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Tra cooperazione e conflitto. Sindacati e organizzazioni autonome nella rappresentanza del lavoro parasubordinato e professionale
Per diverso tempo il lavoro autonomo e professionale non è stato al centro della rappresentanza sindacale, almeno quella confederale. Negli ultimi anni va registrato invece un certo attivismo da parte di tutti i grandi sindacati italiani, con la costituzione di strutture ad hoc e di strategie inedite, fatte di nuovi strumenti della contrattazione, nuove rivendicazioni e nuovi servizi. Tra vecchie e nuove questioni contrattuali, i sindacati si trovano inoltre a interagire e a seconda dei casi anche a costruire alleanze con nuove organizzazioni di rappresentanza del lavoro autonomo che tendono a combinare diverse logiche di azione: il mutuo-aiuto per l’auto-protezione sociale, campagne per il riconoscimento di diritti contrattuali e di welfare, iniziative di contrasto della precarietà nella professione e nel mercato del lavoro, rivendicazioni e azioni di lotta per influenzare l’agenda politica. L’articolo esplora le ragioni che hanno spinto la Cgil a guardare a queste alleanze, in riferimento ad alcuni casi di coalizioni fra Cgil e organizzazioni di rappresentanza del lavoro autonomo e professionale: la Rete dei redattori precari, Iva sei partita, Strade, Acta, Coalizione 27 febbraio.
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La Consulta del lavoro professionale Cgil: opportunità e criticità nell’allargamento della rappresentanza sindacale
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Cisl e lavoro autonomo: come cambia la rappresentanza
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Struttura contrattuale: teorie, dati, strategie
Su vantaggi e svantaggi di diversi livelli di contrattazione esistono teorie, analisi e risultati spesso divergenti. L’analisi di Calmfors e Driffill nel 1988 riteneva che i sistemi centraliz- zati o decentralizzati dessero risultati macroeconomici migliori. Molti ancora oggi danno per confermate queste conclusioni senza considerare i vincoli che il modello richiedeva. La ricerca successiva spesso non ha confermato i risultati. Gli effetti della struttura contrattuale sulla performance aziendale sono meno analizzati, per questo si riportano i risultati della ricerca di Braakmann e Brandl che dimostrano la superiorità, per gli incrementi di produttività aziendale, dei sistemi a due livelli contrattuali regolati negli ambiti di competenza. In Italia per lunghi anni è mancata una rilevazione nazionale sulla presenza e sulle caratteristiche della contrattazione aziendale, mentre il dibattito sulla necessità di modificare la struttura contrattuale era acceso. Finalmente nel 2013 l’Istat ha condotto un’indagine, ma è stata poco utilizzata, e soprattutto non sono stati forniti i microdati che avrebbero favorito un’elaborazione dettagliata e una seria discussione basata sui dati.
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Il sindacato brasiliano tra tentativi di riforma della contrattazione collettiva e pervasività dell’intervento normativo
Lo scopo dell’articolo è di illustrare le attuali caratteristiche del movimento sindacale brasiliano. Il Brasile è uno dei paesi del cd. gruppo delle economie emergenti (Brics) che ha una lunga tradizione nel sindacato corporativo, complice anche l’avvento della dittatura militare per un lungo periodo della sua storia recente (1964-1985). Tale tradizione è rimasta sostanzialmente invariata anche con la fine del regime militare ed è attualmente incentrata sul sindacato unico e sull’assenza della contrattazione collettiva nazionale di categoria. All’inizio degli anni duemila con il miglioramento della situazione economica e l’avvento di governi guidati dal PT i sindacati hanno ritrovato un nuovo protagonismo e hanno tentato di riformare, non riuscendovi, il sistema sindacale ancora fortemente ancorato al modello corporativo. La crisi economia e politica, degli ultimi anni, ha posto però nuovamente il sindacato di fronte a nuove sfide. La nuova coalizione di governo di centro-destra salita di recente al potere, attraverso quello che è stato definito un golpe istituzionale, si è posta l’obiettivo, per uscire dalla crisi economica, di flessibilizzare ulteriormente il mercato del lavoro, di ridurre la spesa pubblica con pesanti tagli al sistema della protezione sociale, e di rivedere il modello di negoziazione sindacale vigente secondo l’ipotesi che il contenuto della contrattazione aziendale possa prevalere sulla legge.
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Professioni, organizzazioni, apprendimento: verso un professionalismo riflessivo?
