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Ecologia urbana
15.00
€
Le città sono ecosistemi in cui l’uomo interagisce con numerose altre specie preesistenti allo sviluppo urbano o che hanno colonizzato il nuovo ambiente proprio grazie alle opportunità da esso offerte. Nelle città si trovano così a convivere, insieme agli umani, rare specie di piante e insetti confinate in minuscoli frammenti di habitat seminaturali e specie opportuniste o invasive, quali piccioni, ratti o scarafaggi. Tra inquilini vecchi (come gli alberi secolari) e nuovi (come la zanzara tigre), le città si presentano come ecosistemi mutevoli e complessi, il cui studio ha portato alla nascita della cosiddetta «ecologia urbana». Sviluppatasi negli Stati Uniti soprattutto come analisi dei flussi di energia e materia, e in Europa maggiormente sotto il profilo dello studio della diversità biologica, l’ecologia urbana è ancora poco coltivata nel nostro Paese. Questo libro, il primo in Italia ad affrontare in modo ampio e organico questi argomenti, è indirizzato non solo a chi si trova a «lavorare» con l’ecosistema urbano (come urbanisti e amministratori pubblici), ma anche a tutti coloro che vogliono vedere con occhi diversi la città in cui vivono.
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CM 2-2019
12.00
€
Editoriale
Aldo Tortorella
, Il pericolo di oggi e il suo nome
Osservatorio
Filippo Miraglia
, Immigrazione: le verità rimosse e la via d’uscita dal razzismo
Jean-Claude Paye
, Gilets jaunes: popolo o proletariato?
Francesco Consiglio
, La presidenza Trump e il movimento pacifista statunitense
Luca Romaniello
, La carta della Cgil: una nuova stagione per i diritti del lavoro
Laboratorio culturale
Denis Melnik
, Le narrazioni come forza materiale: la parabola della Nep e la caduta del sistema sovietico
Alberto Diaspro
, Il pane e le rose per umani e umanoidi nel tempo delle nanotecnologie
Massimo Modonesi
, Considerazioni sul concetto gramsciano di “classi subalterne”
Chiara Meta
, Formazione dell’uomo e personalità in Antonio Gramsci. Un confronto con il pragmatismo
Giovambattista Vaccaro
, André Gorz ieri e oggi
Schede critiche
Giacomo Gambaro
, La nuova coscienza femminile del mondo
Fabio Vander
, Populismo e comunismo italiano
Pasquale Voza
, Capitale umano e ideologia del merito
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CM 1-2019
12.00
€
Editoriale
Aldo Tortorella
, Un mondo in bilico
Osservatorio
Piero Di Siena
, L’Europa nella crisi del capitalismo globale
Ignazio Drudi, Gabriele Pasin, Giorgio Tassinari
, La disuguaglianza economica uccide la democrazia
Vincenzo Comito
, Pubblico e privato in economia: la debolezza cronica dello Stato
Giovanni Semeraro
, La restaurazione in Brasile: un fascismo neoliberista
Laboratorio culturale
Antonio Di Meo
, Storia
attiva
e storia
passiva
. Antonio Labriola, la nazione e il nazionalismo
Nerio Naldi
, Le lettere di Gramsci che Sraffa non consegnò al Partito comunista
Emiliano Alessandroni
, Antonio Gramsci e il leninismo come dialettica
Antonio Catalfamo
, Emilio Lussu, politico originale e scrittore dimenticato
Schede critiche
Guido Liguori
, Per chi suona il populismo
Mihaela Ciobanu
, I neopopulismi e il destino del partito politico
Fabio Vander
, Egemonia e rivoluzione in Occidente
Lelio La Porta
, Il bene, il male e la prassi della filosofia
Velio Abati
, I poeti del Novecento di Fortini
Alberto Leiss
, Declinazioni della violenza tra Roma e Phnom Penh
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CM 6-2018
12.00
€
Brancaccio, Cavallaro
In ricordo di Giorgio Lunghini
Duecento anni dopo
Tortorella
La rivincita di Marx su detrattori e immemori
Osservatorio
Vita
Movimenti della post-politica
Grandi
E adesso, povera sinistra?
