Anche questo contributo si sofferma sull’importanza dei caratteri ambientali e istituzionali della produzione snella, esaminando le specificità della situazione nelle medio-grandi imprese tedesche, in cui i cambiamenti nell’organizzazione del lavoro sono stati quasi sempre discussi/negoziati con i sindacati. L’autore analizza il modo in cui hanno funzionato gli istituti della partecipazione, in particolare quello della codecisione, il ruolo assunto dalle rappresentanze della forza lavoro, le ibridazioni del modello giapponese.
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Processi di raggiustamento industriale in Italia nell’epoca della globalizzazione
Il contributo porta la discussione sull’intero sistema produttivo italiano, comprendendo anche le piccole-medie imprese. La sua analisi si concentra su alcuni fondamentali debolezze dei processi di riaggiustamento in corso. Le innovazioni nell’organizzazione del lavoro e della produzione hanno una diffusione limitata, sono poco coraggiose, si impantanano a metà strada. Inoltre, la stragrande maggioranza delle imprese affronta la globalizzazione con un approccio orientato prevalentemente alla riduzione dei costi, che si concretizza spesso in iniziative opportunistiche di breve respiro.
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Politiche neoliberali, diritto del lavoro e alternative di politica industriale
L’influenza di una precisa ideologia (conservatrice) nelle politiche economiche europee e, conseguentemente, nelle scelte in materia di diritto del lavoro appare ormai evidente. È questa la tesi principale del contributo, che sottopone a critica la richiesta/proposta prevalente nel dibattito politico-sociale: l’aumento della flessibilità del lavoro, in particolare di quella in uscita.
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L’Europa nel percorso evolutivo della Cgil: dalla Fsm alla Ces
L’articolo propone una lettura della recente storia sindacale italiana seguendo un approccio attento alla sua collocazione nelle dinamiche delle relazioni internazionali. L’analisi si concentra in particolare sull’inserimento nell’Europa comunitaria, scostandosi dall’interpretazione più diffusa in quegli anni, che raccontava la posizione confederale come semplice e riduttiva espressione dell’appartenenza politica.
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Presentazione. Come contrastare la spinta liberista nelle relazioni industriali
Dal rassicurante paradigma della political economy comparata - incentrata sulla variabilità dei capitalismi e sulla loro relativa stabilità - alla converngenza neoliberista. Una presentazione delle tesi di Baccaro e Howell e del dibattito che intorno ad esse viene ospitato su questo numero della rivista. Lo scenario globale e le sue ripercussioni nella vicenda italiana degli ultimi tre anni.
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Il cambiamento delle relazioni industriali nel capitalismo avanzato: una traiettoria comune
A dispetto di perduranti differenze istituzionali, i sistemi nazionali tendono a convergere in direzione di policies neoliberiste. Sotto l'assedio della globalizzazione, i sindacati perdono iscritti, la contrattazione collettiva si decentra, il conflitto industriale crolla. Pur dove i mutamenti sono stati meno intensi e drammatici (tipo GB e USA), vi è stata una 'conversione istituzionale' e funzionale dei vecchi assetti garantisti. Così in Germania, Svezia o Italia, dove concession bargaining, decentramento e individualizzazione stanno lentamente erodendo il potere sindacale.
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L’arte della comparazione nelle relazioni industriali
Una breve ma densa riflessione metodologica sugli studi comparati delle relazioni industriali. Varietà dei capitalismi e tendenze alla convergenza neoliberale. Comparare funzioni e non solo strutture. La condivisibilità delle analisi di Baccaro e Howell
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Le relazioni sindacali e la crisi europea. Pessimismo della ragione e ottimismo della volontà
L’autore esamina le tesi di Baccaro e Howell, allocandole nel dibattito fra teorici della divergenza e della convergenza nelle relazioni industriali. Riconosce la fondatezza empirica che le sorregge, apprezzandone la provocazione intellettuale ma sottolineandone anche il pessimismo e il disincanto che le ispira. La sottovalutazione degli strumenti posti dal diritto sociale europeo. Il caso italiano e i vari modelli di decentramento che si stanno fronteggiando.
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I contratti e la crisi in Europa
Una disamina dei mutamenti che stanno investendo gran parte dei sistemi nazionali di r.i., da parte di chi li ha seguiti in veste di segretario CES con delega per la contrattazione. Il modello tedesco delle clausole di uscita; il caso spagnolo, quello finlandese e nordico. La concession bargaining e il decentramento contrattuale. Gli insegnamenti per il sindacato italiano.
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Le relazioni industriali europee dopo la crisi. Verso un interventismo regolatorio post-democratico?
L’attuale programma di liberalizzazioni europee sta minando il consenso sociale che era alla base dell’integrazione europea. Le ripercussioni gravissime sui sistemi sociali e di r.i. nei paesi più in difficoltà. Il carattere a-democratico di queste politiche. La previsione, e la speranza, di un periodo di crescenti conflitti sociali contro questa politica di austerità, in grado di scardinare definitivamente il modello sociale europeo.
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