Il campo di studi sulle professioni ha riguardato prevalentemente le occupazioni basate su una conoscenza acquisita attraverso un lungo percorso di istruzione ad alto livello e un percorso di formazione specifica per l’esercizio professionale. Tuttavia i cambiamenti avvenuti nelle economie sembrano aver modificato il rapporto tra professioni-Stato-organizzazioni, favorendo lo sviluppo di una nuova categoria composta da lavoratori che hanno l’ambizione (la necessità) di agire «come professionisti», spesso senza avere i requisiti necessari per accedere allo status di professionisti riconosciuti nel senso classico del termine. Le questioni che nascono nella sociologia delle professioni, in modo specifico per le professioni liberali o intellettuali, richiedono, oggi, alla prova dei cambiamenti avvenuti nelle economie, nelle forme di organizzazione e di regolazione del lavoro, nelle modalità di accesso alla conoscenza in tutti i paesi industrializzati, alcune riformulazioni tematiche. Questo articolo intende esplorare, facendo ricorso agli strumenti della sociologia delle professioni e del lavoro, l’intreccio tra professionalismo e organizzazione, cercando di evidenziare i fattori attraverso i quali i lavoratori, siano essi professionisti in senso stretto o lavoratori della conoscenza in senso più ampio, ridefiniscono oggi sia la propria giurisdizione professionale in rapporto a contenuti del lavoro che cambiano, sia quale ruolo assumano, in tale processo, le nuove forme di produzione di conoscenza e di apprendimento.
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I cambiamenti nel lavoro e il discorso sulla precarietà: dimensioni, fattori ed evoluzioni recenti. Presentazione
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Insicurezza e qualità del lavoro dei lavoratori instabili: un’analisi comparativa
L’articolo analizza l’insicurezza delle carriere lavorative, coniugando il dato alla qualità del lavoro dei lavoratori temporanei, in termini di mansioni, competenze e possibilità di incidere sulle decisioni che riguardano l’organizzazione. È stata effettuata una ricerca comparativa, mettendo in evidenza le differenze tra modelli di capitalismo. Le analisi sono state condotte elaborando i dati presenti nelle cinque indagini della European Working Conditions Survey.
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La costruzione sociale della precarietà. Il caso del lavoro autonomo individuale in Italia
L’articolo sostiene che per comprendere la precarietà del lavoro occorre contestualizzare i cambiamenti strutturali nelle condizioni soggettive e, viceversa, situare la dimensione soggettiva nelle trasformazioni strutturali del lavoro. Al centro dell’analisi è il lavoro autonomo individuale, un caso interessante per indagare come la precarietà sia socialmente costruita, dal momento che sfida la dicotomia che contrappone, da un punto di vista contrattuale, il lavoro autonomo e il lavoro dipendente. L’obiettivo principale è comprendere in qual modo i lavoratori autonomi individuali esperiscano la precarietà «nel lavoro» e come questa si articoli all’interno dei processi di precarizzazione e auto-imprenditorialità.
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I professionisti autonomi in Italia. Condizioni, aspettative e rappresentanza
L’articolo presenta i principali risultati raccolti dalla ricerca Vita da professionisti, dedicata ai bisogni e alle aspettative dei professionisti non dipendenti, di qualsiasi settore, che operano con qualsiasi forma contrattuale, principalmente lavoratori autonomi con partita Iva. Sono qui presentati i principali aspetti che caratterizzano il lavoro dei professionisti: le condizioni di lavoro, gli aspetti economici e retributivi, gli obiettivi di cambiamento e di miglioramento che i lavoratori chiedono al sindacato.
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Le figure professionali in ambito musicale in Italia: tra precarietà e nuovi percorsi di imprenditorialità
La complessità che emerge nell’esplorazione delle figure professionali e delle situazioni di precariato che connotano il settore artistico e dello spettacolo musicale è la chiave di lettura per comprendere gli ambiti entro cui si muovono i musicisti, fluttuanti tra la libertà creativa – condizione essenziale per l’artista – e la difficoltà lavorativa che spesso la limita. L’instabilità occupazionale, conseguenza di politiche culturali non sintonizzate e dell’assenza di percorsi di formazione specifica, viene sentita dagli artisti intervistati in modi diversi, al confine tra opportunità e limite.
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«Outsourcing» e precarietà del lavoro. Uno studio sul settore dei servizi di pulizia
L’articolo analizza le dinamiche della precarietà del lavoro in un settore – come quello dei servizi di pulizia – cresciuto con l’outsourcing di attività da parte di imprese e pubbliche amministrazioni. Si tratta inoltre di un settore labour intensive, in cui prevalgono le occupazioni low skill. Basandosi sui risultati di uno studio di caso, l’analisi si sofferma soprattutto sui meccanismi che producono precarietà del lavoro. Emerge il ruolo sempre più rilevante delle «terze parti», dei clienti/committenti privati e, ancor di più, pubblici.
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