Moltedo
L’occasione dei democratici Usa
Discussioni
Cigarini
La battaglia della narrazione
Laboratorio culturale
Cacciatore, Gatto, La Porta, Liguori
Letture di Marx
Barbagallo
L’evoluzione del capitalismo nelle analisi di Marx
Barile
Realismo ed etica in Lenin
Aqueci
Il valore economico e la questione meridionale in alcune note manoscritte di Piero Sraffa
Piotto
Gramsci, Bourdieu: i subalterni e la critica dell’ideologia neoliberista
Voza
L’era del realismo capitalista
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Quali evidenze e raccomandazioni dal rapporto Oxfam sulle disuguaglianze? Un approfondimento per l’Italia
La prima parte dell’articolo riassume e analizza le evidenze che emergono dal rapporto Oxfam 2018 – Ricompensare il lavoro, non la ricchezza – e dal suo inserto «Disuguitalia» con riferimento allo scenario globale e, in particolar modo, all’Italia. Il rapporto pone l’accento su una crescita incontrollata della disuguaglianza economica dovuta principalmente all’aumento dei super ricchi e dei loro patrimoni, spesso ottenuti attraverso canali non concorrenziali. Nella seconda parte dell’articolo, invece, con l’ausilio del World Inequality Database, vengono fornite alcune ulteriori evidenze sulle recenti dinamiche in Italia della disuguaglianza nei livelli di reddito individuale lordo. Nella parte finale si esplicita una breve riflessione sulle raccomandazioni proposte nel rapporto, nonché sull’effetto potenziale sulla disuguaglianza economica delle principali politiche sociali e fiscali di prossima attuazione nel nostro paese.
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Eppur non si muove. Le ragioni di un’Italia diseguale
Le più recenti analisi sulla distribuzione della ricchezza mondiale hanno messo in luce come nel corso degli ultimi anni la distanza che separa la quota di popolazione più povera da quella più ricca sia progressivamente aumentata. Il nostro paese non è esente da queste dinamiche e la lunga onda della crisi economica non ha di certo aiutato, erodendo ampie aree di benessere e di sicurezza. Il presente articolo si propone di mettere in luce alcune questioni chiave nell’analisi delle dinamiche di diseguaglianza nazionali, come il tema del lavoro e delle sue trasformazioni e vecchi nodi irrisolti, la persistente frattura tra nord e sud del paese, la difficile condizione delle giovani generazioni e l’incolmato gap di genere. In conclusione un’ultima riflessione sarà dedicata al tema della percezione che le persone hanno rispetto a questi temi, per provare a far luce sul rapporto tra esiti misurati dagli indicatori socioeconomici e dimensione percepita.
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Giovani generazioni: il ruolo delle politiche pubbliche nel ritardo italiano
Questo articolo intende contribuire al dibattito in corso sul ritardo nella transizione all’età adulta delle giovani generazioni italiane. I giovani italiani sono stati nominati in modi differenti, come choosy o bamboccioni, ma il ruolo che le politiche pubbliche giocano nella produzione sociale di tale ritardo merita di essere approfondito. Una parte della letteratura sociologica mette in evidenza il passaggio da un welfare per giovani a uno per anziani, iniziato nel 1975. L’inversione di rotta delle politiche pubbliche penalizza in particolar modo le generazioni nate dopo quel periodo. Questo studio intende ricostruire il quadro storico degli interventi dedicati ai giovani, proporre un approccio sociologico basato sulle generazioni, quali attori sociali utili a prevenire ulteriori forme di ritardo, e pensare un ciclo di programmazione politica rivolto a costruire un nuovo patto sociale.
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L’Europa e i valori: depoliticizzazione, populismi, riorientamento normativo
L’articolo sottolinea come, sebbene da riformare, l’Europa rimanga un orizzonte fondamentale perché possa essere riproposto a livello internazionale un governo adeguato dei tormentati processi economici contemporanei e i populismi possano essere contrastati nei loro esiti più regressivi, ma anche perché il neoliberismo possa essere combattuto. Ne discendono implicazioni rilevanti sul ridisegno istituzionale necessario dell’Unione europea e dello stesso euro, nonché la necessità di risalire alle fonti valoriali del processo di unificazione europea, da cui si diparte quella pluralità di idee della stessa Europa che ne staglia un «doppio volto», da un lato quello del mostro tecnocratico, dall’altro quello della visione utopica.
