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RGLNEWS 1/2019
Compatibilità eurounitaria e costituzionale della reiterazione dei contratti a termine nella p.a
Il diverso regime temporale per la pignorabilità relativa dell’assegno sociale è incostituzionale
Oneri probatori e licenziamento verbale
L’altezza quale requisito per l’assunzione può costituire fattore discriminatorio indiretto
Sciopero spontaneo illegittimo nei servizi e obbligo di aperta dissociazione del sindacato
Casi di licenziamento discriminatorio avanti i Tribunali di Bologna, Roma e Milano
La Corte di Giustizia e la discriminazione diretta fondata sulla religione Reddito di cittadinanza e pensione
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Lavoro e sviluppo nella provincia di Pesaro e Urbino
15.00
€
- La provincia di Pesaro e Urbino ha vissuto negli ultimi due decenni il mutamento del suo modello di sviluppo, tuttora in sospeso tra la tradizione dei distretti industriali e gli effetti riorganizzativi, e spesso laceranti, della globalizzazione. Il sistema delle imprese, del lavoro, dell’organizzazione produttiva nel suo complesso, e dell’amministrazione, della società e della cultura ne ha risentito, con modalità e forme diverse, condividendo però lo «spaesamento» per una trasformazione in continuo mutare, da governare, con strumenti spesso inediti e non sempre efficaci. In questa complessa transizione decennale, mutano la trama e l’ordito della provincia di Pesaro e Urbino.
- Il volume riflette sulle cause e le conseguenze di questa mutazione portando al centro dell’analisi il tema della crisi economica e del cambiamento del modello di sviluppo, la riflessione sulla Terza Italia e i distretti industriali, l’imprenditorialità femminile, lo sviluppo urbano, quello locale e la frattura di genere, la crisi politica della «zona rossa», e la crescita verde e sostenibile coniugata anche al femminile. I saggi che compongono il volume invitano perciò ad una riconsiderazione a tutto tondo, fornendo un quadro organico della provincia da cui emerge la necessità di riportare al centro della riflessione economica e politica dello sviluppo locale, non solo di Pesaro e Urbino, il lavoro, la crescita sostenibile e il benessere.
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Contrattare l’innovazione digitale
14.00
€
È un punto d’arrivo perché sintesi di un lavoro plurale e collegiale che non risiede solo nelle competenze ed esperienze dei suoi autori. Infatti racconta il lavoro e l’impegno di molte altre persone: studiosi, dirigenti sindacali, esperti e docenti... Ma più di ogni altra cosa questo Manuale è la sintesi, certo ancora parziale e imperfetta, del lavoro di migliaia di delegate e delegati che hanno spostato dal piano teorico a quello contrattuale l’azione della CGIL e del sindacato sui temi della digitalizzazione con risultati incoraggianti. …Certo, di fronte alle sfide e alle incognite che le nuove tecnologie mettono in campo siamo consapevoli della parzialità di questi risultati. Per questo il Manuale è anche un punto di partenza. Non nasconde nessuna delle insidie e dei dubbi che i nuovi modelli tecnologici propongono, ma al netto di ciò, propone indirizzi di sperimentazione contrattuale, nella certezza che senza investimenti e innovazione non avremo mai un «buon lavoro» e neppure un «bel Paese». …Fare questo per noi significa essere parte di un progetto che tenga insieme innovazione e tutela del lavoro, per dare al futuro un’accezione di speranza, sottraendolo agli untori delle paure del nostro tempo… In questo volume abbiamo esposto le riflessioni, i confronti, le testimonianze, le buone pratiche raccolte in questi mesi dal «Progetto lavoro 4.0» della CGIL. Abbiamo preferito organizzare i contributi in capitoli che riguardano le trasformazioni tecnologiche in corso, gli effetti sul lavoro e le professioni, il punto di vista internazionale sul tema, la necessità di arricchire le competenze, l’esame di alcuni casi pilota di confronto sindacale sulle nuove tecnologie, gli indirizzi possibili per una contrattazione (confederale e di categoria) più adeguata all’innovazione.
