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Organizzazione del lavoro e classificazione professionale tra ideologie giuridiche e iniziativa sindacale
Il debito del prestatore di lavoro, ossia il contenuto dell’attività lavorativa e le sue caratteristiche, rappresenta da sempre un nodo centrale della riflessione giuslavoristica, oltre a essere il cuore di molte rivendicazioni di natura strettamente sindacale, in particolare quelle che mirano a modificare direttamente o indirettamente l’organizzazione del lavoro. Infatti l’incidenza del potere datoriale, la sua pervasività da una parte, e l’autonomia dei lavoratori dall’altra, cioè il grado della loro libertà, si misurano in relazione all’oggetto della prestazione e alle modalità...
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Movimento alterglobal e nuove forme di conflittualità
Nel corso dell’ultimo decennio si è imposto all’attenzione mediatica mondiale un movimento di opposizione alla globalizzazione neoliberista determinato a mettere in discussione il dominio delle elite politiche, finanziarie e culturali vigenti proponendo, attraverso un insieme d’iniziative differenziate a livello locale quanto globale, un modello alternativo di globalizzazione, nella convinzione che «un mondo diverso è possibile». ...
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Di Vittorio nel sindacato e nelle istituzioni
Desidero in primo luogo rivolgere un ringraziamento a nome della Fondazione Di Vittorio alla Fondazione della Camera dei deputati con la quale abbiamo collaborato nell’organizzazione di questo convegno e, in particolare, per il proficuo lavoro svolto nella riedizione degli scritti e dei discorsi parlamentari di Giuseppe Di Vittorio. ...
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Introduzione. I cambiamenti organizzativi del sindacato. Quelli proposti e quelli realizzabili
1. Il tema delle politiche organizzative del sindacato è di quelli che sono sempre stati al centro dell’interesse di numerosi studiosi italiani e stranieri che hanno a cuore le sorti di questa particolare organizzazione sociale. A maggio del 2008 la Cgil celebrerà la sua Conferenza d’organizzazione ed è doveroso che la rivista dedichi un corposo approfondimento monografico su queste tematiche. È pertinente mettere in evidenza una citazione della Proposta di documento per la Conferenza d’organizzazione che mi sembra aiuti a entrare in argomento. ...
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La Conferenza di organizzazione della Cgil: un’occasione di innovazione. Intervista a Carla Cantone
Quaderni. Perché questa Conferenza di organizzazione? Cantone. L’ultima Conferenza di organizzazione si è svolta il 9 novembre del 1993. Allora la Cgil si pose l’obiettivo di portare a compimento un progetto fondativo di un nuovo sindacato generale. Tema assunto e portato avanti negli anni successivi, a partire dalla costituzione delle Rsu e dei Comitati degli iscritti. ...
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Nuova domanda di rappresentanza e tutela: le sfide organizzative per il sindacato
I cambiamenti dell’economia, del lavoro e della società inducono una nuova domanda di rappresentanza e tutela, rispetto alla quale il sindacato confederale appare in difficoltà a causa dei vincoli posti dalla sua struttura organizzativa (Zan, 1992). In questo saggio cercherò di evidenziare come per rispondere a questa nuova domanda sia necessario un nuovo modo di intendere la confederalità. ...
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Presenza, audience e influenza sindacale. Il caso spagnolo
Il ritorno della democrazia in Spagna e, con esso, la legalizzazione dei sindacati e la progressiva normalizzazione dei rapporti di lavoro, si è prodotto con più di tre decenni di ritardo rispetto alla media europea e ha coinciso, inoltre, con la fase più dura della crisi economica degli anni settanta, proprio quando i modelli più consolidati cominciavano a presentare i primi sintomi di esaurimento, dopo aver raggiunto la massima espansione durante gli anni d’oro dell’economia keynesiana, della produzione fordista e dello sviluppo del welfare state. ...
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«Don’t Mourn: Organize!». Sindacato e organizzazione in America
1. L’imperativo Organize!, consegnato a storici slogan del sindacalismo statunitense dei tempi eroici di Joe Hill e Samuel Gompers, sembra essere tornato in auge e ricorre ancor oggi in modo quasi ossessivo nel linguaggio ufficiale delle union. È, del resto, la stessa legislazione americana a farne un problema vitale. Il sindacato deve conquistare l’adesione di almeno la metà più uno dei lavoratori di una unità produttiva per ottenerne la rappresentanza negoziale: una rappresentanza esclusiva, che lo legittima a stipulare un contratto valido per tutti i lavoratori di quella unità,...