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Liberista o niente? Il falso dibattito sulla moneta unica
Il contributo prende avvio dalla constatazione che cantori dello status quo e sovranisti euroscettici condividono il convincimento che l’accento della costruzione europea sugli aggiustamenti di mercato e su uno «Stato minimo» sia l’unico possibile. In realtà, la teoria delle aree valutarie ottimali mette l’accento su diversi meccanismi di aggiustamento e l’enfasi europea su riforme e austerità non è inevitabile, ma piuttosto il frutto del clima culturale in cui la costruzione europea si è fatta. Una moneta unica in cui Stato e mercato siano entrambi protagonisti nel garantire crescita stabile e convergenza tra i paesi membri sembra non solo possibile, ma anche l’unica via per rilanciare il progetto europeo. L’articolo si conclude con l’analisi di alcune proposte, realiste pur se ancora non maggioritarie nel consesso europeo, che potrebbero andare in questo senso.
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Un New Deal per l’Europa. Rilanciare le infrastrutture sociali
La grande pressione esercitata dalla recente crisi e dalle nuove sfide del XXI secolo richiede un ampliamento e un ammodernamento delle politiche sociali su molti livelli. Le infrastrutture sociali sono fondamentali per il nostro futuro perché plasmano la natura della nostra società e rendono possibili servizi sociali e investimenti in capitale umano. L’articolo evidenzia la necessità di rilanciare le infrastrutture sociali in Europa e come le riforme dei sistemi di protezione sociale europei, in particolare sanità, cura degli anziani e dei minori, istruzione, edilizia sociale, dovrebbero diventare i pilastri per affrontare le grandi trasformazioni che attendono l’Europa di domani. Ciò in virtù del fatto che infrastrutture sociali di alta qualità offrono benefici ai singoli cittadini e alla collettività con ricadute positive sulla società e sull’attività economica aumentando la coesione sociale, l’occupazione e la crescita economica. Infine, vengono fatte alcune proposte innovative su come finanziarle, tra le quali la creazione di un nuovo Fondo europeo per le infrastrutture sociali che si finanzia tramite l’emissione di Euro Social Bond.
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Long term care: riflessioni e spunti dall’Ue, fra innovazione e investimento sociale
Tra le sfide più spesso evocate per giustificare la necessità di stimolare processi di innovazione sociale (Is) vi sono quelle legate al rapido invecchiamento demografico e ai conseguenti bisogni di assistenza di lungo periodo (Ltc) della popolazione anziana. L’articolo intende proporre una riflessione sui nessi analitico-concettuali e di policy fra Is e misure di Ltc. Dopo aver delineato la portata delle pressioni funzionali esercitate dal processo di invecchiamento demografico sul sistema italiano di protezione sociale, ricostruisce il policy framework sviluppato negli ultimi anni dall’Unione europea. Si considerano sia le linee guida promosse dall’Unione attraverso diversi documenti ufficiali sia i principali progetti di ricerca finanziati dall’Ue sui temi dell’Ltc e dell’innovazione. Concludono alcune riflessioni sul caso italiano, letto in controluce rispetto al policy framework europeo.
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L’amministrazione partecipata, dall’adempimento alla norma all’organizzazione per risultato
Il testo mette in rilievo l’importanza delle esperienze di partecipazione dei lavoratori e dell’utenza all’innovazione dell’organizzazione, esperienze non sempre al centro della normativa prevista dai contratti collettivi di lavoro e dalla contrattazione di secondo livello, e come queste due modalità di partecipazione non sempre siano tra loro convergenti: le prime propendono a migliorare le pratiche di adempimento normativo, le seconde la verifica dei risultati del servizio pubblico. Le esperienze qui riportate mettono in ogni caso in evidenza come la partecipazione congiunta lavoratori e utenza, se promossa, garantisca le possibilità di innovazione e più che in altri casi il superamento di una concezione virtuale e amministrativa del cambiamento; disciplini con la definizione dei risultati richiesti la valutazione del personale e in particolare della dirigenza; costituisca un fattore essenziale di trasparenza verso i cittadini; rafforzi le relazioni del personale e contrattuali in ogni singola amministrazione.
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