Contributi di
Barbara Apuzzo, coordinatrice delle attività di Comunicazione CGIL Elena Battaglini, responsabile area Economica Territoriale Fondazione Giuseppe Di Vittorio Monica Ceremigna, responsabile progetti europei CGIL Fabrizio Dacrema, responsabile Istruzione e Formazione CGIL Alessio Gramolati, responsabile Ufficio Lavoro 4.0 CGIL Cinzia Maiolini, Ufficio Lavoro 4.0 CGIL Chiara Mancini, coordinatrice Idea Diffusa CGIL Simona Marchi, responsabile Formazione sindacale Fondazione Giuseppe Di Vittorio Massimo Mensi, FILCAMS CGIL Giancarlo Pelucchi, responsabile Formazione sindacale CGIL Cristian Perniciano, responsabile Politiche fiscali ed Economia pubblica CGIL Gaetano Sateriale, responsabile Piano del Lavoro CGIL
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La festa ribelle
14.00
€
Il congresso della Seconda Internazionale, riunito a Parigi nel luglio 1889, chiamò i lavoratori di tutto il mondo a manifestare simultaneamente per la riduzione della giornata lavorativa a otto ore. La grande mobilitazione planetaria, fissata per 1° maggio 1890, ebbe una straordinaria riuscita. Così, quello che era stato concepito come un evento unico e irripetibile divenne un appuntamento da rinnovare ogni anno. Iniziava la tradizione del Primo maggio, 130 anni di storia, ripercorsi con linguaggio chiaro ed essenziale in questo libro, che attinge a una documentazione anche inedita e valorizza testimonianze, cronache, episodi poco conosciuti. Si va dai turbolenti comizi anarchici di fine Ottocento alle infervorate piazze del «biennio rosso», prima che la festa ribelle fosse soppressa dal fascismo. Il Primo maggio tornò a celebrarsi nel 1945, a pochi giorni dalla Liberazione e l’anno seguente diede un forte impulso alla campagna per l’avvento della Repubblica. Nel 1947 fu scritta la pagina più sanguinosa: la strage di Portella della Ginestra. Poi la scissione sindacale, le dure contrapposizioni della guerra fredda, la lenta e difficile ripresa del discorso unitario, i cortei di fine anni Sessanta con operai e studenti «uniti nella lotta». Con le trasformazioni sociali, il mutamento delle abitudini e delle mentalità il Primo maggio ha perso molti dei suoi caratteri identitari, ma è riuscito a trovare altre e forti ragioni, sperimentando forme e linguaggi inediti, per affermare il valore del lavoro nel nuovo millennio.
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6 / 2018
La Corte costituzionale amplia i limiti dell’applicazione del congedo straordinario per l’assistenza al genitore disabile
Il mancato raggiungimento degli obiettivi e l’eccessiva morbilità non costituiscono valido motivo di licenziamento per scarso rendimento
Il Tribunale di Genova e il Tribunale di Trani sul meccanismo di determinazione automatica dell’indennità risarcitoria dopo la sua incostituzionalità
Ripetuti interventi della Corte di Giustizia su ferie non godute e abuso di contratti a termine
L’Autorità garante rivede il proprio orientamento sugli scioperi in Italia del personale Ryanair e delibera l’applicazione integrale della l. n. 146/1990
Salute e sicurezza avanti il Tribunale di Taranto
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RGL N. 4/2018 – Osservatori
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RGL N. 4/2018
38.00
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Rgl-4_2018_Dottrina
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Rgl-4_2018_Giurisprudenza
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Fare welfare nelle periferie: questione di bene comune
L’articolo analizza la sezione relativa alle «Politiche attive al servizio del sociale» della Relazione della Commissione parlamentare sulle periferie, concentrandosi in particolare su un aspetto: la proposta ai servizi sociali che operano in contesti ad alta marginalità e sofferenza di tornare a pensare il lavoro sociale dentro a un contesto comunitario e non solo dentro gli ambiti del disagio e della sofferenza. Questo significa affiancare agli interventi diretti a specifici destinatari azioni di mediazione sociale, la cura delle relazioni all’interno delle comunità e l’attuazione di reti di intervento che coinvolgano tutte le istituzioni e le risorse locali. L’articolo sottolinea la necessità di trovare alleanze e linguaggi che aiutino a cambiare il senso comune e a convincere che fare welfare e produrre emancipazione non solo è giusto dal punto di vista etico e civile, ma è anche conveniente in termini di spesa e decisivo per lo sviluppo economico.
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Dalla sovrapposizione alla divaricazione. L’evoluzione dei rapporti tra partiti e sindacati (1997-2017)
L’articolo analizza il cambiamento avvenuto nei rapporti tra la Cgil e i partiti di sinistra negli ultimi vent’anni in Italia. Tali rapporti sono divenuti nel corso tempo, da molto stretti che erano, via via più laschi e conflittuali. In particolare nel corso dell’ultima legislatura la divaricazione tra questi attori è diventata enorme e vistosa. La principale, ma non unica, spiegazione di questo fenomeno, secondo l’autore, risiede nell’evoluzione progressiva della collocazione del partito, che è attualmente il Partito democratico, divenuto sempre meno interessato ad attribuire rilevanza alla rappresentanza politica del lavoro.
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Il modello Milano tra punti di forza, debolezze e opportunità
dalla Commissione parlamentare di inchiesta sulle condizioni delle periferie nel nostro paese fornisce l’opportunità di analizzare quello che è avvenuto e sta avvenendo nel territorio milanese. Milano ha di fronte a sé una grande sfida e una grande responsabilità: mettere in campo azioni, progettualità, politiche in grado di ridurre le disuguaglianze, creare opportunità e percorsi di inclusione per gli abitanti delle sue periferie. In questo quadro, dopo aver sinteticamente definito il contesto milanese da un punto di vista economico e sociale, obiettivo dell’articolo è, in primo luogo, descrivere i progetti e i percorsi messi in campo dagli attori istituzionali e sociali del territorio; in secondo luogo, mettere in evidenza i punti di forza e quelli di criticità di quello che può essere definito il «modello Milano». Infine, ultimo obiettivo è quello di proporre alcune azioni che possono rafforzarne gli aspetti positivi, contrastandone le debolezze.
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