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Contrattazione «politica» e consultazione dei lavoratori
Si è soliti considerare il caso italiano, e non solo nelle vicende di relazioni industriali, come un caso atipico, in cui i modelli e gli assetti istituzionali prevalenti altrove arrivano in ritardo, e di solito non funzionano come dovrebbero. In questo articolo si adotta un’ottica diversa, non infrequente nelle analisi del nostro paese fatte dall’estero, in cui l’Italia appare talvolta come un laboratorio di innovazioni sociali. Il punto di partenza è il recente Protocollo di riforma delle pensioni. ...
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Sindacalizzazione: linee di tendenza in Europa. Un’analisi longitudinale 1950-1996
Nel 1991 l’Ocse pubblicò una ricerca sulle tendenze delle adesioni al sindacato nel corso degli anni settanta e ottanta (Visser, 1991). La conclusione principale fu che i tassi di sindacalizzazione erano crollati nel decennio precedente in quasi tutte le economie industriali di mercato, capovolgendo la tendenza del dopoguerra in Europa. Dati più recenti dimostrano che il declino è proseguito durante gli anni novanta. Non tutti i paesi hanno condiviso il declino in maniera uguale, e la già ampia variazione nei livelli di sindacalizzazione tra i diversi paesi...
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Comunicare vuol dire
1. Si potrebbe cominciare ricordando che dal marzo 2000 nei documenti ufficiali dell’Unione Europea la strategia di Lisbona e lo sviluppo della società dell’informazione, della comunicazione, della conoscenza sono di gran lunga gli eventi più citati; o che Google dà 3 milioni 670 mila risposte alla ricerca relativa a information society (767 mila se la richiesta è information and communication technology; 38 milioni 500 mila se l’interrogazione si riferisce a Ict); o, ancora, che in una delle storie di solitudine e di allegria che compongono il suo ultimo lavoro...
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Questioni di governance. Conversazione con Fulvio Fammoni
Con Fulvio Fammoni abbiamo affrontato alcuni dei temi relativi allo stato di salute del sistema informativo del nostro paese. Ne è venuto fuori un ritratto che, assieme ai tanti elementi di criticità, mette in evidenza alcune linee e strategie possibili per il futuro prossimo venturo. Assieme ai problemi non mancano, insomma, occasioni e opportunità. Per coglierle occorrerà l’impegno di molti. Quello della Cgil di certo è assicurato. ...
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Comunico, voce del verbo apprendere. Conversazione con George Siemens
George Siemens esplora i cambiamenti in atto nella produzione, organizzazione e gestione della conoscenza, e le conseguenze di tali cambiamenti a livello organizzativo. Il suo nome è legato in modo particolare al concetto di connettivismo, secondo il quale l’apprendimento (definito come azione di conoscenza) è un processo capace di attivare reti, di creare le connessioni sempre più indispensabili per imparare meglio. E di più. ...
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Lo sviluppo, l’informazione, l’innovazione
La sofferenza di tanta parte della popolazione italiana è un fatto. Il declino è solo un’interpretazione. Non tanto pessimistica, quanto sbagliata. Un’interpretazione secondo la quale per un lungo periodo non c’è da aspettarsi un progresso, ma un peggioramento delle condizioni di vita e delle possibilità di sviluppo umano, civile ed economico per la popolazione italiana. L’interpretazione è sbagliata perché tiene conto troppo di quello che si sta perdendo e per niente di quello che si sta, forse troppo faticosamente, costruendo. ...
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Come cambia il giornalismo
La trasformazione dei flussi informativi sta cambiando profondamente il ruolo del giornalismo nell’industria dell’informazione. Le persone in tutte le parti del mondo ricevono l’informazione primaria da diverse fonti – radio, televisione, free press, internet, satelliti, telefonini, podcast – e ciò porta con sé un cambiamento di ruolo della stampa stampata. Fino a qualche anno fa, si riteneva che la crisi potesse essere affrontata con un aggiustamento della tipologia informativa. La stampa quotidiana si spostava verso la spettacolarizzazione, quindi risolveva il problema riprendendo...
