• Questo articolo discute lo sviluppo delle esperienze di organizzazione collettiva dei fattorini delle piattaforme digitali di consegna in Italia a partire dal 2016 fino alla primavera del 2018. Le mobilitazioni dei riders, che hanno interessato finora diverse aziende del settore nelle città di Torino, Milano e Bologna, si sono sviluppate intorno a rivendicazioni simili a quelle del resto d'Europa. Le esperienze italiane si distinguono però per la predominanza di forme di organizzazione collettiva dei lavoratori che rimangono a tutt'oggi totalmente autonome da sigle sindacali preesistenti. L'articolo esplora le peculiarità delle forme di rappresentanza e di organizzazione collettiva dei lavoratori emerse finora nella gig economy italiana, identificando alcune cause delle complesse e talvolta problematiche relazioni emerse tra riders e sigle sindacali.
  • Il testo si sviluppa in tre parti. Nella prima viene ricostruito il dibattito sui modelli produttivi definendo il concetto, i suoi contenuti e le sue configurazioni nel tempo, con particolare attenzione alla distinzione tra erogazione del lavoro e organizzazione del lavoro. La seconda parte di sofferma sul dibattito attuale intorno a questo tema, nel quale hanno un ruolo rilevante le tecnologie dell'informazione e della comunicazione. Vengono ricostruite le diverse posizioni e posto l'accento sulla novità relativa del fenomeno, ormai avviato da diversi decenni e per questo già oggetto di un patrimonio di ricerche e di conoscenze sostanzioso e rilevante, partendo dal quale si possono fornire spiegazioni su quanto già accade senza dover fare riferimento a ipotesi sul futuro a venire prospettate da una letteratura negli ultimi anni in costante crescita. La terza parte, infine, si sofferma sul ruolo che dovrebbe giocare la contrattazione sui temi dell'organizzazione del lavoro e in particolare si richiamano le esperienze già maturate nella contrattazione dei sistemi informativi.
  • Già in Labor in the Global Digital Economy del 2014, Ursula Huws descriveva gli effetti della globalizzazione e della standardizzazione del lavoro e della conoscenza come un processo di trasformazione spaziale e temporale: «Lo spostamento di posti di lavoro verso le persone, e di persone verso i posti di lavoro». La rapida diffusione delle piattaforme digitali realizza una ulteriore e urgente accelerazione di quel processo e la mutazione di un lavoro mai così informale e precario. Nel perdurante vuoto regolativo la sostenibilità del lavoro digitale può trovare risposta solo nel vecchio adagio del contropotere collettivo, che l'Autore analizza attraverso le strategie organizzative innovative messe in atto da nuovi fenomeni sindacali così come dal sindacato tradizionale.
  • Nei processi di ridefinizione dei modelli di rappresentanza le sfide poste dalla digitalizzazione rappresentano sicuramente un elemento di forte cambiamento non solo organizzativo ma anche in ragione della crescente differenziazione delle forze di lavoro soprattutto rispetto all'esplosione delle forme di lavoro autonomo. Questa espansione se da un lato ha posto nuove sfide ai modelli di regolazione e di rappresentanza, dall'altro aggiunge, proprio in funzione dei processi di digitalizzazione, nuovi elementi di complessità. L'intreccio tra digitalizzazione, nuovi lavoratori autonomi e tentativi di ricomporre questi cambiamenti nel quadro di una nuova rappresentanza è al centro del ragionamento di questo articolo che si sviluppa in due parti. Nella prima vengono analizzate le sfide che la digitalizzazione pone alle relazioni industriali; nella seconda ci si concentra sulla relazione tra digitalizzazione e lavoro autonomo analizzando anche alcuni casi innovativi nelle forme di rappresentanza dei lavoratori autonomi digitali.
  • QRS N. 2/2018

    22.00 
    • Intervista a Susanna Camusso
    • Come rappresentare i lavoratori digitali
    • Sinistra da ricostruire
    • Riflessioni sui diari di Trentin
  • L’autore si riferisce al libro La città del lavoro di Bruno Trentin per individuare almeno tre temi centrali della sua lezione. Il primo tema è quello della indispensabilità di un rapporto fra cultura e azione politica e sindacale. Il secondo riguarda l’interpretazione del passato come un repertorio di possibilità e di alternative. Il terzo tema coincide con la visione di Trentin incentrata sui diritti e sull’uguaglianza delle opportunità per i lavoratori e le lavoratrici come persone, che contrasta con la tradizione di una cultura di sinistra orientata prevalentemente all’egualitarismo redistributivo dei risultati.
  • Attraverso il mondo contadino e i suoi modelli di organizzazione sindacale si individuano persistenze di lungo periodo che si ritrovano negli anni della modernizzazione. Continuità che ( attraverso le migrazioni interne ) si intrecciano con il superamento del radicalismo e del localismo conflittuale, caratteristico di quel mondo, e con l'affermarsi di nuove forme di lotta in quello industriale, rafforzando il valore storico del sindacalismo confederale, ma anche fondendo insieme partecipazione, valori e forza nella costruzione e nel sostegno della democrazia.