• Le analisi sul voto di classe hanno documentato come, dietro i successi mondiali dei partiti populisti, vi sia un crescente sostegnoda parte dei lavoratori comuni, compresi quelli sindacalizzati. Ciò riflette epocalicambiamenti nella domanda e nell’offerta po-litica, con vasti settori del lavoro dipendentefrustrati dagli alti costi pagatiin questi annie dal vuoto politico lasciato dai partiti che ne avevano lungamenterappresentato identità eistanze. In uno scenario del genere, che ruolo giocano i sindacati? Sonoanco-rain grado diinfluenzare il voto dei loro iscritti, generalmente in calo ma su numeri pur sempre ragguardevoli? Quali sono le loro strategie discorsive e organizzative su sfide cruciali e divisive, come l'integrazione europeae l'immigrazione? Come può il loro connaturato spirito di solidarietà, universalismo e internazionalismo fare fronte alle cre-scenti paure, allo sciovinismo e al nazionalismo di una parte significativadella classe la-voratrice? L’articolo affronta questi interrogativi con particolare riguardo al nostro paese, incrociandodati empirici e interpretazioni teoriche, attestando il parziale successo, finqui, dell’azione sindacale. Riteniamo, nelle conclusioni, che per i sindacati permangano spazi rilevanti affinché, attraverso appropriate scelte strategiche, narrazioni e socializzazione politica e culturale con gli iscritti e nei luoghi di lavoro, si possanoarginare e scongiurare inclinazioni xenofobe e nazionalistiche all’interno del mondo del lavoro.
  • Nel cuore degli anni Settanta, il duello a sinistra tra comunisti e socialisti non riguardò solamente le possibili direttrici di una riforma istituzionale e dello Stato, o l’approccio gramsciano e togliattiano al socialismo giudicato dai socialisti irreversibilmente compromesso dalla strutturale disattenzione neiconfronti del pluralismo e dalla doppiezza, ritenuta strumentale, nei confronti del metodo democratico. Il confronto teo-rico-politico tra i due partiti storici della sinistra italiana riguardò anche l’atteggia-mento nei confronti del movimento consiliare sorto sulla scia del 1969 e delle concrete forme attraverso cui strutturare e rendere stabile l’obiettivo della democrazia industriale nel contesto italiano. Il contributo mira a ricostruire i termini di questo dibattito, passandoin rassegna i diversi modelli di democrazia industriale avanzati da Pci e Psi, e mettendoli in relazione con la rispettiva cultura politica, colta nella sua evoluzione.
  • Sullo sfondo dei tragiciesiti causati da questo virus a livello globale, l’articolo analiz-za alcuni dei difficiliprocessi in atto ed ipotizza l’inizio di una fase in cui trasformare incertezza, smarrimento paura in opportunità di cambiamento. Una visione pragma-tica ma soprattuttoil tentativo di individuare nuovi spazi di azione e un nuovo ordine di valori. In uno scenario indivenire, emerge l’esigenza di metterein campo azioni di-versificate e strategie a medio e lungo corso per uno sviluppo urbano in cui sostenibilità eresilienza siano i termini chiave delle politiche urbane. Non è dato sapere quando si potrà riprendere lavita di sempre, ma siamo consapevoli della necessità di mettere in discussione alcuni aspetti del passato per contribuire a costruire un futuro migliore.
  • La riflessione sull’autunno caldo,e in generale sul1969 comprensiva della complessa gestazione e del varo dello Statuto dei Lavoratori nella primavera del1970può gio-varsi, oggi, sia delle analisi ad esso coeve di sociologi, economisti, giuristi, sia di alcuni studi più recenti che hanno provato a storicizzare questo periodo. Il riferimento aque-sta nuova e fertile stagione di studi sull’Italia repubblicana–vista e letta dal punto di vista delle trasformazioni del lavoro e delle relazioni sindacali–si rivela particolar-mente utile perché, inserendo all’interno di una prospettiva storica più ampia la vicen-da del 1969 e dell’autunno caldo, pone una domandasull’insieme di fenomeni econo-mico-sociali e politico-istituzionali precipitati nello shock del 1969 e che coinvolgono frontalmenteil sindacato.
  • Il presente contributo ha un duplice obiettivo. In primo luogo esamina le caratteristiche del cosiddetto «smart working»sottolineandonei principali cambiamenti emersi prima e durantela fase di lockdown. In secondo luogo individua alcune questioni irrisolte e ancora controverse sulle quali le organizzazioni sindacali e datoriali possono giocare un ruolo importante nella sua regolamentazione condivisaal termine della fase di emergenza.L’analisi è stata condotta sulla base di alcuni case studiesdi grandi aziende italiane che lo hanno sperimentato prima dell’emergenza, integrati con le prin-cipali evidenze di ricerche più recenti condottedurante e dopo il lockdown. Le conclu-sioni si soffermano sulla nuova visione di «lavoro ubiquo»lanciata da Butera (2020), integrandola con la proposta di dotare sia i lavoratori dipendenti che quelli autonomi di spazi adeguatamente attrezzati per il lavoro a distanza.
  • L’articolo presenta un’analisi della vulnerabilità del lavoro e delle sue dinamichedu-rante l’emergenza per la pandemia di Covid-19, al fine di contribuire alla discussione sulle dimensioni che la caratterizzano e i fattori che contribuiscono ad alimentarla o, al contrario, a contrastarla. Tale analisi muove da una definizione multi-dimensionale di vulnerabilità del lavoro e si basa su una ricognizione di studi, materiale documenta-rio e dati secondari di diverse fonti. Essa considera vari ambiti,che,per le loro specifi-cità,sono stati trattati in maniera separata: il settore pubblico, per il quale non èin-tervenuta la chiusura delle attività; i settori privati, che hanno continuato a operare anche con attività «in presenza»; il lavoro da remoto nelle organizzazioni pubbliche e private; il lavoro autonomo. L’articolo evidenzia l’ampliamento dell’universo (ormai assai variegato) dei lavoratori vulnerabili e l’aggravarsi di situazioni già esistenti di vulnerabilità. In tale ambito, si evidenzia il ruolo importante che possono svolgere i si-stemi di protezione sociale e i corpi di rappresentanza degli interessie la loroazione di intermediazione.