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Sindacato in rete
Il mondo della rete (quello dei cittadini che frequentano e utilizzano il web anche per esprimere il proprio diritto di cittadinanza) e il sindacato appaiono realtà fra loro molto distanti. Fino a oggi è mancato un vero dialogo e anche quando vi sono state occasioni d’incontro raramente si è riusciti a fare emergere una sintonia di vedute. Così, ad esempio, è opinione diffusa tra i blogger italiani che si occupano di attualità e di politica che il sindacato nel nostro paese svolga un ruolo essenzialmente di conservazione dello status quo...
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Il lavoro del lavoro nella società dell’informazione
Una riflessione sul lavoro nel mondo della comunicazione si scontra con un primo problema: cosa è giusto comprendere in questa classificazione e cosa escludere? I numeri, di conseguenza i fattori più qualitativi, cambiano se consideriamo solo chi contribuisce direttamente a produrre apparati e servizi o se, come fanno alcune ricerche, includiamo anche chi utilizza saltuariamente o continuativamente le tecnologie della comunicazione. In un caso parliamo di qualche centinaia di migliaia di addetti, nell’altro ci avviciniamo al milione di unità, nell’accezione più larga arriviamo ad alcuni...
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Dai regimi monopolististici ai sistemi misti: l’iter europeo della disciplina del sistema radiotelevisivo
L’evoluzione della disciplina del settore radiotelevisivo segue, in Europa, tre fasi distinte. La prima, quella del regime monopolistico, caratterizza la disciplina del sistema radiofonico a cavallo tra le due guerre ed è dettata anche da elementi di natura tecnica, dalla necessità di evitare che, tra gli impianti di trasmissione, si possano creare interferenze. Il modello monopolistico di gestione delle radiodiffusioni segue strade diverse: in Inghilterra e in Italia (rispettivamente nel 1926 e nel 1927) si formano società a prevalente capitale pubblico, mentre in Danimarca e in Belgio...
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Il sistema radiotelevisivo pubblico in Francia, Germania, Inghilterra e Spagna
In Francia due emittenti distinte gestiscono rispettivamente il servizio pubblico radiofonico e televisivo. I canali radiofonici pubblici sono trasmessi dall’emittente RadioFrance. I tre canali televisivi pubblici (France2, France3, France5), invece, sono gestiti dalla compagnia France Télévision controllata a sua volta dal Conseil Supérieur de l’Audiovisuel (Csa), Autorità di garanzia istituita nel 1989. Le radiotelevisioni pubbliche sono regolate attraverso dei Cahier des missions et de charges, leggi predisposte dal governo, che ne definiscono la missione e i doveri. ...
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La transizione infinita: il settore radiotelevisivo italiano dalla Mammì alla Gentiloni
Il 6 agosto 1990 il Parlamento italiano approva la prima «legge di sistema» relativa alla disciplina del settore radiotelevisivo. La legge n. 223/90 («legge Mammì», dal nome del suo firmatario) nasce dalla necessità di definire un quadro organico di riferimento per un settore caratterizzato da una forte frammentarietà normativa e avrebbe dovuto avere come «doveri principali» quelli di «dettare norme antitrust atte a risolvere la situazione di duopolio» Rai-Fininvest, sanzionare i soggetti che si fossero trovati in condizione di «posizione dominante»,...
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La riorganizzazione del servizio pubblico radiotelevisivo
La principale novità del disegno di legge Gentiloni, approvato dal Consiglio dei ministri il 17 maggio 2007, riguarda la creazione di una Fondazione Rai, da costituirsi entro 45 giorni dalla data di entrata in vigore della legge (art. 2.1), cui il ministero dell’Economia dovrà trasferire le azioni della società Rai radiotelevisione italiana spa, e dovrà affidare (per un periodo di dodici anni) il compito di svolgere, secondo i criteri stabiliti da un’apposita Carta dei servizi (che dura sei anni e che stabilisce, ai sensi dell’articolo 8, «le linee generali di svolgimento del servizio...
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«Il lavoro non è una merce»: flessibilità e globalizzazione
«La maggior causa della forte domanda di lavoro flessibile da parte delle imprese è la riorganizzazione globale del processo produttivo, attuata allo scopo di ridurre il costo del lavoro e insieme di poter disporre della quantità di forza lavoro di momento in momento necessaria, conforme al criterio del “giusto in tempo”, dovendo soddisfare vincoli formali minimi. Poiché il sistema dei diritti dei lavoratori affermatosi nei paesi sviluppati rappresenta a tale doppio scopo un serio ostacolo, la riorganizzazione si è concretata anzitutto nella formazione di “catene di creazione del valore”...
