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Esperienze di coabitazione solidale in Germania e in Italia
Lo studio si sofferma sul modello cohousing e tenta di tematizzare l’idea che caratterizza l’abitare sociale e le pratiche a esso connesse. Propone poi l’analisi di alcune esperienze di cohousing multigenerazionale in Germania e in Italia, al fine di identificare alcune azioni specifiche realizzate nelle diverse aree con finalità rivolte all’integrazione sociale degli individui coinvolti e all’integrazione territoriale delle funzioni e dei servizi previsti. Dallo studio emergono aspetti interessanti relativi alle azioni integrate che il modello propone, valide per affrontare alcune urgenti sfide che la contemporaneità pone. Le riflessioni conclusive riguardano il contributo che i progetti di cohousing possono fornire alle attuali e future sfide urbane.
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Governo collaborativo e catene relazionali di innovazione. Spunti a partire dal caso di Milano
L’articolo affronta il tema dell’emergere di esperienze di innovazione sociale a livello urbano e di quale ruolo possa giocare il governo urbano nella promozione di un ecosistema favorevole a questo sviluppo. Dopo un’introduzione sulla parabola del terzo settore come soggetto di innovazione sociale, verrà affrontato il tema di quali siano le caratteristiche delle forme emergenti di innovazione sociale, a partire dal caso milanese. Verrà quindi messo a fuoco il ruolo delle amministrazioni locali nella loro nascita e fioritura. Infine ci si soffermerà sui meccanismi relazionali messi in campo per produrre emulazione di settore in settore e creare catene di interazioni capaci di favorire una strategia globale di inclusione e contrasto alla disoccupazione. Il tipo di integrazione prodotta a Milano fra settore del welfare e settore dello sviluppo economico, e fra intervento e intervento, presenta molti tratti innovativi e forieri di apprendimenti. La sua efficacia risulta tuttavia limitata dall’assenza di un quadro compiuto di sussidiarietà, e dalla debolezza delle relazioni verticali fra livelli di governo.
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Casi di contrattazione collettiva per la solidarietà inter-generazionale in Italia
Dalla metà degli anni ottanta, il legislatore italiano ha riconosciuto gli squilibri generazionali della forza lavoro come un tema critico per le prospettive occupazionali del paese. Da allora numerose politiche per la solidarietà inter-generazionale sono state ideate e finanziate con risorse pubbliche, spesso richiedendo l’iniziativa delle parti sociali per la loro implementazione. La rassegna e analisi di tali misure restituisce scarsa evidenza di azioni di contrattazione collettiva finalizzate ad attivare politiche «integrate» che prevedano un collegamento chiaro ed esplicito tra i lavoratori giovani e quelli anziani (in breve, azioni di contrattazione collettiva per la solidarietà inter-generazionale). Nonostante le iniziative introdotte dalla legge, l’attenzione e l’impegno dei governi italiani e delle parti sociali per implementare la solidarietà inter-generazionale sono stati discontinui o insufficienti. L’articolo offre alcune riflessioni sulle condizioni che potrebbero aver finora ostacolato il successo delle iniziative di policy makers e parti sociali per la solidarietà inter-generazionale in Italia, soffermandosi al tempo stesso sulle opportunità offerte alla contrattazione collettiva dal quadro legale recentemente riformato.
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Donne e sindacati, una relazione in crisi? Storia e sviluppi in Italia
Negli ultimi decenni, il tema della rivitalizzazione dei sindacati ha dato origine a numerose analisi e dibattiti rivolti alle diverse tradizioni nazionali nelle «varietà di capitalismo ». La parità di genere aggiunge una nuova prospettiva a tali dibattiti, mostrando come le donne possano essere sia una variabile decisiva sia uno strumento per la rivitalizzazione dei sindacati. Quali sono le sfide principali che le donne lavoratrici devono affrontare nella situazione italiana attuale e che coinvolgono i sindacati? Quali risorse potrebbero essere disponibili dalla tradizione storica italiana? I lavoratori atipici sono oggi ciò che i lavoratori non specializzati erano nel XX secolo, una sfida per i sindacati che devono dimostrare la propria abilità nel rappresentare una manodopera svantaggiata in crescita, di cui le donne costituiscono una parte consistente. La protezione delle donne in Italia si è sviluppata attraverso una contrattazione collettiva a partire dai tempi della presa di posizione per la parità salariale, fino alla più recente «conciliazione» degli obblighi lavorativi e familiari. I sindacati italiani sono carenti di politiche per le donne lavoratrici, hanno bisogno di migliorare la tutela nei confronti delle donne e la loro promozione nel mercato del lavoro e nella società in cui, specialmente le giovani donne, nonostante le alte credenziali, si trovano ad affrontare il dilemma sempre più frequente di come gestire la propria vita familiare e insieme quella lavorativa. Riteniamo che prendere in esame tali problematiche sia una sfida cruciale per la rivitalizzazione dei sindacati italiani: ciò implica inserire la questione di genere nell’agenda dei sindacati e rendere tale questione una risorsa fondamentale. Ciò implica anche il rinnovo delle pratiche organizzative e delle relazioni di genere all’interno dei sindacati, oltre che l’unione delle politiche del mercato del lavoro con le politiche comunitarie e del welfare. Nonostante il numero delle donne lavoratrici sia in aumento, possiamo osservare una persistente segregazione verticale e orizzontale, che ne rende difficile la rappresentanza.
