• Una riflessione sulle forme e le pratiche di democrazia e di partecipazione all’interno di un’organizzazione di massa quale è il sindacato. Il tema è affrontato a partire dal dibattito teorico che, nel corso degli ultimi anni, si è sviluppato sulla democrazia e le sue trasformazioni e a partire, in particolare, dal contributo che a questo dibattito proviene da uno dei più promettenti filoni del pensiero democratico contemporaneo: quello della Democrazia Deliberativa. Le implicazioni nella vita e nell’azione del movimento sindacale.
  • Nel contributo si analizzano le gravi tendenze al declino dell’università italiana negli ultimi anni. Per effetto del forte disinvestimento delle politiche pubbliche nell’alta formazione – in termini di minori finanziamenti, riduzione dei docenti e del personale tecnico, dei corsi di laurea e degli immatricolati – oggi l’università italiana, per la prima volta nella sua storia, è significativamente più piccola e di minore qualità rispetto al passato e agli altri paesi sviluppati. Inoltre, per effetto delle recenti e perverse regole di governo, si stanno accentuando i divari tra università, in particolare tra alcuni atenei «forti» del Nord, strutturalmente più dotati e insediati in contesti territoriali sviluppati, e gli atenei più «deboli» del Centro-Sud, sottodotati in termini finanziari, di docenti e di strutture e localizzati in aree socio-economiche gracili. Nonostante le conseguenze rilevanti sull’economia e sulla società nazionale del declino universitario, il confronto pubblico è modesto e dominato da pregiudizi negativi spesso poco fondati; di contro le decisioni sono concentrate in pochi gruppi di potere che operano all’interno di agenzie pubbliche o di ministeri. Gli autori auspicano una discussione ampia e informata sulle condizioni del sistema universitario, in primo luogo nella sede più propria, ossia nel Parlamento.
  • La riflessione sviluppata nel contributo si concentra sulle macerie ideali e ideologiche che porta con sé la guerra per cercare di individuare quale sia stata la parte politica che ha capitalizzato dalla guerra in Ucraina; per chi questa guerra è stata una «distruzione creativa» e per chi, invece, è stata solo macerie.
  • Le disuguaglianze di genere sul mercato del lavoro rimangono significative in molti paesi. L'impatto diseguale della nascita di un figlio su uomini e donne sembra esserne una delle cause principali. Le politiche familiari possono incoraggiare l'offerta di lavoro femminile e rendere più semplice la conciliazione di vita e lavoro. La maggiore offerta di asili nido e di servizi per la prima infanzia e la disponibilità di congedi parentali risultano strumenti efficaci per aumentare l'offerta di lavoro delle donne. L'introduzione di congedi di paternità può incentivare una migliore distribuzione del carico familiare, promuovendo una più equa condivisione della genitorialità. In Italia, l'introduzione del congedo obbligatorio di paternità non ha raggiunto l'intera platea di beneficiari potenziali né ha portato un maggior uso da parte dei padri del congedo facoltativo. Il Bonus Infanzia, introdotto per incoraggiare congedi parentali più brevi, non sembra aver apportato benefici di lungo periodo alle beneficiarie, né in termini di offerta di lavoro né di retribuzioni. D'altra parte, l'analisi suggerisce che il Bonus abbia ridotto il rischio di abbandono del mercato del lavoro.
  • Le mappe della disuguaglianza. Una geografia sociale metropolitana di K. Lelo, S. Monni e F. Tomassi (2019) fornisce un’istantanea di rara efficacia che permette di rappresentare l’attuale situazione sociale ed economica di Roma. Il testo rappresenta un’ottima occasione per riflettere sul tema delle disuguaglianze in ambito urbano. In questo articolo – muovendo dall’analisi di alcuni dei dati presentati nel libro – si offre una chiave di lettura delle disuguaglianze e un’interpretazione delle stesse basata sull’analisi della strategia di accumulazione che si è sviluppata storicamente a Roma.
  • In Italia le disuguaglianze crescono senza sosta dagli anni novanta. Aumenta il numero di persone in povertà, assoluta e relativa, e allo stesso tempo aumenta il numero dei miliardari. Ma le disuguaglianze non sono soltanto di natura economica, patrimoniale o retributiva. Disuguaglianze significative, infatti, si registrano anche nell’accesso allo studio e ai saperi, all’energia, alle cure mediche, nelle condizioni ambientali di vita e di lavoro, nella quantità e qualità del tempo libero e in altre dimensioni ancora. Le disuguaglianze, soprattutto, non sono solo una questione di quantità e gli indicatori numerici, per quanto indispensabili e preziosi, non riescono da soli a rappresentare la complessità di questi fenomeni. E le conseguenze non ricadono solo sulle per sone e le famiglie che le vivono o le subiscono, ma hanno ripercussioni economiche e sociali sull’intero sistema paese. Il presente volume, frutto del lavoro dei ricercatori della Fonda zio ne Giuseppe Di Vittorio e dell’Istituto di Studi Politici «S. Pio V», intende trattare il tema tanto sul piano economico quanto su quello sociologico, storico, filosofico, dando rilevanza alla dimensione quantitativa usando i dati come mezzo e non come fine e inserendola in una sfera ben più ampia, di natura prevalentemente politica. A partire da una lettura storica che utilizza come filo conduttore i tre eventi giubilari degli ultimi cinquant’anni (1975-2000-2025), e passando per una rigorosa analisi dei dati, il volume avanza alcune proposte con l’ambizione di contribuire al dibattito su come dare corpo e sostanza alla «speranza» di migliorare l’esistente.