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Coordinate per una politica globale contro la flessibilità
Il lavoro è un’area di consenso e di relazioni culturalmente strutturate, frutto dell’impatto esercitato dalle rappresentazioni e dai significati del lavoro; quando questi mutano, portano con sé lo stravolgimento dell’identità di chi deve inevitabilmente rapportarsi a esso. I mutamenti in atto negli ultimi anni hanno riportato il tema del lavoro al centro del dibattito scientifico e politico che, pur cambiando forma, rimane un elemento primario nella definizione della struttura sociale (Dore, 2005). ...
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Gli scioperi in Francia. Tra forti esplosioni sociali e debole tradizione contrattuale
Nell’autunno del 2007 un’importante ondata di scioperi ha interessato in Francia il trasporto pubblico e alcune importanti utilities, come le imprese del gas e dell’elettricità. La causa scatenante è stata la decisione del governo di innalzare il numero di anni necessari per poter accedere pienamente alla pensione: da 37,5 a 40. L’ondata di scioperi, nei comparti e nelle aziende citate, è stata molto forte. Ciò è in parte dipeso da una certa consapevolezza del rischio cui venivano esposti alcuni tradizionali benefici previdenziali, in parte per il ricordo della vittoria riportata,...
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«Fabbrica diffusa» e nuova classe operaia
1. Fra i cambiamenti sotterranei che questa lunga crisi italiana ha determinato – come peculiarità nazionale di una più ampia crisi capitalistica che anche altrove sta apportando trasformazioni profonde – vi sono quelli che ci sono apparsi dapprima sotto le sembianze del mercato del lavoro, e che vanno letti ormai nell’ottica della composizione di classe. Parlo dei cambiamenti intervenuti nella struttura del proletariato per effetto degli andamenti dell’occupazione, a loro volta provocati dalle ristruttarazioni nell’apparato produttivo. ...
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Introduzione. Globalizzazione, migranti e cittadinanza
1. Fra gli elementi che maggiormente concorrono a definire l’attuale fase di globalizzazione vi è senz’altro il nuovo, gigantesco impulso assunto dalle migrazioni internazionali. Pur non trattandosi affatto di un fenomeno specifico della nostra era – essendo da sempre in atto, soprattutto a seguito delle grandi scoperte geografiche – esso ha assunto oggi un rilievo senza precedenti, grazie anche alle straordinarie potenzialità offerte dai mezzi di trasporto e dalle tecnologie della comunicazione di massa. Diaspore della speranza, diaspore del terrore, diaspore della disperazione,...
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Meteci transmigranti e fantasmi locali. Appunti per una fenomenologia dell’esperienza migratoria
Secondo stime recenti della Commissione mondiale sulle migrazioni internazionali, il numero di persone che vivono fuori del paese in cui sono nate sarebbe passato dai 75 milioni del 1965 ai 150 del 2002, per raggiungere una cifra vicina ai 200 milioni nel 2005. Se a questa cifra ragguardevole si aggiunge il numero di persone che, direttamente o indirettamente – ad esempio, attraverso la memoria familiare – hanno fatto esperienza della migrazione, ci si rende conto che porsi l’interrogativo «chi sono i migranti?» significa rispondere alla domanda «chi siamo noi?». ...
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Migrazioni post-coloniali. Le migrazioni contemporanee e la critica post-coloniale
Molto spesso, nei dibattiti sulle migrazioni contemporanee, sentiamo parlare di «nuove cittadinanze» con allusione a una condizione sociale e culturale – pluriappartenenza, mobilità, transnazionalismo, ibridazione – che sembra surdeterminare (Althusser, 1969) la vita dei migranti nelle metropoli europee. Come è noto, nella maggior parte dei casi si fa appello all’emergere e al consolidarsi di queste nuove cittadinanze – di queste nuove pratiche di cittadinanza – allo scopo di mettere in luce sia il multiculturalismo, il transculturalismo o la globalità che in modo ormai irreversibile...
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Il modello mediterraneo dell’immigrazione
A partire dagli anni settanta i paesi dell’Europa meridionale, Grecia, Italia, Portogallo e Spagna cominciano a diventare paese di immigrazione pur continuando a essere paesi di emigrazione, sia pure con una significativa riduzione dei flussi e una sostanziale stabilizzazione delle comunità nazionali all’estero. La prima questione da affrontare è la seguente: come mai questi paesi cambiano ruolo sulla scena migratoria internazionale proprio negli stessi anni (gli anni settanta) e, quindi, quali sono gli elementi relativi al contesto generale – alla realtà economica e geopolitica –...