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La sinistra e il lavoro: un rapporto da ricostruire
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Far rivivere la sinistra oltre il liberismo
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Perché è importante lo studio dei lavoratori autonomi. Presentazione
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Alla ricerca di cittadinanza: il lavoro autonomo professionale in Italia, Germania e Regno Unito
La profonda rivoluzione del sistema produttivo avvenuta con il passaggio a un’economia dei servizi è stata sostenuta e potenziata dalla carica innovativa delle nuove tecnologie che han- no modificato le professioni tradizionali e ne hanno generate di nuove. In particolare tali trasformazioni hanno favorito la proliferazione di figure professionali indipendenti specia- lizzate e ad elevata qualificazione in alcuni settori del terziario avanzato. Il fenomeno ha messo in luce tre ordini di problemi riferiti ai nuovi lavoratori autonomi: 1) la controversa definizione dello status giuridico e le forme di regolazione adottate; 2) la loro posizione nel sistema di protezione sociale; 3) la complessità della rappresentanza collettiva degli interessi, in un contesto di grande frammentazione del lavoro. In tale cornice l’articolo esplora queste tematiche emergenti da una prospettiva comparativa, considerando le diverse risposte istitu- zionali fornite in tre paesi europei – Italia, Germania e Regno Unito – che rappresentano modelli diversi di welfare e di regolazione del mercato del lavoro e delle professioni. Questi primi risultati di ricerca mostrano un quadro variegato, caratterizzato da sfide comuni, da risposte anche parzialmente divergenti, che denotano tuttavia indizi di cambiamento che potrebbero avere ripercussioni positive sulla divisione insider-outsider.
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La professionalizzazione atipica della consulenza di management: il ruolo delle associazioni e delle organizzazioni
Lo studio del processo di professionalizzazione è uno dei temi portanti della sociologia del lavoro, il celebre contributo di Wilensky nel 1964 ha segnato lo sviluppo del dibattitto sull’evoluzione dei gruppi professionali. Tuttavia, la crescita dei cosiddetti knowledge worker che non si riconoscono nel percorso tipico delle professioni regolamentate, ha messo in crisi la capacità euristica del modello proposto da Wilensky, proprio perché il ruolo una volta svolto dalle associazioni professionali è sempre più giocato dal mercato e dalle organizzazioni. Il presente contributo vuole discutere queste problematiche, affrontandole dal punto di vista di una professione emergente come la consulenza di management. Alla luce dei recenti cambiamenti introdotti nella regolazione pubblica delle professioni non regolamentate (legge n. 4/2013), si discuterà il ruolo delle associazioni professionali in un processo di professionalizzazione atipico, che passa prevalentemente per il successo di mercato e la definizione di strategie di branding più che attraverso la partecipazione collettiva a organismi formati da pari.
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I nuovi professionisti: condizioni di lavoro, identità professionale e ricerca di rappresentanza
Le trasformazioni in corso nel mercato del lavoro italiano hanno nella moltiplicazione delle forme di lavoro indipendente uno dei fenomeni più interessanti. All’interno di questo composito universo a crescere sono soprattutto gli autonomi senza dipendenti a elevata istruzione che sperimentano una posizione di forte vulnerabilità. Su questi nuovi autonomi, definiti variamente come: nuove partite Iva, freelance, autonomi di seconda generazione o independent professionals è ancora abbastanza difficile fare chiarezza. Le denominazioni aggregano spesso situazioni molto differenti in cui gli aspetti comuni sembrano essere principalmente l’immaterialità della prestazione e l’autonomia formale del rapporto di lavoro. A partire dal dibattito in corso il contributo tenta di guardare più da vicino a queste condizioni occupazionali. Attraverso l’analisi di 135 interviste in profondità la ricerca presentata prova a delineare una classificazione utile a comprendere chi sono i nuovi professionisti e soprattutto come si relazionano alla loro condizione professionale, quali opportunità e rischi sperimentano e infine quali istanze di tutela e rappresentanza manifestano.
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La regolazione del lavoro autonomo al tempo del Jobs Act
L’articolo discute il tema della regolazione del lavoro autonomo in Italia. Messa a fuoco preliminarmente l’importanza di una discussione sul lavoro autonomo nel momento economico e politico attuale, l’Autore si sofferma sulle premesse concettuali e sui fondamenti dell’ordinamento italiano concernenti la figura del prestatore di lavoro autonomo non imprenditore. Analizza poi la tecnica legislativa e le norme principali del disegno di legge in questo momento in discussione in Parlamento, auspicandone l’approvazione.
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Professionalismo medico e rappresentanza: quale ruolo per gli Ordini professionali?
Il d.d.l. n. 1324 contente disposizioni per il riordino delle professioni sanitarie, approvato dal Senato nel maggio 2016, è attualmente in discussione alla Camera. A parere di molti la nuova normativa non sarebbe in grado di cogliere le trasformazioni che vanno coinvolgendo la professione medica, da un lato, e i sistemi sanitari, dall’altro. In questo contesto, ci si può chiedere quale sia la posizione dei giovani medici che, entrati da poco nella professio- ne, ne saranno i maggiori esponenti nei prossimi decenni. I risultati di una indagine, svolta presso un campione di medici della provincia di Ancona, getta uno sguardo su un tema tan- to rilevante quanto poco affrontato dalla letteratura di settore.
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