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Una trasformazione imprevista: l’incontro tra economia italiana e immigrazione straniera
Due concetti permettono di inquadrare l’inserimento degli immigrati nella società e nel mercato del lavoro italiano. Il primo, più generale, è quello di «importazione riluttante», che si riferisce al lavoro di Cornelius, Martin, Hollifield (1994). L’altro, più specifico, è quello di «modello mediterraneo» (o sud europeo) del funzionamento della società, dell’economia, e soprattutto della gestione dell’immigrazione (Baldwin-Edwards, Arango, 1999; King, Ribas-Mateos, 2002), di cui l’Italia rappresenta il caso più rilevante. In effetti, i paesi dell’Europa meridionale sono diventati,...
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L’inclusione si basa sul lavoro. Intervista a Piero Soldini
Con la caduta del Governo Prodi e alla luce del cambiamento del quadro politico italiano dopo le elezioni del 13 e 14 aprile scorso, appare evidente l’arenarsi del disegno di legge Amato-Ferrero sull’immigrazione. Sembra quindi che, per quanto riguarda le politiche migratorie, verrà mantenuta, se non irrigidita, la legge Bossi-Fini. Alla luce di questa situazione, quali sono gli scenari che si disegnano in un futuro prossimo per i lavoratori immigrati presenti in Italia?...
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A metà della strada. Un’indagine sul rapporto tra sindacato e immigrazione
Via via che i processi nei quali si è articolata la nuova immigrazione si sono imposti all’attenzione come aspetti non secondari del panorama di cambiamenti strutturali in atto in Italia, un particolare fenomeno – per nulla scontato, se si guarda alle esperienze dei paesi europei da più tempo meta di immigrazione – è cresciuto e diventato evidente, acquistando la dignità di uno dei più significativi indicatori di inserimento e stabilizzazione – occupazionali e territoriali – dei nuovi venuti: l’aumento costante delle adesioni di lavoratori stranieri ai sindacati confederali. ...
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Migranti tra associazionismo transnazionale e pratiche di co-sviluppo
In anni recenti, la ricerca antropologico-sociologica ha messo in evidenza come gli immigrati mantengano sempre più legami con i luoghi di provenienza, trasformando il paese di origine e di destinazione in una singola arena per l’azione sociale (Brettel, 2000). 1. Seppure nella storia dell’immigrazione siano sempre esistiti movimenti e mobilità circolari, solo recentemente queste relazioni e flussi hanno acquisito una «massa critica tale da essere riconosciuti come emergente fenomeno sociale» che prende il nome di transnazionalismo (Portes et al., 1999). ...
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Diritti, doveri e obblighi degli stranieri: l’eccezione e la regola
Il Comune di Milano ha, di recente, provato a escludere dalla scuola materna i figli di persone immigrate extra-comunitarie ritenute non in regola con il soggiorno. Una pronuncia del Tribunale ha almeno provvisoriamente indotto il Comune a più miti consigli. Ma la discussione è proseguita tra chi sostiene le ragioni di una tutela dei minori senza discriminazioni e i sostenitori della tesi per cui la violazione della legalità, da parte ovviamente dei genitori, dovrebbe o potrebbe essere sanzionata. ...
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Dimensione lavorativa e fattore religioso
Il legame tra flussi migratori, identità generale della persona (scelta confessionale o atea, nello specifico) e dimensione lavorativa risulta essere da sempre uno dei fattori di mutamento e di evoluzione per i diritti sociali della persona, ma anche «banco di prova» per l’elaborazione dottrinale delle confessioni religiose stesse alla luce dei nuovi bisogni dei fedeli. La riprova ne è che oltre alle cosiddette Chiese stabilite, i ministri di alcuni culti di recente formazione, riconoscendo la centralità dell’esperienza lavorativa nel processo-vita di un individuo,...
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Oltre lo specchio. Per una antropologia del lavoro in Africa
Nella percezione corrente delle condizioni di vita dei migranti vi sono almeno due luoghi comuni che impediscono una corretta valutazione del ruolo del lavoro nelle vicende migratorie e che occorre cercare di sfatare: il primo è frutto di una vulgata culturalista, in virtù della quale i fenomeni migratori tendono a essere affrontati principalmente come problema di ordine culturale, sia nella versione generosamente multi-culturalista sia in quella da «guerra di civiltà» (o di religione). ...
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